Questa inattesa inclusione della Messa straordinaria tra gli 'in' rispecchia gli articoli estremamente significativi degli ultimi mesi su un altro dei maggiori quotidiani americani, il New York Times (che è tutt'altro che un giornale filocattolico, anzi): quello sull'appeal della Messa in latino ed un altro sul fatto che i nuovi preti e religiosi scelgono la Tradizione
Di quel convegno apprezzeremo in ogni caso queste dirette parole di mons. Crociata, Segretario Generale della C.E.I., nell'omelia della Messa che ha celebrato per i convegnisti come riportata dall'Osservatore romano del 31 dicembre 2009:
"Spesso le nostre parole e la nostra pastorale tutta - ha detto il presule - risultano una poltiglia melensa e insignificante, come una pietanza immangiabile o, comunque, ben poco nutriente. È questione di atteggiamento e di vita, non solo di parole, anche se pure le nostre parole e le nostre stesse omelie dovrebbero prendere a modello questa sorta di criterio regolativo che ci viene dalle parole del vecchio Simeone: nello stesso tempo annunciare la salvezza e mettere di fronte alla decisione". In questo senso - prosegue Crociata - "sarebbe oltremodo deplorevole far diventare le omelie occasioni per scagliare accuse e contumelie, rimproveri e giudizi di condanna; ma anche [noi diremmo: soprattutto, e molto, molto più spesso] il contrario risulta insulso, quando le nostre parole si riducono a poveri raccatti di generiche esortazioni al buonismo universale". Insomma, l'obiettivo è quello di riuscire a coniugare, sia nella vita spirituale che nell'azione pastorale, "consolazione e monito, speranza e serietà d'impegno, fiducia gioiosa e necessaria severità, annuncio della salvezza e invito, direi sfida, alla decisione".
Non bisogna meravigliarsi.
RispondiEliminaInsieme alla Francia gli Usa sono la patria del "tradizionalismo cattolico"
Non bisogna meravigliarsi.
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Non bisogna meravigliarsi.
RispondiEliminaInsieme alla Francia gli Usa sono la patria del "tradizionalismo cattolico"
Non bisogna meravigliarsi.
RispondiEliminaInsieme alla Francia gli Usa sono la patria del "tradizionalismo cattolico"
Non sono un Bugninista,sono semplicemente un cattolico di buon senso!Convincetevi la Messa Tradizionale interessa quattro gatti.E' una Messa di nicchia!Lo ripeto per l'ennesima volta l'ultima Messa Tridentina a cui ho asstito c'erano 15 persone in una citta' di 2 milioni di persone.E' inutile che fate propaganda e cercate di far credere quello che non è.La gente non è stupida girate per le parrocchie ve ne renderete conto.La maggioranza dei cattolici ignora la Messa Tridentina e non è interessata.
RispondiEliminaTrovo gli apprezzamenti del New York Times e, ora, del Washington Post, piuttosto inquietanti, è noto che quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima. Riguardo i giudizi sulle omelie da parte di mons. Crociata. come non condividerli? Del resto tempo fà l'allora Cardinale Ratzinger ebbe a dire che una delle prove del fatto che la Chiesa è sostenuta dallo Spirito Santo, è proprio che esiste nonostante i milioni di omelie che vengono fatte nei giorni di precetto.
RispondiEliminaMons. Crociata ha pienamente ragione: vogliamo parlare di quelle omelie che niente hanno a che fare con la proclamazione del Vangelo del giorno? o di quei preti che si portano un bel mazzo di fogli e fanno l'omelia come se stessero parlando ad una conferenza sul rimboschimento dei pascoli?
RispondiEliminaTornando, poi, a quanto dice il W.P., non si può far altro che sorridere: se la messa di sempre idviene fenomeno di moda, allora è cosa passeggera, una moda appunto! Anzi, temo che questo articolo possa danneggiare tutti coloro che sono seriamente impegnati nella richiesta di celebrazioni tradizionali: ho paura che i contrari all'antico rito possano addurre come motivazioni per l'impossibilità alla celebrazione il fatto che il V.O sia una moda, qualcosa di passeggero...
Va bene, va bene, alla maggioranza non interessa. Puoi ripetertelo dall'invitatorio alla compieta, se ti consola, ma non affannarti troppo, ospite non bugninista... sai, sopo le feste bisogna stare mooooolto attenti ai disturbi epatici...
RispondiEliminail New york Times dice che la Messa Tridentina e' "in".Proprio quello che dico ta qualche tempo e mi viene contestato!A me sembra che la Messa Tridentina sia,per molti, una "moda" uno status sociale ,
RispondiEliminasoprattutto per i giovani,e io sono giovane.Prospera negli ambienti medio alto borghesi.Fa fine !!Alla Messa Tridentina a cui ho partecipato c'erano 15 persone e si svolgeva proprio in una Chiesa nel salotto buono della mia citta'.Tutta gente evidentemente appartenente al ceto borghese e all associazione Unavox.Ma di gente "normale"del popolo nessuna traccia.Cosi la Messa tridentina sta diventando la Messa dei ricchi mentre quella del 1969 dei poveri. Ma le mode durano il tempo di una stagione
I cristiani, all'inizio erano 4 gatti... hai visto poi!
RispondiEliminaQuindici persone più un Ospite osservatore. Be', poteva andar peggio. Ho menzione di un'altra Messa, con undici persone più un traditore...
RispondiEliminaNon entro nel merito della considerazione sul quotidiano statunitense, ma posso dirvi che io ero ad una delle celebrazioni del suddetto convegno. Si tratta della liturgia lucernale celebrata in San Clemente, dove c'è uno dei più importanti amboni antichi. Ero lì per cantare, avendo ancora contatti con persone del CAL che mi hanno chiesto il favore. Una sola considerazione però voglio fare, vi riporto una frase che mi ha colpito e fatto male detta da un seminarista. Mi stavo chiedendo a voce alta come mai l'ambone in cornu epistolae fosse rivolto verso l'altare, mentre quello in cornu evangelii fosse rivolto verso il centro dell'assemblea (mentre si capiva che il terzo, posticcio e versus popolum, fosse un'aggiunta successiva). A questa mia domanda uno dei seminaristi ha voluto rispondermi con una certa aria di sufficienza, o forse di entusiasmo, dicendomi che era perchè l'assemblea a quel tempo non contava niente e quindi i preti si proclamavano la parola per loro stessi. Un diacono, qualche minuto dopo mi ha dato un'altra risposta, più palusibile, dicendomi che era per la presenza della comunità monastica. Ora io non chiedo tanto di sapere il perchè di questo ambone girato in quel modo, ma vorrei sottolineare come nella mentalità comune di coloro che si accostano ai ministeri sia radicatissima questa convinzione che "prima" l'assemblea non contava niente e ora "finalmente" conta! Con un disprezzo di fondo per la "vecchia" liturgia dovuto soprattutto ad ignoranza della stessa, o ad una presentazione solo in chiave negativa e privativa. Avrei tanto voluto rispondere al caro ragazzo seminarista: hai mai pensato però, perchè prima l'assemblea c'era ed era devota, e ora se pure c'è, non è affatto devota e men che meno "formata" come tanto va di moda adesso dire (a proposito di mode...)? Ma ho taciuto, un po' per opportunità, e un po' perchè non c'era tempo, stava per iniziare la liturgia...
RispondiElimina"Le mode durano il tempo di una stagione". E' proprio vero, caro Ospite: i bugninisti lo sanno bene. :'(
RispondiEliminaCaro Ospite,
RispondiEliminane riparleremo tra un pò, appena sarà progredita ancora l'inversione di tendenza già in marcia. Tu intanto guarda che affollamento di popolo sta facendo la "messa dei poveri" in Belgio...
Tralasciando altre lepidezze: caro Ospite, io ho, semplicemente, esperienze diverse dalle tue. Ogni domenica o festa partecipo a una Messa cosiddetta tridentina nella città di Torino, insieme a cento-centoventi persone, fra cui vecchietti come me ma anche coppie giovani o giovanissime, bambini piccoli, un campionario, insomma, di varia umanità. Si canta e si prega insieme, con una partecipatio molto actuosa. Personalmente non dimentico mai di pregare anche per i bugninisti, più o meno buonisti, tolleranti e spiritosi; e persino per coloro che non hanno ancora smesso di piangere, dopo il motu proprio "Summorum Pontificum cura", lustrando anelli annibalici con lacrime che - lo spero - diverranno prima o poi lacrime di pentimento.
RispondiEliminaL' ospite è incredibilmente agitato...
RispondiEliminaNon capisco francamente il perchè. E' qualche giorno che si affanna a ripeter le stesse cose.
Non mi piace questa contrapposizione tra credenti cattolici, non piace la saccenteria dei bugnonisti che vogliono a tutti i costi denigrare e continuare a denigrare la liturgia del Rito romano antico. E' evidente oramai che tutti noi simpatizzanti, amici o sostenitori del Rito romano antico siamo il bersaglio preferito dei bugnonisti e si intrufolano persino nei siti o blog dedicati alla tradizione. Amici, non avete già abbastanza e per quasi 50 anni censurato, mortificato, umiliato i fratelli "tradizionalisti" con le vostre belle parole? Lasciateci in pace.
RispondiEliminaSiete proprio sicuri che la messa nel santo Rito romano antico sia una "cosa" per quattro gatti? La vostra propaganda, cari bugnonisti, contro la Messa V.O. sta disorientando molti fedeli, ma ciò che mi preoccupa di più e la sfacciata disobbedienza vostra verso il Motu Proprio. E torniamo al discorso di sempre: voi tollerate e alcune volte adulate la bellezza di altri riti cristiani, riconosciuti dalla Chiesa, ma quando si tratta della Tradizione.., giù le bastonate. I vostri slogans "resistere-resistere" o "ad fontes-ad fontes" a chi giovano se non a voi stessi e ai vostri gruppi di sapientoni.
Continuiamo a farci del male tra di noi cattolici, la vostra antipatia, cari bugnioniani, verso Benedetto XVI è ormai arcinota, persino i bambini del catechismo vi riconoscono. Già, quanto amore filiale nutrite per il Vicario di Cristo! Era così anche con Giovanni Paolo II ma ora vi serve per contrapporre quel pontificato all'attuale. Frittate indigeste!
La gente e i giovani, direi tanti giovani, vorrebbero accostarsi alla Messa nel Rito romano antico, ma siete proprio voi, diletti bugnonisti, a impedirla, malgrado il Motu Proprio: sapete come fare, è la vostra arte. Durerà a lungo questo vostro "apostolato", questo contrapporre? Ma perchè vi sentite come se il terreno vi mancasse sotto i piedi d'improvviso? E' proprio tanto il vostro feroce odio verso la liturgia nel Rito romano antico?
I cattolici negli Stati Uniti sono molto avanti nell'applicare il Motu Proprio, c'è una serietà e una volontà di perseverare da invidiare. Noi, specialmente nelle nostre regioni del Sud, lottiamo ancora contro i "no" o "Niet" dei vescovi e la propaganda in difesa del rinnovamento liturgico conciliare. Quando ci lasceranno seguire la nostra messa? Di cosa hanno paura?
Che Dio ci aiuti.
eh, caro C.C. ...evidentemente intravede la possibilità che i suoi kompagni
RispondiEliminaperdano i posti di potere che okkupano fin dal 1968, spacciando la loro Nueve Iglesia per quella vera che avanza sopra quella Tradizionale "fatiscente" (che loro riferiscono al potere costantiniano, come docet :) ;) anche inopportuno!...
anche a lei Roberto, dico la stessa cosa: stanno vedendo franare sotto i loro piedi i posti di potere okkupato da oltre 40 anni dai loro kapi (tra cui in primis il teologo-pittore spagnolo & Co. visto anche che la kermesse di Madrid è servita a poco...)
RispondiEliminaErano convinti di fagocitare nei decenni a venire tutte le parrocchie...ma hanno dimenticato quelle parole del Magnificat:
"Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili..."
la loro più grande paura, il loro terrore deriva proprio dal fatto che i fedeli possano all'improvviso scoprire (i giovani) e riscoprire (i più maturi) quel Tesoro perenne che è la Liturgia bimillenaria, procedente nei secoli come Dono divino trasmesso direttamente dal Salvatore a Pietro e agli Apostoli, e da essi giunto fino a noi maturato nel tempo, ma INALTERATO, non manipolato da artifici umani: questa è la loro più grande paura, che TUTTI nei prossimi anni e decenni, TUTTI torneranno ad amare ed onorare la MESSA DI SEMPRE (e che quella "rifatta" nel 1969 debba tramontare e cederle il posto regale nella Fede della Chiesa, di nuovo.....)!
RispondiEliminaEssi sentono che sarà così!
Sono d'accordo con Andrìa. Il W.P. è una fonte al di sotto di ogni sospetto. Del resto affermare che la messa antica è trendy significa degradarla a moda.
RispondiEliminaCalma ragazzi, non facciamo i nostri antagonisti più forti di quello che sono. Già Annibale Bugnini ha fatto tutto quel casino, figuriamoci cosa avrebbe combinato se si fosse chiamato Bugnoni! :)
RispondiEliminaQuanto alla sostanza delle cose, personalmente esiterei a parlare di una liturgia direttamente trasmessa da Gesù agli Apostoli e rimasta inalterata nei secoli fino alla riforma bugniniana. Modifiche alla liturgia ne abbiamo avute ad abundantiam, anche per iniziativa di pontefici quali san Pio X e il venerabile Pio XII. Il guaio della sovversione bugniniana, controfirmata peraltro da un Pontefice nell'ambito delle sue funzioni, è che si è trattato di una "riforma" frettolosa, ambigua e sbagliata, come purtroppo hanno dimostrato decenni di applicazione pratica. Sono i frutti che contano, se dobbiamo valutare gli alberi della vigna del Signore. Questa pianta di fichi son quarant'anni che dà frutti asprigni, rinsecchiti e in qualche caso velenosi!
Il che non toglie che certe esigenze di aggiornamento emerse nella "Sacrosanctum Concilium" fossero sagge e ispirate. Si torni al Concilio, dunque, e anche al pluridecennale lavoro del Movimento Liturgico, mettendo fra parentesi l'ubriacatura sessantottina ma recuperando il senso di benemerite iniziative proposte e assunte prima durante e dopo l'illuminata spinta antimodernista di Papa Sarto.
Non è necessario che l'ambone sia rivolto verso il popolo, anticamente stava a sud ed era rivolto a nord, perchè il nord era il punto cardinale da evangelizzare; dell'antica processione dell'evangeliario è restata una traccia nello spostamento del messale dal cornu epistolae al cornu evangelii e nel rito tridentino proclamando il Vangelo il celebrante sta più o meno rivolto a nord. Se mai il problema non è l'ambone rivolto all'altare, ma il doppio ambone, che è una contraddizione: come Cristo è la sola Parola vivente, il luogo dove si proclama il Verbo divino deve essere unico; la storia dell'arte conosce per questo amboni a più logge, permostrare la preminenza del Vangelo sulle altre letture.
RispondiEliminaConsiglio a tutti la lettura del libro di Vincenzo Raffa: Liturgia eucaristica. Mistagogia della messa: dalla storia e dalla teologia alla pastorale pratica, ed. CLV Roma. E' un librone scritto da un autore favorevole alla riforma ma certo non un demolitore del passato; fosse ancora in vita sarebbe un ratzingeriano.
RispondiEliminaNoto che tra le cose "IN" del nuovo anno, oltre alla Messa in latino, il Washington Post include, tra altre corbellerie, l'adulterio e il sesso...
RispondiEliminaCorbelli per corbelli, il WP preferisce - evidentemente, et pour cause - i cattolici adulteri ai cattolici adulti. :)
RispondiEliminaGrazie! Be', ora lì gli amboni cono addirittura tre... però io ne ho visto usare solo uno, quello in cornu envngelii, che è il più elevato. Grazie ancora!
RispondiEliminaNon tutti coloro che simpatizzano per la Liturgia tradizionale sono Cattolici "tradizionalisti". Anche i Theocon stanno cominciando ad interessarsi a certe tematiche. Forse vedono nella "Messa antica"un fenomeno più identitario rispetto alla Messa montiniana. Infatti quest'ultima può essere celebrata in tutte le lingue ( compreso l'Arabo), e si presta facilmente all'inculturazione.
RispondiElimina<span><span><span>Questo è un grave rischio, dato che nè teo-conservatorismo nè neo-conservatorismo sono cose cattoliche.
RispondiEliminaE' oltretutto un grande ignorante uno che discrimina la gloriosissima lingua araba, dato che essa trae origine dal siriaco-aramaico, lingua di Nostro Signore, nonchè lingua liturgica della Chiesa Cattolica nel rito antiocheno.
Il fatto poi che essa sia stata "inventata" proprio dai cristiani tra i secoli III e VI dopo Cristo è ulteriore dimostrazione della grave ignoranza di certuni.</span>
<span></span>
<span>Per non parlare della parola Allah, che in lingua araba significa "Dio" e che viene utilizzato dunque dai cristiani arabi.</span>
<span>Il termine Allah compare nelle chiese cristiane arabofone già alcuni secoli prima la nascita dell' islam.</span></span></span>
<span><span><span>Che, ricordiamo a tutti, nasce nel VII secolo.</span></span></span>
Cioè: i cristiani hanno inventato la lingua araba e ciò dimostra l'ignoranza di certuni! Ohibbò
RispondiEliminaCerto...basterebbe informarsi.
RispondiEliminaNon ci vuole molto.
D' altronde io mica sono nato imparato. Mi sono informato.
Guardi, Spindoctor, che lei sta equivocando:
RispondiEliminami sembra che C.C. abbia detto che la
<span style=" color: #3a3a3a; line-height: 22px;">"lingua liturgica della Chiesa Cattolica nel rito antiocheno" è stata
"inventata" proprio dai cristiani tra i secoli III e VI dopo Cristo", non la lingua araba.</span>
(C.C. mi corregga se sbaglio anch'io)
...solo che ha mancato di chiarezza, perchè nell'iniziare il nuovo periodo avrebbe detto meglio:
<span style=" color: #3a3a3a; line-height: 22px;">"Il fatto poi che quest'ultima" (riferendosi alla lingua liturgica nominata poco prima...) anzichè "essa", più indefinito come riferimento al discorso precedente.</span>
* * * * *
ennesima dimostrazione dell'importanza del corretto uso della lingua italiana, nel lessico, grammatica e sintassi, al fine di evitare tanti malintesi e travisamenti nella comunicazione (che talvolta vengono strumentalizzati dai parlanti, qualora inclinassero alla tendenziosità, o anche danno luogo a risentimenti personali, senza che l'autore dell'equivoco l'abbia previsto o voluto...)
<span style="font-family: Arial; ">
RispondiElimina<p><span style=" white-space: pre-wrap;">Nota tecnica per la Redazione. Sul mio browser (diverso sia da ie sia da firefox) compaiono due finestre per l'inserimento dei commenti: - la 1., quella usata credo da tutti, con l'invito "leave a comment" e le varie scelte di nick, tags ecc. - la 2. (non presente su altri browser) col tit. italiano: POSTA UN COMMENTO, che non presenta i vari menù della 1., però ha la funzione, che ritengo utile, dell'"anteprima", e l'invito <span style=" white-space: normal; color: #ff3300;">Scegli un profilo <span style="color: #000000; white-space: pre-wrap;">(non funzionante).</span></span></span>
<p><span style=" white-space: pre-wrap;">Ho provato varie volte a scrivere su questa 2. finestra, ma quando cerco di usare il tasto "anteprima", non funziona, e devo rinunciare e optare per la 1. finestra di inserimento. Come mai? Avete mai osservato e collaudato quella 2. possibilità? Aspetto un cortese chiarimento. Grazie.</span>
<p>
<p>
</span>
faccio un'ipotesi che C.C o chi sa più di me confermerà o meno.
RispondiEliminacredo evidente che nel rito antiocheno, come è accaduto nella Vetus latina del nostro rito romano, i credenti hanno codificato un linguaggio, non quotidiano, ma 'sacro' e ieratico... di conseguenza, non è che essi abbiano inventato la lingua araba, ma poichè parlavano arabo - lingua semitica dello stesso ceppo aramaico dell'ebraico - hanno 'inventato' e codificato un linguaggio arabo adatto al culto, che è Azione sacra per eccellenza...
Il Washington Post, considera la messa in latino come se fosse una moda del momento, quindi, non bisogna prendere troppo sul serio un articolo come questo. Dobbiamo invece augurarci che il V.O. possa trovare sempre più spazio nella Chiesa, anche se è difficile, visto che molti vescovi fanno di tutto per impedirne la diffusione.
RispondiElimina<span>Mi scuso innanzitutto per essermi spiegato poco bene. Sarò maggiormente schematico.
RispondiElimina-Io parlavo proprio della Lingua ARABA. La lingua araba è stata "inventata" dai Cristiani, i quali l' hanno mutuata dall' aramaico. Indicativamente è stata "inventata" tra il III e il VI secolo.
Nel VII secolo, ossia quando nasce l' islam, l' arabo era già bello che inventato.
Ma d' altronde non poteva esser diversamente dato che, secondo gli islamici, il Corano sarebbe stato dettato in Lingua Araba. Se tale Libro è stato dettato in arabo da qualcuno o anche inventato da qualcun altro, chiunque lo ha trascritto doveva ovviamente già conoscere la lingua araba.
-La parola Allah per indicare Dio compare ben prima del VII secolo.
-Il rito antiocheno(detto anche "liturgia di san giacomo") ha una storia parecchio articolata. E' uno dei riti più antichi dell' Orbe Cattolico e le prime fonti ci dicono che originariamente fosse in lingua Greca, poi successivamente siriaco-aramaica.</span>
<span></span>
<span>-Tra coloro che utilizzano tale rito mi soffermo sui Cattolici maroniti che sono quelli che conosco maggiormente. Nel rito la lingua liturgica è, come abbiamo già detto, l' aramaico.</span>
<span>Le rubriche, che sono invece in lingua Araba trascritta coi caratteri siriaci, sono dette Karshumi. </span>
<span>La liturgia fu parecchio latinizzata a partire dal XVI secolo. Ed è proprio tra il XVI e il XVIII secolo che la questa liturgia prese ad avere una solida struttura propria.
Con il CVII, è invece iniziata la riforma liturgica che ha via via RI-delatinazzato la liturgia, riportandola alle origini.(così dicono)</span>
La glorificazione dell'islam e dell'arabo è un altro bel frutto del Concilio V 2: un bel saggio di modernismo!
RispondiEliminaNon è spindoctor che ha equivocato, ma C.C. che si è espresso male. Diciamo pure che ha parlato arabo.
RispondiEliminaMa lasciamo perdere le lingue semitiche, per favore! I Vangeli e tutto il Nuovo Testamento DI FATTO, cioè così come li leggiamo e così come hanno accompagnato il sorgere e il diffondersi della cristianità e la vita della Chiesa, sono scritti IN GRECO e dal greco voltati in LATINO. La pienezza dei tempi si è manifestata quando la Palestina era occupata da ROMA. Il LOGOS ci parla, DI FATTO, in greco. Questi sono gli elementi effettivi che abbiamo in mano. Il resto è simpatica speculazione storiografica e filologica, proprio come quella che ha indotto il Bugnini - anzi il Bugnoni - e i suoi sodali a "ripristinare la messa delle origini", cioè un rito congetturale.
RispondiEliminaIl fatto che esistanto antichi riti in svariate lingue, diverse dal greco e dal latino, non significa un bel nulla. Oggi abbiamo anche riti in urdu o in balinese, visto che si celebra in lingua locale. E allora? L'impianto concettuale e categoriale di fondo del cristianesimo, il suo assetto logico è quello della sintassi concettuale delle lingue indoeuropee - loro sì, grandi, visto che vogliamo sperperare aggettivi encomiastici - GRECO e LATINO in testa.
RispondiEliminanessun aggettivo encomiastico!. Solo conoscere e riconoscere la sacralità e dignità di antichi riti diversi da quello Romano, che lo stesso Concilio di Trento ha 'salvato' nel caso fossere antichi di puù di duecento anni all'epoca.
RispondiEliminaSiamo ben lontani dal plurilitualismo e dagli abusi liturgici consentiti col pretesto del vaticano II !!!
Molto interessante, C.C la tua comunicazione. Grazie!
Del resto ho sentito dire da mons. Frisina che il Corano non è altro che un vangelo gnostico infarcito di testi degli uomini del deserto
L' interpretazione di Mons. Frisina è plausibile.
RispondiEliminaD' altronde la tradizione coranica è un miscuglio di tradizioni. Non solo ebraica e cristiana ma anche quella dei seguaci di ahura Mazda.
Le ha ben risposto Mic.
RispondiEliminaLETTERA DI PAPA PAOLO VI A MONS.LEFEBVRE L' 11 OTTOBRE 1976
RispondiElimina<span style=""><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">“</span><span style="font-family: Arial;">Noi rifiutiamo questa opinione errata e questa accusa ingiusta, e non possiamo permettere che la divina Eucaristia, Sacramento di unità, produca divisioni (cf. 1Cor 11,18), e sia adoperata come strumento e segno di sedizione</span><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-weight: bold;">” (“Nos vero hoc iudicium erratum, hanc accusationem iniustam prorsus reicimus, neque permittere possumus, ut divina Eucharistia, Sacramentum unitatis, scissuras gignat (cf. 1Cor 11,18), et ut adhibeatur ut instrumentum signumque seditionis”).</span></span>
Ospite, quando citi rimandi alle Epistole di Paolo, scrivi il nome dell'Epistola per intero, altrimenti i nostri fans dell'islam, qui sopra, penseranno che Cor significhi Corano.
RispondiEliminaLa sacralità degli antichi riti va indubbiamente riconosciuta, come ci insegna Trento. Ma una cosa è un giudizio su un rito altra cosa un giudizio su una lingua. E noi diciamo che il substrato indoeuropeo ha prodotto lingue - e logiche - di qualità superiore.
RispondiEliminaPapa Benedetto XVI (il "piccolo"? umile operaio nella vigna del Signore) allora card. Joseph Ratzinger:
RispondiElimina"Non si può 'costruire' un movimento liturgico di questo genere – non più di quanto si possa costruire un qualche cosa di vivo-, ma si può contribuire al suo sviluppo sforzandosi di assimilare di nuovo lo spirito della liturgia e difendendo pubblicamente quanto abbiamo fin qui ricevuto. Questo nuovo inizio ha bisogno di 'padri' che siano dei modelli, e che non si contentino di indicare la via da seguire".
'''''''''''''''''''''''''''''''''''
Il Movimento Liturgico Benedettiano promuove lo studio e la celebrazione della venerabile Liturgia Cattolica, in particolare nella forma straordinaria del Rito Romano, secondo gli insegnamenti di S.S. Benedetto XVI e le norme contenute nel Motu Proprio Summorum Pontificum.
(a proposito di "movimenti"....)
"Molti altri Romani Pontefici, nel corso dei secoli, mostrarono particolare sollecitudine a che la sacra Liturgia espletasse in modo più efficace questo compito: tra essi spicca S. Pio V, il quale sorretto da grande zelo pastorale, a seguito dell'esortazione del Concilio di Trento, rinnovò tutto il culto della Chiesa, curò l'edizione dei libri liturgici, emendati e "rinnovati secondo la norma dei Padri" e li diede in uso alla Chiesa latina.
RispondiEliminaFra i libri liturgici del Rito romano risalta il Messale Romano, che si sviluppò nella città di Roma, e col passare dei secoli a poco a poco prese forme che hanno grande somiglianza con quella vigente nei tempi più recenti.
"Fu questo il medesimo obbiettivo che seguirono i Romani Pontefici nel corso dei secoli seguenti assicurando l'aggiornamento o definendo i riti e i libri liturgici, e poi, all'inizio di questo secolo, intraprendendo una riforma generale" [2]. Così agirono i nostri Predecessori Clemente VIII, Urbano VIII, San Pio X [3], Benedetto XV, Pio XII e il Beato Giovanni XXIII."
''''''''''''''''''''''''
(da
LETTERA APOSTOLICA
MOTU PROPRIO DATA
BENEDETTO XVI
SUMMORUM PONTIFICUM)
"Art. 1. Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della "lex orandi" ("norma della preghiera") della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII deve venire considerato come espressione straordinaria della stessa "lex orandi" e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico.
RispondiEliminaQueste due espressioni della "lex orandi" della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella "lex credendi" ("norma della fede") della Chiesa; sono infatti due usi dell'unico rito romano.
Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l'edizione tipica del Messale Romano promulgato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa.
''''''''''''''''''''''''''''''''''''''
(op. cit.)
Bugninisti, fatevene una ragione!
RispondiElimina^^^^^^^^^^^^^^^^^^
ottimo, Redazione! concordo !! :) ;) :-D
Paolo VI fu mal consigliato e mostrò di non avere l'energia necessaria per governare la Chiesa in un momento di grave smarrimento. A differenza di Pio XII, che sapeva contemperare misura e rigore. Ricordo che intorno al 1967 segnalai al Card. Bergonzacci l'urgenza di esortare il Santo Padre a riportare la Scolastica nei seminari. Purtroppo i miei suggerimenti rimasero inascoltati. E quando il Cardinale morì, mi opposi con forza alla celebrazione del rito funebre nell'arcibasilica di Santa Maria sopra Luigia, contestando le aperture moderniste di Bergonzacci, che mi constava avesse consumato ben due minestroni ai funghi in compagnia di Asdrubale Bugnini. Ma la mia iniziativa cadde nel vuoto. E nemmeno gli amici di Due Voci Chiamanti Nel Deserto riuscirono a convincere il sacrestano di Santa Maria sopra Luigia a scongiurare la funzione. Non lamentiamoci allora se oggi ci troviamo di fronte ai frutti che deploriamo. Il Vaticano sarebbe dovuto intervenire in modo tempestivo.
RispondiElimina<span>il Vaticano sarebbe dovuto intervenire in modo tempestivo.</span>
RispondiEliminaeh già sig. Torquato, ben detto: pericò siamo qui a lamentar da circa 4 anni (svegliatici grazie al Benedetto Papa attuale, dono della Provvidenza!) questi infausti ritardi in interventi autoritari quando si mostravano essere della massima urgenza...
Inutile chiuder la stalla quando i buoi sono scappati! ma tant'è: speriamo che l'attuale Papa, benchè mite, sia tenace nel mantenere salda la rotta raddrizzata, senza farsi tirar le vesti da tanti prepotenti che vorebbero riportare la barca su rotte devianti da quella di sempre.
Avanti tutta con la Tradizione !
"Nei tempi più recenti, il Concilio Vaticano II espresse il desiderio che la dovuta rispettosa riverenza nei confronti del culto divino venisse ancora rinnovata e fosse adattata alle necessità della nostra età. Mosso da questo desiderio, il nostro Predecessore, il Sommo Pontefice Paolo VI, nel 1970 per la Chiesa latina approvò i libri liturgici riformati e in parte rinnovati. Essi, tradotti nelle varie lingue del mondo, di buon grado furono accolti da Vescovi, sacerdoti e fedeli. Giovanni Paolo II rivide la terza edizione tipica del Messale Romano. Così i Romani Pontefici hanno operato "perché questa sorta di edificio liturgico [...] apparisse nuovamente splendido per dignità e armonia" [4].
RispondiEliminaMa in talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito, che il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, mosso dalla cura pastorale nei confronti di questi fedeli, nell'anno 1984 con lo speciale indulto Quattuor abhinc annos, emesso dalla Congregazione per il Culto Divino, concesse la facoltà di usare il Messale Romano edito dal Beato Giovanni XXIII nell'anno 1962; nell'anno 1988 poi Giovanni Paolo II di nuovo con la Lettera Apostolica Ecclesia Dei, data in forma di Motu proprio, esortò i Vescovi ad usare largamente e generosamente tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero.
[in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero.
[in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero....]
A seguito delle insistenti preghiere di questi fedeli, a lungo soppesate già dal Nostro Predecessore Giovanni Paolo II, e dopo aver ascoltato Noi stessi i Padri Cardinali nel Concistoro tenuto il 22 marzo 2006, avendo riflettuto approfonditamente su ogni aspetto della questione, dopo aver invocato lo Spirito Santo e contando sull'aiuto di Dio, con la presente Lettera Apostolica stabiliamo quanto segue:
Artt. 1. ecc.....
''''''''''''''''''''
(op. cit.)
Effettivamente, caro amico, anch'io, nel mio piccolo, mi ero permesso d'intervenire presso Sua Eminenza il Card. Maggio, avanzando analoghe petizioni in favore della Filosofia Scolastica, ma pare che l'ostracismo manifestato verso tali impostazioni dall'allora potentissimo Mons. Natale Smacchia avesse del tutto perniciosamente vanificato il mio modestissimo tentativo.
RispondiEliminaQuanto al Card. Bergonzacci, mi pare giusto che non abbia potuto usufruire delle esequie secondo il Venerabile Rito Tridentino; non fu forsi lui a promuovere il repentino scioglimento della Guardia Nobile, dopo che molti componenti di quel Corpo avevano apertamente manifestato la loro contrarietà a vestire pubblicamente secondo il costume Sioux, nonostante il fatto che il Santo Padre Paolo VI si fosse fatto ripetutamente fotografare, calzando sulla testa un casco di penne da "sachem", donatogli proprio dagli ufficiali rappresentanti di quel popolo?
Ma infatti, caro ospite, è tutt' altro che banale il "mai abrogato".
RispondiEliminaNon mancavano infatti teologi che affermavano, in perfetta buona fede e senza pre-concetti, che il Messale del 1962 fosse abrogato. Lo si poteva infatti ben dedurre da alcuni passaggi di Paolo VI.
La verità, ancora una volta, è fin troppo semplice.
Si deve decidere chiaramente da che parte stare, poichè Nom e VO sono tutt' altro che diverse forme del medesimo rito. Il VO e il NOM, così come celebrato nella maggiorparte delle parrocchie, trasmettono concetti teologicamente ben diversi.
Con buona pace dei "Ratzingeriani oltre ogni logica", i quali sbandierano fantomatiche ermeneutiche della continuità, le quali però si riducono a meri slogan dato che, come ben espone Mons. Gherardini, non si è ancora capito cos' è questa "ermeneutica della continuità".
-Lasciatemi poi intervenire, senza voler insegnare nulla a un Papa, sull' intervento al concistoro di Paolo VI. Egli paragona il NOM alla codificazione del messale tridentino. Curioso quantomeno il paragone, dato che San Pio V non fa altro che prendere atto di una tradizione ultra-secolare codificandola semplicemente. Paolo VI stravolse il rito, introducendo nella commissione preposta a "inventarlo" ben 6 pastori protestanti.
Speriamo che il Papa vorrà rispondere alla supplica di Mons. Gherardini circa l'urgente chiarimento dei punti controversi del Concilio Vaticano II: ma quanto dovremo attendere?
RispondiEliminaTroll l'uno e l'altro
RispondiEliminaNon lo sappiamo. A noi risulta solo l'opzione 1
RispondiEliminaIl giudizio sul Vaticano II lo ha già dato la storia: il mondo a cui fa riferimento non esiste più. Era un mondo dove l'interlocutore principale del cristianesimo era il marxismo, dove le prospettive economiche per l'Occidente erano quelle di una crescita continua all'infinito, dove l'Asia era una landa sottosviluppata e possiamo andare avanti a lungo. La "pastorale" pensata per quel mondo oggi è spendibile come un fascio di banconote del 1960. Continuiamo a parlare del Concilio Vaticano II che è attuale come quello di Nicea. Anche la riforma liturgica è nata da idee riguardanti la liturgia che oggi sono finite nel cestino della carta straccia, non ci crede più nessuno che mettendosi a celebrare su un tavolo coram populo si sono recuperate pratiche della Chiesa primitiva! Più che con richieste di chiarimenti queste cose si combattono con qualche risata ormai.
RispondiEliminaE il terzo.
RispondiEliminaC'è sempre l'ermeneutica della rottura (superfluo dire di che cosa), in cui alcuni dei nostri diehards sono superperiti.
RispondiElimina(WP) Timeo Danaos et dona ferentes...
RispondiElimina@ Don concilia: Più che con richieste di chiarimenti queste cose si combattono con qualche risata ormai.
RispondiElimina___________________
Perfettamente d'accordo nella sostanza, ma temo che, di questi tempi, in troppi ambienti "ecclestically correct" il senso dell'umorismo si sia ridotto a livelli davvero scarsini ...
Sono tornati di moda i pantaloni a zampa di elefante, le zeppe e i jeans strappati....poi nuovamente (si spera definitivamente) scomparsi. Anche la moda vintage della vecchia liturgia (che mostrando ignoranza abissale chiamano "di sempre"...ma come si fa?!?) passerà...anche questa, speriamo, definitivamente...
RispondiEliminaanche la Messa "happy hour" dovrà tramontare...grazie a Dio!
RispondiEliminaRoba da ri-morire dal ridere
RispondiEliminala ricreazione è finita: in USA l'hanno capito (sempre 20 anni prima di noi), sono passati 48 anni da Berkeley (1967) e i giovani d'oggi non sanno neanche che cosa sia la "rivoluzione culturale" e il '68 (e non saprebbero che farsene!)
RispondiElimina43 anni
RispondiEliminaC.C è spesso molto condivisibile.
RispondiEliminaE sotto questo: "<span><span><span><span>Questo è un grave rischio, dato che nè teo-conservatorismo nè neo-conservatorismo sono cose cattoliche."</span></span></span></span>
<span><span><span><span>ci firmo, rifirmo e strafirmo, anzi ci avrei fatto anche testamento a favore.</span></span></span></span>
Spiacente per te, Speranzoso, ma la Santa Messa di Sempre, a differenza delle zampe d'elefante durate un decennio, è rimasta stabile nella sostanza per 1500 anni e più: non è quindi un ritorno effimero, è la forza schiacciante dei secoli. Contro la quale può ben poco qualche chitarra.
RispondiEliminaA mio modestissimo avviso, sarebbe già qualcosa celebrare col messale di Paolo VI in latino e secondo le direttive del Concilio ( sacerdote rivolto verso l'altare etc.): si metterebbe in pratica ciò che è stato già deciso e approvato. Ai pasdaran dell'ultranovità non rimarrebbe altro che farsene una ragione.
RispondiEliminae bravo Teofilo (certo solo di nome) visto che ci prendi per i fondelli ignorando totalmente le ragioni della Tradizione e tiri fuori una TUA conclusione senza tener conto di quanto si è detto finora circa i due riti VO e NO e nemmeno della "Riforma della riforma" che il Papa vuole portare avanti!
RispondiEliminaignori poi, credo volutamente, che il concilio dice (e non dice) anche ben altro rispetto alla riforma di Paolo VI ed anche rspetto ai numerosi abusi ed improvvisazioni che di certo non contemplava!
Veramente, se ancora so leggere, Teofilo dice "sarebbe già qualcosa" e non "sarebbe l'optimum", per cui non si può che dargli ragione.
RispondiEliminaCon buona pace dei "sedevacantisti di fatto (ma non hanno i maroni per dirlo apertamente)", il fatto che il NO "come celebrato nella maggiorparte delle parrocchie" trasmetta contenuti teologici diversi da VO non significa affatto che tali contenuti corrispondano poi a quelli effettivamente previsti e che dovrebbero emergere se questo fosse celebrato degnamente.
RispondiEliminaE tanto per dire, per gli anglicani di "Affirmin Catholicism" (che a dispetto del nome è un movimento progressista) il VO sarebbe pienamente coerente con gli insegnamenti dell'anglicanesimo più progressista, compreso il matrimonio di due preti gay tra loro.
RispondiEliminaProbabilmente i pasdaran del sedevacantismo latente non colgono la sottile differenza tra un Messale corretto e una Messa corretta: l'uno è necessario all'altra, ma non è l'unica cosa che serve.
Sicuramente sarebbe "qualcosa", ma esso, benchè sia sempre il rito di Paolo VI, nella prassi si manifesterebbe e sarebbe accolto come un altro rito.
RispondiEliminaPer questo ciò che bisogna augurarsi è il ritorno integrale al messale del '62.
Anche se l' ipotesi maggiormente realistica è quella di una nuova commissione liturgica che elabori un nuovo messale che finalmente riconsegni al rito romano una sola Cattolica Forma.
RispondiEliminaForma che non sarebbe nient' altro che il messale del '62 ottimizzato ove si ritenesse di intervenire.
Così ha sempre agito la chiesa cattolica nelle riforme liturgiche. Mai stravolgendo, bensì sempre integrando.
A parte con il NOM ovviaente....ma qui mi fermo.
Credo che certe differenze, C. C., in realtà sarebbero percepibili da pochissime persone (con questo non voglio assolutamente dire che le differenze non ci siano e non siano grandi). Il "popolo" non è composto da liturgisti e non si pone troppi problemi. Quando il papa celebra NOM in latino sono convinto che quasi tutti coloro che hanno occasione di ascoltarlo pensano stia celebrando la messa "di una volta" - almeno chi sa cos'è la messa "di una volta". So d'altronde di gente che va alle celebrazioni NOM in latino che si tengono in alcune diocesi ed è convinta di andare a una messa tradizionale. Se trovo scarsamente interessante la prospettiva di un uso in grande stile del NOM in latino è perché a quel punto tanto vale celebrare VOM, che è di certo più completo.
RispondiEliminaGentile Mic, credo d'essermi espresso male. Anzitutto, poi, preciso che sono a favore del VO.
RispondiEliminaCol mio intervento intendevo dire che la riforma della riforma, più volta auspicata, potrebbe trovare un punto di partenza da quel preciso messale, non per i contenuti quanto per la forma. Non ignoro qunto dice iil Concilio, so bene che Paolo VI è stato ben manovrato da Bugnini, conosco le prescrizioni conciliari, non sono così sprovveduto come tu credi. Sostengo che la riforma della riforma debba partire da un punto preciso, e questo è per me il messale latino di Paolo VI. Non sono scioccamente contro la tradizione. Sciocco è colui che pensa che il cambiamento duraturo possa avvenire nel tempo d'un battito d'ali di farfalla. Le riforme liturgiche oggi contestate sono confutate in larga misura per la repentinità del cambiamento: credo che se queste fossero avvenuto nel lassso di tre-quattrocento anni pochi avrebbero obbiettato. Pur fermamente convito che il NO possieda, non sono così stolto da pensare di obbligare tutte le diocesi di rito latino ad adottare il messale di Giovanni XXIII: ci sarebbero solo scismi, non unioni. E benchè la maggioranza dei cattolici sarebbe favorevole alla liberalizzazione del VO, non sarebbe disposta ad una sua imposizione tramite una riforma della riforma. Tutti i grandi cambiamenti sono avvenuti lentamente ( questa poi è la dimensione temporale in cui si muove il magistero della Chiesa). Concludo dicendo: per quanto possa essere inferiore al messale di Giovanni XXIII, quello di Paolo VI, nella forma del rito latino, MODIFICATO( e qui ti do ragione) secondo le direttive volute e volutamente inattuate del Santo Concilio, può esser il puno concreto di partenza per una riforma della riforma. Ti invito, peraltro, a non scagliarti così violentemente contro chi non conosci: come vedi, io ti rispetto malgrado i tuoi violenti, e credo ingiustificati, rimproveri. spero che da quest'incontro-scontro possa invece nascere una sincera e cordiale amicizia. Saluti da Teofilo ( spero non solo nel nome , ma anche nei fatti).
Ti ringrazio: hai capito quel che volevo dire. Noto che manca ai molti l'esercizio dell'attenta lettura...
RispondiEliminaIn merito all'ignoranza del popolo ringraziamo i neomodernisti che hanno in mano tutte le fonti educative. Così facendo possono far passare per vere tutte le loro baggianate. E se questo è un servizio all'uomo. Questa è arroganza e volontà di potenza!
RispondiEliminaMatteo Dellanoce
E' proprio quello che sostenevo con il mio primo intervento signor Ospite.
RispondiEliminaA proposito di mode: "meglio un terital secolarizzato ma maschile, che una gonna in sacralissimo lino". Chi lo disse?
RispondiEliminaNon certo Paolo VI ...
RispondiEliminaOspite, sei simpatico ;)
RispondiEliminaOspite, sei simpatico ;)
RispondiEliminaAnche solo una traduzione più esatta del messale latino di Paolo VI inizierebbe a liberarci da parecchie incongruenze ("ut intres sub tectum meum" che diventa "di partecipare alla tua mensa" ecc.). Un autorevole studioso recentissimamente ha proposto di riprendere come punto di riferimento il messale in volgare del 1965, che è sempre targato Bugnini ma è traduzione alquanto più fedele di quello del 1969. Sono ipotesi che tengono appunto conto del fatto che un ritorno repentino e totale al messale del 1962 oggi non è purtroppo percorribile.
RispondiEliminaInteressantissimo discorso.
RispondiEliminaIniziai a interrogarmi su questo già tempo fa, quando leggendo una intervista di un giornalista cattolico egli dichiarò di essere contro "la modernità. Si intende, quella ideologica, non tecnologica."
All' inizio tutto mi è parso ovvio e logico. Ma il tarlo mi era rimasto. La modernità "tecnologica" è sì o no frutto della modernità ideologica?...
La risposta mi è fin da subito sembrata assolutamente positiva quanto scontata.
Le cose si sono a quel punto complicate nel ragionamento. Una via d' uscita sembra non esserci.
Siamo irrimediabilmente "moderni".
via d'uscita...da quale gabbia?
RispondiEliminatornare alla natura? e come?
rinunciare all'elettricità, alla motorizzazione ecc....
illusione degli arcadici che fuggono nelle isole del Pacifico portandosi il notebook e il cellulare...
c'è posto per la Fede e la Tradizione in questa "fatale" modernità che sembra una prigione?
e chi ha detto che "prima" della modernità gli uomini erano più liberi?
nuove liberazioni=nuovi bisogni=nuove schiavitù...
ma Dio c'è sempre in mezzo a questo dilemma permanente, o no?
Cristo ci può sempre liberare da tutte le schiavitù o no? e come?
("Sono venuto a portare la liberazione ai prigionieri..."
"la Verità vi farà liberi")
le gabbie -del pensiero e dell'azione- rimarranno, fino alla fine;
e il Liberatore viene e verrà, fino alla fine.
Dal panta rèi si uscirà definitivamente e totalmente SOLO
con l'eternità: non prima.
La perfettà libertà della vita IN Dio
(libertà da tutti i condizionamenti, dallo spazio-tempo-materia-morte)
qui, ora, è sempre
già e non ancora.
(cfr. S. Paolo: “Tutta la creazione geme e soffre nelle doglie del parto” Rom 8, 22)
.......................
PS il bimbo che -in gestazione- sta ancora nel grembo della madre non può dire: "sono in prigione", poichè dentro quel grembo è nutrito e protetto e amato, cresce...e però sente in modo confuso che fuori di lì c'è un mondo più grande e bello in cui vivere...e aspetta:
tutt'al più percepirà quando sta arrivando il compimento del tempo necessario
alla NASCITA a vita nuova!
Noi stessi siamo qui a parlare di antimodernismo attraverso internet,
RispondiEliminama certo, Dialettico!
e non è affatto una contraddizione, perchè è Dio stesso che ci dà vita e strumenti
di comunicazione, permettendoci così di parlare sempre di Lui che è Eterno, con un mezzo materiale, effimero e in evoluzione: perchè è il nostro pensiero e la nostra anima che qui comunica e continuamente cerca l'Eterno, non potendosi saziare con l'effimero,
come infinito cerca infinito
(cfr. S. Agostino "Ci hai fatti per Te......")
..........
(e poi: la sua osservazione potevano farla anche gli antichi quando cominciarono a usare la scrittura, e i rinascimentali quando cominciarono a usare la stampa, non le pare?)
Tutto è mezzo per raggiungere l'unico fine che è Dio.
<span> Ma l’islam ha già trascinato entro la cinta delle proprie mura il cavallo di Troia del logos occidentale</span>
RispondiElimina? ? ?
perchè mai definire il Logos "cavallo di Troia"?
Il Logos NON è occidentale, orientale, di destra, sinistra, antico, moderno,
nessun aggettivo gli è adatto...Egli è l'Eterno Vivente!
perchè il Logos è il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato fatto,
Figlio di Dio fatto Uomo, per la nostra salvezza.
(cfr. "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" Gv 1,1.14), Vangelo di Natale....
Venga dunque il Logos anche in mezzo agli islamici!
Vieni Signore Gesù!
E' il cavallo di Troia rispetto a loro. Io, come noi tutti, sono Acheo.
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