Un articolo apparso sull'Osservatore romano del 17 gennaio 2010 (link). Se lo dice perfino l'Osservatore...
di Michele Dolz
Pontificia Università della Santa Croce
C'è da augurarsi che il sasso lanciato nello stagno dall'architetto Paolo Portoghesi produca un'onda lunga di riflessione tra gli addetti ai lavori. Il punto messo in evidenza è chiaro: la rivalutazione conciliare della dimensione comunitaria, essenziale alla fede cristiana, ha portato in fase applicativa a una desacralizzazione che nulla ha a che vedere con gli insegnamenti del Vaticano II.
Non mancano le ragioni teologiche e scritturistiche; anzi, una visione della ecclesia come depositaria della sacralità, o meglio della santità. Gesù chiarì alla Samaritana: "Viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre (...) Viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano" (Giovanni, 4, 21-23).
Non ci sono propriamente luoghi sacri nel cristianesimo. Dio è dappertutto ed è specialmente nell'uomo in grazia, quello che Origene proponeva con fierezza come l'immagine più esatta di Dio: "Non c'è paragone tra lo Zeus Olimpico scolpito da Fidia e l'uomo scolpito a immagine di Dio creatore" (Contra Celsum, 8, 18). Santo è l'uomo (o può esserlo) e santa è la ecclesia. E "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo, 18,20).
Su questa base, vera fede antica della Chiesa, si è data un'enfatizzazione, un'ipertrofia che giunge a volte a negare la validità dell'azione religiosa individuale. Così l'edificio chiesa è visto come la sede per la riunione dell'assemblea o comunità. Lì si svolge un'azione sacra quando questa c'è mentre rimane un guscio vuoto in sua assenza, non essendo previsto un uso personale, individuale, "privato" del luogo. Ora, la chiesa trasformata in sala riunioni non ha bisogno d'immagini, queste anzi sono d'impiccio. Si pensi a un'aula di conferenze o convegni: più sono essenziali e meglio svolgono il loro compito, aiutando a concentrare l'attenzione sui relatori. Le chiese per l'assemblea non vogliono le immagini, perché non servono, perché disturbano. E la cosa in fondo si sposa bene col gusto minimalista e purista di molti architetti, creativi o replicanti che siano.
Le chiese sobrie e alquanto spoglie, beninteso, non sono una novità del Novecento e hanno anche ben aiutato all'incontro con Dio in Gesù Cristo. Ma non ci si può appellare al Vaticano ii per giustificare l'assenza d'immagini, né tanto meno all'invalidità della preghiera personale all'interno della chiesa. Nella Sacrosanctum Concilium leggiamo che il fine delle opere d'arte sacra è "contribuire il più efficacemente possibile a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio"; che "la Chiesa si è sempre ritenuta a buon diritto come arbitra, scegliendo tra le opere degli artisti quelle che rispondevano alla fede, alla pietà e alle norme religiosamente tramandate e che risultavano adatte all'uso sacro" (122). E in seguito: "Si mantenga l'uso di esporre nelle chiese le immagini sacre alla venerazione dei fedeli" (125), raccomandando al tempo stesso moderazione per prevenire le esagerazioni sempre possibili in questa materia.
Conseguenza estrema e più chiara della posizione assemblearista è la perdita d'importanza dell'Eucaristia intesa come presenza reale di Cristo nell'ostia dopo la messa. Se non si pensa all'adorazione personale, e non essendo di fatto praticata l'adorazione comunitaria, il tabernacolo diventa ingombrante e difficile da collocare oltre ai due poli liturgici maggiormente considerati, l'altare e l'ambone. In tante chiese è andato così soggetto a una progressiva emarginazione fino ad arrivare al totale nascondimento. Non sfugge la mancanza di fede, in taluni settori, nella presenza reale.
Eppure, la storia del tabernacolo rispecchia il progressivo sviluppo del culto eucaristico, secondo quel "progresso della fede" già inquadrato da Vincenzo di Lerins nel Commonitorium (434) e che in questo caso ha visto due momenti forti: il XIII secolo e le iniziative di riforma cattolica intorno al concilio di Trento. Intorno perché, per esempio, fu il vescovo di Verona, Matteo Giberti (+1543) a collocare il tabernacolo sulla mensa dell'altare, azione ben presto imitata da molti. Come scriveva Giovanni Paolo ii nel 2003, "le forme degli altari e dei tabernacoli si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di volta in volta non solo i motivi dell'estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del Mistero" (Ecclesia de Eucharistia, 49). L'assemblearismo invece vede la custodia eucaristica in forma sussidiaria e non sorgiva dell'unione del fedele con Cristo oltre alla Comunione.
L'esortazione di Benedetto XVI Sacramentum caritatis del 2007 raccoglie le riflessioni e le proposte del Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia, perciò non va vista come espressione di una o un'altra corrente teologica. Vi leggiamo: "Mentre la riforma (liturgica) muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Santissimo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito. Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato. In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. Già Agostino aveva detto: Nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando - Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo (...) L'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa (...) L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga e intensifica quanto s'è fatto nella celebrazione liturgica stessa" (41).
La conseguenza in termini di progettazione delle chiese, evidenziata nello stesso documento postsinodale, è semplice: "Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile. Tali accorgimenti concorrono a conferire dignità al tabernacolo, che deve sempre essere curato anche sotto il profilo artistico" (69).
In ultima analisi l'evidenziazione del tabernacolo e l'esposizione d'immagini sacre stanno nella stessa linea della preghiera personale che, come visto, nulla toglie alla celebrazione comunitaria. Ne deriva che anche le immagini non sono solo ornato: "L'arte sacra - scriveva Giovanni Paolo ii - deve contraddistinguersi per la sua capacità di esprimere adeguatamente il Mistero colto nella pienezza di fede della Chiesa" (Ecclesia de Eucharistia, 50). E gli fa eco il sinodo nelle parole di Benedetto XVI quando ricorda che "l'iconografia religiosa deve essere orientata alla mistagogia sacramentale. Un'approfondita conoscenza delle forme che l'arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può essere di grande aiuto per coloro che, di fronte ad architetti e artisti, hanno la responsabilità della committenza di opere artistiche legate all'azione liturgica" (41).
C'è da riflettere dunque, non per invocare una qualche restaurazione, ma per ammettere con nobiltà d'animo gli errori commessi e per prospettare nuove linee di sviluppo dell'arte sacra. La prossima domanda sarà necessariamente come fare affinché la poliedrica arte contemporanea esprima adeguatamente il Mistero nella fede della Chiesa. Perché è dall'arte contemporanea che verrà la soluzione, non da nostalgici quanto impossibili revival. Ma in ogni caso siamo di fronte a una questione teologica e spirituale prima ancora che estetica.
di Michele Dolz
Pontificia Università della Santa Croce
C'è da augurarsi che il sasso lanciato nello stagno dall'architetto Paolo Portoghesi produca un'onda lunga di riflessione tra gli addetti ai lavori. Il punto messo in evidenza è chiaro: la rivalutazione conciliare della dimensione comunitaria, essenziale alla fede cristiana, ha portato in fase applicativa a una desacralizzazione che nulla ha a che vedere con gli insegnamenti del Vaticano II.
Non mancano le ragioni teologiche e scritturistiche; anzi, una visione della ecclesia come depositaria della sacralità, o meglio della santità. Gesù chiarì alla Samaritana: "Viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre (...) Viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano" (Giovanni, 4, 21-23).
Non ci sono propriamente luoghi sacri nel cristianesimo. Dio è dappertutto ed è specialmente nell'uomo in grazia, quello che Origene proponeva con fierezza come l'immagine più esatta di Dio: "Non c'è paragone tra lo Zeus Olimpico scolpito da Fidia e l'uomo scolpito a immagine di Dio creatore" (Contra Celsum, 8, 18). Santo è l'uomo (o può esserlo) e santa è la ecclesia. E "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo, 18,20).
Su questa base, vera fede antica della Chiesa, si è data un'enfatizzazione, un'ipertrofia che giunge a volte a negare la validità dell'azione religiosa individuale. Così l'edificio chiesa è visto come la sede per la riunione dell'assemblea o comunità. Lì si svolge un'azione sacra quando questa c'è mentre rimane un guscio vuoto in sua assenza, non essendo previsto un uso personale, individuale, "privato" del luogo. Ora, la chiesa trasformata in sala riunioni non ha bisogno d'immagini, queste anzi sono d'impiccio. Si pensi a un'aula di conferenze o convegni: più sono essenziali e meglio svolgono il loro compito, aiutando a concentrare l'attenzione sui relatori. Le chiese per l'assemblea non vogliono le immagini, perché non servono, perché disturbano. E la cosa in fondo si sposa bene col gusto minimalista e purista di molti architetti, creativi o replicanti che siano.
Le chiese sobrie e alquanto spoglie, beninteso, non sono una novità del Novecento e hanno anche ben aiutato all'incontro con Dio in Gesù Cristo. Ma non ci si può appellare al Vaticano ii per giustificare l'assenza d'immagini, né tanto meno all'invalidità della preghiera personale all'interno della chiesa. Nella Sacrosanctum Concilium leggiamo che il fine delle opere d'arte sacra è "contribuire il più efficacemente possibile a indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio"; che "la Chiesa si è sempre ritenuta a buon diritto come arbitra, scegliendo tra le opere degli artisti quelle che rispondevano alla fede, alla pietà e alle norme religiosamente tramandate e che risultavano adatte all'uso sacro" (122). E in seguito: "Si mantenga l'uso di esporre nelle chiese le immagini sacre alla venerazione dei fedeli" (125), raccomandando al tempo stesso moderazione per prevenire le esagerazioni sempre possibili in questa materia.
Conseguenza estrema e più chiara della posizione assemblearista è la perdita d'importanza dell'Eucaristia intesa come presenza reale di Cristo nell'ostia dopo la messa. Se non si pensa all'adorazione personale, e non essendo di fatto praticata l'adorazione comunitaria, il tabernacolo diventa ingombrante e difficile da collocare oltre ai due poli liturgici maggiormente considerati, l'altare e l'ambone. In tante chiese è andato così soggetto a una progressiva emarginazione fino ad arrivare al totale nascondimento. Non sfugge la mancanza di fede, in taluni settori, nella presenza reale.
Eppure, la storia del tabernacolo rispecchia il progressivo sviluppo del culto eucaristico, secondo quel "progresso della fede" già inquadrato da Vincenzo di Lerins nel Commonitorium (434) e che in questo caso ha visto due momenti forti: il XIII secolo e le iniziative di riforma cattolica intorno al concilio di Trento. Intorno perché, per esempio, fu il vescovo di Verona, Matteo Giberti (+1543) a collocare il tabernacolo sulla mensa dell'altare, azione ben presto imitata da molti. Come scriveva Giovanni Paolo ii nel 2003, "le forme degli altari e dei tabernacoli si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di volta in volta non solo i motivi dell'estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del Mistero" (Ecclesia de Eucharistia, 49). L'assemblearismo invece vede la custodia eucaristica in forma sussidiaria e non sorgiva dell'unione del fedele con Cristo oltre alla Comunione.
L'esortazione di Benedetto XVI Sacramentum caritatis del 2007 raccoglie le riflessioni e le proposte del Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia, perciò non va vista come espressione di una o un'altra corrente teologica. Vi leggiamo: "Mentre la riforma (liturgica) muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Santissimo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito. Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato. In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. Già Agostino aveva detto: Nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando - Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo (...) L'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa (...) L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga e intensifica quanto s'è fatto nella celebrazione liturgica stessa" (41).
La conseguenza in termini di progettazione delle chiese, evidenziata nello stesso documento postsinodale, è semplice: "Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile. Tali accorgimenti concorrono a conferire dignità al tabernacolo, che deve sempre essere curato anche sotto il profilo artistico" (69).
In ultima analisi l'evidenziazione del tabernacolo e l'esposizione d'immagini sacre stanno nella stessa linea della preghiera personale che, come visto, nulla toglie alla celebrazione comunitaria. Ne deriva che anche le immagini non sono solo ornato: "L'arte sacra - scriveva Giovanni Paolo ii - deve contraddistinguersi per la sua capacità di esprimere adeguatamente il Mistero colto nella pienezza di fede della Chiesa" (Ecclesia de Eucharistia, 50). E gli fa eco il sinodo nelle parole di Benedetto XVI quando ricorda che "l'iconografia religiosa deve essere orientata alla mistagogia sacramentale. Un'approfondita conoscenza delle forme che l'arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può essere di grande aiuto per coloro che, di fronte ad architetti e artisti, hanno la responsabilità della committenza di opere artistiche legate all'azione liturgica" (41).
C'è da riflettere dunque, non per invocare una qualche restaurazione, ma per ammettere con nobiltà d'animo gli errori commessi e per prospettare nuove linee di sviluppo dell'arte sacra. La prossima domanda sarà necessariamente come fare affinché la poliedrica arte contemporanea esprima adeguatamente il Mistero nella fede della Chiesa. Perché è dall'arte contemporanea che verrà la soluzione, non da nostalgici quanto impossibili revival. Ma in ogni caso siamo di fronte a una questione teologica e spirituale prima ancora che estetica.
Sono d'accordo. Tabernacolo al centro; e magari Altare Coram Deo (parlo per il Rito Romano in Forma Ordinaria).
RispondiElimina<span><span>non per invocare una qualche restaurazione, ma per </span> ----><span> </span>
RispondiEliminaammettere con nobiltà d'animo gli errori commessi e per ---->
----><span> prospettare nuove linee di sviluppo dell'arte sacra</span>
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
una volta fatta la normale analisi logica del periodo...
non capisco però la coerenza concettuale tra la prima prop. finale negativa (non per....)
e la 2a finale, positiva, (ma per...) e ancor più con la 3a finale, positiva (e per...):
nuove linee di sviluppo : in quale nuova direzione (visto che le "antiche linee" sono da respingere....) ?</span>
<p>Dunque ci sono stati errori, è bene riconoscerli, ma la soluzione non è nella restaurazione (decisamente questa parola fa una fifa terribile a molti) , ma nel prospettare nuove linee di sviluppo e la soluzione sarà l' arte contemporanea a darla...sopratutto niente nostalgici ritorni!
RispondiElimina</p><p>Mah...che siano artisti che vivono oggi a dovere intervenire questo è lapalissiano dirlo, non possiamo far rivivivere gli artisti del passato, ma ciò che ha bisogno di essere restaurata sembra proprio essere in primis la Fede di chi comanda le opere, ivi compreso di restauro, di chi le esegue e di chi le guarda .
</p><p>Se non c`è più la fede nella Presenza reale di N.S.G.C., se la Messa è diventata solo all`orizzontale una cena, un banchetto, il Tabernacolo diventa un`inutile e superflua presenza.
</p>
La chiosa dell'articolo tradisce l' "esigenza politica". L'ideologia imperante è aggressiva, e spesso occore fare comunque una "professione di fede" per poter porre problemi reali ed iniziare ad affrontarli! Sembra quasi una specie di "tessera di partito" pretesa dall'intellighenzia. Come a dire: io pongo il problema. Non do' la soluzione e riconosco che il "dittatore" (l'ideologia dominante) non può essere discusso direttamente. Ma almeno questi scritti sono un inizio..
RispondiEliminaIo, conoscendo i preti di oggi, so che essi metterebbero piuttosto una T V al centro ma mai e poi mai un Tabernacolo, poi loro, a quanto pare, hanno problemi di spazialità e sono sempre asimmetrici.
RispondiEliminaCari amici, molte parrocchie hanno cambiato il luogo del tabernacolo proprio quando dall'alto si avvertiva di tale necessità. Ma quello che è molto più grave, è che molti preti sessantottini non credono nell'adorazione eucaristica! Passi ( a malincuore) che il tabernacolo sia messo in disparte perchè Cristo è già presente nell'assemblea riunita( tesi che va per la maggiore, ma che avverso profondamente), ma è mostruoso che i presbiteri(i preti non esistono più!) non credano in una parte essenziale della vita cattolica(verso il protestantesimo e oltre!).Meno male che coraggosi gruppi isolati ( generalmente religiosi e religiose da tutti bisfrattati) hanno continuato la tradizione dell'Adorazione Perpetua; mi sembra che nelgi ultimi anni questa bella pratica sis tia diffondendo sempre più, in barba a tutti i catto-protestanti.
RispondiElimina<span>Guarda, forse meglio del tabernacolo al centro un'immagine o una vetrata che evochi il Padre ed il Paradiso: a quello sono indirizzate le preghiere della messa (tutte al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito). Tabernacolo in posizione ben visibile un po' a lato. Altare al centro sovrastato da un grande crocifisso a soffitto. Seggi decisamente laterali, il sacerdote è in persona Cristi all'altare, non quando dà gli avvisi.....naturalmente aula con orientamento deciso e messa versus Deum.
RispondiEliminaQs configurazione è più o meno quella delle chiese romaniche mature, prima di tutte le lacerazioni della chiesa e delle cicatrici degli ultimi secoli.
Qs sono le mie riflessioni in breve alla fine del Master di Arch. e arti sacre che ho fatto tre anni fa.
Saluti
Flavio</span>
Nun avemo ancora capito che stanno a fa' la mmutazione ggenetica de a dotrina. Nostro Signo' lo mannamo 'n un angoletto e ar centro ce mettemo er prete-sciomàn. E tte trovano pure le scuse der garbo e de la bona creanza: è pe' nun da' di spalle a Nostro Signore. Ma bbravi, e nun sarà mejo sposta er prete-sciomàn invece der tabernacolo? Me sa che se son magnati e bbevuti er cervello, si ce l'hanno mai avuto!
RispondiEliminabravo campanaro!
RispondiElimina@ redazione
RispondiEliminada "Cantuale Antonianum" che riporta e commenta il discorso del papa su San Francesco
"E’ anche vero che non aveva intenzione di creare un nuovo ordine, ma solamente rinnovare il popolo di Dio per il Signore che viene. Ma capì con sofferenza e con dolore che tutto deve avere il suo ordine, che anche il diritto della Chiesa è necessario per dar forma al rinnovamento e così realmente si inserì in modo totale, col cuore, nella comunione della Chiesa, con il Papa e con i Vescovi. <span>[La comunione prima dei progetti personali, anche di quelli buoni. Ci pensino i "crociati" di ogni riforma nella Chiesa, anche quelli che si richiamano alla Tradizione, facendo a pezzi la comunione con i vescovi...] "</span>
Riporto questo perchè, pur capendo molte volte la battaglia, mi addolorano i commenti a cui molte volte vengono sottoposti i vescovi in questo sito. Mi scuso per il post che non c'entra niente ed è critico su qs aspetto, ma in fondo il vescovo, che ha in sè il sigillo oggettivo del sacramento, per quanto indegno è sempre segno dell'unità della chiesa particolare e se non posto, almeno permesso da Dio.
Scusate ancora la critica, che vuole essere costruttiva, in comunione
Flavio
<span>proprio così: il Sacro (il Santo dei Santi) è dissacrato, emarginato, detronizzato dall'Altare e nascosto, mentre il profano viene sempre più "consacrato" e intronizzato nelle coscienze -con la potenza immediata dell'immagine- cominciando dal seggio del presidente, che sta sostituendo il Tabernacolo, in posizione centrale e alta, al centro dell'abside (dove talvolta è stato eliminato l'antico altar maggiore...)</span>
RispondiEliminaP.S. l'articolo qui presente è molto bello....
RispondiEliminascusi...l'unità ad ogni costo, di cui lei parla, sarebbe unità anche se ci si unisce nella DISSACRAZIONE o nell'eresia ?
RispondiEliminasecondo lei, CON CHI è unito un Vescovo che impedisce con la prepotenza ai fedeli e sacerdoti di celebrare il VO ? è forse unito col Papa ? o unito con la Chiesa di tutti i secoli, unità sin-cronica e dia-cronica?
<span>io mi chiedo, sig. Flavio, se lei si senta mai addolorato quando in certe celebrazioni, sempre più frequenti, <span>il Corpo Santissimo di Nostro Signore viene gettato a terra,</span> in tanti frantumi, calpestato, e se raccolto, gettato anche nei rifiuti (come accaduto, già riferito più volte, nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, alla presenza di alti prelati)...: lei si sente mai addolorato di questo ? i prelati si addolorano di questo ?
RispondiEliminase ne addolorano i ministri di Dio ?</span>
<span>secondo lei...
RispondiEliminanel farsi venire la geniale idea del Motu Proprio, il Papa Benedetto ha fatto a pezzi -come lei dice- <span><span>la comunione con i vescovi ?</span></span>
ah...è vero, sig. Flavio: certi vescovi hanno pianto...sì, hanno pianto (vada a leggere sulla stessa pagina-mappa geografica di questo blog (dove NON si possono celebrare le Messe VO PER DIVIETO dittatoriale di certi Vescovi) e poi mi dica... perchè mai hanno pianto? .....perchè il Papa li ha feriti nella "comunione" di cui lei parla, forse ?</span>
Criticare, anche aspramente, i propri pastori è da sempre un diritto; no: un dovere dei fedeli. La Chiesa è tutt'altro che dittatura. Il commento alle parole del Papa è un non sequitur: il Papa dice che il rispetto del diritto (canonico) è necessario. Non dice affatto, come adombra il commentatore, che si debba obbedienza cieca 'a prescindere'. Tanto vero che Atanasio è santo anche se si oppose a quasi tutti i vescovi del suo tempo.
RispondiEliminaovvero...
RispondiEliminaquando il Potere del Tiranno, insediato in alto seggio da 48 anni, obbliga i sudditi a ritenere e chiamare "comunione" il macigno con cui esso li tiene tutti schiacciati sotto, paralizzati e IMPOSSIBILITATI a parlare e ad agire se non come il POTERE VUOLE E ORDINA, (checchè dica il Papa...)
Non era nel senso di obbedienza "pronta cieca ed assoluta..." io vengo da un'esperienza che ora è nel palmo della mano del S.Padre, ma che molti anni fa era estremamente criticata dai vescovi. Però siamo sempre stati richiamati all'unità con il vescovo. Poi, forse, il problema è che internet è un luogo totalmente pubblico, senza alcun pudore... e molti commenti scendono al livello del gossip...
RispondiEliminaEcco, il mio dolore non è sul contenuto, chè un sacco di volte lo condivido, è sul metodo, ricordate la nudità dell'ebbrezza di Noè?
Saluti
Flavio
che c'entra tutto questo con l'articolo?
RispondiElimina?.....
RispondiEliminaNon è un caso che la Sacramentum Caritatis NON viene assolutamente approfondita nelle Parrocchie.....
RispondiEliminae...P.S.
RispondiEliminanon è un caso che a riguardo delle costruzioni delle NUOVE Chiese, il Tabernacolo è posto FUORI dal suo centro o addiruttira FUORI della Chiesa, per esempio nel noto santuario di san Padre Pio dove il Tabernacolo è niente meno che SOTTO L'AULA DELL'ASSEMBLEA.......e non è un caso che ad una nota Comunità riconosciuta cattolica si sia permesso niente meno che SFRATTARE IL TABERNACOLO non in una cappella laterale, ma FUORI dall'edificio dove si celebra la Messa...
Il Papa parla, e pochi lo ascoltano, forse il Papa dovrebbe cominciare AD ESIGERE che certe questioni siano applicate alla lettera...
non solo, caro Ospite...ma tantomento la Dominus Jesus, e mai e poi mai il Motu Proprio, il vero grande tabù: figurarsi che un parroco, due anni fa, interpellato dai parrocchiani in proposito disse:
RispondiElimina"Non l'ho mai sentito!"
chi sa che cosa direbbe il sig. Ex Aedibus di questo continuo ripetere
RispondiElimina"il Papa dovrebbe esigere", e su quali e quante questioni il Papa dovrebbe o potrebbe esigere che le storture siano raddrizzate, usando l'Autorità suprema, se conta qualcosa....e torniamo al solito problema:
EMANATA una legge, CHI AVRA' l'onere di FARLA ESEGUIRE ?
<span>la nota Comunità riconosciuta cattolica</span>
RispondiEliminacon grande probabilità è la stessa a cui allude il blogger di nome Flavio, che ne fa (o ha fatto) parte, senza nominarla, dicendo che è "nel palmo della mano<span> del S.Padre" (??): se così fosse, di che cosa stupirsi ?...e che cosa sperare di nuovo ?
</span>
è dall'arte contemporanea che verrà la soluzione, non da nostalgici quanto impossibili revival
RispondiEliminaCHI ME LO SPIEGA???
Chiedo venia "l'ospite" Today, 11:46:47 e delle ore 11:50:27 sono io....avendo riavviato il PC non mi ero resa conto che si doveva rimettere il nome...
RispondiEliminaall'osservazione di 2+2 sottolineo che è vero che il Papa tiene TUTTI nel palmo della sua mano...egli desidera la COMUNIONE PIENA, ergo non è detto che il suo desiderio sia diventato realtà... infatti resta APERTA e mai conclusa la Lettera del cardinale Arinze del 2005 e la conferma del Papa a tale Lettera nel Gennaio sia 2006 quanto 2009... ;)
RispondiEliminachiarito questo resta palese che il Papa nella Sacramentum Caritatis ha spiegato bene dove deve stare il Tabernacolo ma non è ascoltato....così come resta chiaro quanti gli si disobbediscono!
Effettivamente Caterina, c`è la Sacramentum Caritatis, e poi c`è la realtà dell`approvazione di un "rito", creato da un laico per le sue comunità, del quale, anche con potenti lenti di ingrandimento, non troveremo traccia nel documento del Papa.
RispondiEliminaSi pone allora la domanda logica e sensata, a che servono i documenti del Papa se restano lettera morta?
Non solo perchè chi è chiamato ad applicarli li ignora o li contesta, ma perchè l`autorità stessa con certe sue decisioni sembra agire come se non esistessero?
Purtroppo il tabernacolo viene sempre piu' spesso sostituto dal "seggio del presidente", in posizione assai simile ai luoghi di riunione della nota setta.
RispondiEliminaQuanto ai vescovi, ricordo a Flavio che se essi avallano dottrine opposte alla Fede cattolica (quali quelle della nota Comunita') non sono piu' vescovi nel senso giurisdizionale del termine, e si deve procedere senza indugi alla loro rimozione anche manu militari (cio' che presuppone uno un potere spirituale intatto e uno Stato cattolico).
Il fatto poi che la nota Comunita' possa ritenere di esser portata in palma costituisce uno dei misteri dell'iniquita' del nostro tempo e una delle prove cui Cristo Signore ha sottoposto la Sua Chiesa (Una Santa Cattolica Apostolica Romana). La Chiesa di Cristo e' solo una anche quando (auto)-flagellata e depopulata.
FdS
<span>si deve procedere senza indugi alla loro rimozione....</span>
RispondiEliminaeh caro FdS...
si dovrebbe....diciamo si dovrebbe....
(se vogliamo essere realisti.....)
*DONT_KNOW*
....e perchè allora non procede con un atto decisivo di Autorità che sia COGENTE, dopo che la famosa setta da oltre 40 anni continua a fare il comodo suo, agli ordini del kapo, infischiandosene allegramente dei comandi del Papa, e fingendo sfacciatamente (con la faccia esterna di Giano) di obbedire ("tutto bene, Santità...tutto a posto santità") ? perchè si lascia che tutto continui nella decennale deriva? (questa è continuità che continua...di certo)
RispondiElimina(e non mi si venga a dire che questa domanda disattesa sine fine sia un OT, perchè gli scempi peggiori e della Liturgia e dell'ARREDO SACRO provengono proprio dal "gruppo" NC!)
Non faccio parte di "quella nota comunità cattolica", noi si usa chiese normalissime, anche antiche....anche con il tabernacolo al centro, e, pensa te! siamo anche convinti profondamente della presenza reale di nostro Signore non solo nell'eucarestia ma anche nella comunione dei credenti...., nei ministri ordinati, addirittura nella comunione degli sposi (sacramento anche quello)...
RispondiEliminaProprio per quello, poichè credo ad una presenza reale anche se misteriosa pure nel sacramento dell'ordine che mi addoloro...
Ciao
Flaivio
Concordo e mi scuso per la poca chiarezza "sul palmo della mano" io intendevo solo dire che ci sono stati tempi in cui i vescovi avversavano anche comunità che ora sono considerate decisamente cattoliche e che non ci si ribellava...o, meglio che chi guidava MAI si sognava di parlare male di un vescovo, che quando alcuni dei suoi ragazzi ormai cresciuti sono diventati vesscovi ha incominciato a dargli del LEI perchè appartenevano al collegio degli apostoli e lui, semplice prete, no, anche se loro lo consideravano come padre.....
RispondiEliminaIo non seguo riti strani, il normale N.O. celebrato molte volte bene ed in sobrietà, con conti antichi o moderni ma mai con strimpellature.
Salve
Flavio
....già, perplesso, dice bene lei; chi mai vorrà spiegarci il misterioso annuncio che ci viene graziosamente calato dall'"alto" dell'empireo degli artisti che ci assicura (bontà sua)
RispondiElimina<span>che è dall' arte contemporanea che verrà la soluzione, non da </span>nostalgici quanto impossibili revival...
....con accenti di illimitata fiducia in quest'arte contemporanea che -per sua propria virtù intrinseca(?)- ci darà la soluzione agli sconci che ci hanno allietato per 40 anni, e che oggi, per non so quale insondabile eccelso decreto iperuranico ha deciso di rinunciare ai capricci e alle bizzarrie multiformi e di tornare a più miti (e tradizionali) consigli....
(ha deciso? e quando mai....e su quale documento noi possiamo leggere questa presunta decisione di "ravvedimento" ? e quando mai 40 anni fa era stato pubblicato un "annuncio" di prossime bizzarrie artistiche, che magari i fedeli potessero accettare o rifiutare, se informati ?.....)
(L'articolista è forse il portavoce ufficiale dell'Arte sacra stessa, dalla quale ha ricevuto il grande annuncio di soluzione prossima?)
non so se si può segnalare o meno un post di un blog personale (in questo caso del mio), io ci provo: avevo parlato di questi problemi (spalle del sacerdote contro tabernacolo, tabernacolo nascosto, sedia del sacerdote, comunione nella mano) un mesetto fa, questo è link
RispondiEliminahttp://mi-chael.blogspot.com/2009/12/labominio-della-desolazione.html
sì, egr. Salvatore, la sua desolante esperienza è la stessa che fanno tutti i fedeli cattolici, da più di 40 anni (i più maturi): ma almeno lei ha ancora la sensibillità spirituale di accorgersi dell'abisso al quale ci stiamo avviando, col consenso (e per volere espresso) di tante autorità ecclesiastiche...
RispondiEliminatemo che il peggio sia ancora da venire...
:'(
Ieri le Paoline della mia città a momenti non sapevano cosa fosse il Summorum pontificum cura! non parliamo del libro di mons. Gherardini; in compenso avevano un sacco di libri di spiritualità ebraica e mancava il settore di spiritualità ortodossa. alla fine le acuse sentite diversi anni fa di essere neocat trovano prove indiziarie molto forti.
RispondiEliminaChi predica la necessita' di rimettere il tabernacolo sull'altare secondo me sbaglia per vari motivi:
RispondiElimina1)Storicamente il tabernacolo non è mai stato sull'altare ma sempre in disparte.Solo dopo il Concilio di Trento la Chiesa,in polemica con i Luterani,decise di porre il tabernacolo sull altare.In origine il tabernacolo,come lo conosciamo oggi, neanche esisteva e successivamente non stava in Chiesa ma nella casa del Vescovo o nella sagrestia.Poi nel medioevo nacquero le edicole eucaristiche per cui le ostie venivano conservate in alto sospese in una custodia a forma di colomba.Ma non sull'altare.Solo dopo Trento si decise di porlo sull'altare.Dopo il Concilio Vaticano II si è voluto ridare all'altare l'importanza che ha sempre avuto.Il centro della Chiesa comunque non è il tabernacolo ma l'altare consacrato dal Vescovo.
Inoltre c'è una istruzione ancora valida che mi sembra nessuno voglia prendere in considerazione.Si tratta della Eucharisticum Mysterium di Papa Paolo VI la quale afferma che lo scopo primario e originario del Tabernacolo e' quello della conservazione delle sacre Specie per il viatico agli ammalati.Scopo secondario e' quello del culto eucaristico fuori la Messa.La presenza del tabernacolo sull'altare sminuisce lo stesso e toglie importanza alla Messa la quale è centro e culmine della vita della Chiesa a favore della devozione personale , particolare e intimistica .L'altare luogo piu' sacro della Chiesa.
2)Un altro equivoco e' la posizione versus deum.A parte il fatto che tutte le posizioni sono versus deum anche quella coram populo Dio è ovunque ed è sempre il centro della celebrazione.Ma anche volendo ammettere la posizione di spalle del celebrante è scorretto dire Versus deum semmai si dovrebbe dire versus oriens perche' il celebrante di spalle e' nata come volgersi verso oriente non verso il tabernacolo.
poi durante i secoli ha avuto vari cambiamenti,l'abside,la croce etc.E' lo stesso Card.Ratzinger ha riconosciuto che negli ultimi secoli si era persa la consapevolezza del reale significato della posizione a oriente per cui si pensava che Versus Deum o verso Gesu' significasse verso il tabernacolo.Quindi chi predica il ritorno al tabernacolo sull'altare sbaglia di grosso.
L'arte contemporanea ha perso la luce. Da molto tempo ormai. Non c'è speranza che un artista contemporaneo, a meno che non sia animato da una forte sensibilità classica, possa trattenersi di privilegiare, nell'opera, l'originale al posto del bello. All'artista di oggi, infatti, non chiediamo più di stupirci col bello, ma di inebriarci con la provocazione, il sovvertimento, magari con la bestemmia. Ve la ricordate vero la rana crocifissa? Non ci sarebbe stato da preoccuparsi se si fosse semplicemente trattato del frutto di una povera mente malata, ma la pervicacia con la quale la si è voluta mantenere nella mostra nonostante le proteste conferma che di opera d'arte si trattava, per i nostri ottusi critici. E, una volta data a loro la responsabilità di definire cosa sia o meno indicato per conciliare la riflessione e l'adorazione in una chiesa, cosa vi aspettate che vi consiglino?
RispondiEliminacon la scusa dell'arte, tutto è permesso: così era e così sarà, secondo il dettato ideologico risalente a 41 anni fa che parlava di "arte di rottura", essere "trasgressivi", "dissacranti", come se questo fosse il segno sicuro delle menti superiori....(e infatti fa pensare a chi pretende di essere "al di sopra del bene e del male <span><span> essere un'immagine divina</span></span>" - Battiato riecheggia Nietzsche -
RispondiEliminae sui forum di cultura si legge la gran sicumera di afferma:
"Se c'è una cosa di cui dobbiamo essere contenti è proprio il relativismo morale. Ringraziamo i sessantottini e gli illuministi che hanno lottato per questo"e <span>Viva il relativismo morale!!!</span><span> e tante belle cose che illuminano la mente degli artisti....)</span>
parola magica: sperimentare, abbattere tutte le barriere, per sentirsi alla pari con Dio, in nome dell'Arte!
PS. ...tra l'altro, quel commento che dice "viva il relativismo", esclama felice:
"Grazie a Dio, sono ateo!"
<span><span>è vero: si dà agli artisti la piena responsabilità (insindacabile?) di<span> definire cosa sia o meno indicato per aiutare il fedele a vivere il senso del sacro, a indirizzare le menti degli uomini a Dio....
RispondiElimina</span> ma io vorrei chiedere, se il documento riportato dice:
"Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile."
è bene predisporre...
è preferibile situare...
oppure in altro punto...
a lume di naso del lettore terra-terra queste espressioni NON OBBLIGANO a nessuna decisione CERTA: non si fanno divieti di collocazioni DIVERSE,
poichè se uno dice è preferibile situare, lascia intendere che VA BENE anche se si situa in modo diverso, modo PARIMENTI ACCETTABILE anche se DIVERSO da quello indicato.
oppure in altro punto ecc....sembra dire:
è preferibile ciò che io ho detto...ma se proprio non si può...si faccia altrimenti;
e una pietra della strada rimane di sasso e si chiede:
CHI E PERCHE' stabilisce che NON SI PUO' collocare quell'oggetto nel modo suggerito?
Ecco, pare che quel documento non faccia altro che SUGGERIRE CERTE DISPOSIZIONI, che non sono affatto obbligatorie: sono proposte, non imposizioni.
Ergo, ognuno nella realtà pratica, può fare ciò che vuole, se troverà le "opportune" motivazioni! o no....?
(ma io sono solo un povero lettore sprovveduto, avrei bisogno di illuminanti esegesi dall'alto, che in quest'articolo non vengono offerte...)</span></span>
che sia l'abominio della desolazione? chi legge comprenda.
RispondiEliminapeggio di così? tra un po' raschiano il fondo del barile!
RispondiEliminaFantastico don Michele, un grande, come sempre.
RispondiEliminaE' un vero uomo di Dio, i suoi libri lo testimoniano.
Tabernacolo al centro, Tabernacolo ricco, Tabernacolo bello: la Chiesa deve essere costruita von un moto achietettonico che tenda verso di Lui!
scusi, Lucas, certo che sono begli auspici, ma...ha letto come dice alla fine l'articolo?
RispondiEliminaè dall'arte contemporanea che verrà la soluzione,
ciò fa pensare...:
dopo che tutti noi avremo apprezzato e condiviso il suo lodevole e pio desiderio, che era esattamente lo stesso dei fedeli che assistono ancora oggi alla demolizione dei vecchi tabernacoli (ritrovati sui banchi dei mercatini d'anticaglie), pio desiderio continuamente conculcato, A CHI secondo lei daremo carta bianca per decidere di fatto la collocazione dei nuovi tabernacoli ?
Lei forse è giovane, non ricorda quando si usava dire, negli anni '70:
chi ha il potere decisionale di far eseguire quella disposizione di legge?
(ammesso che stiamo parlando di una legge a tutti gli effetti...)
....meno male che l'articolista precisa, concludendo, che si tratta di una questione teologica e spirituale, prima che estetica: chissà se qualche neo-artista terrà conto di questa priorità...
<span>«Separare il <span></span>Tabernacolo dall'altare equivale a separare due cose che in forza della loro natura debbono restare unite»
RispondiElimina(<span></span>Pio XII Allocuzione al Congresso Internazionale di Liturgia, Assisi - Roma 18-23 settembre 1956). Cfr. anche Mediator Dei, I, 5. </span>
Ma allora...
RispondiElimina- che cosa ne pensavano i Padri conciliari di questa riaffermazione da parte di Pio XII di INSEPARABILITA' DI ALTARE E TABERNACOLO ?
- che ne pensa colui che ha scritto quell'articolo ?
- che ne pensa il Papa ?
- e quale nesso di CONTINUITA' può esistere tra la citata affermazione di Pio XII e le vaghe e non impositive indicazioni di collocazioni "PREFERIBILI" e (presumibilmente) facoltative del Tabernacolo in posizioni variabili, così come si legge nel documento post-sinodale qui riportato da Michele Dolz (ma è un "don" che scrive? perchè non lo prepone al nome?....)
Ha detto Flavio: "<span><span>Guarda, forse meglio del tabernacolo al centro un'immagine o una vetrata che evochi il Padre ed il Paradiso: a quello sono indirizzate le preghiere della messa (tutte al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito). Tabernacolo in posizione ben visibile un po' a lato. Altare al centro sovrastato da un grande crocifisso a soffitto. Seggi decisamente laterali, il sacerdote è in persona Cristi all'altare, non quando dà gli avvisi.....naturalmente aula con orientamento deciso e messa versus Deum. Qs configurazione è più o meno quella delle chiese romaniche mature, prima di tutte le lacerazioni della chiesa e delle cicatrici degli ultimi secoli. Qs sono le mie riflessioni in breve alla fine del Master di Arch. e arti sacre che ho fatto tre anni fa".</span></span>
RispondiElimina<span><span></span></span>
<span><span>L'immagine del Padre è il Figlio; il fatto che sia stato poi rappresentato (tipo Trinità del Masaccio), è un primo segno delle lacerazioni e cicatrici giustamente lamentate. Ricordo che i catini absidali spesso rappresentano il Cristo Pantocratore; un'altenativa moderna potrebbe essere l'etimasia o, meglio ancora, l'Agnello immolato dell'Apocalisse.</span></span>
<span><span>L'altare andrebbe sormontato soprattutto dal ciborio (<span>da non confondere col tabernacolo o la pisside</span>), come in molte chiese romaniche; oggi si tenta di disporre sopra l'altare o un tiburio o una tenda luminosa (vedi i recenti e discussi restauri della cattedrale di Alba), ma è sempre meglio il modello della Tradizione della Chiesa indivisa.</span></span>
<span><span></span></span>
<span><span>Per Dante Pastorelli:</span></span>
<span><span>L'inseparabilità dell'altare dal tabernacolo è di ordine teologico, non necessariamente liturgico. La forma invalsa a partire dal Giberti è solo uno, non l'unico modo di articolarli, come dimostra la storia dell'arte. </span></span>
<span><span></span></span>
<span><span></span></span>
...ma la Liturgia non rispecchia una Teologia ?
RispondiEliminaE intanto continua l'iconoclastia contro gli altari...a Sant'Agnese sulla via Nomentana il tabernacolo è finito in una cappella laterale rimosso dall'altare di Paolo V e la statua di Sant'Agnese su un mostuoso pilone moderno in fondo all'abside.
RispondiEliminaChi salveràla Chiesa dall'autodemolizione in cui è incappata? Il Papa regna ma di fatto non governa.
Governano i principotti siano essi vescovi o sacerdoti.
Anche l'inseparabilità tra croce e altare è di ordine teologico più che liturgico?
RispondiEliminaAnche il ciborio è espressione di un genere artistico.
Sempre Pio XII, nella Mediator Dei, condanna l'archeologismo liturgico.
Con unico sguardo rivolto all'altare con tabernacolo il fedele coglie in unità Croce, Golgota, presenza reale, ara e mensa.
Grazie per la precisazione, effettivamente il Pantocrator è il Cristo in gloria, alla fien dei tempi. A me interessava notare che la celebrazione "per gesù" mi permette di attingere a Dio Padre altrimenti Mistero inarrivabile.
RispondiEliminaCiao
Flavio
Perdi un po' l'orientamento verso Dio Padre. Dio nessuno l'ha mai visto, il Figlio unigenoto ce lo ha rivelato...la liturgia deve mettere in comunicazione il cielo con la terra, la Presenza reale (cui peraltro credo) non è l'unica cosa importante. Gesù con la sua morte e la resurrezione e quindi la sua presenza riapre la via verso il Padre. Per questo il percorso e 'orientamento sono importanti. La fine del percorso è la vita eterna, l'eucarestian un mezzo per arrivare a verLo come Egli è...
RispondiEliminaA me sembra che la liturgia avrebbe più significato....
P.S. al master sono andato a fare 4 chiacchere con uno dei preti che celebrano V.O. più in vista di Roma (non voglio fare nomi...) e lui mi ha detto che la riseva eucaristica la metterebbe anche in sacrestia e che l'uso sull'altare è da fine '600...io penso che l'adorazione personale vada sempre incoraggiata, se unlo passa in Chiesa deve poter "vedere Gesù senza doverlo cercare.
Ciao
<span><span>CHI VEDE ME, VEDE IL PADRE (cfr Gv 14,9)</span></span>
RispondiEliminaAppunto, si deve vedere che la caratteristica di Gesù è il rapporto con il Padre, non è chi vede me vede me....
RispondiEliminaChe il rivolgersi ad orientem vada verso l'oltre, il mistero che la venuta di Gesù rende presente.
Ciao
Flavio
Allora dimentichi lo Spirito Santo.
RispondiEliminaChe si fa? In Cristo son presenti Padre e Spirito: una sustanza in tre persone.
<span>al master sono andato a fare 4 chiacchere con uno dei preti che celebrano V.O. più in vista di Roma (non voglio fare nomi...) e lui mi ha detto che la riseva eucaristica la metterebbe anche in sacrestia </span>
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Meno male che s'è limitato alla sacristia.
Sento in maniera molto viva la necessità di ridare quanto meno visibilità al tabernacolo nelle chiese (se non altro, con una lampada di dimensioni notevoli e ben visibile). Sento anche la necessità di educare i fedeli al culto del tabernacolo, cosa che non si fa più. E' inutile lamentarsi perché i fedeli si comportano in chiesa come in una qualsiasi sala o aula.
RispondiEliminaera l'ora!!! attendevamo che qualcuno ragionando con la propria testa evidenziasse questa orribile soluzione praticata in molte chiese, ahimè anche in quelle di antica costruzione, di mettere da parte il tabernacolo...ovvero emarginare la PRESENZA REALE DI GESù, a favore della "presidenza" del sacerdote celebrante. Mi disse giustamente un sacerdote ortodosso: voi cattolici, nelle vostre chiese, avete tolto Dio per metterci un uomo. Come dargli torto?
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