Storico dell’arte formatosi alla Yale University, voce molto valorizzata in Vaticano, lo statunitense monsignor Timothy Verdon dice al Foglio che sabato scorso, incontrando gli artisti nella Cappella Sistina, “il teologo Benedetto XVI ha fatto di più di quanto fece nel 1964 l’esteta Paolo VI”.
Ovvero, “mentre Paolo VI parlò nella Sistina senza parlare mai della Sistina, Ratzinger ha spiegato l’arte come espressione della speranza riferendosi direttamente a un’opera d’arte. Ovvero, ha fatto riferimento al ‘Giudizio finale’ di Michelangelo che campeggiava sulla parete pochi metri dietro di lui. Ha svolto una catechesi vera e propria basandosi, come spesso gli capita quando incontra persone in luoghi particolarmente suggestivi all’interno del Vaticano, sulle immagini che le opere d’arte che lo circondano gli offrono”.
Insieme, “facendo guardare verso il ‘Giudizio finale’ è come se avesse voluto mostrare a tutti gli artisti presenti – credenti e non – un esempio, appunto Michelangelo. Questi si convertì lavorando in Vaticano. La sua conversione fu incontro con Cristo: una possibilità che il Papa ha voluto offrire sabato a tutti gli artisti”.
Cosa ha detto il Papa agli artisti? “Il Papa aveva davanti persone che hanno ricevuto un grande talento. Li ha invitati a collaborare e ha detto loro di non avere paura della chiesa. Ratzinger ha parlato loro della bellezza, ciò a cui ogni artista si rifà quando crea. Ma ognuno deve riconoscere che la propria bellezza è parziale, che ogni bellezza messa in forma, interpretata in un’opera d’arte, altro non è che un riflesso di una bellezza più grande. Ogni bellezza parziale riverbera l’assoluto. Per la chiesa questa bellezza più grande ha il volto di un uomo, si chiama Gesù Cristo. Egli è la via, è la bellezza che non ruba niente e offre un’opportunità”.
Ratzinger ha però parlato di due possibili ricerche della bellezza. E, dunque, di due tipi di arte. Una non autentica. E’ quell’arte che fugge nell’irrazionale o nel mero estetismo. Una bellezza “illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento”, una bellezza “che sfocia nell’oscenità e nella trasgressione”.
Una bellezza alla quale negli ultimi anni molta arte si è rifatta. Poi c’è una bellezza autentica “che schiude il cuore dell’uomo alla nostalgia, al desiderio profondo di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé. Spiega Verdon: “Gli artisti hanno la libertà di scegliere tra l’una e l’altra bellezza. La scelta spetta a loro. In questo senso l’incontro di sabato è stato importante: il Papa ha aperto una strada e chi vuole può percorrerla. E’ vero: la realtà intorno è spesso negativa. Anche Ratzinger da bravo filosofo tedesco parte dal fatto che la realtà che abbiamo intorno è negativa. Perché Ratzinger è un realista e non è incline a ottimismi senza senso. Ma insieme è un uomo di fede e sa proiettarsi su orizzonti più vasti e lontani. Sa che la realtà è spesso malvagia ma sa che si può avere speranza. Questa speranza è la proposta che fa agli artisti. Sabato il modello a cui guardare era sotto gli occhi di tutti: il ‘Giudizio universale’ di Michelangelo ricordava come la storia dell’umanità sia una continua ascensione, un’inesausta tensione verso la pienezza. E questo orizzonte ultimo è una meta a cui tutti possono tendere. Questa è la speranza che gli artisti possono cercare di proporre. Una speranza che ha un legame indissolubile con la bellezza, la bellezza piena che per i credenti è Cristo”.
Pubblicato sul Foglio martedì 24 novembre 2009
Ovvero, “mentre Paolo VI parlò nella Sistina senza parlare mai della Sistina, Ratzinger ha spiegato l’arte come espressione della speranza riferendosi direttamente a un’opera d’arte. Ovvero, ha fatto riferimento al ‘Giudizio finale’ di Michelangelo che campeggiava sulla parete pochi metri dietro di lui. Ha svolto una catechesi vera e propria basandosi, come spesso gli capita quando incontra persone in luoghi particolarmente suggestivi all’interno del Vaticano, sulle immagini che le opere d’arte che lo circondano gli offrono”.
Insieme, “facendo guardare verso il ‘Giudizio finale’ è come se avesse voluto mostrare a tutti gli artisti presenti – credenti e non – un esempio, appunto Michelangelo. Questi si convertì lavorando in Vaticano. La sua conversione fu incontro con Cristo: una possibilità che il Papa ha voluto offrire sabato a tutti gli artisti”.
Cosa ha detto il Papa agli artisti? “Il Papa aveva davanti persone che hanno ricevuto un grande talento. Li ha invitati a collaborare e ha detto loro di non avere paura della chiesa. Ratzinger ha parlato loro della bellezza, ciò a cui ogni artista si rifà quando crea. Ma ognuno deve riconoscere che la propria bellezza è parziale, che ogni bellezza messa in forma, interpretata in un’opera d’arte, altro non è che un riflesso di una bellezza più grande. Ogni bellezza parziale riverbera l’assoluto. Per la chiesa questa bellezza più grande ha il volto di un uomo, si chiama Gesù Cristo. Egli è la via, è la bellezza che non ruba niente e offre un’opportunità”.
Ratzinger ha però parlato di due possibili ricerche della bellezza. E, dunque, di due tipi di arte. Una non autentica. E’ quell’arte che fugge nell’irrazionale o nel mero estetismo. Una bellezza “illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento”, una bellezza “che sfocia nell’oscenità e nella trasgressione”.
Una bellezza alla quale negli ultimi anni molta arte si è rifatta. Poi c’è una bellezza autentica “che schiude il cuore dell’uomo alla nostalgia, al desiderio profondo di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé. Spiega Verdon: “Gli artisti hanno la libertà di scegliere tra l’una e l’altra bellezza. La scelta spetta a loro. In questo senso l’incontro di sabato è stato importante: il Papa ha aperto una strada e chi vuole può percorrerla. E’ vero: la realtà intorno è spesso negativa. Anche Ratzinger da bravo filosofo tedesco parte dal fatto che la realtà che abbiamo intorno è negativa. Perché Ratzinger è un realista e non è incline a ottimismi senza senso. Ma insieme è un uomo di fede e sa proiettarsi su orizzonti più vasti e lontani. Sa che la realtà è spesso malvagia ma sa che si può avere speranza. Questa speranza è la proposta che fa agli artisti. Sabato il modello a cui guardare era sotto gli occhi di tutti: il ‘Giudizio universale’ di Michelangelo ricordava come la storia dell’umanità sia una continua ascensione, un’inesausta tensione verso la pienezza. E questo orizzonte ultimo è una meta a cui tutti possono tendere. Questa è la speranza che gli artisti possono cercare di proporre. Una speranza che ha un legame indissolubile con la bellezza, la bellezza piena che per i credenti è Cristo”.
Pubblicato sul Foglio martedì 24 novembre 2009
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RispondiEliminaVERGOGNA!
RispondiEliminache ragione c'è di calunniare in questo modo una sorella, conosciuta personalmente da tanti di noi, che si spende per il Signore con generosità e con 'sapienza'?
Io, che insieme a molti altri ho il dono della sua amicizia, ma soprattutto quello di sapermi unita, con lei, in Cristo Signore, esprimo tutto il mio dolore per questo inqualificabile atto,
avendo esaurito ogni capacità di sdegno in questi giorni così duri, per lasciar emergere il compatimento per persone così capaci di odio e di bassezza, che sono i frutti della loro cecità.
Miserere nobis, Domine!
Che sia spiacevole quel che dice è ovvio, ma che fare?
RispondiEliminaspiacevole per chi? per chi tradisce il Signore e ha 'sposato' la NUOVA Chiesa post-conciliare, sotto una delle tante, purtroppo, sfaccettature ideologiche o dichiaratamente (nel segreto, ovviamente) sovversive, che la stanno martoriando e deturpando e in essa deturpano il Volto del Suo Sposo?
Quello che leggo è una mail senza nome e cognome in quanto omessi.Quindi è, senza pubblicazione dell'originale, frutto di invenzione di un anonimo che si nasconde. Infine anche se Caterina ( che personalmente non conosco, ma di cui leggo gli appassionati post con piacere e, direi, sana condivisione)non fosse una laica domenicana non me ne può fregare di meno.Perchè? semplicemente per il fatto che ciò che Lei posta non trasuda di IO ma di Noi e se l'anonimo vigliacchetto non ne capisce la differenza è un idiota (etimologicamente si intende).
RispondiEliminaMatteo Dellanoce
Resta un fatto che il signor Barile ha violato la privacy rispondendo ad una email privata e non intervenendo in un processo pubblico. E di questo ci sarebbe da fidarsi? Bel Giuda che consegna l'uomo ai cani del mondo!
Che Caterina63 sia laica domenicana o no, questione questa che oltre all'anonimo "denunziante" credo a pochissimi altri possa interessare (a me no di sicuro), nulla toglie e nulla aggiunge a quanto, non soltanto su questo blog, questa persona ha meritoriamente scritto sia per "diffondere" sia per difendere la dottrina cattolica.
RispondiEliminaPer quanto mi risulta nulla di falso ha mai scritto.
Ma sapete chi è p. Riccardo p. Barile e cosa predica essendo dell'ordine dei predicatori, massime sulla liturgia antica? Interpellarlo è come interpellare Odifreddi per un giudizio sulla Comunione dei santi. Ma per favore, pedalate via perdigiorno!
RispondiEliminaSignori, ma perché rispondete al solito imbecille troll neocatecumentale? Lasciatelo alla sua livida invidia e alla sua patetica impotenza.
RispondiEliminaQuanto al P. Barile, qui evocato, priore dei domenicani... libera nos Domine. Leggete qui le sue opinioni sul motu proprio, e come rispetta il Papa:
P. Barile o.p.
Cari amici della Redazione,
RispondiEliminacon somma umiltà si risponde a sti idioti perchè tanto quanto Dio scacciò Eva ed Adamo dal Paradiso Terrestre, tanto quanto Cristo scaccio i mercanti dal tempio, tanto quanto la Verità ci è stata data, chi la professa non può non denunciare la menzogna! E questo non vuol dire sostituirsi a Dio ma esserne testimoni fino al martirio...e l'ottima Caterina è stata Martirizzata pubblicamente da un idiota (etimologicamente) che andrebbe decisamente scacciato...
Matteo Dellanoce