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Il canto della Kalenda nella liturgia romana

Nella liturgia romana all’inizio della Messa di mezzanotte si può cantare la cosiddetta « Kalenda », ovvero la solenne proclamazione della n...

lunedì 12 ottobre 2009

Intervista a mons. Fellay sugl'incipienti colloqui dottrinali.

Dal sito ufficiale della Fraternità San Pio X, DICI, questa intervista a mons. Fellay rilasciata a Roodepoort, Sudafrica, tradotta a nostra cura.
 
- Con la revoca del decreto di scomunica, inizieranno le discussioni dottrinali tra Roma e la Fraternità S. Pio X. Qual è lo scopo di queste discussioni?
L'obiettivo che si cerca di raggiungere con queste discussioni dottrinali è un importante chiarimento nell'insegnamento della Chiesa negli ultimi anni. In effetti, la Fraternità San Pio X, seguendo il suo fondatore Mons. Lefebvre, ha obiezioni serie sul Concilio Vaticano II. E ci auguriamo che le discussioni permetteranno di dissipare gli errori o le gravi ambiguità che da allora sono state diffuse a piene mani nella Chiesa cattolica, come lo stesso Giovanni Paolo II ha riconosciuto.

- Quanto tempo queste discussioni dureranno? Quali saranno i punti principali che saranno trattati e come lo saranno?
Non ho idea del tempo che prenderanno queste discussioni. Questo certamente dipenderà anche dalle aspettative di Roma. Esse possono prendere un tempo alquanto lungo.
E questo, perché i temi sono vasti. Le nostre principali obiezioni sul Concilio, come la libertà religiosa, l’ecumenismo, la collegialità, sono ben noti. Ma altre obiezioni potrebbero essere poste, come l'influenza della filosofia moderna, le novità liturgiche, lo spirito del mondo e la sua influenza sul pensiero moderno che imperversa nella Chiesa.

- Le due crociate del rosario hanno dato i loro frutti. Con riferimento al Motu Proprio del luglio 2007, quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti dei sacerdoti che ora celebrano la Messa tradizionale, anche se non esclusivamente perché dicono pur sempre la Messa nuova?
Fondamentalmente, ogni volta che un prete vuole tornare alla Messa di sempre, abbiamo il dovere di avvicinarlo con un atteggiamento positivo; dovremmo gioirne e sperare che la Messa produca da sé i suoi frutti. Si vede già che questo avviene la maggior parte delle volte. Ci sono anche, naturalmente, dei sacerdoti che rimarranno indifferenti al rito antico. Il tempo ci mostrerà chi è serio in questo campo e chi non lo è

- Quali consigli può dare ai fedeli riguardanti questi sacerdoti? Quale dovrebbe essere l'approccio dei laici nei loro confronti?
I fedeli devono restare molto prudenti e non mettersi in situazioni troppo imbarazzanti. Devono consultare i nostri preti prima di rivolgersi a questi sacerdoti. Le circostanze sono così diverse: ogni sacerdote è diverso, e fino a quando non è chiaro che il ravvicinamento del sacerdote verso la Messa è autentico, i fedeli dovrebbero rimanere bendisposti, ma mantenendo un atteggiamento cauto.

- A sua conoscenza, c’è ora un più gran numero di preti che celebrano esclusivamente la Messa di sempre?
È difficile dare una risposta esatta, perché non c'è nessun rapporto ufficiale in proposito e perché molti di coloro che vorrebbero celebrare la Messa antica non osano. C’è in molti paesi una forte pressione dalla gerarchia per evitare questo ritorno. Molti preti devono dirla in segreto a causa di questa paura. Ritengo tuttavia che questo numero crescente rimanga ancora modesto.

-La crisi della Chiesa è una crisi di fede. Ci vorrà tempo perché tutti i sacerdoti dicano esclusivamente ‘l’antica’ Messa. È corretto dire che, se anche se attraverso le discussioni dottrinali Roma tornasse alla pienezza della verità, ci sarebbe sempre una grande opposizione sulla Messa e sul Vaticano II?
Occorre restare realisti. Il ritorno, la restaurazione della Chiesa richiederà tempo. La crisi che colpisce la Chiesa tocca tutti gli aspetti della vita cristiana. Uscire da questa situazione richiederà più di una generazione di impegni costanti nella giusta direzione. Forse un secolo. E questo significa che ci si deve attendere dell'opposizione. Ma speriamo che il peggio sia passato e che i segni di guarigione che si intravvedono oggi siano germi di realtà e non solo un sogno...

- La collegialità è un disastro per la Chiesa. Non si può vedere nonostante tutto una lieve "crepa nel muro della collegialità" con il motu proprio del Papa Benedetto XVI e più recentemente con la revoca del decreto di scomunica?
Infatti, queste decisioni sono davvero sue proprie. C'è un modo vero per comprendere la collegialità; Paolo VI ha aggiunto una "Nota praevia" per il documento sulla Chiesa, Lumen Gentium, in modo che la collegialità fosse capita bene. Il problema è che questa nota è come dimenticata. L'idea generale che si è diffusa e che pretende di ridurre sensibilmente il potere del Sommo Pontefice è un pericolo reale per la Chiesa e renderebbe impossibile il governo. Pertanto, i diversi atti presi "motu proprio" dal Papa sono buoni segnali di una volontà di governare personalmente e non collegialmente la Chiesa.

- Ci sono state molte reazioni - per o contro – le decisioni del Papa, a tal punto che è stato costretto a scrivere una lettera di spiegazione per i Vescovi. E’ un fatto positivo che il Papa si sia trovato come "spalle al muro", per così dire?
In realtà dipende sul punto di vista. L'autorità del Papa è davvero stata scossa dal tumulto di inizio anno. Non può essere considerato come un fatto positivo se non per l’effetto opposto che ciò dovrebbe generare a Roma, e che permette di capire chi ama la Chiesa e lavora per la sua edificazione e chi no.

- Per la prima volta da quarant'anni vediamo l’autorità suprema della Chiesa rendersi conto che ci sono problemi d’ordine teologico, dottrinale. Il Papa non si rende conto che la "Chiesa conciliare" (per citare il cardinale-Benelli) e le sue riforme sono condannate e che è necessario un ritorno alla tradizione?
Non sono ancora sicuro che tutti considerino le discussioni dottrinali in tale modo. Direi che per la maggior parte della gerarchia, queste discussioni sono necessarie, non per la Chiesa, ma per noi e il nostro "ritorno alla piena comunione", in modo che si adottino le novità. In effetti, ho l'impressione che ci troviamo di fronte ad una situazione molto delicata. La realtà della crisi è ammessa, ma non i rimedi. Noi diciamo, e lo si prova con i fatti, che la soluzione della crisi è un ritorno al passato. Benedetto XVI dice la stessa cosa: sottolinea l'importanza di non tagliare con il passato (ermeneutica della continuità), ma intende mantenere le novità del Concilio, considerando che non sono una rottura con il passato. Secondo lui sono nell’errore e nella rottura con il passato solo quelli che vanno oltre il Concilio. Questa è una questione delle più delicate.

- La posizione del Papa sull’ecumenismo non ha l’aria di essere così entusiasta come quella del suo predecessore. Questo è dovuto al fatto che vede l’ecumenismo sotto un aspetto più teologico, opposto all’"ut unum sint" dalle conseguenze così disastrose per la Chiesa?
Non credo che il Papa ritenga l’ecumenismo come un male. Egli ha caro il fatto che la Chiesa continui in questa direzione e ha persino affermato che era irreversibile... ma mi sembra voler far bene la differenza tra le diverse confessioni e favorire quelli più vicini come gli ortodossi anziché i protestanti.

- Quest'anno stiamo celebrando i 25 anni della presenza della Fraternità in Africa e più precisamente al Priorato N.S. dei Dolori a Johannesburg. Quali consigli o incoraggiamenti può dare ai nostri parrocchiani a a tutti i fedeli del distretto d’Africa?
Grazie a Dio per questo giubileo meraviglioso. In questi giorni di crisi, 25 anni è un grande risultato per il quale occorre rendere grazie. Ciò dimostra anche una grande fedeltà da parte dei fedeli. La fedeltà è una vera gloria. Essa implica ad un tempo la preservazione della fede e la fermezza, la perseveranza nella battaglia. Quindi, il migliore augurio che possa indirizzare loro - e a noi tutti anche - sarebbe ch’essi siano più che mai fedeli.

42 commenti:

  1. Questa intervista evidenzia la grande statura del vescovo Fellay e la pacatezza e chiarezza, oggi bene introvabile,con cui risponde alle domande mostrano , oltre che la grande Fede anche una grande conoscenza teologica. Tutto il contrario di quanto i conciliaristi in questi anni hanno voluto instillare nelle menti dei poveri cristiani in cerca della Verità, quando si trattava della FSSPX. Bisogna pregare perchè i colloqui con Roma non si arenino subito, come molti sperano. Ci vorrà molto tempo per raggiungere un accordo? Va bene purchè alla fine trionfi il ritorno alla vera dottrina. Ma ricordiamoci, e mons Fellay lo mette bene in evidenza, che il papa è uomo del concilio e ne accetta i concetti di ecumenismo, libertà religiosa e...tutto il resto. Credo che la sola ermeneutica della continuità non basti a rimediare ai danni provocati ed a farci mettere l'animo in pace. Quindi avanti così monsignore, le nostre prerghiere vi accompagneranno. Questa può essere l'ultima spiaggia e quante mine i progressisti nasconderanno sotto la sabbi!! Peter

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  2. Prendedo spunto da questo passaggio dell'intervista:

    "Quali consigli può dare ai fedeli riguardanti questi sacerdoti? Quale dovrebbe essere l'approccio dei laici nei loro confronti?
    I fedeli devono restare molto prudenti e non mettersi in situazioni troppo imbarazzanti. Devono consultare i nostri preti prima di rivolgersi a questi sacerdoti. Le circostanze sono così diverse: ogni sacerdote è diverso, e fino a quando non è chiaro che il ravvicinamento del sacerdote verso la Messa è autentico, i fedeli dovrebbero rimanere bendisposti, ma mantenendo un atteggiamento cauto."

    Mi son chiesto, da tradizionalista e papista, come si può anteporre la " fedeltà" al Vetus Ordo a quella che si deve al Santo Padre.
    E' vero che i fedeli devono essere attenti a quale prete rivolgesi ma qui passa l'idea che solo quei ministri di Dio che all'interno della Chiesa Cattolica hanno ripreso a celebrare la S. Messa detta di San Pio V siano da ritenere veri cattolici: conosco diversi sacerdoti giovani che, per carenze dottrinali dovute ai seminari odierni, hanno una forte pietà mariana e un grande amore verso il Santo Padre ma che ancora non celebrano con il Vetus Ordo tanto più che nessuno gli ha mai detto che ne esiste uno con questo nome lungo gli anni di seminario. Che facciamo con questi? Li ignoriamo...?
    Poi concordo con quanto detto da Anonimo circa la pacatezza e chiarezza del vescovo Fellay.

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  3. Quelle parole vanno interpretate pensando ai primi destinatari dell'intervista... e comunque è comprensibile la cautela: le fregature preparate dalla nomennklatura di curia sono sempre dietro l'angolo.
    Non possiamo noi cattolici di Tradizione "in piena comunione" che siamo stati per anni bombardati (per fortuna senza esito) dai pregiudizi diffusi sui "lefebvriani" pretendere che loro si avvicinino a noi senza un minimo di cautela.
    I sacerdoti giovani per amore a Cristo devono aprire gli occhi, vincere i condizionamenti che subiscono nei seminari e scoprire e guadagnarsi il Rito di sempre. Dopo questo passaggio difficile, doloroso, irto d'insidie se sopravvivranno, saranno vaccinati contro il modernismo.
    AndreasHofer

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  4. I colloqui non saranno certo facili...per fortuna mgr Fellay è giovane e "duro"!
    Non è facile "dialogare" con chi non è sulla stessa lunghezza d'onda: si parlano linguaggi diversi, con retroterra filosofici e teologici diametralmente opposti. Solo lo Spirito Santo - se vuole raddrizzare la Sua Chiesa - potrà fare qualcosa.
    Eppure nel dialogo ecumenico/interreligioso...pur partendo da prospettive/credo/sentire religiosi differenti...gli accordi si trovano sempre... Sarà lo Spirito Santo? Mah!

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  5. Mi pare che la grande statura, la pacatezza e chiarezza del vescovo Fellah inceppi nel momento in cui parla impropriamente di “Messa di sempre”. Ad onor del vero, la storia della Chiesa, per chi l’ha studiata, ci dice che non è proprio così. Ma quella che erroneamente viene definita “Messa di sempre”, altri non è che il frutto di una riforma liturgica voluta e avvenuta in un determinato periodo storico… La Liturgia nel corso di duemila anni ha subito non poche modifiche e adattamenti.
    Trovo più coerente e corretto dire Santa Messa del rito Romano antico o di San Pio V.
    Abituiamoci ad essere sinceri e chiari.
    Ciao
    Giovanni DE

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  6. Nessuno vuole che i preti giovani e sani, ricchi di pietà e amore, sian messi da parte sol perché non hann'ancora conosciuto il rito antico. E' una carenza, se non si tratta di colpevole ignoranza, cui potran rimediare.
    La cautela, vale a dire la prudenza, è sempre una virtù cardinale da osservare: anche coi preti della Fraternità, voglio precisare. Non è che il grano sia tutto da una parte e il loglio tutto dall'altra.
    Io, ad es., diffido di quella fascia para-sedevacantista che nella Fraternità esiste ed in caso di conciliazione con Roma scatenerà la guerra. Qualcuno ha già emigrato (Carandino, ad es.).
    Non credo che mons. Fellay voglia preporre il rito antico al papa: son due termini di paragone ... non paragonabili. Ma l'uno implica l'altro: la fedeltà alla tradizione comporta la fedeltà al Papa, la fedeltà al papa si esprime anche, ma non solo, nella fedeltà al rito antico.

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  7. Ma ricordiamoci, e mons Fellay lo mette bene in evidenza, che il papa è uomo del concilio e ne accetta i concetti di ecumenismo, libertà religiosa e...tutto il resto

    Piuttosto, mons. Fellay si ricordi che il Papa è il Papa e al Papa si obbedisce e basta. Quindi, se vorrà davvero rientrare in comunione con Lui, Fellay dovrà sottomettersi in tutto e per tutto alle decisioni del Sommo Pontefice, senza se e senza ma. "Tu es Petrus": il Cristo ha detto questo a Benedetto XVI, non a Fellay

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  8. "Tu es Petrus": il Cristo ha detto questo a Benedetto XVI, non a Fellay

    Certo, Cristo l'ha detto a Pietro come timoniere della Barca. Ma se Pietro conduce la Barca alla deriva i rematori hanno il dovere di non stare a guardare. La storia lo insegna.

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  9. Io non capisco tutta questa "paura" per il Vaticano II. La liturgia ad esempio ho letto l'opera omnia di Giovanni Paolo I (primo). Era chiaro l'intento. Tradurre alla lettera! La libertà religiosa è il viatico per affrontare la globalizzazione ed entrare in contatto con i separati ed i non cristiani. Non vuol dire fare come fa il card. tettamanzi. Ma semplicemente arrivare a separare Stato e Chiesa e definire ciò che è religione "libera" e che "libera" e quale no. Già qui è evidente che le due teocrazie ebraica ed islamica nonchè l'induismo ed il protestantesimo stesso (un statocrazia in verita questa) non sono religioni ne che liberano l'uoo ne che permettono all'uomo di scegliere di scegliere e di non dubitare. Io sono convinto che al Papa si debba ascolto (=obbedienza) perchè è lo Spirito Santo che lo mette lì! Non di certo i Lercaro, i Suenens o i Camara.
    Quindi Mons. Fellay ha tutto l'interesse ad accettare quelle "noità" del Vaticano II che sono già intrinseche nel Vangelo stesso e nella Nostra Santa Tradizione.
    Matteo Dellanoce

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  10. Mmmm.
    Egregi, non voglio rompere le uova nel paniere, ma questa intervista non mi è affatto piaciuta. Fondamentalmente Fellay ribadisce il suo astio al Concilio Vaticano II: non agli abusi in nome del fantasmagorico spirito del concilio, ma proprio al CVII in sè. Ma allora non ha senso parlare di ermeneutica della continuità.
    Che poi si obietti a concetti come la libertà religiosa e l'ecumenismo, non mi sorprende e non fa che confermare la mia vecchia idea: generalmente un lefebvriano è un modernista riflesso in uno specchio oscuro. L'uno si duole di ciò di cui l'altro si compiace, ma il loro fraintendimento basilare è il medesimo.

    E mi fa veramente sdegnare quel punto dove Fellay parla di "ravvicinamento del sacerdote verso la Messa". A parte le perplessità già messe in luce dal secondo commento, il background semantico di quelle parole è che l'unica vera Messa è quella del Vetus Ordo. Ma allora la Messa al nuovo rito, anche se celebrata degnamente e scevra di qualsiasi abuso, che cos'è? Una pseudomessa, una quasimessa, una vicemessa, una presa in giro, un teatrino?

    Su queste premesse, la vedo molto difficile.

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  11. Quanta confusione in alcuni amanti ella tradizione o facentesi credere tali! Ne rimango davvero stupito o , come ora è di moda dire, basito. Non si è ancora capito che tutto quello che è avvento è da addebitarsi ai nemici della tradizione che, attraverso anche una interpretazione spinta dei testi conciliari, hanno avuto buon gioco ad affermarsi in quanto il popolo cattolico aveva smesso di pregare bene. Loro primo impegno è stato infatti quello di programmare, a tavolino, un nuovo rito della Messa buono per tutti i palati (non Cattolici), ma decisamente improponibile per gli amanti della Tradizione. Infatti una messa "equivoca" come ebbero a definirla i cardinali Bacci ed Ottaviani, è stata il terreno di cultura con il quale si sono nutriti ecumenisti ermeneuti della continuità o non, fautori della librtà religiosa, collegialità, ecc.Nostro Signor Gesù Cristo (chi oramai Lo appella più così nella nuova chiesa speudocattolica) oltre affidare le chiavi della nascente chiesa a Pietro ordinandogli di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle, a LUI e non agli alri Undici, dette poi mandato a TUTTI di andare a predicare il vangelo a tutte le genti e di battezzare nel nome della Santissima Trinità perchè solo atraverso il battesimo col fuoco e nel riconoscere CRISTO come UNICO SALVATORE si acquistava la vita eterna e la salvezza. Cose queste abbandonate dal Vaticano II quando parla di libertà religiosa, di religioni del libro e di collegialità.E ricordiamoci cihe anche Pietro rinnegò Gesù per ben tre volte, ma poi si pentì e pianse amaramente e fu perdonato. Nel Pietro attuale non vedo pentimenti, ma peseveranze ermeneutiche col le costituzioni conciliari che hanno costruito una nuova religione, cattolica soltanto per gli orpelli e l'esteriorità eccetto la tiara ,ma di fatto protestantizzata. Il Motu Proprio e la remissione delle scomuniche ai vescovi della FSSPX sono appena timidi barlumi in un cielo livido di tempestas, ma l'impianto rimane quello voluto dai novatori caserecci e d'oltralpe. Queti sono i problemi risolvibili soltanto can l'aiuto dello Spito Santo, e non se la Messa antica si debba chiamare di sempre, o tridentina o di S. Pio V.
    Un'altra cosa, oltre ad aver ricevuto un insegnamento moderniosta nei seminari e di non aver mai ascoltao la Messa Antica, moltissimi preti giovani non sanno il latino perchè o ragionieri, o periti(agrari, meccanici, industriali ecc..) e quindi incapaci ed impossibilitati a celebrare secondo il rito staordinario. E qui sta prorio la fregatura della Summorum Pontificum almeno finchè non si riordino gli studi nei seminari e si insegni ali aspiranti preti anche il Vetus Ordo con le sue rubriche. Peter

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  12. La paura per il Concilio Vaticano II nasce, secondo me, dal fatto che esige che tutti si rimbocchino le maniche per lavorare nella vigna del Signore, per contribuire alla realizzazione del Regno e di un mondo migliore. Di contro invece c’è chi preferisce “fare” e vivere dentro una campana di vetro, isolati dal mondo e “separati” da esso. Forse è meno impegnativo e magari più comodo.
    «Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per ANDARE in cerca di quella perduta? ... il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.» (Mt 18,12-14)
    .
    “ANDATE in tutto il mondo, annunciate il Vangelo a tutte le genti” (Mc 16,15).
    .
    Che Chiesa siamo che Chiesa vogliamo essere, dinamica o statica?.

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  13. Ma allora la Messa al nuovo rito, anche se celebrata degnamente e scevra di qualsiasi abuso, che cos'è? Una pseudomessa, una quasimessa, una vicemessa, una presa in giro, un teatrino?

    purtroppo e troppo spesso è l'ultima che hai detto!

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  14. Non noto astio nelle parole di Fellay, che soltanto ribadisce concetti "tradizionali" della Fraternità.
    Quanto ai guasti ed agli abusi post-conciliari, non ci sarebbero stati se non ci fossero stati alcuni errori, ambiguità, confusione ed approsimazione linguistica nei documenti del Vaticano II.
    La stessa "ermeneutica della continuità" di Benedetto XVI, che ormai è diventato un abusato e vuoto slogan, sta a significare che quei documenti hann'in sé tant'ambiguità da poter esser interpretati in modo opposto ed errato.
    Al Papa si deve obbedienza, ma non obbedienza pronta, cieca e assoluta. L'obbedienza non esime dalla colpa di seguir insegnamenti non conformi alla Tradizione ove questi provengan dal Papa, perché ben sappiamo quando e come il Papa si esprime nella pienezza del suo magistero petrino.

    Quanto alla "Messa di sempre", evitiamo di continuar a cercar il pelo nell'uovo.
    La si definisce così perché nella sua parte centrale risale all'età apostolica. La definizione non m'entusiasma, ma cerchiamo di comprenderne il significato.
    Io, ad es. non approvo definire il rito antico "messa gregoriana", perché quale fosse davvero la Messa sotto il pontificato di S. Gregorio non sappiamo proprio.

    Quanto alla nuova messa, è il Papa, e non solo lui, che vuole sia rinnovata sulla base dell'antico rito da cui deve ricavar ricchezza liturgica e sacralità. Le carenze strutturali le abbiamo tante volte illlustrate.
    Il che non significa che - salvo casi di sacrileghe profanazioni sincretistiche - non si realizzi il Sacrificio di Cristo.

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  15. Eh, con Fellay l'audience va su, va su, va su... volete che andiamo a parlarne al piano di sopra?

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  16. A Mic voglio ricordare che se talune messe NO sono teatrino, molte sono celebrate degnamente (tra l'altro io sono fortunato, perché nella mia parrocchia lo sono) e comunque tutte sono messe, momento in cui il N.S. si degna di essere presente tra noi, anche quando l'indegnità aggiunge peso al carico che ha dovuto portare sulle spalle salendo al Calvario. La grandezza del Sacrificio maggiormente risalta nella debolezza, nell'indegnità e persino nel peccato.
    Quanto al testo di mons. Fellay, caro Claudio LXXXI, per la verità è molto più sfumato di quel che dici "dissipare gli errori O le gravi ambiguità che da allora sono state diffuse a piene mani nella Chiesa cattolica": "o" e non "e", inoltre il "da allora" rivolge l'attenzione più al dopo Concilio, all'applicazione (magari mistificatoria) che ai documenti conciliari. Ricorderei che l'interpretazione deve essere conforme al sistema che si interpreta e che questa è l'unica possibile chiave: un Concilio è un Concilio, possiamo interpretarlo, non negarlo.

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  17. La paura per il Concilio ultimo scorso è giustamente provata a causa delle degenerazioni cui ha dato origine nei fatti. Nella lettera vi sono ambiguità e proprio per chiarire queste nebbiose lacune che si doveva ricorrere alla Tradizione. La Chiesa non può contraddire sé stessa. Dunque ove c'è contrasto con la dottrina di sempre sarebbe stato prudente riferirsi a ciò che da sempre vale. Invece in modo cieco e furibondo s'è fatto il contrario. Il rito è stato stravolto, le chiese sono state parzialmente demolite, gli altari girati, segati, umiliati, i tabernacoli rimossi, i confessionali son deserti e gli inginocchiatoi ricettacolo dell'immondizia delle suola. Ma il Concilio non voleva questo... lo so, tante grazie, ma questo è di fatto il risultato e l'ermeneutica della continuità doveva esser usata quarant'anni fa, ora siamo nei guai....
    AndreasHofer

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  18. Signori miei,
    la FSSPX sull'altare del "possibile accodo", ha "sacrificato" tutto un dibattito che esiste dentro e fuori di essa, circa la certezza dela validità non solo e non tanto dei Sacramenti Novus Ordo in generale, ma in particolare del rito della CONSaCRAZIONE dEI VESCOVI.

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  19. Dite pure quello che volete, Concilisti che scrivete su questo sito. Resta un fatto! Il vostro concilio ha creato queste spaccature, con la Tradizione e tra di noi. E purtroppo temo che altre ne verranno. Amici di tutti: degli ebrei, dei protestanti, ma non dei cattolici che continuano a pregare come hanno loro insegnato i genitori. Bello questo risultato dello "spirito del concilio"!

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  21. "Piuttosto, mons. Fellay si ricordi che il Papa è il Papa e al Papa si obbedisce e basta. Quindi, se vorrà davvero rientrare in comunione con Lui, Fellay dovrà sottomettersi in tutto e per tutto alle decisioni del Sommo Pontefice, senza se e senza ma. "Tu es Petrus": il Cristo ha detto questo a Benedetto XVI, non a Fellay"

    Io sorrido sempre quendo leggo frasi del genere, un sorriso amaro lo concedo, perchè si esige dalla FSSPX ciò che i vescovi, formalmente uniti a Pietro, NON fanno .
    Che si vada dunque a ricordare a questi vescovi contestatari che devono sottomettersi in tutto e per tutto alle decisioni del Sommo Pontefice, senza se e senza ma!
    Perchè si esige dalla FSSPX un`obbedienza totale e nel contempo si fa prova di indulgenza, si chiudono gli occhi, si tace, quando sono i vescovi, lo ripeto in unione formale con Pietro, a disobbedire?

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  22. la separazione tra stato e Chiesa, ben lonatana dall'essere un bene, è una vera e propria eresia, e dannosissima.
    Giovanni Mandis

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  23. Il Papa e' il Papa e a lui si deve obbedienza....

    Va bene, ma il Papa per primo ha l'obbligo di essere fedele al deposito della Fede. Al Papa chiediamo la Fede, ne' piu' ne' meno.

    Il cattolicesimo liberale da troppo tempo tenta di conciliare l'inconciliabile. E in questo ha avuto il sostegno di Papi.
    Sara' la storia haime' a farci capire che e' un operazione impossibile.

    Il mondo liberale sta' scricchilando. Anche nel versante economico. Un epoca sta' terminando, la cultura del debito, i soldi facili, ect... per contro l'europa istituzionale mostra ancora i sui tratti anticristiani...

    Spero che la Chiesa possa recuperare il tempo perso e non farsi travolgere dalle macerie.

    Obbedire a Benedetto XVI.... si se lui stesso non rineghera' il magistero del profetico PIO IX°...
    (che non era suo personale).

    Altrimenti e' un bel pasticcio.

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  24. I "cattolici obbedienti", cioè quelli che esigono dai Cattolici l'obbedienza in tutto e per tutto,alle novità modernistiche sono falsi e bugiardi come gli dei pagani. Loro non credono in nulla, se non nell'unico dogma dei modernisti.....la Chiesa si deve adattare ai tempi....alla globalizzazione.

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  25. Infatti...... per secoli la Chiesa e' stata all'avanguardia sui tempi e avvenimenti storici...

    Ora segue il carro della modernita', l'Obama democratico e Nobel della pace, l'impianto antidemocratico e anticristiano dell'Europa unita e cosi' via....

    Attenzione perche' li' non vi e' nulla di moderno, ma solo il vecchio mondo che si sta' spegnendo.

    Come Lefebvre resto con il magistero di Pio IX e con tutti i Papa fino a Pio XII°.

    Oggi il suo successore ha il dovere di fare chiarezza... spero che lo faccia perche' troppe sono le ambiguita' via via accumolatesi.

    Pio IX condanno' il socialismo il comunismo, il liberalismo, forse l'americanismo.... la massoneria..... perche' Benedetto XVI° non si associa a queste condanne???

    il mondo di oggi e' forse un paradiso??? il mondo di oggi non ha piu' bisogno di parole forti e chiare???

    Non credete che anche Benedetto XVI, debba "obbedienza" e continuita' magisteriale con questi suoi predecessori???

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  26. Vorremmo spostare il discorso dai massimi sistemi al crudo realismo.

    Dal 1962 al 1965 migliaia di vescovi e padri conciliari si sono riuniti a Roma, insieme al Papa. Factum infectum fieri nequit! E allora siamo condannati, tutti quanti (tranne i sognatori sedevacantisti, votati a eleggersi i futuri pontefici nei garages), a partire dal Concilio come dato storico incancellabile.

    Che fare? Il fatto che si sia autodefinito pastorale ci consente di lasciar cadere parti chiaramente legate al tempo ed oggi inadatte; il fatto poi che alcune parti dei suoi documenti siano ambigue, così come ha consentito il più scandaloso stretching interpretativo contra litteram da parte progressista, consentirà ancor più agevolmente, e con minori violenze al testo, interpretazioni tradizionali, fossero pure semi-abroganti.

    Lasciatevelo dire da chi tutti i giorni si confronta con leggi e pandette: la semantica non è una scienza esatta. Basta saper leggere e interpretare, e il Concilio non toglie uno iota a tutto il deposito della Tradizione e della Fede.

    I modernisti non s'aspettano di meglio da noi che strali contro il Concilio: loro che quel Concilio insultano tutti i giorni con le loro abusive interpretazioni, pur dicendo a parole di esserne i più ossequiosi propugnatori.

    Non potremmo prendere un poco esempio da loro (visto che la loro tattica è stata, fin qui, vincente), naturalmente in direzione opposta? Siate anche voi miti come colombe, e prudenti come serpenti...

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  27. Non credo che il Concilio non tolga o non aggiunga nulla alla Dottrina Cattolica. La dichiarazione sulla libertà religiosa ne è il più lampante esempio. Voler ad ogni costo dimostrare che si tratti di una questione di ermeneutica , significa, a mio avviso, che ci si sta arrampicando sugli specchi. Per quel che riguarda i "sedevacantisti" che sono il capro espiatorio di tutti, i diversi tra i diversi, penso che vivano il dramma attuale dei cattolici, ponendosi più interrogativi di quelli che altri, un pò più sbrigativi, si pongono.Questo non significa che le risposte che forniscono loro siano esatte. Semplicemente sono rigorosi nell'esercizio della logica. Finisco col concludere dicendo che non sono sedevacantista,perchè anche per essere tale ci vuole la Fede.

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  28. Caro Filippo,
    se fosse pure come dici, il Concilio è lì e ti ci devi arrampicare, fosse pure uno specchio. Non lo puoi rompere, o sono ben più che 7 anni di guai. Sono scismi, scandalo, e un precedente autodistruttivo: con la stessa legittimità si possono allora rifiutare tutti i Concilii da Nicea in poi.

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  29. E che dire che Paolo VI , seguendo il pensiero di Giovanni XXIII, si rifiutò di condannare espressamente il comunismo, fuorviando dalla prassi di suoi augusti predecessori, ma si limitò a condannare genericamente i "totalitarismi"? Questo è un altro frutto del Vaticano II. Vedere , snzi leggere, gli articoli di Antonio Socci al riguardo e mai smentiti da alcuno. Peter

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  30. "Perchè si esige dalla FSSPX un`obbedienza totale e nel contempo si fa prova di indulgenza, si chiudono gli occhi, si tace, quando sono i vescovi, lo ripeto in unione formale con Pietro, a disobbedire?"

    Ma è evidente: perché si vuole si vuole imbrigliare, se non azzerare, la liturgia antica!

    ***

    Il tema della "libertà religiosa" merita di essere approfondito. Bisogna vedere che cosa si intende con questa espressione, cui è assai probabile che le varie persone attive in questo blog assegnino connotazioni diverse. Anche qui nel post-Vaticano II sono insorti non pochi equivoci. Per taluni libertà religiosa e adiaforia religiosa convertuntur, sicché tra le varie confessioni e tra le varie religioni non vi sarebbero sostanziali differenze di merito. Per altri dal fatto che la vera religione è invece una sola, quella cattolica, discende la necessità di conculcare - laddove possibile ex lege (e si ritorna, a bomba, sulla questione dello Stato cristiano) - la libertà di fede e di imporre la religione cattolica.
    Tra questi due estremi c'è uno spettro ampio e variegato (in cui si colloca anche Sullo) che meriterebbe di essere esplorato.

    Sullo

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  31. Personalmente non sono sedevacantista e mi reco alle Messe di Paolo VI tutte le domeniche, non potendo fare altro.
    Tuttavia non posso non rilevare che il problema fondamentale sta' nell'Ufficio di Pietro. Sta' a lui scegliere una continuita' che ha sfidato i secoli o scegliere una "tradizione" di 40 anni, che cozza completamente con la vera tradizione e con la ragione e la logica.
    Mons. Gherardini non ha invitato il Papa alla chiarezza di quanto non e' chiaro?

    Mi associo, ma perfavore non ditemi che la liberta' religiosa cosi' come la intendono le massime autorita' della Chiesa oggi, e' in linea con il concetto di liberta' religiosa di prima del Concilio.

    Non e' nemmeno in linea con tante manifestazioni religiose, come quella del Sacro Cuore in Francia.

    Non voglio giudicare nessuno, non posso pero' mettermi le fette di salame sugli occhi.

    Il regno sociale di Gesu' Cristo e' una necessita' vitale per il consorzio umano. Guardate il sistema liberale che sterilita' produce, la morte delle famiglie, la morte anche dell'economia..

    Fallira'...... anche lui come tutte le altre idiologie...

    Il 21 Ottobre sara' la festa liturgica del beato Carlo d'Austria.
    Alla massoneria (adesso pure ci spiegano che c'e' quella buona e quella cattiva) diede dei sonori no... mori' di conseguenza povero.

    Non fece compromessi di alcun tipo...

    Spero lo ricordiate.

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  32. Se il Vaticano II non ha cambiato neppure uno iota al Deposito della Fede - ma dalla Lumen Gentium alla Dei Verbum, dalla Dignitatis Humanae alla Unitatis Redintegratio e alla Nostra Aetate ci sono principi in contrasto col Magistero precedente -
    vuol dire ch'è stato inutile. Nessun arrampicamento sullo specchio, lo si dribbla e si resta fedeli al Deposito sicuro.

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  33. Il Parroco del paese in cui vivo, dice che Amerio e' eretico, l'ho sentito parlare non bene di Pio IX, invita TUTTI alla comunione anche senza confessioe, perche' Dio e' buono, spiegando come per i primi cristiani l'acesso alla Comunione era vietato solo per peccati gravi, come omicidio ect.. (penso faccia anche dell'archeologismo dottrinale). Seminari da abolire.. ect.. Messa di Paolo VI perfetta e con accompagnamento dell'organo. Non voglio nemmeno giudicarlo.....chi sono io x farlo?
    Personalmente , cerco di distinguere e apprezzare quello che dice di buono da cio' che non mi convince.
    Pero' questa per i cristiani e' una situazione ANORMALE... Dovremmo essere confermati nella fede alla Domenica e non essere costretti ad esercitare un po' di buon senso.

    Cosi' e' per il Concilio.

    L'Autorita' ha il dovere di chiarire. E' il suo compito e non lo potra' fare nessun altro.

    Chiarire nel senso di correggere i testi come indicato in prospettiva dal Gherardini, o scavalcare completamente cio' che e' ambiguo.... ma cio' deve essere chiaro per tutti ed espresso chiaramente.. (mi sembra una via piu' incerta).

    Mi e' piaciuta l'intervista di Mons. Fellay, in riferimento ai tempi che potranno essere anche lunghi....
    Non mi e' piacuto il suo riferimento al ritorno al passato (sento odore di muffa).
    Il passato non e' bello xche' e' passato, forse doveva esprimersi in un ritorno a cio' che e' vero, perenne, e quindi eternamete giovane e vitale.

    Per concludere spero che non siano gli eventi storici a sanzionare la veridicita' di questa ns. societa' liberale, ma che sia il Papa piu' veloce nel ripristinare i veri e perenni termini di valutazione tra Bene o male.

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  34. Non capisco cosa di buono possa uscir dalla bocca di tale parroco.
    Solo starlo ad ascoltare, conoscendolo, ci si pone in occasione prossima di peccato.

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  35. Sottoscrivo ogni virgola del commento della redazione del 13 ottobre 2009 1.20! GRANDE

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  36. Non e' colpa mia se questo e' il clero che ci si ritrova. Distinguo, senza fanatismi ed evitando di peregrinare alla ricerca di situazioni perfette.
    Mi rifiuto pure di agregarmi anche a movimenti come CL o altri. Non sento l'esigenza di gruppi particolari.
    Ho raccontato qualcosa di mio non per additare, ma per rappresentare uno spaccato della realta'.
    Vi confermo che anche in questo caso la Grazia fa' dire parole cattoliche anche a questo sacerdote.
    Ovviamente nn partecipo a iniziative parrochiali.
    Nel mio animo conservo perenne stima a Mons. Lefebvre e a quanti hanno lottato per la Verita', e ancora oggi lottano.

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  37. Ala redazione di messainlatino: ma allora è colpa di noi laici e non dei papi e dei vescovi el clero eis commisso se la chiesa si trova in questo stato? e chi dovremmo incolparre il solito Cavaliere? Peter

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  38. Anonimo scrive
    Vi confermo che anche in questo caso la Grazia fa' dire parole cattoliche anche a questo sacerdote.

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    le parole cattoliche annegate in un coacervo di posizioni contrarie alla sana dottrina, vengono o poco o molto non importa da quelle infangate e rese irriconoscibili, specie ai poco formati ed informati.
    Come diceva S. Pio X dei modernisti: leggi una pagina e trovi la verità, giri pagina e trovi l'eresia.

    Capisco che l'anonimo descrive la verità: io però gli ricordo con l'animo del nonno che chi ama il pericolo in esso perirà.
    Non credo che per trovare un sacerdote cattolico si debba necesariamente ricorrere alla Fraternità S. Pio X o a movimenti come CL. Ma se fosse necesssario per preservare la Fede, perché non andare alla Messa di un sacerdote di CL? Senza per questop aderirie al movimento? Non mi risulta che sia una setta chiusa ali esterni.

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  39. Sono da poco in questo paese, e cmq avevo voglia anche di scoprire la realta' locale... Mi ha invitato personalmete a partecipare a attivita' legate alla parrocchia ed ho rifiutato. Rifiuto di essere indottrinato in una direzione che reputo oggettivamente sbagliata.
    E' due domeniche che salgo ad una parrocchia vicina, dove tutto sembra piu' tranquillo. Tempo fa' lavoravo in Francia e avevo anche la possibilita' della Messa antica.
    Su Cl, senza offendere nessuno, come x altri movimenti, che credo alla fine espressione di un malessere della Chiesa, ho delle riserve.
    Qualche mese fa' su SiSi NoNO lessi un bell'articolo sulle origini filosofiche e teologiche del movimento.... un articolo denso e ricco. Dubbi ne avevo e me li confermarono.

    Credo che sia importante la territorialita', per questo spero che i sacerdoti tradizionali un giorno possano esercitare il loro ministero nn solo in parrocchie personali. Altrimenti il "ghetto" si perpetuera' all'infinito.

    Cmq sono d'accordo con Lei, penso che pur educatamente nn vada concesso nulla a chi con furbizia e astuzia rema in direzioni rivoluzionarie e antistoriche, antiveritiere.

    Non gli ho concesso infatti nulla, mentre lui mi ha anche invitato qualche volta a pranzo.

    Penso anche che un fedele debba avere una sana distanza con il clero, pena rimanere delusi....

    Un proverbio pavese dice ad un prete nn dargli nulla, nn dire nulla nn fare nulla.

    Mio padre (cattolico praticante) diceva sempre di stare lontano dai preti. Credo che avesse ragione. La giusta distanza.

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  40. OMAGGIO DI FEDELTÀ AL PAPA

    http://www.pliniocorreadeoliveira.it/tu_es_petrus_002.htm

    Ritengo sia questo il modo d'esser cattolici, apostolici, romani anche nelle tempeste più infernali che possano colpire la Cristianità (pensiamo all'eresia ariana...).

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  41. Vabbè va continuiamo così, facciamoci del male.

    Perserverare in atteggiamenti come "il VOSTRO concilio" non può che danneggiare la FSSPX, la Tradizione e la Chiesa tutta.

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  42. Anonimo ha detto...

    OMAGGIO DI FEDELTÀ AL PAPA

    http://www.pliniocorreadeoliveira.it/tu_es_petrus_002.htm

    Ritengo sia questo il modo d'esser cattolici, apostolici, romani anche nelle tempeste più infernali che possano colpire la Cristianità (pensiamo all'eresia ariana...).
    13 ottobre 2009 22.

    Plinio Correa de Oliveira (1908-1995)
    A cento anni dalla nascita del grande pensatore brasiliano (13 dicembre
    1908-2008)

    Pace all'anima sua, ma era un cieco che guidava altri ciechi.
    Intendiamoci. Non se vuole contestare la "Grandezza", ma piuttosto, ci viene
    in mente un proverbio delle nostre terre campane:
    "Figli piccoli, guai piccoli, figli grandi, guai grandi. Figli sposati: Guai
    RADDOPPIATI" (Mandianoli in convento così se la vede il Superiore!).
    Parafrasandolo: "Pensatori piccoli, sciocchezze piccole. Pensatori grandi,
    sciocchezze grandi. Titani del pensiero, (quale fu Plinio), corbellerie
    TITANICHE".
    La scuola di pensiero cattolica detta contro-rivoluzionaria" mi pare fondata
    su una di queste corbellerie.E' gravissimo trasformare in istanza metafisica
    categorie della vita
    civile, ancorché utili al sostegno del cattolicesimo. E' vero invece che
    occorre fare esattamente il contrario. L'approccio del Professore, era
    identico a quello (del resto rivendicato esplicitamente come valido) di
    Charles Maurras e dei c.d. "Atei devoti" di oggi. La condanna di Maurras,
    in quel momento, non fu opportuna, perchè diede modo ai catto-progressisti
    di allora di prendersela con tutto il sistema del Cattolicesimo
    intransigente e monarchico, ma, in sè, era più che meritata.
    Tutte le filosofie politiche che si dichiarano "contro-rivoluzionarie" e
    si presentano di fatto come elementi su cui fondare il dato teologico e
    religioso (in buona sostanza, della rivelazione) sono fondamentalmente
    in se stesse erronee.
    A parte le altre questioni su Plinio, il punto di partenza non è la sana
    filosofia, ma, appunto, una filosofia della storia che, in quanto tale,
    si pretenderebbe fondativa dello stesso afflato religioso. Errore
    gravissimo. Il fondamento non è più la rivelazione e la fede, ma il
    sistema socio-politico che, anche correttamente, ne
    deriverebbe. E'come pensare ad un totalitarismo extra-religioso a difesa
    dei fondamenti stessi della religione. Terribile. Per una disamina del
    pensiero plinaino, ed uno sguardo agli aspetti più strani di esso, consiglio
    di procurarsi il libro di Cosimo Beccar Varela (ex dirigente generale della
    TFP per il Venezuela ed amico personale di vecchissima data del Professore)
    "Se un cieco guida un altro cieco" (Edizioni Barbarossa Milano 1999).

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