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lunedì 12 ottobre 2009

Quelli che...celebro la Santa Messa o suono la chitarra?

Ancora un caso di confusione tra il ruolo del "liturgo" e quello dell'animatore turistico. Si tratta peraltro di un vescovo molto amato al punto che ben due gruppi facebook erano dedicati a lui, uno dei quali ne reclamava persino la nomina a cardinale [abbiamo rimosso il link di questo gruppo perché nelle ultime ore ha subito un "golpe" che lo ha trasformato in un gruppo blasfemo]. Non possiamo fare a meno di chiederci se sia amato per ciò che trasmette o perché un vescovo che suona la chitarra durante la Messa è sempre un po' "figo"...


Le foto sono tratte dal gruppo FB: quelli che ... LA PREGHIERA GIOVANI con Mons. Arturo Aiello

99 commenti:

  1. Non posso dire di conoscere personalmente questo vescovo ma l'ho incontrato più volte. Certamente è amato per quello che trasmette ed anche per il modo poetico e coinvolgente con cui lo trasmette. "Riempie" i seminari di vocazioni, mi si passi l'espressione; è un'anima di Dio, l'hanno definito; è pio e di preghiera, a quanto dicono. Attira i giovani. Ha "nemici": buon segno.
    Che fare? E' una nuova generazione di vescovi... Vanno presi così. Alcuni non sono "cattivi". Hanno uno stile alternativo.
    Mons. Aiello non sarà certo un mons. Olivieri o Moraglia... ma per carità non piombino su di lui i commenti lasciati per mons. Giuliodori!

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  2. se è pio come affermi, probabilmente è in buona fede e comprenderà da solo la differenza tra la liturgia e il protagonismo.
    Vanno presi così?
    Non credo. Se da tanti punti di vista sono bravi allora saranno disposti a migliorare anche sul resto

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  3. Se conduce le anime verso Gesù Cristo e lo fa conoscere a chi lo cerca, non tema e vada avanti,Dio lo ricompenserà.

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  4. certo, ma mi sfugge la necessità di dover fare i creativi a tutti i costi per avvicinare le anime... è così difficile celebrare la liturgia attenendosi a quanto dispone la Chiesa?

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  5. Perchè la canzonetta con la chitarra dovrebbe essere l'unica forma per attirare i giovani?
    No !
    Non è questo che attira i giovani verso Cristo !
    Questa è solo confusione !

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  6. Io quando ero "giovane" (nel senso di adolescente) scappavo dalle messe alla chitarra... il problema è che siccome ai "giovani" non viene offerto altro stavo scappando proprio dalla Chiesa!

    Poi scoprii che di per sé la messa era qualcosa di molto più serio, e che l'Amore di Cristo crocifisso è molto più concreto ed entusiasmante di quanto vogliano farci le canzonette clericali...insomma, da lì cominciai a prendere tutta un'altra strada, scoprii che Dio "allieta la mia giovinezza" molto più della pastorale giovanile...

    Fra' Diavolo

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  7. Scusate il mio fuori tema ma sto discutendo sul blog di Tornielli su un tema che per voi senza dubbio è chiaro ma per me non lo è per niente, è una vera interrogazione che mi sgomenta e che mi permetto di sottoporvi, sarei veramente riconoscente a Dante Pastorelli o ad altri di rispondermi.

    Leggo nella
    COSTITUZIONE  APOSTOLICA 
QUO  PRIMUM  TEMPORE di San Pio V
    “Nessuno dunque, e in nessun modo, si
 permetta con temerario ardimento di violare e 
trasgredire questo Nostro documento: facoltà, 
statuto, ordinamento, mandato, precetto,
 concessione, indulto, dichiarazione, volontà,
 decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà
 l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà 
nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi
 beati Apostoli Pietro e Paolo.”

    Poi Leggo nella

    COSTITUZIONE APOSTOLICA
MISSALE ROMANUM di Paolo VI

    “Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga.”

    E ciò che Paolo VI ha stabilito è che il messale di San Pio V sia soppresso, ha dunque fatto prova di un`estrema audacia per riprendere le parole di San Pio V.

    Mi domando:

    Che valore hanno quelle formule che sembrano definitive?
    Se Paolo VI ha soppresso il Messale di Pio V e che in seguito Benedetto XVI lo ha reintrodotto, devo capire che all`avvenire un altro Papa se lo desidera potrà di nuovo sopprimere il Messale di Pio V, annullare il Summorum Pontificum?

    Raffaele Savigni mi ha detto di sì, mi ha spiegato che, riprendo le sue parole: Pio V non poteva vincolare l’autorità dei suoi successori (che non era inferiore alla sua!), ma solo minacciare scomuniche ecc. a chi violasse le sue disposizioni FINCHé RESTAVANO IN VIGORE. Anche i papi del medioevo e della Controriforma emanavano nuove disposizioni con la formula “nonostante qualsiasi disposizione in contrario dei nostri predecessori”. Se un papa potesse “bloccare” la volontà dei suoi successori non ci sarebbe più il “potere delle chiavi”. Per lo stesso motivo nessun papa può designare il proprio successore. Solo il canone della Scrittura è immodificabile.

    Chi può illuminare la mia lanterna?
    Grazie!

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  8. concordo (stranamente) con quanto scrive Savigni. è esattamente così: non si tratta di un dogma o di dottrina irreformabile, quindi il Papa non comanda ai suoi successori. Ed era pertanto vano appellarsi alla bolla Quo Primum Tempore per celebrare la messa tridentina prima o a prescindere dall'Ecclesia Dei o del Summorum Pontificum (mi dispiace molto, ma è cosi)

    Gregorius

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  9. Grazie Gregorius, a me interessa capire ed esser informata.
    Però anche l`allora cardinale Ratzinger è restato sbigottito dal divieto del Messale di San Pio V.
    Ma allora ragionando ancora, anche se forse per assurdo…se è possibile che un futuro Papa anuulli il Summorum Pontificum e riprenda il divieto di Paolo VI del Messale di San Pio V…è dunque anche immaginabile che un futuro Papa decidi di sopprimere il Messale di Paolo VI e introduca l`uso esclusivo del Messale di Pio V, rielaborato da Giovanni XXIII nel 1962.
    O mi sbaglio?
    Mi sbaglio. ne son sicura!

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  10. Sì, è rimasto sbigottito (anche perché mai era avvenuta una proibizione analoga, neanche dopo Trento, come lui stesso descrive); però nel 2007 ha emanato un motuproprio, non ha detto: "c'è la Quo Primum Tempore, basta quella lì", che non era più in vigore...

    Gregorius

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  11. No, ha scritto nel Summorum Pontificum:
    "Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa. "

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  12. Scusate, ma che schifo di link è, il primo???????
    Io stavo per vomitare!!!!! Ho provveduto comunque subito a segnalarlo allo staff del social network...uno dei tanti siti blasfemi e bestemmiatori che ho provveduto a segnalare e, spero, a far chiudere al più presto...ma cosa c'entra con Monsignor Aiello?

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  13. Cara Luisa, ha ragione solo in parte Savigni. Un papa non può limitare l'autorità dei suoi successori, un detto popolare riassume il concetto così: un papa bolla e l'altro sbolla.

    Tuttavia la bolla di S. Pio V Quo primum non rientra nella fattispecie, poiché codifica una consuetudine immemorabile della chiesa di Roma che durerà ancora per 400 anni fino al messale di Paolo VI.

    Ora il can. 28 del CIC afferma: «...la consuetudine, sia contro sia al di fuori della legge, è revocata per mezzo di una consuetudine o di una legge contraria (è il caso dell'istituzione del nuovo messale); ma, se non se ne fa espressa menzione, la legge non revoca le consuetudini centenarie o immemorabili, né la legge universale revoca le consuetudini particolari».

    Il prof. Savigni, dunque, come spesso accade, è fazioso e vede solo da una parte.

    Bugnini cercò di ottenere un'esplicita abrogazione del messale tridentino, per stroncare ogni velleità dei tradizionalisti, ma Paolo VI non arrivò mai a tanto, forse un lume dello Spirito lo ispirò.

    Quindi la bolla "Quo primum" è ancora in vigore fin quando un papa la citerà esplicitamente, dichiarandola abrogata.

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  14. un vescovo che suona la chitarra durante la messa appoggiando il piede allo sgabello più che figo mi sembra demodé; mi sembra l'immagine degli anni sessanta e settanta in cui questo vescovo era in seminario e veniva ordinato prete. Non è facile lasciarsi alle spalle il passato giovanile; non è facile. Sono in molti che continuano imperterriti a fare e a comportarsi come quando eran giovani e si strimpellavano le prime chitarre a messa. Adulti prigionieri della loro gioventù.

    Se si vuole essere veramente moderni si celebri ad orientem, in latino, col rito di sempre. E' questa la vera modernità, non le schitarrate liturgiche anni settanta.

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  15. Siamo sicuri che quelle parole esprimano veramente la volontà di papa Paolo VI? O di Mons. Bugnini, il massone che entrava e usciva dai sacri palazzi , per non dire dall'appartamento pontificio per dimostrare a tutti il suo potere .

    Quanto a questo vescovo chitarrista, abbiamo tanti della mia genrazione di quarantenni gli entusiasmi di un parrroco che suonava la chitarra e che era aperto alle innovazioni.

    Non è rimasto niente dopo la sua partenza della parrocchia. Vero, durante il suo ministero la chiesa era piena di giovani , madopo c'èstato il deserto.

    Ciò che non fa invecchiare una comunità parrocchiale è una viva fede in Gesù Cristo unico Signore e non già queste stornellate.

    Se seminerà bene questo vescovo , allora si raccoglieranno i frutti se non....................

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  16. Io suggerisco una soluzione di compromesso: il vescovo celebri la messa secondo le norme liturgiche in vigore (forma ordinaria o straordinaria, il discorso non cambia, visto che da nessuna parte è previsto che il celebrante si metta a suonare la chitarra) e poi, in un luogo e in un'occasione diversi, invita i suoi ragazzi e - dismessi gli abiti liturgici - riprende in mano la chitarra e suona tutto quello che vuole (Baglioni, De Gregori, qualsiasi cosa).
    Che ve ne pare?
    Luigi

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  17. La questione non è se un Papa possa abrogare una disposizione, una bolla, una legge etc emanata da un Predecessore. La questione è che il Papa è un Monarca assoluto, ma non un tiranno. Il Papa non può alzarsi la mattina e disfare parte del Depositum Fidei. La Liturgia Romana non è stata inventata nel 1570 nè dal Concilio di Trento,nè da San Pio V o prima ancora da San Gregorio Magno. San Pio V ha semplicemente canonizzato ciò che già esisteva, una Liturgia frutto dell'evoluzione omogenea del Dogma. Le dichiarazioni di Montini non possono avere lo stesso valore di quelle di San Pio V, Montini agiva per proprio conto e non per conto del Depositum Fidei. Ha imposto il suo gusto personale. Se così non fosse allora la Fede sarebbe all'arbitrio di ogni papa. Domani uno dice una cosa e dopodomani il suo successore un'altra. Il Papa non è superiore al Depositum Fidei, ne è il custode. Montini ha aperto un vulnus, ci ha rovinati. Avevamo la Chiesa più bella e perfetta ora siamo nella merda.

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  18. Suonare la chitarra in chiesa? Non è il primo né l'ultimo. Anche Ario si accompagnava con la cetra mentre cantava componimenti di sua invenzione, per mezzo di cui rendeva piacevole ascoltare e memorizzare le sue predicazioni. Ma il vescovo Atanasio non lo censurò certo per questa abitudine, di per sé lodevole, ma per l'errore esiziale delle sue dottrine. Bisogna stare attenti a distinguere il mezzo dal fine. Detto questo, anche a me le chitarre in chiesa danno l'orticaria e, giovane, fuggo dalle messe per i giovani proprio per la patetica animazione giovanilistica, che comprende di solito chitarre, bonghi e altre amenità. Come disse quello: "piantala con 'sti bonghi\Non siamomica in Africa".

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  19. Il link al gruppo di facebook dove si chiede di fare cardinale questo vescovo è errato e rimanda ad un gruppo blasfemo, correggete prima possibile!!!

    Per il vescovo: si hanno notizie dell'esperimento del Card. Caffarra per quel documento sulla musica liturgica? spero solo che la Santa Sede si attivi quanto prima, certe celebrazioni sono veramente una carnevalata...

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  20. Mica solo Ario. Anche monsignor Milingo amava esibirsi in pubblico cantando canzonette pop di sua composizione. Ne ricordo una che faceva "let me sing a song...". Questo quand'era ancora arcivescovo della Chiesa cattolica romana, poi è andata come è andata.

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  21. Vedo in ritardo che son chiamato in causa. Leggo quanto scritto da don Luigi che mi trova perfettamente d’accordo.
    Per prima cosa vorrei sottolineare che mentre la formula conclusiva usata da Paolo VI nella Costituzione del 1969 è nella sua vaghezza tipicamente burocratica, la Costituzione di S. Pio V è ampia ed articolata e, non solo nell’anatema finale, si sofferma a lungo nei paragrafi precedenti sul diritto dei sacerdoti di celebrare “quella Messa” che mai nessuno potrà abolire, né sminuire né impedire. Quindi il pensiero del grande Papa è chiarissimo e la sua preveggenza grande.
    Ma, accettato il fatto che una costituzione possa esser annullata da un Papa successivo, resta l’altro fatto che se si può abrogare una Costituzione ed un rito, non si può abolire un USO IMMEMORABILE, salvo farne espressa menzione nell’atto di abrogazione. Le clausole finali di Paolo VI parlano di Costituzioni ed ordinamenti dei nostri predecessori ecc. ma non accennano mai né all’USO precedente l’entrata in vigore del Messale Romano (che era quello in uso nella Curia già prima di S.Pio V) né all’USO dei secoli successivi.
    Ciò perché l’USO di ininterrotta consuetudine, nel Diritto ecclesiastico e nella teologia, ha forza di Legge, essendo una Legge non scritta.
    Queste osservazioni si ritrovano in una lettera del duca Filippo Caffarelli, presidente di Una Voce Italia, in una lettera del 24.XI 1969 rintracciabile nel sito unavocevenetia.
    Pertanto Paolo VI, che non ricorse ai canonisti eccelsi che erano a sua disposizione, a cominciar da Ottaviani, combinò un pasticcio giuridico e non abrogò proprio niente.
    La Commissione Cardinalizia istituita ad hoc da Giov. Paolo II nel 1986 dichiarò che il Messale di S. Pio V mai era stato abrogato e che doveva esser considerato ancora in vigore e doveva aver un posto d’onore perché non lo si poteva considerare come un rito inferiore al nuovo.
    A questo proposito si legga: “Risposte del Cardinale Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei a certi requisiti” del 218 ottobre 2008 (www.ecclesiadei-commissio.org). Il cardinal Castrillon riassume il verbale della Commissione soprattutto soffermandosi sui suggerimenti offerti al papa per la liberalizzazione della messa, che costituiscono la base e l’anima del Motu proprio.
    Il cardinale non riporta esattamente le motivazioni giuridiche per cui il Messale Romano era dichiarato non abrogato (v’è solo l’affermazione), ma riporta un passo molto interessante, lì dove si pronuncia: “… si è ribadita la necessità di assicurare l’evidenza della logica linearità evolutiva dei documenti della Chiesa e della libera opzione tra i due messali e si proposto che essi non possono esse considerati se non l’uno come sviluppo dell’altro giacché LE NORME LITURGICHE, NON ESSENDO DELLE VERE E PROPRIE LEGGI, NON POSSONO ESSERE ABROGATE MA SURROGATE: LE PRECEDENTI NELLE SUCCESSIVE”.
    Ora, se con S. Tommaso diciamo che la legge è una disposizione diretta al bene comune, una norma liturgica è una “LEGGE” che deve provvedere al bene delle anime: introdurre una rottura nell’USO che ha santificato le anime per secoli è contrario allo scopo della Legge, per cui la Legge che introduce la rottura è nulla in partenza.
    In sostanza Paolo VI poteva creare un nuovo rito ma non poteva abrogare l’antico che era ed è ancora in vigore ed ha pieno diritto di esistenza e celebrazione. Con buona pace dei ringhiosi novatori.

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  22. Di questo argomento s'è occupato l'amico Guido Ferro Canale in un articolo sul mio bollettino "Una Voce Dicentes" Maggio-agosto 2009.

    Non riesco a capire il motivo per cui non si renda pubblico nella sua interezza il verbale dei lavori della Commissione Cardinalizia del 1986: solo con questa pubblicazione integrale verremmo a conoscenza delle gravi motivazioni giuridiche ai sensi delle quali detta Commissione ha stabilito che Paolo VI non abrogò il Messale di S. Pio V. Di cui nel commento precedente c'è solo un assaggio.
    Non credo che possa essersi limitata all'enunciazione della surroga per dilungarsi poi nei suggeriementi al Papa in vista di un nuovo documento.

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  23. Scandaloso!
    propongo di bruciarlo sul rogo e con lui il libro dei Salmi, ricondando che il re Davide (noto discotecaro e modernista) ci suonava sopra l'arpa e danzava pure (orrore!)

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  24. ieri sera però il link su Aiello cardinale funzionava. Provate a cercare su FB e vi accorgerete che dove comparivano due gruppi dedicati al presule, ora ne compare solo il primo mentre l'altro è blasfemo. Sarà stato qualche cretino che si è appropriato dell'altro gruppo mutandone nome e finalità... non è la prima volta che Facebook fa questi scherzi

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  25. Sulla "Quo Primum": è chiaro che Paolo VI NON HA abrogato la suddetta bolla (se l'avesse abrogata, non ci sarebbero stati né l'indulto di Giovanni Paolo II né il motu proprio di Benedetto XVI).
    Ma è altrettanto chiaro che, se avesse voluto abrogarla, avrebbe potuto farlo. La clausola finale della Quo Primum significa che nessuno, AL DI FUORI DEL PAPA, può apporre modifiche o abolire il Messale.

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  26. Luigi dice bene: ma nessuno ti vieta di schitarrare, magari Battisti o Baglioni, quel che vuoi: puoi scherzare coi fanti...ma per favore, Aiellino bello, lascia stare i Santi.
    Se si ha una comunicativa diretta e si ama scherzare, cantare, divertire e divertirsi con intelligenza questo è un bene. Ma coi paramenti (vabbè che è una casulaccia) e ex cathedra non si dà un bello spettacolo, tutt'altro. Ragazzi poi non mi venite a dire: "...non lo conoscete", "...giudicare da una foto...". Che le immagini girano si sa, che ci si esponga a fraintendimenti e purtroppo a giudizio si sa, dunque: Prudenza, qualcuno nella gerarchia conosce ancora il senso di questa parola e soprattutto il fatto che sia una Virtù?
    AndreasHofer

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  27. Davide non era un sacerdote, anonimo delle 10.00. Le sue performances erano totalmente extraliturgiche.

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  28. Già che si è citato Davide, aggiungiamo che la musica liturgica ai tempi biblici era costituita da corni e trombe. Nel Tempio nessuno suonava cetre! Corni e trombe sono strumenti a fiato e quindi li possiamo considerare antenati dell'organo, anch'esso strumento a fiato.

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  29. Ringrazio Dante Pastorelli che con don Gianluigi mi ha permesso di vederci un pò più chiaro.
    È veramente indispensabile assumersi la responsabilità di andare alle fonti e di informarsi, si scopre così tante volte che ciò che una certa ideologia ha voluto inculcare nelle menti e coscienze cattoliche è falso.
    Comunque con Paolo VI siamo stati ad un soffio dalla abrogazione, senza dubbio voluta da certi suoi consiglieri, uno in particolare.

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  30. Sono di nuovo l'anonimo che ha scritto il msg del 13 ottobre 2009 9.36...

    Su facebook spesso accade che i gruppi cambino proprietari e quindi avvengano colpi di mano simili, purtroppo ho provato a fare la segnalazione ma blasfemia e bestemmie non sono più motivo di chiusura (prima c'era l'opzione "attacca/discrimina un gruppo...") quindi cancellate quanto prima quel link!!!

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  31. Qui il problema sono le nomine, cari miei: questo vescovo l'ha scelto Benedetto XVI, con la complicità del Card. Re, ovviamente. Ma di questi vescovi chitarrari e totalmente ignoranti di che cosa sia il bello se ne contano moltissimi anche tra le giovani generazioni, a differenza di quanto sta accadendo altrove, dove i più giovani in genere promettono bene (vedi Bernard Longley, 54 anni, in Inghilterra). A quanto mi risulta, un altro chitarraro, oltre a Giuliodori, è mons. Filippo Strofaldi (ancora la Campania, ricettacolo dei peggiori vescovi, considerando il da poco ritirato Nogaro, il ritirando Pierro e il ben saldo - ahinoi - Sepe...). A questo fenomeno si aggiungono i vescovi amanti delle discoteche, come Domenico Sigalini, anche lui di fresca nomina. Senza parlare dei costruttori di pseudo-chiese certamente non appartenenti alla nostra santa religione. Si torna 'a bomba': le nomine sono il vero punto di svolta ed in Italia le cose non sono minimamente cambiate rispetto all'era Giovanni Paolo II.

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  32. Paolo Vi non poteva abrogar il rito antico, giusta il canone 30 del Diritto Canonico di allora sull'USO immemorabile.
    Ha tentato il colpo? forse sì. Ma lo Spirito Santo non gliel'ha permesso facendogli fare oltre tutto una figura cacina.
    O ha fatto il doppio gioco? Non potendo abrogarlo ha cercato di sopprimerlo, ma lasciando aperta la porta all'indulto: non potendo abrogare l'uso immemorabile, la volontà implicita del pontefice, anche se non della persona del pontefice, ha voluto riservare la possibilità di ricorrere al vecchio messale a coloro che ne avvertissero la necessità.
    Lo Spirito vede e provvede.

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  33. Mons. Aiello è amico del cardinale Re. Non per nulla propio il Prefetto della Congreazione dei Vescovi è stato il consacrante principale di mons. Aiello.

    Questo significa che Re riesce tuttora a piazzare i suoi amici in una qualche diocesi.

    Antonello

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  34. Però l'impostazione è classica.
    Comunque per par condicio comincerò a dir messe bugniniane nelle balere.

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  35. Le celebran sulla spiaggia, coi fedeli in costume), perché no nelle balere? Omnia munda mundis. E siccome David danzava succinto, va bene anche la lapdance.

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  36. il vescovo Aiello è il classico esempio di chi, quando era prete, considerava la liturgia una auto celebrazione. Questa foto bisognerebbe farla giungere al card. Canizares (di Re non ci si può fidare) e al segretario del Papa e poi lasciar fare alla Provvidenza. Non mi pare che nel Messale di Paolo VI ci sia un solo passaggio ove è previsto l'uso della chitarra (nè da parte dei laici, nè da parte dei preti nè, me che meno, dei vescovi). Con buona pace di mons. Aiello che di liturgia ne sa poco e deve essere rimmandato a settembre con un bel 4. Alessandro

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  37. Rimandato a settembre? un bel 4?

    Alessandro, ma non lo sai che il vescovo è il moderatore, il fonte, la scaturigine della liturgia nel propio feudo. Oops, volevo dire diocesi?

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  38. Preghiamo anche per questo Vescovo e per la sua Diocesi che deve averne un gran bisogno.Se è così il liturgo e il Pontefice chissà il resto.Poveri noi.Invece di farlo cardinale questo dovrebbe tornare in Seminario e leggere i praenotanda del Messale di Paolo VI .Un parroco di campagna.

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  39. Paolo VI non ha abrogato la Messa di sempre per un vizio di forma. Semlicemente non poteva abrogarla perchè non ne aveva la facoltà. E' una questione teologica non giuridica. Il Papa sarà pure al di sopra della Legge Ecclesiastica ma non è al di sopra della Legge Divina e del Depositum Fidei. La volontà di far estinguere la celebrazione della Messa Antica, da parte di Montini, è chiara ed incontrovertibile.

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  40. Diciamole queste cose , perchè altrimenti un giorno, forse non lontano, lo vedremo elevato alla gloria degli altari. Ed i bravi cattolici dovranno invocarlo nelle Litanie; anche quelli che sono stati perseguitati ed umiliati da lui.

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  41. il cardinal Giovanni Battista Re ha compiuto 75 anni lo scorso 30 gennaio... che aspettano a sostituirlo? Purtroppo le nomine dei vescovi sono in gran parte un ostacolo alla trasmissione del magistero pontificio.

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  42. Il Papa può abrogare una legge o una costituzione dei predecessori e l'oggetto di quella legge o costituzione, quindi anche un rito.
    S.Pio V abolì tutti i riti che non eran in vigore almeno da 200 anni per evitare che qualcuno di essi contenesse qualche errore teologico ricavato dalle premesse e dalle realizzazioni del protestantesimo e lasciò in vita quelli più antichi perché sicuramente ortodossi.
    I canonisti han parlato chiaramente sul problema dell'impossibilità di abrogare un USO immemorabile, per cui si vedano i cann. 23-28.

    Quanto al Papa non è un sovrano assoluto. Egli ha un potere ordinario, supremo, pieno, immediato e universale sulla Chiesa (can.331), ma deve svolgere la funzione di Papa in comunione coi vescovi e con tutta la Chiesa cui è vincolato (can. 333 §.2).
    Quindi il suo esercitare liberamente il proprio potere (can.331) non significa che può far quel che vuole, perché è vincolato al bene della Chiesa, alla custodia del Deposito della Fede ed è soggetto a Cristo.
    Né può violare le leggi da lui stesso emanate.
    Un Papa che esercita un potere senza la comunione coi vescovi e con la Chiesa è scismatico ed eretico perché tende a smembrar il Corpo di Cristo e a diastrugger la Chiesa.

    RispondiElimina
  43. Dalla lettura di questa omelia di mons. Aiello mi son convinto che don Luigi abbia ragione:
    http://www.riflessioniaa.altervista.org/Visciano2luglio2009.htm
    Sucuramente c'è di peggio: sembra essere un "entusiasta" (anche di chitarre e canti e con troppa voglia di "cambiare", parola magica, utile a tutto), ma almeno uomo di idealità e di fede: "Siate orgogliosi di far parte di questa Chiesa che, dopo duemila anni, è ancora giovane, ancora genera, ancora partorisce, ancora danza, ancora canta, ancora entusiasma. La radice greca della parola entusiasmo è - ve la traduco - “respirare in Dio”. Le persone entusiaste sono quelle che respirano in Dio (i depressi non respirano in Dio). Non siate depressi e, se lo siete, da questa celebrazione riceverete una forza, una dimensione di adrenalina che fa risvegliare e dire: Bisogna cambiare, bisogna dialogare, bisogna verificare; questa è la mia Chiesa cui chiedo ogni giorno una grazia di un’autenticazione della fede, ma questa è anche la mia Chiesa cui debbo versare il mio contributo di entusiasmo, di giovinezza, di preghiera, di idealità, di fede."
    Interessante anche la notazione iniziale suula validità e l'importanza della "resistenza liturgica" dei suoi fedeli, che continuano a celebrare la Madonna delle Grazie il 2 luglio, con il vecchio calendario liturgico: "la fede non è del Vescovo, non è del parroco, non è dei preti: la fede è del popolo e questo continuare a celebrare la Madonna delle Grazie il 2 luglio ... questa resistenza ha anche degli elementi positivi.".

    RispondiElimina
  44. Signor Pastorelli, non sono d'accordo con lei su alcune cose.
    Il Papa è il legislatore supremo e pertanto può derogare in qualunque momento alle leggi ecclesiastiche.
    Lei dice che:"Un Papa che esercita un potere senza la comunione coi vescovi e con la Chiesa è scismatico ed eretico perché tende a smembrar il Corpo di Cristo e a diastrugger la Chiesa." Questo non mi risulta sia contemplato in alcun canone, anzi sembra quasi un'eresia. Il Papa infatti esercita il suo magistero senza aver bisogno del consenso di nessuno , nemmeno dei Vescovi o di un Concilio ecumenico ("pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa"). Semplicemente non deve agire in contrasto con il Deposito della Fede. Ma siccome si presume che il Papa possa fare solo del bene alla Santa Chiesa , allora sembra quasi impossibile a livello teorico, che avvenga il contrario. Poi anche se un papa fosser materialmente eretico chi dovrebbe processarlo? Quale istituzione o figura potrebbe ergersi al di sopra del Pontefice per giudicarlo e condannarlo?

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  45. Ho scelto di rispondere in questo blog, avendo abbandonato quello di Tornielli, il quale lo gestisce con faziosità davvero evidente. Più volte ho visto che usa l'ingiusta bilancia e questo mi ha profondamente offeso e il suo comportamento nei di alcuni blogger è stato deprorevole. Molte contraddizioni lo accompagnano e il Tornielli fa preferenze tra utenti ed utenti, quindi manca di serietà. Comunque volevo dare il mio contributo sul potere più o meno valido che avrebbe avuto Paolo VI nel ritoccare la S. Messa di S. Pio V e l'anatema di cui accompagnava la Bolla. Premesso che l'anatema è anatema quindi già qui siamo in perfetta disunione con il Magistero Intoccabile, aggiungo che Paolo VI al momento della sua elezione 30/6/63 pronunciò questo giuramento:

    " Io prometto di NON diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come vero loro discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno, cio' che mi fu tramandato; di emendare tutto quanto emerga in contraddizione alla disciplina canonica, di custodire i sacri Canoni e le Costituzioni Apostoliche dei nostri Pontefici, quali comandamenti divini e celesti, essendo io consapevole che dovrò rendere stretta ragione davanti al Tuo giudizio divino di tutto quello che professo; Io che occupo il tuo posto per divina degnazione e fungo come il tuo Vicario, Assistito dalla tua intercessione. Se pretendessi di agire diversamente, o di permettere che altri lo faccia, Tu non mi sarai propizio in quel giorno tremendo del divino giudizio. Perciò, sottoponiamo al più severo anatema dell'interdizione si tratti di noi o di un altro! Chiunque abbia la presunzione di introdurre qualsiasi novità in opposizione a quella Tradizione Evangelica o alla Integrità della Fede e Religione cristiana, oppure tenti di cambiare qualsiasi cosa, accogliendo il contrario o di consentire con i presuntuosi che OSASSERO farlo con ARDIRE SACRILEGO."
    da "Liber Diurnus Romanorum Pontificum"
    Come poteva quindi Paolo VI a fare quello che ha fatto con il NO?

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  46. Gente, è inutile sperare di poter tornare indietro e cambiare le cose come nel film "Ritorno al futuro". Inutile crogiolarsi nell'idea che un cavillo renda nulli il Vaticano II o il Novus Ordo. Il problema non è se Paolo VI poteva o non poteva: poteva eccome, e nessuno gliene ha contestato la facoltà. Il problema è se la scelta che ha fatto sia stata saggia o no. Io credo di no, e che un cambiamento ora si imponga. Nel futuro, spero non lontano, non nel passato.

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  47. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  48. Effettivamente Fedele, come ha fatto Paolo VI a sopprimere il Messale di San Pio V ?
    Perchè anche se non l`ha abrogato nella pratica è stato soppresso, e penso che quella era la sua intenzione.
    Come ha potuto rivoluzionare la Liturgia?
    Come si può pronunciare quelle parole e poi agire in modo opposto?

    Resto basita leggendo quel giuramento che non conoscevo!

    Quante domande frullano nella mia testa .
    Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a che io sia meno ignorante anche se, credetemi, alle volte preferirei non sapere, purtroppo non riesco a rifugiarmi in una "utile ignoranza", come l`aveva chiamata mic, e che io chiamo "santa ignoranza".
    Non ancora.

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  49. FILIPPO, un po' di prudenza e conoscenza prima di lanciar accuse di eresia a chi scrive in questo blog.

    Il Papa, pur esercitando il supremo potere della Chiesa, non può derogare dalle Leggi della Chiesa che valgono per tutti. Può eventualmente modificarle o abrogarle, ma mai non rispettarle, siano state esse promulgate da lui o dai predecessori.
    Ho citato il can 333 § 2, sarebbe bastato andarlo a leggere per capire. Comunque eccolo:

    " Esercitando la sua funzione di supremo Pastore della Chiesa, il Romano Pontefice è SEMPRE VINCOLATO ALLA COMUNIONE CON GLI ALTRI VESCOVI, ANZI CON TUTTA LA CHIESA; egli tuttavia ha il diritto di stabilire, secondo le necessità della Chiesa, il modo sia personale, sia collegiale, di esercitare tale ufficio".

    L'ultimo periodo è chiaro: il Papa è detentore del asuprmo potere e lo esercita o da solo (Magistero ordinario e straordinario) o coi vesocovi (concilio).
    Ma prima che c'è scritto? Che il Papa non può legiferare svincolato dalla comunione con la Chiesa. Se il papa legifera contro la comunione coi vescovi e contro la Chiesa legifera legittimamente? Evidentemente no.
    La legge ecclesiastica deve sempre avere come fine il bene delle anime: un Papa che agisce contro questo bene si pone fuori della comunione coi vescovi e con l'intera Chiesa, portando la Chiesa in stato di scisma capitale se non si ravvede.
    E' una dottrina che risale alle discussioni teologiche del 500 e del 600 ma che è sempre valida.
    Certo è raro che un Papa possa essere eretico e scismatico, ma in certi periodi bui della Chiesa chi lo può dire?
    Più volte ho ricordato il caso di Giovanni XXII che, ancor più di Onorio e Liberio, pronunciò un'eresia, secondo cui le anime destinate alla salvezza restavano "sotto l'altare", cioè non salivano immediatamente in Paradiso, ma dovevano aspettare, per la visione beatifica, la resurrezione dei corpi. Ciò contro la verità cattolica dell'immediaoto giudizio personale. Sul punto di morte i cardinali che gli si eran rivoltati contro lo indussero a ritrattare. E lo fece.
    Era un insegnamento da dottore privato, certo, o da Papa che resiste all'azione dello Spirito.
    In questo secondo caso la Chiesa pee qualche momento ha avuto un Papa scismatico ed eretico.

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  50. Tu parli di definizioni dogmatiche.
    In tal caso il Papa è assistito dallo Spirito Santo, che gli è stato promesso (Pastor Aeternus) per custodire in materia di fede e morale il Sacro Deposito in quanto maestro universale, non per proclamare profane novità.
    Ma se domani un Papa definisse il dogma della salvezza di Satana, contro la verità sempre creduta, sarebbe da considerar Maestro universale assistito dallo Spirito Santo?

    Io comunque parlavo di leggi e non di magistero dogmatico.

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  51. Prof.Pastorelli, il canone dai lei citato, a quale epoca risale? Io dubito che tali espressioni fossero contenute nel vecchio codice di diritto canonico, non mi risulta che prima fosse contemplato il termine "collegiale". E poi mi domando: se tutti i vescovi della chiesa fossero contro il Papa, ma fosse quest'ultimo ad avere ragione..... cosa accadrebbe? E' Il Papa la regola prossima della Fede non il magistero dei Vescovi.

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  52. Non so come si possa affermare e ripetere la calunnia che Giovanni XXII fosse stato eretico per queste affermazioni.

    Nella sua bolla "Ne super his" del 3 dicembre 1334 affermò invece: "Dichiariamo come segue il pensiero che E' e che E'STATA il nostro... Noi crediamo che le anime purificate separate dai corpi si ritrovano in cielo... e che vedono Dio e l'essenza di Dio faccia a faccia". Quell'affermazione "è ed è stato" sottolinea che lo aveva sempre pensato.

    Ma è anche vero che fu oggetto di calunnie divulgate dai "fraticelli" coll'aiuto di Luigi di Baviera.

    SdC

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  53. CAPUT I.
    De Romano Pontifice.
    Can. 218. par. l. Romanus Pontifex, Beati Petri in primatu Successor, habet non solum primatum honoris, sed supremam et plenam potestatem iurisdictionis in universam Ecclesiam tum in rebus quae ad fidem et mores, tum in iis quae ad disciplinam et regimen Ecclesiae per totum orbem diffusae pertinent.
    par. 2. Haec potestas est vere episcopalis, ordinaria et immediata tum in omnes et singulas ecclesias, tum in omnes et singulos pastores et fideles, a quavis humana auctoritate independens.
    Can. 219. Romanus Pontifex, legitime electus, statim ab acceptata electione, obtinet, iure divino, plenam supremae iurisdictionis potestatem.
    Can. 220. Gravioris momenti negotia quae uni Romano Pontifici reservantur sive natura sua, sive positiva lege, causae maiores appellantur.
    Can. 221. Si contingat ut Romanus Pontifex renuntiet, ad eiusdem renuntiationis validitatem non est necessaria Cardinalium aliorumve acceptatio.
    Ho trovato solo questo nel CIC Pio-Benedettino del 1917.

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  54. http://www.riflessioniaa.altervista.org/SChiara2009Pignataro.htm

    Leggete questa omelia del nostro chitarrista. Belle parole, nulla quaestio.
    Un pensiero abbastanza forte, in alcuni punti DEBOLE.
    Ma tra queste parole e quelle di un pastore protestante le differenza saranno molte?
    (è una domanda!)

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  55. http://www.parrocchiasanpietro.it/2008/08/30/se-monsignor-arturo-aiello-sulle-note-delllamore-sincontra-gesu/

    ancora foto, con chitarra (ma al posto giusto) e testi...

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  56. Carissima Luisa anch'io resto basito di fronte a tale contesto. Paolo VI non poteva sopprimere nulla tanto meno dopo il giuramento. Ora così facendo avendo di fatto ignorato l'anatema della Bolla, qualsiasi strada è aperta per sottominare i Dogmi. Alcuni documenti conciliari di fatto non essendo chiari lasciano aperta ogni ipotesi di indagine teologica. Da quì di tutto di più.
    Chi si arroga il diritto di dire che non si può più tornare indietro evidentemente non è della Chiesa di Cristo. Credo che Paolo VI dovrà rendere conto del giuramento tradito. Io non vorrei essere al posto suo.

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  57. Can. 333 — § 1. Romanus Pontifex, vi sui muneris, non modo in universam Ecclesiam potestate gaudet, sed et super omnes Ecclesias particulares earumque coetus ordinariae potestatis obtinet principatum, quoquidem insimul roboratur atque vindicatur potestas propria, ordinaria et immediata, qua in Ecclesias particulares suae curae commissas Episcopi pollent.

    § 2. Romanus Pontifex, in munere supremi Ecclesia Pastoris explendo, communione cum ceteris Episcopis immo et universa Ecclesia semper est coniunctus; ipsi ius tamen est, iuxta Ecclesiae necessitates, determinare modum, sive personalem sive collegialem, huius muneris exercendi.

    CIC, ed. Logos 1995: si tratta del diritto canonico in vigore.

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  58. Appunto..... inutile commentare.

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  59. Per quanto riguarda GIOVANNI XXII e la sua eresia si veda Enciclopedia Cattolica, s.v., vol. VI, p.592.
    Fonte inaffidabile? Sì, va benissimo.
    Allora si legga la BULLA citata da FDS interamente, o almeno quanto riportato dal Denzinger- Hunermann (EDB, 1991, pp.518 e segg.) che ci offre la "Revoca della sentenza di Giovanni XXII sulla beatitudine dei Santi". Si legga anche l'introduzione. Nella pag. 519 che non ho voglia di ricopiare il Papa rigetta e condanna tutto quello che contro il Magistero aveva pronunciato.
    Le sue fantasiose eretiche affermazioni dei giusti "sotto l'altare" sono contenute in alcune omelie ed in una dissertazione.
    Filippo VI di Francia fece esaminare le tesi erronee dall'Inquisizione. In un concistoro del 3 gennaio 1334 i cardinali indussero il Papa a ritrattare: cosa che avvenne il giorno prima della morte il 3 dicembre dello stesso anno in modo solenne dinnanzi ai cardinali. La Bulla citata fu pubblicata poi da Benedetto XII.

    Le critiche dei francescani michelisti, in questo caso, erano esatte.

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  60. Eh, sì FILIPPO, è inutile commentare le affermazioni di chi legge tutto fuor che quello che gli si indica: can. 333 § 2,che ti ricopio in italiano visto che mostri di non comprender l'originale latino:
    "Esercitando la sua funzione di Supremo Pastore della Chiesa, il Romano Pontefice E' SEMPRE VINCOLATO ALLA COMUNIONE CON GLI ALTRI VESCOVI, ANZI CON TUTTA LA CHIESA".

    Dunquee, non esiste un Magistero Pontificio che possa esser svincolato dalla comunione dei vescovi e da tutta la Chiesa: significa che il Papa non può dire e fare niente se non nel totale rispetto della fede e della dottrina perenne della Chiesa e della comunione con essa.
    In caso contrario non parla da Papa.

    Guarda anche che ho riportato, a proposito del modo di esercitare il suo potere, "sive personalem, sive COLLEGIALEM".

    Ovviamente io devo tener per valido il CIC in vigore non quello del 1917.

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  61. Se tutti i vescovi fossero contro il Papa: in materia di Fede? Se il Papa ripete senza manomettere, sminuire o distorcere la Verità è ovvio che la Verità è nel Papa qualora parli ex-cathedra e i vescovi son ribelli.

    E se tutti i vescovi, invece, riprendono e condannano il Papa per un' affermazione che palesemente risulta contraria alla verità?
    Abbiamo visto come l'Arianesimo contagiò quasi tutti i vescovi e la debolezza, se non proprio la complicità, di Liberio. Ebbero ragione i pochi vescovi rimasti fedeli alla Verità intorno ad Atanasio. E alla fine la Verità trionfò.
    Speriamo di non odover mai affrontare altri simili periodi.

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  62. Carissimo Dante credo che la storia si ripeta e che l'eresia ariana sia lo specchio a cui dobbiamo guardare.
    Allora come adesso ci sono vescovi contro vescovi( stesse parole della Vergine a Fatima) e molti pensieri e azioni che rasentano l'eresia.
    Non sono un pessimista ma realista.
    Allora come adesso ci sono sacerdoti ai quali è proibito usare delle Chiese (FSSPX) mentre queste stesse Chiese sono consegnate ad altri culti che sono separate dalla Chiesa di Cristo, oppure usate come balere e altre cose. A Borgo Verezzi presso Savona il 17 agosto 2009 si è celebrato un matrimonio(???) di due cinofili. Loro testimoni sono stati due cani senza contare che in Chiesa erano presenti 60 dei 100 cani invitati dalla coppia. Questa è la realtà. Al parroco che ha permesso questo scempio come minimo sarebbe doverosa la sospensione a divinis come per tanti altri di cui per il momento non faccio nome.

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  63. Non solo la FSSPX non ha le chiese, ma neppure tanti fedeli e sacerdoti in perfetta comunione con Roma. Il che è ancora più grave perché l'autorità ecclesiastica non si può appellare agli impedimenti avanzati per non conceder l'uso di chiese alla FSSPX.

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  64. Signor Professor...Dante Pastorelli. Io non sarò certo un latinista ma il latino l'ho studiato. Cerchi di non fare il saccente ...grazie. Mi sa che lei stia prendendo una grossa cantonata nel giudicare eretici alcuni Papi del passato. Nessuno può giudicare un Papa in foro esterno, nemmeno tutti i vescovi del mondo messi insieme. In ogni caso è davvero singolare che Lei (come altri), che ha criticato sempre la riforma liturgica di Paolo VI, che di fatto si è ribellato alla sua autorità, mi sbatta in faccia il codice di diritto canonico riformato sulla base della nuova ecclesiologia, la stessa che poi però disprezza quando non serve alle sue tesi.Se lei vuole dirmi che devo piegarmi alla nuova ecclesiologia in base alla quale il Magistero del Papa deve essere confermato dal resto dei Vescovi ( perchè questo in sostanza afferma il canone da lei citato), mentre prima era il Papa solamente che confermava tutti nella Fede, allora Lei smetta di criticare le riforme del Concilio e del post-Concilio..anche perchè sono state accettate dalla maggioranza dei vescovi compreso il Papa.

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  65. "....Né può violare le leggi da lui stesso emanate.
    Un Papa che esercita un potere senza la comunione coi vescovi e con la Chiesa è scismatico ed eretico perché tende a smembrar il Corpo di Cristo e a diastrugger la Chiesa." Anche queste parole sono contenute nel nuovo codice di dirtto canonico? Le interpresta male anche il nuovo canone.

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  66. Una cosa è la Dottrina Cattolica, una cosa sono i Vescovi , ai quali il Sommo Pontefice non deve chiedere alcuna conferma riguardo atti del suo Magistero, sia Ordinario che Straordinario. Può consultarli se lo ritiene opportuno, ma le loro opinioni non sono vincolanti.
    Negare questo significa essere eretici.

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  67. In ogni caso mi spiace se mi sono lasciato trasportare dall'animosità.

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  68. FILIPPO, sarebbe bene che tu studiassi un po' e imparassi a capire quello che leggi.
    Io non ho detto che il Papa deve avere il consenso dei vescovi nello suo magistero, perché il modo di esercizio lo sceglie lui: personale o collegiale come da teologia e diritto canonico.
    Ho citato quel brano del can. 333 per dire che il papa non ha il diritto di fare e dir quel che vuole, non è assoluto (ab-solutus) cioè sciolto da qualsiasi vincolo, ma che è vincolato alla comunione coi vescovi e con la Chiesa, e quindi con Cristo di cui la Chiesa è il Corpo Mistico. Questo significa ch'egli non può sostenere tesi contrarie alla comunione, o promulgare leggi che rompono la comunione o compiere atti che smembrino il Corpo Mistico. In tal caso il Papa tenderebbe a scindere la Chiesa. Scriveva il Gaetano che il Papa intanto è Papa in quanto si comporta come Papa e Capo della Chiesa, in caso contrario né la Chiesa è in lui né lui è nella Chiesa.
    Essere in comunione con la Chiesa e coi vescovi è indispensabile per mantenersi fedele al mandato di Cristo. Potrei farti molte altre citazioni.

    Il problema è che tu confondi comunione del papa con i vescovi e la Chiesa con l'esercizio del potere, e non te ne accorgi neppure.
    E questo ti rende difficile comprendere quel che leggi.

    Quanto a me critico il NO lì dov'esso è criticabile: non l'ho mai rigettato né considerato eretico, e partecipo, quando non posso farne a meno, alla nuova Messa, cercando dei sacerdoti della cui fede son sicuro, e non mi son mai ribellato a nessun Papa, per quanti limiti nella loro azione possano aver dimostrato.

    Dov'è scritto che il Papa non può esser criticato in foro esterno? Se gli atti di un Papa sono perniciosi per la Chiesa (l'albero si riconosce dai frutti) abbiamo il dovere di criticarlo, ovviamente a ragion veduta, non sulla base di pregiudizi. Ce lo dice anche S. Tommaso che dobbiamo riprendere i superioiri se non operano per il bene della Chiesa.

    Ho citato (non te l'ho sbattuto in faccia, perché non sono un violento) il CIC in vigore perché è l'unico valido per la Chiesa.
    Ché se poi alcune cose vanno riviste, come nella messa, è altro discorso. Il CIC del 1917 ha soltanto valore storico. Ad esso portano i lumicini solo i sedevacantisti.

    Mi sa molto che sei tu un ribelle: del resto gli estremismi delle tue raffazzonate affermazioni lo testimoniano.

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  69. Mai ho sostenuto che il Papa è sottoposto ai vescovi nel suo magistero ordinario e straordinario infallibile.

    L'ho già detto: tu confondi il dovere del Papa di esser vincolato alla comunione con Chiesa in generale e coi vescovi (e epertanto non deve gtentare di dividerla) con il modo d'esercizio del potere.

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  70. A proposito di messa in latino.

    chi parla in lingua parla non agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno ascolta, (1 Cor 14.2)
    E nello stesso modo, se con la lingua voi non pronunciate una parola facilmente comprensibile, come si saprà ciò che viene detto? Infatti, parlerete all’aria....
    Se io non capisco dunque il valore del suono della parola, sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me...
    Tuttavia, in una congregazione direi piuttosto cinque parole con la mia mente, per istruire oralmente anche altri, anziché diecimila parole in lingua
    (1 Cor.14.19)

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  71. Proff. Pastorelli grazie, ma non risulta almeno dalle mie parti fedeli in comunione che siano privi di Chiese. Dipende sempre da quale comunione poi; esistono sacerdoti che lo sono solo apparentemente mi creda.
    Il mio discorso era un'altro, come si può accettare che nostre Chiese siano date in gestione a protestanti e a ortodossi per i loro culti, loro sono in comunione con la Chiesa? Lo sono forse più della FSSPX? Credo che tutto ciò sia gravemente offensivo per la mia fede. Grazie.

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  72. Filippo signor Filippo, vede il Magistero Petrino cioè Magistero infallibile e non, hanno due caratteristiche diverse tra loro.
    Lei dice che il Papa non può essere criticato? Si sbaglia S. Paolo riprese pubblicamente S. Pietro, i fedeli hanno il dovere di riprendere e anche di disobbedire al proprio superiore se esiste motivo fondato e pericolo per la fede CIC n. 1323.

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  73. Quanto alla comunione, mi riferivo a fedeli e sacerdoti non incappati in censure ecclesiastiche, ma non volevo aprir un'altra volta il problema se la comunione ci sia o no tra FSSPX e S. Sede.
    Parecchi sacerdoti vorrebbero celebrar la Messa tradizionale ma ne sono impediti, anche negli ordini religiosi. Molte messe tradizionali sono confinate in cappelle o in orari impossibili. Anche questa è una forma di negazione d'una chiesa.

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  74. ma dal vescovo in chitarra siete passati alle dispute teologiche...?

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  75. Vorrei sapere in quale testo del Magistero ( non dei teologi) sta scritto che :"Se gli atti di un Papa sono perniciosi per la Chiesa (l'albero si riconosce dai frutti) abbiamo il dovere di criticarlo.." ? Ve lo dico io ..da nessuna parte!!!!
    Cosa vuol dire che un Papa deve essere in Comunione con tutti i Vescovi e con la Chiesa, se non professare con essi la medesima Fede? Come fa un Papa a non essere più in comunione con la Chiesa se non per ragioni inerenti la Fede? Prof. Pastorelli mi sembra che lei tenda a raffazonare un pò le cose.

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  76. FILIPPO, te l'ho detto di già, hai bisogno di studiare, anche se non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
    Hai mai sentito parlare di S. Tommaso, di Bellarmino, di Caietanus, (o Gaetano), per non parlar di grandi teologi più recenti come il card. Journet? Evidentemente no.
    Per essere in comunione si deve aver la stesa fede, gli stessi sacramenti, lo stesso governo.
    Un Papa che resistenddo allo Spirito, non svolge la sua funzione di Papa, perché la sua persona si oppone al suo dovere di Papa, può errare. Occorre distinguere tra Il Papa in quanto tale e la persona del Papa. Non solo la persona può peccare (papi guerrieri, nepotisti, simoniaci, immorali ecc.) ma può anche predicare errori o piegare verso errori per paura, perché resiste allo Spirito Santo, la cui assistenza è garantita solo in materia di fede e morale quando il papa impegna solennemente e comunque inequivocabilmente la sua autorità apostolica.
    Ma come persona privata, o dottore privato o nel magistero non infallibile può errare, sostenendo tesi che posson dividere la Chiesa, dare direttive che la possonodividere ecc., anche se, come ho detto, è raro. Si tratta di un argomento serio e delicato, quello di un Papa eretico o scismaitico, presente nella teologia.
    Non per nulla nelle Litanie maggiori (ma tu forse non sai neppur di cosa si tratti) noi preghiamo:

    "Ut DOMNUM APOSTOLICUM, et omnes Ecclesiasticos ordines IN SANCTA RELIGIONE CONSERVARE DIGNERIS, te rogamus, audi nos".
    Dunque la Chiesa prega affinché non solo la Gerarchia, ma per primo il Papa non si allontani dalla nostra santa religione, dalla nostra santa Fede. Ricavane tu la oconclusione.



    Nelle litanie dei Santi si prega così:

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  77. Innanzitutto, ringrazio Dante per aver citato le mie considerazioni sulle "Risposte" di Hoyos ad alcuni quesiti sul Motu Proprio.
    Riguardo al problema della comunione del Papa con la Chiesa, mettiamo pure tra parentesi il can. 333 §2, che presuppone un discorso teologico e, per ovvie ragioni, non lo svolge drettamente (anzi, se non fosse per il "tamen" che segue, si potrebbe addirittura intendere il "semper est coniunctus" come la semplice affermazione di un dato di fatto, o meglio che gli atti del Papa sono la regola della comunione, esattamente come le sue definizioni dogmatiche sono "irreformabiles ex sese, non autem ex consensu Ecclesiae": il CIC va letto con molta attenzione!).
    Affronterei la questione, piuttosto, da altri due punti di vista:
    1) I limiti al potere del Papa sono - per così dire - di due tipi:
    a) diretto, ossia tutto il diritto divino (e il depositum Fidei come lex credendi), contro il quale neppure il Papa può emanare leggi o atti validi; a parer mio, com sarebbe NULLA una Bolla che sancisse (absit!)la dissolubilità del Matrimonio, così omelie come quelle di Giovanni XXII (ma vorrei ricordare anche Giovanni Paolo II e il suo discorso ai giovani musulmani a Casablanca) NON SONO MAGISTERO, perchè contengono un'altra dottrina, diversa da quella che Cristo ha affidata alla Chiesa, e non vincolano affatto la coscienza dei fedeli, che semmai ha il dovere di rigettarle;
    b) teleologico: nella Chiesa "tutto deve farsi per l'edificazione" e ciascuno ha il dovere di non dare scadalo ai meno dotti o più deboli nella Fede (Vangelo a parte - si fa per dire...! - ricordate il discorso dell'Apostolo sulle carni immolate agli idoli?); perciò, da un lato, esiste ed è sempre esistita nella Chiesa l'aequitas canonica, ossia il potere di non applicare la legge scritta in un caso concreto, sostituendola con ciò che meglio serva al bene delle anime; dall'altro, è nullo per contrarietà al diritto divino ogni atto di governo (ESCLUDEREI il Magistero, non assimilabile sotto questo profilo) che al bene delle anime sia contrario sempre e comunque. Slvo il caso di contaminazioni ereticali - S. Pio V docet - la pra e semplice soppressione di un rito, tanto più se vigente ab immemorabili, mi sembra rientrare in quest'ultima ipotesi.

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  78. 2) La questione del Papa eretico.
    Desidero premettere che le leggi universali della Chiesa, secondo il trattato classico di Melchior Cano, sono "loci theologici", ossia: possono esservene di opportune o inopportune, ma, se recepissero direttamente e imponessero ai fedeli un'eresia, sarebbe messa in questione l'indefettibilità della Chiesa e dovremmo concludere che le porte degli Inferi hanno prevalso; poichè così non può essere, è lecito, al contrario, valersi dei canoni come di basi sicure del ragionamento teologico. Con indubbia conseguenza logica, Mons. de Lauriers, giudicando eretico il Novus Ordo, concluse che esso *non poteva essere* legge universale della Chiesa e, non potendo certo negargli il carattere imperativo (nonostante cotanta flessibilità rubricale...), dovette negare che provenisse dall'autorità legittima. Per il nuovo CIC, stesso discorso, con l'avvertenza che, dove recepisca la dottrina conciliare, è chiaro che non può essere utilizzato come metro di interpretazione del Concilio, se non altro perchè non è la sede adatta, ma senmmai andrà interpretato secondo il Concilio, le cui ambiguità vanno risolte in altra sede che non sia il Diritto Canonico. E ricordo anche che "eresia" è solo ciò che si opponga in maniera *diretta* e *immedita* a una Verità di Fede divina e cattolica.
    Ciò premesso, troviamo nel "Decretum" di Graziano - recepito dalla Chiesa come legg universale per circa otto secoli fino al 1917, tanto che Gregorioo XIII ne fece approntare un'edizione ufficiale - Distinctio XL, can. 6, "Si Papa", l'affermazione che, se il Papa pecca o da scandalo, nessuno deve osare giudicarlo, non avendo Egli superiori o giudici in terra, "nisi deprehendatur a fide devius". Il canone non stabilisce chi, in questo caso, debba giudicare: si è pensato al Concilio - e, di fatto, così è avvenuto a Costanza, che ha deposto, casomai fosse stato Papa, l'antipapa Benedetto XIII come eretico e scismatico proprio per il suo rifiuto di abdicare, quando lo richiedeva il bene della Chiesa e dell'unità cattolica - ma anche al Sacro Collegio (Caietanus).
    Un'ultima nota per Fedele: il giuramento papale - all'atto dell'elezione, non dell'incoronazione - è stato imposto dal Concilio di Costanza e, nello Jedin ("Storia del Concilio di Trento", vol. 1), ne seguiamo l'evoluzione; è caduto in desuetudine nell'età post-tridentina e, soprattutto, come mostrano le riprese cinematografiche, non è mai stato pronunziato, nella cerimonia dell'incoronazione, da alcun Papa del Novecento Paolo VI avrà le sue colpe, ma non quella di aver infrnto un giuramento. Salvo forse quello antimodernista... ma, e questa è davvero bella, la professione di fede è richiesta a chiunque assuma un ufficio ecclesiastico, inclusi i Padri del Vaticabno II nell'atto di apertura, ma NON al Papa, nel momento dell'elezione o almeno dell'incoronazione! Strano, per non dire assurdo, ma così è.

    Guido Ferro Canale

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  79. Guido fa un coerente ragionamento giuridico, a proposito di chi possa giudicare il Papa.
    E' ovvio ch'egli si riferisce ad un processo canonico su atti del Papa perniciosi per la Chiesa o su un suo erroneo magistero.
    In questo senso vale quanto contenuto nel Libro VII del CIC: al can. 1404 si legge "Prima Sedes a nemine iudicatur". Anche se la storia, come Guido stesso ci ricorda, ha talvolta proseguito per altre vie.

    Io non parlavo di processo o giudizio canonico. Parlavo del diritto-dovere dei fedeli di riprendere il papa (o il vescovo o il prete) che sbaglia sulla base della sana dottrina accolta dalla Chiesa.

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  80. E la Lettera ai Galati è chiara sul punto... Ho un Trattato di Apologetica del Falcon che sembra scritto apposta per noi, a questo proposito.

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  81. Signor Pastorelli,lei cerca continuamente di farmi passare per ignorante. Sì lo sono ma meno di quanto vuol credere lei.
    Le ho chiesto di citarmi atti del Magistero e non speculazioni di Teologi , e lei cosa risponde? :
    "FILIPPO, te l'ho detto di già, hai bisogno di studiare, anche se non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
    Hai mai sentito parlare di S. Tommaso, di Bellarmino, di Caietanus, (o Gaetano), per non parlar di grandi teologi più recenti come il card. Journet?" Sono io sordo o lo è lei? Poi mi dovrebbe spiegare, di grazia, come fa un Papa a rompere la comunione con la Chiesa se erra da dottore privato,visto che non impone nessuna dottrina personale tramite atti solenni.Un Papa per essere giudicato eretico, dovrebbe pubblicamente proporre dottrine eretiche , ma nel fare ciò dovrebbe necessariamente farlo con autorità, pertanto ciò andrebbe contro il Dogma dell'Infallibilità.Un Papa Infallibile ed allo stesso tempo Eretico in foro esterno è un NON SENSO. Il Papa può essere anche infallibile nel Magistero Ordinario. Professore,i suoi argomenti sono quelli dei Giansenisti.

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  82. Nel magistero ordinario in cui il impegna in modo inequivocabile la sua autorità apostolica è chiaro che il Papa è infallibile. Nel magistero meramente autentico lo è solo se ribadisce verità già definite. Il che non significa che non debba, questo insegnamento, esser guardato con ossequio. Ovviamente se non palesa errori eclatanti o comunque ben visibili.
    Se il Papa nei suoi discorsi quotidiani ripete verità già definite e comunque sempre credute dalla Chiesa, è infallibile; se pone delle "novità" evidentemente no: il magistero sempre, per esser tale, deve incarnare il principio eodem sensu eademque sententia.

    Certo che parlo di grandi teologi. Una dottrina teologica fatta propria dalla Chiesa o comunque in consonanza con la verità sempre professata è norma prossima della verità.

    Se per qualsiasi questione tu vuoi un atto o un pronunciamento solenne della Chiesa, non ne troverai a sufficienza. A meno che non ci si debba iricordare il processo di Papa Formoso.
    Ma prendiamo qualche Papa.
    Nella Mortalium Animos, Pio XI, condanna in modo deciso e senza possibilità di scampo i tentativi di riunire tutte le religioni da parte di coloro che credono "esser tutte le religioni più o meno buone e lodevoli in quantoche tutte o per un via o per l'altra manifestano ed attestano quel senso nativo e spontaneo in noi che ci porta verso Iddio e verso il riconoscimento devoto del suo impero. Teoria questa che non è soltanto una falsità vera e propria, ma che ripudia la vera religione falsandone il concetto e così spiana la via al naturalismo e
    all'ateismo".
    Bene. Nell'Osservatore Romano del 17 settembre 1986 si legge che sono "strada di accesso a Dio... venerabili anch'esse" le religioni non cristiane, vale a dire le religioni false, le pagane, le politeiste.
    Chi fedele o Papa esprime queste convinzioni nuove si oppone al magistero infallibile, alla Sacra Tradizione, insegna una dottrina già condannata dalla Chiesa. E quindi? Quindi si allontana dalla vera Chiesa, ne rompe l'unità, la comunione.
    L'ha fatto il Papa? Lo ha fatto l'Osservatore Romano che è il giornale della S. Sede. Questo organo s'è reso responsabile d'una predicazione di una falsa dottrina con danno delle anime.

    Un Papa come dottore privato può rompere la comunione con la Chiesa se professa false dottrine. Ma se, questo stesso papa, professa solennemente una verità già creduta da tutta la Chiesa o, impegna in modo solenne la sua autorità apostolica, professa una nuova dottrina che trova sostegno nella Sacra Scrittura (un dogma ad es.) è infallibile.
    Nel primo caso la sua persona ha preso il sopravvento sulla funzione di Papa; nel secondo il Papa non si è opposto allo Spirito, ma docilmente lo ha assecondato.
    Ho già scritto che si deve far distinzione tra Papato, funzione del papa e persona del papa.

    Persona che può anche macchiarsi dei peccati più atroci.

    Un Papa può formulare dottrine eretiche come dottore privato (ed ho portato l'esempio di Giovanni XXII, supportato dall'Enciclopedia cattolica e dal Denzinger, che eritrattò il giorno prima di morire le sue false convinzioni pubblicamente espresse). Se si esprime in modo infallibile appoggiando il suo insegnamento sulla sua autorità apostolica, non può essere eretico perché non lo permette lo Spirito Santo che in quella circostanza lo assiste come promesso da Cristo evitando che pronunci eresie.
    Se così non fosse si starebbe freschi.

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  83. FILIPPO ha detto
    Poi mi dovrebbe spiegare, di grazia, come fa un Papa a rompere la comunione con la Chiesa se erra da dottore privato,visto che non impone nessuna dottrina personale tramite atti solenni.
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    Un Papa che, anche senza imporre una sua dottrina eretica, pubblicamente la manifesta si macchia della colpa di tentativo di togliere unità di fede nella Chiesa, e di smembrare il Corpo Mistico, perché i fedeli comuni non sono in grado di distinguere tra il dottore privato o la persona del papa e il Papa (e la sua funzione) che parla da maestro universale.
    Se il Papa sostiene da dottore privato una dottrina erronea, i fedeli comuni gli presteranno fede cadendo nell'errore anch'essi, ove non siano illuminati dalla retta fede e dalla retta ragione.

    Benedetto XVI ha scritto un libro su Gesù e ne sta scrivendo la continuazione. Ai giornalisti ebbe a dire pubblicamente: quest'opera potete criticarla, non è atto del Magistero.
    Ma se il libro contiene errori, ed il fedele comune li assorbe perché sono parole del Papa, di chi la colpa?
    Ecco perché io dico sempre che il Papa è bene che parli, e a ragion veduta, da Papa, da maestro, senza improvvisazioni e senza porsi in una situazione di possibile critica fondata che disorienta i fedeli.

    Quanto alla possibilità di un Papa eretico e scismatico, ove ancora non lo avessi capito, io sto parlando della teologia che di questo argomento ha trattato, non di pronunciamenti magisteriali in merito.
    Et de hoc satis.

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  84. Sì comunque solitamente i Papi in pubblico non parlano da dottori privati. Il Magistero Ordinario non è un atto privato. I libri, è vero non sono atti del Magistero, ma non sono questi che hanno destato scandalo.

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  85. "Un Papa che, anche senza imporre una sua dottrina eretica, pubblicamente la manifesta si macchia della colpa di tentativo di togliere unità di fede nella Chiesa, e di smembrare il Corpo Mistico..." . Questo è impossibile, un Papa non può condurre il gregge di Cristo su pascoli avvelenati. Se parla pubblicamente non è dottore privato. Questi sono sofismi che nella mente dei fedeli non hanno senso. Poi certo c'è differenza tra un Enciclica, una Bolla, ...un bacio al corano etc.. Ma alla fine restano i fatti, se il Papa in pubblico compie dei gesti o legge dei discorsi, per quanto possano essere meno vincolanti rispetto ad altri atti, fanno parte del Magistero Ordinario. Qual'è la definizione di "Dottore privato"??

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  86. PIOLANTI:, Dizionario di Teologia dogmatica. sv Infallibilità.
    "si richiede...che il Papa parli come Pastore e Maestro di tutta la Chiesa. Esula pertanto dall'ambito dell'infallibilità quanto egli propone come dottore privato, anche quando fungesse da maestro di teologia o scrivesse opere religiose; si esige pertanto che manifesti in qualche maniera, soprattutto nel tenore delle parole e nelle circostanze scelte....l'intenzione di proporre a tutta la Chiesa (anche se materialmente si rivolge ad uno in particolare) come dogma qualche verità contenuta nel Deposito della Rivelazione; non entrano pertanto nell'ambito dell'infallibilità i discorsi e le esortazioni che egli rivolge ai fedeli e ai pellegrini".

    Quali sono i modi e le formule da cui si comprende che il papa come Maestro universale e non da dottore privato?
    In genere ricorre ad espressioni tipo: Dichiariamo eretica e per questo condanniamo...; Fermamente dichiariamo e professiamo; Con l'autorità di Dio e dei beati Apostoli Pietro e Paolo, dichiariamo, definiamo ecc; Con l'autorità apostolica dichiariamo, diciamo, definiamo e pronunziamo che sia in tutto necessario alla salvezza ecc.
    Non sempre si ritrovano queste formule, ma se ne trovano altre.
    Ad es. Pio XI nella Casti connubii così si esprime: "la Chiesa cattolica....proclama altamente per mezzo della nostra parola, in segno della sua divina missione e nuovamente sentenz...ia".
    Oppure nella sopra citata Mortalium Animos:" La coscienza del nostro compito Aposotolico Ci ammoisce di non lasciar circonvenire il ggregge da fallacie epericolose...". E così si condanno gli errori e si espone la retta dottrina.
    Inoltre il Magistero ordinario è infallibile quando in modo chiaro e forte ribadisce dottrine già definite.
    La consultazione di qualche trattato di teologia o dizionario teologico male non farebbe.

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  87. Grazie, non possiedo questi trattati, nè credo che lei li ricordi a memoria. Comunque nelle encicliche non parla da dottore privato, e nemmeno quando impone una riforma in campo liturgico.

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  88. Una volta bastava il Catechismo per sapere chi era e cosa faceva il Papa. Ora i poveri cretini dei fedeli e non , devono consultare i Trattati di Teologia per provare a dare un senso a certe cose. In ogni caso credo che la questione non si risolta nè dagli ermenueti della discontinuità , nè da quelli della continuità.

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  89. Infallibilità: PIO IX, PASTOR AETERNUS - 1

    "Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede.
    Perciò Noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta dai primordi della fede cristiana, per la gloria di Dio nostro Salvatore, per l’esaltazione della religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa.
    Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema.

    Dato a Roma, nella pubblica sessione celebrata solennemente nella Basilica Vaticana, nell’anno 1870 dell’Incarnazione del Signore, il 18 luglio, venticinquesimo anno del Nostro Pontificato."
    ---------
    Qui sono espressi il campo ed i confini dell'infallibilità papale.
    Voler dotati dell'infallibilità ogni parola e scritto del papa è "INFALLIBILISMO" che non si dà nella nostra religione.
    Fu lo stesso Benedetto XVI, credo in Germania, che disse: meno male che il papa raramente è infallibile.

    Dov'è scritto che tutte le encicliche dei papi sono infallibili? Ho già esposto i criteri a cui devono rispondere i documenti pontifici per esser infallibili.
    Infallibili sono ad es. la Pascendi di Pio X contro il modernismo; le sopra citate encicliche di Pio XI; infallibili di Pio XII son la Mystici Corporis e la Humani Generis (la prima fondamentale per l'ecclesiologia e la seconda perché condanna la nouvelle théologie) e parti della Mediator Dei o di altre encicliche dove si ribadisce la dottrina tradizionale, oltre alla Costituzione Apostolica "Munificentissimus Deus" del 1950 con la quale proclamava il dogma dell'Assunzione; Giovanni XXIII non sembra aver enciliche infallibili ma pastorali e sociali; Paolo VI due: Humanae vitae, che ribadisce la dottrina cattolica ed il magistero perenne sulla morale coniugale, e la Mysterium fidei che riafferma la transustanziazione e condanna la transifignicazione e la transfinalizzazione, ripoponendo tutto il Magistero sull'Eucaristia; di Giov. Paolo II ci son forse alcune affermazioni nella Veritatis Splendor e nell'Ecclesia de Eucharistia o altrove, ma qui devono guardar a fondo i teologi perché non sempre queste encicliche si presentan come affermazioni di perenne dottrina e condanna degli errori.
    Di Paolo VI, benché non usi formule che ne garantiscano l'infallibilità, è da considerarsi infallibile anche Il Credo del Popolo di Dio, perché ribadisce punto per punto le principali verità della nostra fede.

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  90. INFALLIBILITà (CONTINUA) 2

    Il povero fedele ignorante può accontentarsi del catechismo: ma nella sua saggezza un tempo si affidava ai sacerdoti che gli spiegavan bene la dottrina, come facevano a me da bambino.
    Un cattolico acculturato o presunto tale dovrebbe informarsi, comprar libri ed aver materiale di formazione e consultazione. L'ignoranza colpevole non è ammessa.

    Dell'infallibilità pontificia (e dei vescovi in comunione con il succesore di Pietro), parla sinteticamente e piuttosto superficialmente anche il Catechismo della Chiesa Cattolica agli articoli 889 e segg. nell'ed. del 1992 che ho sottomano.
    Il magistero ordinario, che si esprime soprattutto nelle encicliche, può essere infallibile o meno a seconda del contenuto e dell'intenzione del pontefice che si ricava dalle parole che usa per esporre una dottrina. E' infallibile se il tono è definitorio o se ripete e approfondisce senza stravolgerle verità già certe. Altre, che cercano di portare una migliore comprensione della Rivelazione, ma niente han di definitivo, devono esser accolte con ossequio dello spirito, che però non è quello de fide, perché non è detto, appunto, che sian vincolanti. La maggior parte, infatti, non lo sono. Ma ovviamente bisogna esser cauti nel giudizio, che si deve lasciare agli esperti. Per non cadere nel ridicolo in cui cadde
    L'OSSERVATORE ROMANO, dell'8. IX.1977 che ebbe l'ardire di affermare che l'infallibile enciclica di Pio X Pascendi contro il modernismo era uno "svelamento non storicamente rispettoso"...

    Infallibilità, dunque, nei documenti e negli atti che chiaramente manifestano l'intenzione del pontefice; infallibilismo mai, altrimenti, come scriveva il grande esegeta mons. Spadafora, si cade nella papolatria.

    Io non ricordo tutti i testi, ma quando non ricordo. mi giro e prendo i libri necessari dai miei scaffali; e se quel che cerco non lo trovo vo a scovarlo altrove

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  91. Credo che qui il problema stia nell'impiego non vigilato del termine "infallibilità". Non basta il significato comune, occorre distinguere - anche nel Papa! - tra infallibilità attiva e passiva. La prima è propria del Maestro e Pastore, la seconda del fedele.
    Il Magistero Pontificio è infallibile?
    In linea di principio, NO.
    O meglio: bisogna distinguere con molta cura.
    In primo luogo, si ha Magistero quando si ha insegnamento della dottrina, e insegnamento con autorità (quasi potestatem habens et non sicut scribae). Ne sono, quindi, esclusi sia i comportamenti - il bacio al Corano è uno scandalo, ma non un atto magisteriale! - sia l'attività del "semplice" teologo o professore (dottore privato). Così, p. es. le opere di Benedetto XIV come canonista hanno goduto di grande autorevolezza, ma non sono mai state legge della Chiesa, e i suoi scritti teologici non son stati recepiti come atti magiteriali!
    In secondo luogo, un conto è l'assenza di errore in un atto, o meglio nella dottrina che contiene; tutt'altro è il grado di autorevoleza con cui essa viene proposta ai fedel.
    Il Magistero ordinario si chiama così appunto perchè è ciò che avviene nella vita quotidiana della Chiesa: le lezioni di catechismo sono un ottimo esempio di quella che si chiama "trasmissione costante della medesima dottrina". Previene gli errori, piuttosto che confutarli, e si esprime in una

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  92. *successione* di atti, *nessuno* dei quali, di per sè, dotato di un'autorevolezza speciale.
    Perciò - permettimi un picolo appunto, Dante - non è corretto parlare di infallibilità in questa o quell'Encilica, a meno che non contenga definizioni dogmatiche; c'è poi un caso a parte, l'inflizione delle censure teologiche. Ciò che tu intendevi dire è che siamo certi che questi atti non contngano errori; ma la "Humanae Vitae", p. es., non è infallibile *in sé*, in quanto "Humanae Vitae", ma perchè si inserisce in qulla serie continua di atti, riproponenti la medesima dottrina, di cui sopra. Questa è l'infallibilità del Magistero ordinario, relativa on al singoplo atto, ma piuttosto al modo di trasmissione.
    Il *singolo* atto, tuttavia, *di per sé* non eccede il livello del Magistero autentico; soltanto un elemento esterno come l'inserimento in una serie di atti può mutare l'assenso richiesto da ossequio fedele ad adesione di Fede.
    Il Magistero straordinario, invece, è quello che si esprime nlle definizioni dogmatiche; e credo che qui non occorrano particolari spiegazioni. Al Vaticano I è stata proposta per la definizione la tesi secondo cui la Chiesa non sbaglia quando infligge le censure teologiche, ossia condanna talune proposizioni, ma non come eretiche (sennò, sarebbe un definizione dogmatica). Il decreto "Lamentabili" è l'ultimo grande esempio del genere.

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  93. Io non ho detto che nelle Encicliche il Papa è sempre infallibile. Ciò nonostante nessuno è in grado di spiegare come sia possibile che il Pastore Supremo , di fatto, induca il suo gregge verso l'errore, con il suo cattivo esempio e con atti magisteriali( seppur non infallibili)in contraddizione con la Dottrina, cui è richiesto l'assenso del Fedele. L'ecumenismo e la libertà religiosa non saranno forse imposti fruendo del carisma dell'infallibilità, ma in ogni caso sono dottrine nuove presenti negli atti del magistero papale ordinario e di quello universale. Sarò pure ignorantissimo ma il principio di non contraddizione sta , in genere , alla base dei miei ragionamenti.

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  94. Infatti, GUIDO, ho spiegato che l'Humanae Vitae è da considerarsi infallibile perché ripropone e riafferma con vigore la dottrina sempre professata dalla Chiesa.
    Ma ha molto valore anche il tono con cui il Papa la ripropone, ad es. al n. 6: “Perciò, avendo attentissimamente vagliato la documentazione a noi offerta, dopo mature riflessioni e assidue preghiere, intendiamo ora, IN VIRTÙ DEL MANDATO DA CRISTO A NOI AFFIDATO, dare la nostra risposta a queste gravi questioni”. Lo stesso tono si ritrova nell’appello finale in cui ribadisce di basarsi, nel suo insegnamento, sulla fermissima dottrina della Chiesa.

    Quanto alle maggiori opere di argomento canonico e teologico di Bendedetto XIV, compresa quella fondamentale sulle beatificazioni e canonizzazioni, ti ricordo che se non sono entrate a far parte del supremo corpo magisteriale è perché furono scritte non dal Papa, ma dal cardinal Lambertini prima che salisse al soglio pontificio col nome di Benedetto XIV. Impossibile dire cosa sarebbe potuto accadere se le avesse scritte da papa, con quale autorità avrebbe potuto presentarle ecc. Si cade nelle congetture.

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  95. Le dottrine "nuove" se in contrasto col Magistero precedente e con la Sacra Tradizione sono causa di confusione, contrasti ed errori.
    Anche i documenti di un concilio, che è magistero straordinario universale, se vengon presentati come puramente pastorali non obbligano in coscienza. E se in documenti conciliari, ad es. del Vat. II, ci sono errori, equivoci, ambiguità ecc., si spiega proprio con l'esclusione sin dall'indizione la volontà di definire verità di fede ropiegando sul piano modesto di co cilio pastorale.
    Se n'è parlato a sufficienza a propositodel libro di mon. Gherardini, che è già arrivato alla seconda edizione in Italia (già più di 3000 copie vendute) e del quale son pronte le traduzioni in francese e spagnolo e fra poco dovrebbero esser pronte quelle inglese e tedesca.

    Quanto all'esempio che i papi offrono, nella storia ne troviamo a bizzeffe di dissoluti, e peccatori pubblici d'ogni sorta che hanno scandalizzato i fedeli e oscurato il volto splendente della Chiesa. E' bene stendere un velo di pietà.

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  96. Sito "Messa in latino"? ma la messa di quale religione?

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  97. ma i commenti scomodi li cancellate????

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