Testo integrale dell'intervista al card. Castrillòn Hoyos apparsa venerdì scorso nel Sueddeutsche Zeitung (cliccate le foto per il testo originale):
- In Germania Lei è stato severamente criticato…
In Germania? Chi mi ha criticato in Germania?
In Germania? Chi mi ha criticato in Germania?
- La si presenta come il principale responsabile dello scandalo legato a Richard Williamson, membro della Fraternità S. Pio X, a inizio anno.
Quel che è stato detto non mi interessa minimamente. Per me, è un segno che un paese, che una stampa e che un pubblico, che io considero in fondo come onesti, sono male informati.
- Che intende dire?
Intendo dire che sembra che non si sappia di che cosa si tratta e in che cosa consista il diritto della Chiesa. Questo vuol dire che ci si lascia prendere da un turbine mediatico, oppure da una ipersensibilità locale, che comprendiamo e rispettiamo.
- E insomma, di che si tratta?
Mons. Marcel Lefebvre ha commesso un atto di ribellione quando, nel 1988, ha ordinato quattro vescovi senza mandato pontificio. Era un atto scismatico, e in conseguenza i quattro membri della Fraternità S. Pio X sono stati scomunicati insieme a mons. Lefebvre. Tutto qui. Tanto Giovanni Paolo II che Benedetto XVI si sono impegnati per risolvere questo conflitto. Per il resto, quel che è stato detto riposa su una ignoranza fondamentale delle intenzioni e delle azioni del Papa.
- Persino in Vaticano il processo di riavvicinamento della Fraternità S. Pio X è criticato.
Il solo scopo del Papa era di ridurre lo scisma. Mons. Lefebvre era morto e quelli ordinati da lui domandavano la revoca della scomunica. Il Papa ha accettato, dopo lunghe consultazioni. E noi, vescovi, dobbiamo sostenere il Papa, specie quando si tratta di un tema così fondamentale come l’unità.
- Qual è stato il Suo ruolo nel riavvicinamento con la FSSPX?
Nell’anno 2000 è cominciato un dialogo tra Roma e la Fraternità sacerdotale, dialogo seguito molto da vicino dal card. Ratzinger. Dopo una riunione condotta nel 2001 da Giovanni Paolo II, tutti i cardinali presenti si sono pronunziati in favore di questo processo. Hanno spiegato che i fratelli scomunicati non erano essi stessi eretici o scismatici, benché avessero commesso un atto scismatico. Circa le loro relazioni col Concilio, sono state sottolineate alcune difficoltà di certe interpretazioni della libertà religiosa e dell’ecumenismo. La Commissione Ecclesia Dei, che ho presieduto dal 2000 fino a luglio scorso, doveva analizzare questa problematica, null’altro.
- Lei condivide le posizioni della FSSPX?
La FSSPX pensa di difendere la verità della sacra tradizione e ritiene che non possono essere scomunicati per quello. Questo è comprensibile, anche se io non condivido questa opinione. Poiché è indiscutibile che hanno infranto una legge fondamentale della Chiesa.
- Si è mai chiesto se le Sue decisioni potevano avere conseguenze politiche?
La revoca della scomunica di quattro vescovi non è un atto politico. E' un atto di grazia. E' perciò un problema pastoral-teologico, non un'interferenza della Chiesa nella sfera politica. Per cui la cosa non mi concerne. Il mio lavoro non è giudicare un fratello vescovo. Quello è il compito della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della Fede.
- Ma la Chiesa cattolica ha un'opinione su antisemitismo e Olocausto.
Il rigetto della Chiesa di questa violenza molto ingiusta cui fu sottoposto il popolo ebraico è assai chiara. Tale genocidio razziale è un crimine immorale contro l'umanità.
- Allora perché non ha impedito la revoda della scomunica a un negatore dell'Olocausto?
Williamson fu scomunicato per via della sua ordinazione episcopale illegittima, non per le sue teorie, giudizi o affermazioni sull'Olocausto. Vedere la cosa in quell'altro modo è un errore tedesco.
- E’ solo una sensibilità tedesca? Esistono opinioni ben diverse, nella Chiesa.
In effetti, nella Chiesa ci sono state anche reazioni critiche. E’ quel che il Papa ha indicato in una lettera indirizzata a tutti i vescovi del mondo. Ma il Papa naturalmente non è solo: è per così dire circondato dall’insieme dell’episcopato. Non ha agito per ignoranza. Il fatto che altre variabili si siano venute ad aggiungere, è un altro discorso.
- Lei ha detto che l'intervista di Williamson non era conosciuta. Che cosa avrebbe fatto il Papa se l'avesse saputo?
Non azzardo ipotesi su quel che il Papa avrebbe fatto. Mi riferisco solo a quel che sapeva, quando la revoca della scomunica è stata resa pubblica. A quel momento nessuno di noi sapeva alcunché delle affermazioni di Williamson. Nessuno di noi! E nessuno era tenuto a conoscerle.
- Fin dal 1989 Mons. Williamson negava, in un sermone, le camere a gas per gli ebrei. Non avreste potuto saperlo?
Non dica "fino dal". All’epoca, mons. Williamson era un giovane vescovo che agiva all’esterno della Chiesa e senza legittimità giuridica. Nel 1989, il giovane vescovo dava la sua opinione su un libro che proponeva una analisi storica dell’Olocausto che molti di noi non condividono. Ma devon forse tutti conoscere quel libro? Nessuno è obbligato ad aver letto tutte le opere che escono, e ancor meno quando si tratta di temi così specifici.
- Le parole di Williamson erano chiare: "Nessun ebreo è stato ucciso nella camere a gas! Quelle erano menzogne, menzogne, menzogne! Gli Ebrei hanno inventato l’Olocausto". Dal 1987 al 1991, Lei era presidente del Consiglio episcopale latino americano: a quell’epoca, già, la posizione di Williamson era conosciuta in Argentina. E ciò malgrado, Lei non ne sapeva nulla?
All’epoca ne sapevo su di lui tanto quanto su Maradona. Io ho appreso dell’esistenza di Maradona solo quando ero a Roma. Ho saputo qualcosa su Williamson solo nel 2000. Quel che posso dire comunque è che né la Curia, né la Congregazione per i vescovi, né la Segreteria di Stato, né le Nunziature, né gli episcopati canadese, tedesco, svizzero, austriaco, francese o olandese, han detto alcunché dell’opinione di mons. Williamson alla Commissione Ecclesia Dei.
- Nemmeno nel gennaio 2009?
Io so solo che la televisione svedese lo aveva intervistato in occasione dell'ordinazione di un diacono. Ed ho appreso solo il 5 febbraio ciò che egli aveva allora sostenuto. Il Nunzio ne ha informato la Segreteria di Stato e mi ha trasmesso delle informazioni in una busta sigillata che ho conservato.
- Dal 21 gennaio, un fax è arrivato in Vaticano col resoconto dell’intervista a Williamson.
Noi l’abbiamo saputo solo il 5 febbraio. Io mi sono posto questa domanda già molte volte: se l’intervista è stata fatta a fine 2008, perché è stata diffusa solo il 21 gennaio? Apparentemente, si è atteso che il decreto sulla revoca della scomunica, il cui processo era stato tenuto segreto, fosse firmato il 14 gennaio. Perché questo?
- Che ne pensa?
Non amo le speculazioni.
- Oggi il Vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, sostiene che aveva già informato la Nunziatura di Stoccolma sin dal Novembre 2008.
Quel che è stato detto non mi interessa minimamente. Per me, è un segno che un paese, che una stampa e che un pubblico, che io considero in fondo come onesti, sono male informati.
- Che intende dire?
Intendo dire che sembra che non si sappia di che cosa si tratta e in che cosa consista il diritto della Chiesa. Questo vuol dire che ci si lascia prendere da un turbine mediatico, oppure da una ipersensibilità locale, che comprendiamo e rispettiamo.
- E insomma, di che si tratta?
Mons. Marcel Lefebvre ha commesso un atto di ribellione quando, nel 1988, ha ordinato quattro vescovi senza mandato pontificio. Era un atto scismatico, e in conseguenza i quattro membri della Fraternità S. Pio X sono stati scomunicati insieme a mons. Lefebvre. Tutto qui. Tanto Giovanni Paolo II che Benedetto XVI si sono impegnati per risolvere questo conflitto. Per il resto, quel che è stato detto riposa su una ignoranza fondamentale delle intenzioni e delle azioni del Papa.
- Persino in Vaticano il processo di riavvicinamento della Fraternità S. Pio X è criticato.
Il solo scopo del Papa era di ridurre lo scisma. Mons. Lefebvre era morto e quelli ordinati da lui domandavano la revoca della scomunica. Il Papa ha accettato, dopo lunghe consultazioni. E noi, vescovi, dobbiamo sostenere il Papa, specie quando si tratta di un tema così fondamentale come l’unità.
- Qual è stato il Suo ruolo nel riavvicinamento con la FSSPX?
Nell’anno 2000 è cominciato un dialogo tra Roma e la Fraternità sacerdotale, dialogo seguito molto da vicino dal card. Ratzinger. Dopo una riunione condotta nel 2001 da Giovanni Paolo II, tutti i cardinali presenti si sono pronunziati in favore di questo processo. Hanno spiegato che i fratelli scomunicati non erano essi stessi eretici o scismatici, benché avessero commesso un atto scismatico. Circa le loro relazioni col Concilio, sono state sottolineate alcune difficoltà di certe interpretazioni della libertà religiosa e dell’ecumenismo. La Commissione Ecclesia Dei, che ho presieduto dal 2000 fino a luglio scorso, doveva analizzare questa problematica, null’altro.
- Lei condivide le posizioni della FSSPX?
La FSSPX pensa di difendere la verità della sacra tradizione e ritiene che non possono essere scomunicati per quello. Questo è comprensibile, anche se io non condivido questa opinione. Poiché è indiscutibile che hanno infranto una legge fondamentale della Chiesa.
- Si è mai chiesto se le Sue decisioni potevano avere conseguenze politiche?
La revoca della scomunica di quattro vescovi non è un atto politico. E' un atto di grazia. E' perciò un problema pastoral-teologico, non un'interferenza della Chiesa nella sfera politica. Per cui la cosa non mi concerne. Il mio lavoro non è giudicare un fratello vescovo. Quello è il compito della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della Fede.
- Ma la Chiesa cattolica ha un'opinione su antisemitismo e Olocausto.
Il rigetto della Chiesa di questa violenza molto ingiusta cui fu sottoposto il popolo ebraico è assai chiara. Tale genocidio razziale è un crimine immorale contro l'umanità.
- Allora perché non ha impedito la revoda della scomunica a un negatore dell'Olocausto?
Williamson fu scomunicato per via della sua ordinazione episcopale illegittima, non per le sue teorie, giudizi o affermazioni sull'Olocausto. Vedere la cosa in quell'altro modo è un errore tedesco.
- E’ solo una sensibilità tedesca? Esistono opinioni ben diverse, nella Chiesa.
In effetti, nella Chiesa ci sono state anche reazioni critiche. E’ quel che il Papa ha indicato in una lettera indirizzata a tutti i vescovi del mondo. Ma il Papa naturalmente non è solo: è per così dire circondato dall’insieme dell’episcopato. Non ha agito per ignoranza. Il fatto che altre variabili si siano venute ad aggiungere, è un altro discorso.
- Lei ha detto che l'intervista di Williamson non era conosciuta. Che cosa avrebbe fatto il Papa se l'avesse saputo?
Non azzardo ipotesi su quel che il Papa avrebbe fatto. Mi riferisco solo a quel che sapeva, quando la revoca della scomunica è stata resa pubblica. A quel momento nessuno di noi sapeva alcunché delle affermazioni di Williamson. Nessuno di noi! E nessuno era tenuto a conoscerle.
- Fin dal 1989 Mons. Williamson negava, in un sermone, le camere a gas per gli ebrei. Non avreste potuto saperlo?
Non dica "fino dal". All’epoca, mons. Williamson era un giovane vescovo che agiva all’esterno della Chiesa e senza legittimità giuridica. Nel 1989, il giovane vescovo dava la sua opinione su un libro che proponeva una analisi storica dell’Olocausto che molti di noi non condividono. Ma devon forse tutti conoscere quel libro? Nessuno è obbligato ad aver letto tutte le opere che escono, e ancor meno quando si tratta di temi così specifici.
- Le parole di Williamson erano chiare: "Nessun ebreo è stato ucciso nella camere a gas! Quelle erano menzogne, menzogne, menzogne! Gli Ebrei hanno inventato l’Olocausto". Dal 1987 al 1991, Lei era presidente del Consiglio episcopale latino americano: a quell’epoca, già, la posizione di Williamson era conosciuta in Argentina. E ciò malgrado, Lei non ne sapeva nulla?
All’epoca ne sapevo su di lui tanto quanto su Maradona. Io ho appreso dell’esistenza di Maradona solo quando ero a Roma. Ho saputo qualcosa su Williamson solo nel 2000. Quel che posso dire comunque è che né la Curia, né la Congregazione per i vescovi, né la Segreteria di Stato, né le Nunziature, né gli episcopati canadese, tedesco, svizzero, austriaco, francese o olandese, han detto alcunché dell’opinione di mons. Williamson alla Commissione Ecclesia Dei.
- Nemmeno nel gennaio 2009?
Io so solo che la televisione svedese lo aveva intervistato in occasione dell'ordinazione di un diacono. Ed ho appreso solo il 5 febbraio ciò che egli aveva allora sostenuto. Il Nunzio ne ha informato la Segreteria di Stato e mi ha trasmesso delle informazioni in una busta sigillata che ho conservato.
- Dal 21 gennaio, un fax è arrivato in Vaticano col resoconto dell’intervista a Williamson.
Noi l’abbiamo saputo solo il 5 febbraio. Io mi sono posto questa domanda già molte volte: se l’intervista è stata fatta a fine 2008, perché è stata diffusa solo il 21 gennaio? Apparentemente, si è atteso che il decreto sulla revoca della scomunica, il cui processo era stato tenuto segreto, fosse firmato il 14 gennaio. Perché questo?
- Che ne pensa?
Non amo le speculazioni.
- Oggi il Vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, sostiene che aveva già informato la Nunziatura di Stoccolma sin dal Novembre 2008.
Mi spiace di questa affermazione inattendibile, poiché è falsa. Diffondere questa informazione è una calunnia. Noi conserviamo tutti i documenti che riceviamo in formato digitale. Mons. Arborelius dovrebbe dire come, a chi e quando egli ha fornito l'informazione e se l'ha fatto in forma scritta o orale.
- Fin dal 2008 la rivista Der Spiegel aveva parlato di Williamson. Nessuno lo legge in Vaticano?
E' possibile che la sezione tedesca della Segreteria di Stato abbia avuto conoscenza di questo articolo. Io non lo so.
- Mons. Fellay, il Superiore Generale della FSSPX, conosceva già il contenuto dell'intervista a Williamson, se dobbiamo credere alla lettera che egli inviò alla TV svedese il 21 Gennaio, per impedirne la trasmissione.
Non ne so niente.
- Williamson dice di che vi sareste incontrati ad un pranzo?
All’epoca ero da poco diventato Presidente della Ecclesia Dei, quando ho visto in piena estate un gruppo di persone in abito talare, perciò ho chiesto al mio segretario di indagare chi fossero. Lui mi ha detto che erano lefebvriani. Così li ho invitati a pranzo da me.
- Che impressione le hanno dato?
L'impressione che sono brave persone, talvolta un po' troppo fissate su quello che per loro è l’origine di tutto il male del mondo: la riforma della Messa con il Concilio. Così ho cercato di distendere l'atmosfera e scherzando ho detto che se avessi potuto scegliere una lingua per la Messa avrei preferito l'Aramaico, la lingua di Cristo, dal momento che non sapevo chi avesse avuto la pessima idea di scambiare la lingua del Signore con quella dei Suoi persecutori. La giudicarono una brutta battuta. Dopo questo incontro c’è stato un colloquio con Giovanni Paolo II e poi un altro nell’agosto del 2005 con Papa Benedetto.
- All’epoca che pensava di Williamson?
E' un uomo onesto, ma strano. Non sciocco, però ossessivo e testardo.
- Un uomo onesto?
Dice quello che pensa. Williamson non mi sembra di quelli che vogliono ingannare. Semmai è una persona semplice che rappresenta posizioni estreme. In ogni caso, un uomo di una fede semplice e sincera.
- Quando lo scandalo è scoppiato, persino il portavoce del Vaticano L’ha pubblicamente attaccata.
- Fin dal 2008 la rivista Der Spiegel aveva parlato di Williamson. Nessuno lo legge in Vaticano?
E' possibile che la sezione tedesca della Segreteria di Stato abbia avuto conoscenza di questo articolo. Io non lo so.
- Mons. Fellay, il Superiore Generale della FSSPX, conosceva già il contenuto dell'intervista a Williamson, se dobbiamo credere alla lettera che egli inviò alla TV svedese il 21 Gennaio, per impedirne la trasmissione.
Non ne so niente.
- Williamson dice di che vi sareste incontrati ad un pranzo?
All’epoca ero da poco diventato Presidente della Ecclesia Dei, quando ho visto in piena estate un gruppo di persone in abito talare, perciò ho chiesto al mio segretario di indagare chi fossero. Lui mi ha detto che erano lefebvriani. Così li ho invitati a pranzo da me.
- Che impressione le hanno dato?
L'impressione che sono brave persone, talvolta un po' troppo fissate su quello che per loro è l’origine di tutto il male del mondo: la riforma della Messa con il Concilio. Così ho cercato di distendere l'atmosfera e scherzando ho detto che se avessi potuto scegliere una lingua per la Messa avrei preferito l'Aramaico, la lingua di Cristo, dal momento che non sapevo chi avesse avuto la pessima idea di scambiare la lingua del Signore con quella dei Suoi persecutori. La giudicarono una brutta battuta. Dopo questo incontro c’è stato un colloquio con Giovanni Paolo II e poi un altro nell’agosto del 2005 con Papa Benedetto.
- All’epoca che pensava di Williamson?
E' un uomo onesto, ma strano. Non sciocco, però ossessivo e testardo.
- Un uomo onesto?
Dice quello che pensa. Williamson non mi sembra di quelli che vogliono ingannare. Semmai è una persona semplice che rappresenta posizioni estreme. In ogni caso, un uomo di una fede semplice e sincera.
- Quando lo scandalo è scoppiato, persino il portavoce del Vaticano L’ha pubblicamente attaccata.
Padre Lombardi ha fatto ad una giornalista francese un commento azzardato su di me [LINK], ma ha ritirato la sua dichiarazione [LINK]. Si è scusato con me e si deve sottolineare questo punto: in quel momento, non ha agito su domanda del Papa.
- Il Cardinal Giovanni Battista Re si è sentito tradito da Lei.
Per quanto ne so, non ha mai detto ciò, ma conosco bene le parole imprudenti che la stampa gli ha attribuito su di me. Perciò gli ho scritto una lettera nella quale gli ho detto che se qualcuno doveva essere al corrente delle frasi di Williamson, era lui. Ha lavorato per molti anni alla Segreteria di Stato e oggi è alla testa della Congregazione per i Vescovi e ha il dovere di sorvegliare i Vescovi.
- Lo scandalo ha mutato le Sue relazioni con il Papa?
Certamente, e in meglio! Noi abbiamo lavorato gomito a gomito. Ho una grande affezione per lui, non solo perché è il Vicario di Cristo, ma anche perché è un teologo di prima classe, un difensore della Fede, e un amico che ha sempre avuto fiducia in me. Ciò non è mutato.
- Lei ha detto una volta che il dibattito sull’esistenza delle camere a gas non era un problema morale ma storico. Ci può spiegare?
Il genocidio del popolo ebraico è un atto che è moralmente condannabile, allo stesso titolo delle torture. Ma dire che ci sono stati cinque morti anziché dieci, non è un giudizio morale ma un errore storico.
- Williamson nega il tentativo di annientare il popolo ebraico.
Secondo me, non ha mai negato il genocidio contro gli Ebrei. Lo riduce. E’ una questione storica. Il problema morale si situa esclusivamente a livello del genocidio razzista.
- Che cosa avrebbe fatto il Vaticano se Williamson non avesse minimizzato l’Olocausto, ma l’avesse negato?
Il negazionismo non tocca l’essenza della Chiesa. Si tratta di un problema risolubile. E’ lo stesso problema di quelli che non rigettano il terrorismo o che difendono e praticano degli aborti. Mons. Williamson è ancora sottomesso all’autorità della FSSPX, che può andare fino a proibirgli di entrare in una chiesa, di celebrarvi messe, per difetto di giudizio.
- Ricomincerebbe nella stessa maniera?
Esattamente!
-Si è sentito urtato dai media?
Ho avuto molto a che fare con i media. Pertanto, mi sono indurito la pelle. Non ho mai chiesto rettifiche, perché è inutile. La verità trova da sola la strada. E l'unica verità è quella che Le ho appena detto.
- Il Cardinal Giovanni Battista Re si è sentito tradito da Lei.
Per quanto ne so, non ha mai detto ciò, ma conosco bene le parole imprudenti che la stampa gli ha attribuito su di me. Perciò gli ho scritto una lettera nella quale gli ho detto che se qualcuno doveva essere al corrente delle frasi di Williamson, era lui. Ha lavorato per molti anni alla Segreteria di Stato e oggi è alla testa della Congregazione per i Vescovi e ha il dovere di sorvegliare i Vescovi.
- Lo scandalo ha mutato le Sue relazioni con il Papa?
Certamente, e in meglio! Noi abbiamo lavorato gomito a gomito. Ho una grande affezione per lui, non solo perché è il Vicario di Cristo, ma anche perché è un teologo di prima classe, un difensore della Fede, e un amico che ha sempre avuto fiducia in me. Ciò non è mutato.
- Lei ha detto una volta che il dibattito sull’esistenza delle camere a gas non era un problema morale ma storico. Ci può spiegare?
Il genocidio del popolo ebraico è un atto che è moralmente condannabile, allo stesso titolo delle torture. Ma dire che ci sono stati cinque morti anziché dieci, non è un giudizio morale ma un errore storico.
- Williamson nega il tentativo di annientare il popolo ebraico.
Secondo me, non ha mai negato il genocidio contro gli Ebrei. Lo riduce. E’ una questione storica. Il problema morale si situa esclusivamente a livello del genocidio razzista.
- Che cosa avrebbe fatto il Vaticano se Williamson non avesse minimizzato l’Olocausto, ma l’avesse negato?
Il negazionismo non tocca l’essenza della Chiesa. Si tratta di un problema risolubile. E’ lo stesso problema di quelli che non rigettano il terrorismo o che difendono e praticano degli aborti. Mons. Williamson è ancora sottomesso all’autorità della FSSPX, che può andare fino a proibirgli di entrare in una chiesa, di celebrarvi messe, per difetto di giudizio.
- Ricomincerebbe nella stessa maniera?
Esattamente!
-Si è sentito urtato dai media?
Ho avuto molto a che fare con i media. Pertanto, mi sono indurito la pelle. Non ho mai chiesto rettifiche, perché è inutile. La verità trova da sola la strada. E l'unica verità è quella che Le ho appena detto.
Intervista raccolta da Camilo Jiménez
Risposte franche, sincere e direi condivisibili....è importante infatti concentrare la questione dell'Olocausto sul dramma dell'accanimento su di una razza...tutto il resto è confluito nel tempo in giochi politici che come cristiani NON CI RIGUARDANO...
RispondiEliminaIn questi giorni il Papa da Praga sta facendo emergere tutto il dramma di un altro Olocausto ben poco cavalcato dai Media: quello dei CATTOLICI nell'Est europeo per mano comunista...nella sola repubblica Ceca ben 4000 sacerdoti furono ELIMINATI, UCCISI, ben 8000 hanno sperimentato il duro carcere, privazioni, torture, umiliazioni...benchè appunto NON sono i numeri che devono interessare ai Cattolici, resta evidente che la Chiesa condanna DA SEMPRE ogni forma di crudeltà verso ogni SIGNOLO POPOLO O NAZIONE...anche se a subire fossero solo dieci persone o centomila....
Se per tutte le persecuzioni che i Cattolici hanno dovuto subire e subiscono nel mondo, avessero agito come una certa politica agisce oggi per la questione dell'olocausto degli Ebrei, di certo il mondo non l'avrebbe mai permesso...
E dice bene il card. Hoyos: LA VERITA' SI FA STRADA DA SOLA...
^__^
La Verità si fa strada...mi viene in mente Rilke "Dio matura".
RispondiEliminaLa Chiesa ha bisogno della tradizione per evitare l'errore, ma la tradizione ha bisogno della Chiesa per diffondere la tradizione.
Matteo Dellanoce
lucidissimo il cardinale, mi pare sia stato l'uomo giusto al posto giusto. inquadrata con poche parole, condivisibili in toto per quanto l'ho conosciuto, la personalità di mons. Williamson. Che poi si pretenda che da un giudizio storico difforme dai canoni del politicamente corretto si debbe tenere fuori dalla Chiesa un piccolo ma significativo popolo alla faccia delle sviolinate ecumenistiche mi pare insensato se in buona fede, fazioso e cattivo se in malafede. grazie eminenza !
RispondiEliminaOttimo intervento quello di Caterina63. Tocca il cuore del problema. Formidabile la sua analisi. Brava, Caterina63: condivido tutto quanto hai scritto. Alessandro
RispondiEliminaPer più aspetti pregevole (il che dimostra che bisognerebbe sempre leggere integralmente i testi con cui ci si confronta). Difficile non riconoscersi nella posizione del Cardinale.
RispondiEliminaSullo
Notate che l'unico portale che ha pubblicato l'intero testo è www.moked.it "il portale dell'ebraismo in Italia"!
RispondiEliminaNon la Santa Sede, non Radio Vaticana, non L'Osservatore...
Bellissima intervista che andrebbe incorniciata e mandata in dono, per farla appendere nella propria stanza da letto, a Mons. Filoni e agli altri potentati della Segreteria di Stato che fanno finta di obbedire al Papa.
RispondiEliminaL'Eminentissimo Cardinale Bertone che fa in tutto questo caos dentro il suo stesso ufficio?
Prepariamoci alle sorprese imposte al mite Papa in occasione del prossimo Concistoro.
Per fortuna esiste lo Spirito Santo altrimenti dovremmo gridare, come fece il Cardinale francese framassone sul letto di morte : " Umanamente la chiesa è morta" !
Eugenius
Segnalo alla Redazione l'aggressione al frate di San Remo. Se non sbaglio siete di quelle zone, magari avere qualche riflessione da proporci.
RispondiEliminabrava CATERINA
RispondiEliminache hai messo in risalto una cosa del genere .....
'' ho avuto molto a che fare con i media , pertanto mi sono indurito la pelle,, ......
sarebbe bene mandarli a quel paese la prossima !!!!!
Questa intervista è decisamente credibile, rispetto ai vari frammenti tradotti ( o traditi) dei giorni scorsi, venuti da chissà dove...
RispondiEliminasperiamo che in Germania la leggano in tanti, perchè c'è scritto tutto quello che bisogna sapere sul rapporto tra la Chiesa e Williamson.
A proposito di crimini di cui nessuno parla, guardate un po' qua cosa hanno combinato contro i cattolici:
RispondiEliminacliccate qui
le domande del giornalista mostrano bene come certi tedeschi siano ossessionati dagli ebrei: un tempo per sterminarli, oggi per sterminare i riduzionisti.
RispondiEliminaA tutti i costi l'intervistatore avrebbe voluto che a Williamson non fosse revocata la scomunica, solo per diversità di opinioni storiche. E' pazzesco!
Tolleranza, tolleranza, quante intolleranze si perpetrano in tuo nome!
E comunque dell'argomento Williamson-sterminio ne abbiamo abbastanza: de hoc satis.
Antonello
Tutto ciò che potevo dire o pensare, l'avete detto o pensato voi...da incorniciare il commento di Caterina (ottimo, come sempre)...e soprattutto l'intervista di Monsignor Castrillon Hoyos...prudente, concisa e allo stesso tempo sincera...
RispondiEliminaQuesto è un vero uomo di Chiesa...che dice la verità, che difende il Papa, che è prudente e allo stesso tempo disponibile...
Come Caterina sottolineava in un altro spazio, in risposta a un intervento iniziato da me, forse si è trattato di una bolla di sapone...può essere, in fondo, stavolta, i media non ci si sono accaniti, almeno così sembra...certo, però, vedere giochi di potere, sgambetti, bastoni tra le ruote al Papa e tra Vescovi stessi, beh, è davvero un brutto spettacolo...
Preghiamo ora per i prossimi colloqui tra Santa Sede e FSSPX, aafinchè si possa mettere fine, una volta per tutte, su questa storia che dura ormai da troppo tempo, e con conseguenze negative per entrambe le parti...e preghiamo anche e soprattutto che avvengano nella chiarezza e specialmente nella calma necessaria...
Il Card. che parla dei lefebvriani: persone "...talvolta un po' troppo fissate su quello che per loro è l’origine di tutto il male del mondo: la riforma della Messa con il Concilio..."
RispondiEliminaE' una "fissazione" un po' di tutti "noi".
Il problema è di prospettiva.
Certamente "il male del mondo" già era iniziato da tempo...la Chiesa ha tenuto duro ma poi si è inserita molto bene in questo male, o l'ha lasciato entrare in essa..., proprio dal 1960 circa.
Bella l'elegante stoccata in punta di fioretto per il cardinale Re: chi deve controllare i Vescovi è lui!
RispondiEliminaAntonello
Nella riforma liturgica si esprime lo spirito del Concilio che trova le sue radici nella volontà di scrivere il controsillabo: LG, DV, GS, DH, UR, NAe ecc.
RispondiEliminaLa SC, in fondo, recepiva alcune istanze di rinnovamento ma non era ancora ammorbata dai successivi documenti e dalla loro interpretazione fatta dai De Lubac, Congar, Rahner e servi sciocchi in panni paonazzi e rossi, che stendevano sulla Chiesa la cappa del modernismo, dell'immanentismo, dell'esistenzialismo, della sociologia antropologica che quei documenti sottendeva. La riforma del 69-70 sì.
In questo senso l'origine di tutti i mali del mondo derivano dalla riforma liturgica.
Al card. Castrillon Hoyos vorrei domandare che scismatici strani sono il lefevriani che pregano nella Messa per il papa (una cum)? e se non è l'ora di farla finita nel definirli tali visto che ormai quasi tutti li considerano , nella tologia, nel rispetto della tradizione e nei riti, la vera chiesa cattolica e non una s.p.a. qualsiasi guidata da se non da pazzi almeno dairresponsabili e modernisti? Vedere il blog riferentesi ai vescovi marchigiani.
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