Il blog Fides et forma, che si onora della collaborazione di mons. Nicola Bux, consultore dell'Ufficio per le celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, pubblica un'intervista al fine liturgista, autore come noto di un volume consacrato alla riforma liturgica del Papa, che per inciso da mesi fa bella mostra di sé nella colonna a destra, tra i libri recentemente usciti che crediamo opportuno consigliare (non è pubblicità a pagamento: sono le nostre personali preferenze). Invitiamo a leggere l'integralità dell'intervista su Fides et forma; qui diamo un assaggio su un punto che riteniamo essenziale per l'applicazione del motu proprio: la sua difficile ricezione da parte dei vescovi diocesani (sottol. nostre).
- Negli ultimi mesi le celebrazioni della Messa nella forma straordinaria sembrano essersi diffuse e non sono più riservate a pochi appassionati, bensì promosse da personalità di alto profilo. Solo nelle scorse settimane abbiamo avuto gli splendidi esempi del Card. Canizares Llovera e del Card. Zen che hanno voluto rimarcare la forza liturgica del rito antico. Dunque davvero, come affermava l’allora Cardinal Ratzinger, “Nel rapporto con la liturgia si decide il destino della fede e della Chiesa”?
La ragione d’essere dell’episcopato è nell’essere uno col Capo del collegio, il Santo Padre. Un vescovo che disobbedisce – come un prete che facesse altrettanto col vescovo – è come un membro disarticolato dal corpo e reca scandalo ai fedeli. Quindi, il Prefetto del Culto divino, - al quale va in queste ore in cui è ricoverato al Policlinico Gemelli il mio pensiero e la mia costante preghiera - e gli altri ecclesiastici non fanno altro che il proprio dovere dando l’esempio. Per edificare il Regno e la Chiesa, è più importante l’obbedienza umile o la mia opinione fosse anche teologicamente attrezzata? Il fatto che il Santo Padre non abbia imposto, ma proposto la ripresa della Messa gregoriana – così amo chiamarla con Martin Mosebach perché risale a Gregorio Magno – sta avendo e avrà un effetto trainante ancora più grande. Perché i vescovi temono di tornare indietro? Non voleva la riforma liturgica ripristinare anche l’antico? Cosa di più venerabile della Messa di san Gregorio? Non dovremmo imitare lo scriba evangelico che trae dal tesoro cose nuove e antiche? Abbiamo incentivato musei diocesani ove ammirare le bellezze che prima erano nelle chiese e i concerti per ascoltare le musiche sacre che prima si eseguivano nei riti. Nei musei e ai concerti vanno solo gli appassionati, mentre alla liturgia vanno tutti. Ha senso privare il popolo di ciò che gli spetta, favorendo quasi una Chiesa d’élite? Piuttosto, vescovi e clero, guardiamo il grande movimento di giovani che si è creato intorno alla messa gregoriana, in crescendo continuo –basta andare su internet- già sono i giovani e non nostalgici. Far finta di non vedere è grave per chi per definizione deve episcopein, osservare attorno, monitorare. Lo rifiuteremo solo perché non è nato da me o non corrisponde alla mia sensibilità? Chi mi conosce, sa che da giovane laico e poi chierico sono stato tra i promotori in diocesi e oltre della riforma liturgica: questa ora continua mettendo insieme nuovo e antico, agganciandosi meglio al dogma: è noto il rapporto di dipendenza tra liturgia e regola di fede. Non a caso un aspetto quasi sempre tralasciato nella polemica è quello relativo alle messe private. Il Motu Proprio infatti contempla l’uso del messale del Beato Giovanni XXIII anche per le messe “senza il popolo”, ovvero quelle che i sacerdoti celebrano privatamente. Ciò dimostra che l’uso del messale antico non è solo collegato ad un discutibile amore per i formalismi e l’aspetto esteriore della celebrazione, bensì ripristina la comunione del singolo sacerdote con tutti i cristiani nello spazio e nel tempo, mettendolo in comunicazione con il passato, con i Santi e con i martiri. Di qui ad esempio la decisione del Card. Zen di celebrare l’ultimo pontificale da Arcivescovo di Hong Kong secondo il rito straordinario. E’ un’esigenza profondamente spirituale. D’altra parte l’universalità della lingua latina dovrebbe essere di stimolo in un mondo globalizzato, affinché la Chiesa, almeno nel rito, si esprima con una sola lingua.
Anche se non c'entra molto con l'argomento, vi auguro buon inizio del Mese Mariano!
RispondiElimina:)
Dalla Messa di Pio V siamo passati a quella di Gregorio Magno. Coraggio! E perché no quella di papa Damaso?
RispondiEliminaChi se ne importa della terminologia...
RispondiEliminaLa Messa di San Pio V ( per qualcuno di Pio V) era stata talmente disprezzata e dileggiata che, per ottenere lo stesso risultato, hanno pensato di ricorrere alla stupenda figura di San Gregorio Magno.
Tanto non cambia nulla.
E' l'effetto che è diverso.
Pio V ne sa di chiuso ( Cfr Card. C.M.Martini) , di tetro e di militaresco ( ricorda Lepanto, i digiuni e i rosari, le lotte per la purezza del clero...).
Forse Gregorio Magno è più luminoso e potrebbe essere più accettato dall'uomo di oggi.
Io sono solito dire " Messa apostolica-romana" ma se piace di più di Papa Damaso dirò anche quello.
Dite, scrivete e inventatevi qualsiasi trovata pubblicitaria.
Il Messale rimane sempre lo stesso ...
A.C.
Come il vescovo di Verona disobbediente e non curante delle premure papali verso la messa antica e i fedeli ad essa attaccati.Un vero scismatico che concede chiese a protestanti e ortodossi ma non ai fedeli tradizionalisti peraltro veri cattolici.CARI VESCOVI DISOBBEDIENTI IL VOSTRO POSTO NON E NELLA CHIESA CATTOLICA MA IN QUELLA LUTERANA O ANGLICANA LE CUI CHIESE SONO DESERTE GRAZIE AL LORO SCENDERE A PATTI CON IL MONDO E I SUOI VIZI.IL COLPO FINALE DATO ALLA FEDE ALL EPOCA DELLA RIFORMA PROTESTANTE IN QUELLE COMUNITA E ARRIVATA DA MANOMISSIONI ABERRANTI DELLA LITURGIA E SUOi SIGNIFICATI CIOE QUELLO CHE BUGNINI E MASSONERIA HAN RIPROPOSTO CON IL N.O.M.POI SAPPIAM PER CERTO CHE A CERTI VESCOVI NON INTERESSA LA SALVEZZA DELLE ANIME MA IL POTERE .ECCO PERCHE NON OBBEDISCONO.QUESTO ME LO RIFERISCONO MOLTI PRETI CHE AMANO LA MESSA TRADIZIONALE MA NON LA CELEBRANO PER PAURA DI RITORSIONI.SI PENSI A DOCUMENTI TUTTORA NASCOSTI DEL CARD POLETTO DI TORINO CON IL QUALE INTIMORIVA I SACERDOTI A NON CELEBRARE ANTICO RITO O COALIZIONI DI VESCOVI ACCORDATI DI NASCOSTO PER BOICOTTARE IL SOMMURORUM PONTIFICUM.CARI EPISCOPI ABBIAM BISOGNO DI BUONE BRACCIA IN AGRICOLTURA SE NON VOLETE TESTIMONARE AUTENTICAMENTE IL VANGELO LA ZAPPA VI ASPETTA
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