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AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

venerdì 29 maggio 2009

Da leggere assolutamente.


Marahnathà ha appena pubblicato l'enciclica Amantissimi Redemptoris del beato Pio IX. Un compendio magisteriale sul valore del sacrificio eucaristico e sul ruolo sacerdotale. Anche l'introduzione di Maranathà merita un'attentissima lettura, perché cala nel mondo attuale (e nelle sue deviazioni) i principi del magistero immemoriale.

Ecco l'incipit di questa introduzione
L'enciclica di Pio IX è uno splendido esempio di dottrina, che nella sua brevità permette di cogliere insegnamenti lapidari e informazioni preziose, riguardo alla fede nell'eucaristia e riguardo al Sacerdozio Ministeriale.

Nell' Enciclica, datata 3 maggio 1858, il Pontefice esalta la missione e la centralità dei Sacerdoti rispetto all’assemblea, chiamati ad offrire, nell'incruento sacrificio della Messa, quella stessa Vittima che ha riconciliato l'umanità con Dio Padre. Raccomanda ai ministri della Chiesa di adempiere scrupolosamente al loro dovere, senza badare a sacrifici, per la salvezza delle anime loro affidate.

Nell’anno dedicato ai sacerdoti vogliamo proporre la riscoperta di un’enciclica solida e nello stesso sintetica circa il profondo valore della Santa Messa.

Con questa ampia introduzione vogliamo con profondo senso di responsabilità denunciare chi, in questi decenni, ancora continua a confondere e disorientare le anime verso quel cuore palpitante della nostra fede: la Santissima Eucaristia.

La nostra missione è sempre stata a servizio della Liturgia, ora ci sentiamo di dover difendere questo tesoro.

Come umili e inappropriate sentinelle vedendo in questi anni tanta confusione perdurare, nonostante tanta chiarezza dogmatica e dottrinale, ci sentiamo, in questo anno dedicato ai sacerdoti, di rimettere in luce grazie a questa Enciclica così attuale, il senso della Messa e la missione del Sacerdote contro chi impunemente continua ad oscurare questo luminosissimo mistero diffondendo abbondanti errori e banali e banalizzanti personali interpretazioni, perché sappiamo bene che il monito del profeta Ezechiele vale tanto per loro quanto per noi.

“Se tu, ammonirai il malvagio e questi non desisterà dalla sua scelleratezza e dalla sua prava condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso. ... Se non lo avrai ammonito, egli morirà per il suo peccato e non saranno ricordate le opere giuste che egli ha compiuto, ma io esigerò da te il suo sangue” Cfr. Ez 3, 19.21.
Andate a leggerla tutta, specie dove sono analizzate le recenti dichiarazioni di Mons. Zollitsch, o del capo dei neocatecumenali Kiko, alla luce dell'insegnamento della Chiesa.

24 commenti:

  1. Congratulazioni e ringraziamenti a Maranatha e al webmaster di questo sito. Se c'è qualcuno che conosce bene il tedesco potrebbe tradurla e mandarla all'ineffabile Zollitsch e alle due porpore (rosse di sola vergogna) Lehman e Sterzinsky. Alessandro

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  2. E' una teologia della S. Messa ottocentesca, che masce sulla teologia tridentina, non permette che di andare "oltre" e di "fare futuro" anche rispetto al Vaticano II. Aggiornatevi, anzi, fatevi aggiornar da Celestino V.

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  3. Ehi... ma ti sei fatto convertire da Inopportuno????
    :-))))

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  4. C'è poco da ridere! Avrete visto che oltre all'enciclica "Amantissimi Redemptoris" del beato Pio IX il sito maranatha.it pubblica una lunga e documentata introduzione all'enciclica, esplicitamente riferita alla lamentevole situazione attuale rispetto all'Eucaristia, proponendo due esempi: quello del Arcivescovo di Friburgo e Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca mons. Zollitsch e quello del fondatore del Cammino Neocatecumenale, il "noto" Kiko Arguello. Io credo che il vero problema sia il Cammino Neocatecumenale, e mi pare che anche l'estensore dell'introduzione se ne renda conto (le parole di mons. Zollitsch vanno inserite nel "gioco" della teologia più bella, cara ai tedeschi).
    La situazione - in assenza di chiarimenti - è grave e molto anche. Anche (direi particolarmente!) a Roma, che è la diocesi del Papa. Capisco la povertà di forze ed il bisogno di rivitalizzare parrocchie, ma al prezzo di non essere più cattolici? Al confronto certi piccoli innovatori post CVII mi sembrano poveri cristi inoffensivi. Se il Papa non "chiarisce" anche ai membri del Cammino il significato dell'eucarestia si va al disastro, altro che VO e NO!
    Rutilio Namaziano

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  5. Tra ieri ed oggi mi sono aggiornato. Strada di Damasco...

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  6. IL CONCILIO E LA MENTALITA' CLERICALE

    [...La mentalità "clericale" ritiene che unico "soggetto" dell'apostolato sia la gerarchia (Papa, Vescovi, sacerdoti). Ad essi possono essere aggregati i laici, in qualità di collaboratori. È il modello della vecchia Azione Cattolica, non a caso entrata in una crisi irreversibile. Ora il Papa ci dice: non piú "collaboratori", ma "corresponsabili". Io aggiungerei: non solo i laici non devono essere piú considerati collaboratori del clero; ma il clero, d'ora in poi, dovrebbe essere considerato collaboratore del laicato, nel senso che il soggetto primo dell'apostolato sono i laici; i sacerdoti dovrebbero considerarsi al loro servizio (quello che Giovanni Paolo II voleva esprimere quando diceva che il sacerdozio ministeriale è a servizio del sacerdozio comune); il compito principale del clero dovrebbe esser la formazione del laicato (un compito di retroguardia, ma quanto mai prezioso). Chi aveva intuito, ancor prima del Vaticano II, tale "rivoluzione copernicana" fu san Josemaría Escrivá de Balaguer: l'Opus Dei realizza nella vita di ogni giorno tale intuizione. Sarebbe ora che anche il resto della Chiesa arrivasse, prima o poi, alla stessa conclusione].
    http://querculanus.blogspot.com/2009/05/concilio-e-laici.html

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  7. I Vangeli parlano sempre dei sacrifici solo per rigettarli e negare loro ogni valore positivo. Al ritualismo farisaico Gesù oppone una frase antisacrificale di Osea: “Andate, dunque, a imparare il significato di questa parola: “Misericordia io voglio, non sacrificio”. (Matt. 9, 13). In un altro brano antisacrificale c'è molto più di un semplice precetto morale, c'é un accantonamento del culto sacrificale e al tempo stesso una rivelazione della sua funzione, ormai compiuta e decaduta: “Quando presenti la tua offerta all’altare, se lì ti ricordi che tuo fratello ha del risentimento contro di te, lascia la tua offerta là dinnanzi all’altare, e va prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna, e presenta allora la tua offerta”. (Matt. 5, 23-34).

    Anche l'interpretazione della Passione in chiave sacrificale, che generalmente danno gli esegeti di Palazzo, non ha la minima aderenza al testo evangelico. Non c’è nulla nei Vangeli che suggerisca la morte di Gesù come un sacrificio. I passi invocati per giustificare la concezione sacrificale della Passione possono e devono essere interpretati al di fuori del sacrificio. Nei Vangeli la Passione ci è infatti presentata come un atto che arreca la salvezza all’umanità, ma in nessun caso come un sacrificio. Noi dobbiamo cioè recuperare solo la dimensione redentrice della Passione e abbandonare quella sacrificale. La lettura sacrificale della Passione deve essere criticata e dichiarata il più paradossale e il più colossale errore teologico di tutta la storica cristiana, e quella che allo stesso tempo che rivela l’impotenza radicale dell’umanità di mettere in discussione i fondamenti violenti della propria società, anche quando sia a lei espressa nella maniera più esplicita.

    Di tutti i rovesciamenti che la Chiesa ha imposto all’umanità, non ce n’è uno più grave di quello della lettura sacrificale della morte di Gesù.

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  8. Di tutti i rovesciamenti che la Chiesa ha imposto all’umanità, non ce n’è uno più grave di quello della lettura sacrificale della morte di Gesù. La lettura in chiave sacrificale del testo evangelico ne sovverte infatti il significato originario. Rigettare la lettura sacrificale significa assumere una prospettiva antropologica che rivela il testo nella sua autenticità primigenia, liberandolo dall’ipotesi della vittima espiatoria. Grazie alla lettura sacrificale ha potuto esistere, per venti secoli, quella che si chiama la cristianità, ossia una cultura fondata come tutte le culture, su forme mitologiche fondata sulla violenza. La cristianità è colpevole di aver prodotto il misconoscimento del testo evangelico e, basandosi su questo misconoscimento ermeneutico, di aver ripetuto forme culturali ancora sacrificali e generato una società che riflette la visione sacrificale, e che il Vangelo invece combatte.

    Qualsiasi lettura sacrificale è incompatibile con il messaggio dei Vangeli, i quali rivelano senza mezzi termini il ruolo che il sacrifico ha avuto ed ha tuttora in tutte le culture e religioni. La rivelazione della violenza di tipo sacrificale messa in luce nel Vangelo rende del tutto inconcepibile ogni compromesso evangelico con il sacrificio/violenza: una simile concezione non può che dissimulare, ancora una volta, il significato vero della Passione e la funzione che i Vangeli le attribuiscono: sovvertire il sacrificio.

    Ad una lettura superficiale di alcuni passi evangeli, la lettura non sacrificale sembra incontrare dei forti ostacoli, rappresentati ad es. dalla concezione violenta della divinità quale traspare nell’Apocalisse. In realtà nei Vangeli non c’è nulla di incompatibile con una lettura non sacrificale. Anche quegli elementi la cui presenza sembra contraria allo “spirito evangelico”, come il tema apocalittico, trovano spiegazione solo presupponendo una interpretazione non sacrificale, piuttosto che con una di tipo sacrificale. "Contrariamente a quanto si pensa, non c’è mai contraddizione tra la lettera e lo spirito; per raggiungere lo spirito basta abbandonarsi veramente, leggere semplicemente il testo senza aggiungervi o togliervi nulla." (René Girard).

    Per avvalorare la validità della lettura non sacrificale bisogna partire dal presupposto che nulla di quanto i Vangeli affermano su Dio autorizza il postulato inevitabile cui giunge la lettura sacrificale della Epistola agli Ebrei. Questo postulato è stato formulato dalla teologia medioevale e presuppone una esigenza sacrificale del figlio da parte del Padre. Non solamente Dio reclama una nuova vittima, ma reclama la vittima più preziosa e cara, il suo stesso figlio. La lettura non sacrificale dimostra efficacemente l’assurdità di una tale esigenza. Questo postulato è riuscito più di ogni altra cosa, probabilmente, a screditare il cristianesimo nel mondo moderno agli occhi degli uomini di buona volontà, cioè per gli uomini che, pur non credenti, con le loro azioni e il loro comportamento quotidiano, fanno la volontà del Padre.

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  9. Finalmente abbiamo due nuovi grandi esegeti. La Chiesa sino ad ora ha sbagliato. Celestino V fa il gran rifiuto e viene eletta papessa un'Anonima, Anonima I. Che però non è del palazzo.

    Sbaglia anche la Sacra Scrittura quando parla di Cristo come Agnello ucciso (Apocalisase,, 5,6), S. Paolo, sopecie nella lettera agli Ebrei, e nei vangeli siamo sicuri che la morte di Cristo non sia mai chiamata in termini sacrificali: hostia (in greco tusìa), victima propitiatoria (in greco ilastéron).

    Pensano d'esser originali e son semplicemente poveri vecchi eretici.

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  10. Ohe' Amici di Messainlatino il Blog sta raccattando tutti gli eretici d'Italia. E' vero che sentirli inizialmente rafforza nella fede ma alla lunga, siccome sono sempre gli stessi e sono fastidiosi, fanno perdere tempo. Consiglio un rigido filtro redazionale.

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  11. Secondo la riforma liturgica, che applica fedelmente i dettami del concilio, al centro dello spazio in cui si riunisce la comunità ecclesiale, si deve mettere la Santa Mensa, il tavolo della Cena del Signore. La Tavola dei poveri.
    Non dove avere forma di altare, sul quale si svolge un sacrificio, ma quanto più possibile deve assomigliare al mobile della cucina,
    o della sala da pranzo, intorno al quale si riunisce chi mangia insieme.
    Per sottolineare questo punto, nelle chiese che applicano fedelmente il concilio, come quelle neocatecumenali, si sta generalmente attenti al fatto che il tavolo della Cena non somigli a un altare.
    Nelle chiese cattoliche preconciliari, l’altare è spesso collocato su di una pedana sopraelevata, affinché tutti possano vedere il prete nell’atto della consacrazione, che secondo la teologia manualista è il momento centrale della celebrazione.
    Nelle chiese che recepiscono fedelmente il Concilio, la Mensa si deve porre alla stessa altezza dei fedeli: intorno al tavolo ci si riunisce per essere in comunione gli uni con gli altri e, tutti insieme, con Gesù Cristo, per formare il «corpo di Cristo».
    Nella prospettiva del Concilio è la comunione, il momento comunitario, con Cristo, a costituire il momento centrale della Cena del Signore; essa fa memoria del Signore morto e risorto, facendo attenzione a non enfatizzare in maniera deteriore il contenuto sacrificale del memoriale biblico.
    La deriva sacrificalista caratterizza purtroppo l’ultimo tratto del magistero di Giovanni Paolo II e l’attuale papato.

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  12. Vedo che è stato citato a sproposito l'ottimo biblista padre Casalini.
    A dimostrazione della sua perfetta ortodossia, leggete questo:
    http://lapaginadisanpaolo.unblog.fr/tag/studi-su-san-paolo-docenti/docenti-padre-prof-nello-casalini-sbf-jerusalem/

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  13. Vorrei sapere dalla papessa Anonima I in quale documento il concilio dice che l'altare dev'essere il tavolo da cucina.
    Una papessa cuoca?
    Se ne stia ai fornelli, allora, sempre che sappia girar la manopola del gas e non s'infili il tubo in gola.

    In ecclesiis mulieres taceant. Anche sui blog, se ci fossero stati, S. Paolo avrebbe aggiunto.
    Alla calzetta!

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  14. Il suo ideale, sig. Pastoreli, sono allora le ninfette che la chiamano "papi". Mi vuole citare in quale capitolo del Royo Marin ciò è permesso?

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  15. La deriva sacrificalista...Mio Signore! Sveglia! Caratterizza la chiesa da sempre, non gli ultimi due pontificati! La redazione provveda a cancellare queste baggianate. Diamo spazio a chiunque, purchè faccia un discorso sensato.

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  16. L'anonima che fa una lettura spiritualista dei vangeli dice una mezza verità e, quando una sceglie la parte di verità che gli fa comodo, diventa eretico nei fatti.

    Infatti la gentile Anonima dimentica la lettera agli Ebrei che dice: Capitolo 5
    «[1]Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati...

    [4]Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. [5]Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:
    Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.
    [6]Come in un altro passo dice:
    Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek.»

    Come, vede gentile signorina anonima, è la parola di Dio stessa che ci dice che Cristo è stato costituito sommo sacerdote. Ma se non le bastasse le aggiungo quest'altro passo: Eb. 9
    «[11]Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, [12]non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.»

    La S. Messa è dunque rinnovazione di questo unico e grande sacrificio offerto da Cristo.
    E lei, gentile Anonima è palesemente fuori strada.

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  17. Ho letto gran parte dell'introduzione degli amici di Maranatha. Complimenti vivissimi. Grazie per questo testo davvero molto bello e profondo andrebbe fotocopiato e spedito a tutti i sacerdoti, cercherò nel mio piccolo di diffonderlo. Avete colto nel segno quando avete compreso il limite della liturgia bugniniana avallata da Paolo VI.
    Ci si è asserviti alla modernità eliminando il valore della ritualità e della sacralità....
    Sono contento che finalmente gli scheletri negli armadi sono usciti e la "puzza" della riforma bugniniana comincia ad essere colta da tanta gente che finalmente si accorge del fallimento totale di questa operazione neomodernista quale fu la "riforma" di Papa Paolo VI.
    Un sacerdote cattolico

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  18. Fatevi una risata: Lo scorso anno Mons Brandolini dopo la processione del Corpus Domini si è lamentato della indifferenza di molta gente al passaggio del Santissimo (da lui indegnamente portato).
    Ma è lo stesso Brandolini che difende la riforma del suo maestro Bugnini che ha eliminato dalla Messa quasi tutte le genuflessioni, gli inchini e gli atti di adorazione al Santissimo Sacramento....
    Ecco un vero coccodrillo che prima divora la preda e poi... piange (perchè rischia di strozzarsi).
    E' la fine che faranno questi dissacratori della liturgia Cattolica... saranno strozzati da quella liturgia che han tentato di distruggere: "Quis ut Deus"???

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  19. Credo che il vero dramma del nostro tempo sia il moltiplicarsi di messe invalide....

    come spiegato meravigliosamente dell'autore del L'introduzione il problema NON è la Messa Nuova vs Messa Antica, è l'intenzione... se non c'è l'intenzione non c'è Sacrficio, se non c'è il Sangue, non c'è Gesù, se non c'è Gesù non c'è perdono dei peccati!

    ... il male dilaga SATANA E' SCIOLTO DALLE CATENE... PERCHE' L'ABBIAMO PERMESSO NOI! con le nuove Messe che sembrano più tavole festanti baccanali, che altari dove si riimmola nostro Signore!

    DIO MIO ABBI PIETA' DI NOI!

    ecco forse il perchè di questa apostasia che imperversa da 40 anni...

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  20. dedicato all'Anonima II che parlava di "deriva sacrificalista" di questo e dell'ultima parte del precedente pontificato:

    PAOLO VI
    CREDO DEL POPOLO DI DIO

    SOLENNE PROFESSIONE DI FEDE pronunciata dal Papa Paolo VI davanti alla Basilica di San Pietro il 30 giugno 1968 alla chiusura dell'Anno della fede e nel diciannovesimo del martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo.[...]
    24. Νοi crediamo che la Messa, celebrata dal sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell'Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e di membri del suo Corpo Mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell'ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale.

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  21. Padre Pio si lamentava dei cattivi ministri dell'altare che anziché essere sacerdoti erano in realtà dei MACELLAI! Sì, erano indegni ma si rendeva presente il Sacrificio, il Sangue, il Corpo di Gesù... perchè credevano in quel che facevano,

    ora

    domando a tutti voi, cosa direbbe OGGI il Padre di fronte a questi "nuovi" preti?

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  22. La papesa ANONIMA I parli di religione e lasci le ninfette: tanto lei di venustà ne deve aver molto poca,e questo l'ha portata al vertice della sua chiesa personale.

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  23. E' sconfortante vedere nelle parole delle anonime l'apostasia dei nostri tempi (ovviamente mascherata da saccenteria che vuol far passare Santa Romana Chiesa per deviazionista).
    La negazione dell'unicita' del sacrificio salvifico di Cristo Signore rappresenta l'apostasia dalla fede cattolica e non una semplice eresia.
    Provo solo profonda pieta' e orrore a leggere queste parole.
    Non resta che aggrapparsi al S. Rosario e alla S. Messa.
    "Egli e' vittima di espiazione per i nostri peccati: non soltanto per i nostri ma per quelli di tutto il mondo" (I Gv. 2, 2)
    F.d.S.

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  24. Ancora una volta una cattiva interpretazione del concilio vaticano II. Non c'è nessun testo del concilio vaticano II che parli dell'altare come di una tavola da cucina ma soprattutto non c'è nessun testo che elimina l'idea dell'eucarestia come di un sacrificio.
    Il concilio vaticano II non ha abolito i concili precedenti ne tantomeno il sacrificio dell'altare.

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