Qual è per voi il momento meno ispirato (diciamo così, ma è un eufemismo) della Santa Messa riformata? La terza monizione con la sfilza degli avvisi? Il segno della pace in cui ci si sbraccia da panca a panca? L'augurio del prete di buona domenica e buona settimana subito di seguito all'"Andate in pace"? O forse il Padre nostro quando il vicino, se non preferisce girare all'insù le palme degli arti come un tapinello, cerca di agguantare proditoriamente le vostre mani per formare così una catena dell'amore?
No: il momento peggiore è sicuramente la preghiera dei fedeli. Quella serie che sembra inesauribile di aria fritta e buone intenzioni scìpite, per lo più scritte con l'eleganza stilistica di una circolare ministeriale e, come è purtroppo frequente, balbettata con discontinua dizione da una brigata di faccendieri della parrocchia, che si alternano allo strumento del Potere, il Microfono. Ad ogni frasetta, occorre rispondere con un'invocazione (anche se alle labbra affiora piuttosto un'imprecazione) che genialmente non è mai la stessa e si dimentica subito dopo la prima ripetizione, sicché solo i proclamatori all'ambone possono rispondersi alle stupidaggini che hanno appena finito di leggere.
Intendiamoci: le preghiere dei fedeli non sarebbero nulla di male se fossero sul serio quello che il nome sembra indicare: ossia se i parrocchiani esprimessero davvero sentite intenzioni di orazione. Qualcosa di concreto, come: Preghiamo per la signora Maria, che deve affrontare una difficile operazione; per i terremotati d'Abruzzo, perché il Signore li consoli nella prova; per i ragazzi dell'oratorio, perché crescendo restino bravi ragazzi, ecc.
E invece, è la fiera dell'aria fritta, la sagra della dissipazione vocale, l'apoteosi del luogo comune.
Siamo un po' acidi, oggi? Forse: ma leggetevi le preghiere dei fedeli di domenica scorsa, 10 maggio 2009, come proposte, a centinaia o migliaia di parrocchie italiane, da quel libello titolato La Domenica, stampato dalle Paoline con l'imprimatur (e questo spiega molto) del famigerato vescovo Dho di Alba (Piemonte). Noi ci troviamo, peggio ancora che l'insulsaggine abituale, concetti apertamente anticattolici. Ecco qua, con i nostri commenti in rosso:
1. Per il papa, i vescovi, i presbiteri, i diaconi e tutti i ministri del Vangelo [cosa dicevamo circa il linguaggio da circolare ministeriale?]: perché siano segni viventi di comunione, capaci di suscitare fraternità e comprensione, collaborazione ed amore [non interessa dunque un fico che sappiano evangelizzare e convertire, far conoscere e amare il Signore, pregare e toccare i cuori, visto che manco vi si accenna: il modello proposto è piuttosto quello dell'assistente sociale]
Assemblea: Visita, Signore, la tua vigna [una volta si rispondeva sempre "Ascoltaci, Signore", ed era semplice per tutti; ora il versicolo è diverso ogni domenica, col divertente effetto che chi non lo dimentica subito del tutto, come minimo lo storpia alle successive risposte]
2. Per la famiglia, luogo di formazione ai valori umani e cristiani, perché possa educare i figli ad uno spirito universale, aperto e responsabile verso il mondo e i suoi problemi [l'educazione cristiana non è dunque più trasmissione della Fede, ma indottrinamento ad uno "spirito universale" aperto al mondo e ai suoi problemi: che diamine è?]
3. Per i fanciulli che si preparano alla prima Comunione: perché vivano con le loro famiglie un'esperienza intensa dell'incontro con il Signore e, di domenica in domenica, partecipino con gioia al banchetto eucaristico [la Messa ridotta a festoso banchetto, non fa nemmeno più notizia].
4. Per ciascuno di noi che è chiamato a vivere il comandamento dell'amore, perché l'Eucaristia che celebriamo ci dia la forza per testimoniare il Vangelo sempre e dovunque [possibile che non ci si renda conto che la stucchevolezza di questi continui richiami puramente labiali e generici all'amore finisce per svilire la nobiltà e l'importanza di quel comandamento, riducendolo ad una sorta di bolsaggine?].
La riforma della riforma dovrebbe risolutamente passare anche per di qua. Paoline, dite qualcosa di cattolico...
Nota: questo post viene inoltrato, per opportuna conoscenza (ma senza speranze in qualche effetto meliorativo), al periodico La Domenica all'indirizzo mail: ladomenica@stpauls.it
Sottoscrivo pienamente.
RispondiEliminaFin da bambino mi sono sentito un perfetto idiota nel recitare quelle bolsaggini, che servono solo come riempitivo, intrattenimento e vanità.
Vorrei aggiungere che molte "preghiere dei fedeli" (notevolmente la numero 3) somigliano a minacce mafiose.3. Per i fanciulli che si preparano alla prima Comunione: perché vivano con le loro famiglie un'esperienza intensa dell'incontro con il Signore e, di domenica in domenica, partecipino con gioia al banchetto eucaristico.
RispondiEliminaSignore, "ti preghiamo" perché i fanciulli devono partecipare ogni domenica alla Messa, altrimenti gliele suoneremo.
C'è un modo di dire: parlare a nuora perché suocera intenda...Nella preghiera dei fedeli numero 3 funziona allo stesso modo: parli a Iddio ma sono i fanciulli che debbono intendere.
Non sono d'accordo per l'abolizione della preghiera dei fedeli: è stata prevista dalla Sacrosanctum Concilium però non si può continuare ad andare avanti con le scempiaggni che propone l'editrice s. paolo. Preghiere che sono tutto tranne che preghiere, vuote, trite e ritrite, melense, non dicono nulla, sono senza nè capo nè coda. Alessandro
RispondiEliminaDa “Celebriamo la Messa - Rito Ambrosiano” (la Messa festiva dei fedeli – Ancora Milano)Fratelli e sorelle, illuminati dalla Parola di vita e dalla grazia dello Spirito, con fiducia, rivolgiamo al Padre le nostre invocazioni, perché ci doni la sapienza del cuore.
RispondiEliminaR. Ascoltaci, Signore.
Per la Chiesa, perché lo Spirito santo accompagni e sostenga sempre la missione a servizio del Vangelo, preghiamo. R.
Pel l’umanità intera, perché in Gesù e nel suo sacrificio trovi la forza che sostiene l’impegno nella ricerca della pace e della concordia fra i popoli, preghiamo. R.
Per noi, che in Cristo abbiamo conosciuto il vero volto di Dio, perché, con dedizione sincera, sappiamo portare al mondo l’amore e la tenerezza del Padre, preghiamo. R.
(Altre intenzioni)
...e per pudore non citiamo le varie prolusioni che in molte parrocchie si lasciano fare agli improvvisati oranti che, in sindrome da deragliamento, vanno a braccio! In passato (quando ero nel carcere del N.O.M.) ho assistito a penose scene.
RispondiEliminaGrazie al Cielo il M.P. mi ha salvato da queste estemporaneità.
A.H.
Condivido i commenti sopra espressi sulla "preghiera dei fedeli" .
RispondiEliminaQuesto e' il risultato di una Chiesa che ha abolito le preghiere leonine ed inserito nella S. Messa la summenzionata "preghiera"
F.d.S.
La preghiera dei fedeli è la "summa teologica" della teologia sociologica. Costola della Sociologia che Benedetto Croce definì " inutile scienza"!
RispondiEliminaabolii la preghiera dei fedeli nelle mie messe 15 anni fa, e da lì iniziò l'inquisizione che si è ultimata con il Summorum Pontificum...attenti fratelli.
RispondiEliminaCertamente quando i Padri Conciliari decisero di far partecipare il devoto popolo al mistero domenicale attraverso la preghiera dei fedeli esisteva nella Chiesa, grazie alla disciplina tridentina, il senso dell'onore e della dignità liturgica.
RispondiEliminaL'oratio fidelium, che poteva ricalcare le preci invocatorie delle Litanie non faceva nulla di male alla liturgia anche perchè veniva proclamata dai sacri ministri e le formule erano stampate nel messale.
Venne poi lo spirito del concilio e gli adattamenti bugniniani che congelarono i tenui germogli della "nuova primavera liturgica" seguita alla Sacrosantum Concilium.
I devastanti frutti dello spirito del Concilio li abbimao tutti sotto gli occhi, purtroppo.
Per la preghiera dei fedeli vale la stessa osservazione della liturgica bugniniana : se viene proclamata dai sacri ministri con la giusta solennità delle invocazioni litaniche male non fa, altrimenti ...
Una reminiscenza storica.
Anche Enrico VIII, che dopo lo scisma con Roma non toccò nulla sia del punto di vista liturgico che teologico, introdusse una specie di preghiera dei fedeli dopo il Credo.
Era in latino e l'invocazione più frequente era " dal vescovo di Roma, il Papa, e dai suoi detestabili errori, liberaci o buon Signore".
Questo spalancò la porta all'eresia e allo sfascio dello spirito romano della liturgia che poi si appellerà "anglicana".
A.C.
Specialmente per il commentatore del 14 maggio 2009 12.01:
RispondiEliminaVa tutto bene, la preghiera dei fedeli è un sunto di conformismo politicamente corretto, ecc. ecc.,ma per favore smettiamola di andare oltre le righe, leggendo mafioserie là dove non ci sono. Il dramma è quello di una Chiesa scipita ed esangue, il che è molto peggio di un presunto atteggiamento mafioso.
Se fosse "preghiera dei fedeli" dovrebbe essere personale. Altrimenti i fedeli dovrebbero riunirsi in assemblea e votare delle mozioni. A questo siamo arrivati molto vicino alla fine degli anni sessanta. Ricordo che nella mia parrocchia girava un microfono fra le panche. La cosa fra frasi incomprensibili, lacrime di emozione,critiche più o meno sottintese a vicini e lontani,stranezze varie, interpretazioni del celebrante etc. durava anche venti minuti. Rispetto a ciò in verità, grazie a GPII, ora è molto meglio. Comunque gruppi, associazioni o frequentatori di parrocchie non hanno mandato alcuno per imporre preghiere ai partecipanti alla Messa. (Del resto ho letto di recente che addirittura il 90 % dei sedicenti cattolici non sa elencare i comandamenti) Devo anche dire che mi capita spesso di non rispondere perchè non condivido quanto proposto. Per esempio quando subdolamente si invoca la solidarietà invece della Carità io per principio non rispondo.
RispondiEliminaErgo o niente preghiera o preghiere preparate "per bene" da Roma ma probabilmente dopo qualche mese sarebbero inevitabilmente sempre le stesse per cui....
Cari fratelli di tastiera: datevi una mossa!
RispondiEliminaI casi sono due: 1)o togliete le preghiere dei fedeli dalla Messa (i preti); i fedeli lo chiedano ai loro preti 2)o passate solo al VO sia preti che laici.
In entrambi i casi sarà persecuzione!
Coraggio che la vita è breve!
Il defunto Canonico Teologo della mia Cattedrale, uomo sagace e di limpido sapere, aveva abolito la recita della Preghiera dei Fedeli alla sua Messa, bollandola con un caustico parere che nel nostro bel dialetto romagnolo tuonava:
RispondiEliminaA gl'è toti sciuchezi!
(sono tutte sciocchezze)
Ci lasciano sempre i migliori....
A proposito di pezzi della messa che spariscono, dalle mie parti ho notato che non si usa più dire il Confiteor. Non so dire se sia un'innovazione solo locale o se cali dall'alto, fatto sta che è scomparso nei NO cui ogni tanto mi capita di partecipare. Insomma, se si vuole tagliare si taglia, peccato che lo si faccia di preferenza nei punti sbagliati.
RispondiEliminaall'anonimo delle 15,23: sante parole! sante parole! quelle del defunto canonico teologo della Cattedrale della tua diocesi. santissime parole! Alessandro
RispondiEliminaScriveva mons. C. Dotta nelle note del Messale Ambrosiano Quotidiano (ed. S. Paolo - 1949):“Un’ultima parola sul prezioso cimelio delle Preci litaniche o ireniche, le quali un tempo dovevano essere comuni a tutte le Messe dell’anno, ma che da noi sono state conservate, come tanti altri ricordi, nella Quaresima.
RispondiEliminaTali Preci si dicono alle prime cinque Domeniche di questo Tempo sacro. Se ne ha un doppio formulario, che deve essere la riduzione di un altro più antico e più lungo, forse non estraneo neppure all’altica Sinagoga. Più che preci si direbbero intenzioni di preghiere, che il popolo fa sue ed attua coll’implorare all’annuncio di ciascuna di esse,la divina pietà: Domine, miserere; Kyrie, eleison. Tali intenzioni, modulate dal Diacono, sull’ambone o ad un corno dell’Altare, prima dell’Orazione sopra il Popolo, hanno una forma di tale semplicità, e risentono d’un sapore così spiccatamente arcaico, che si è tentati di identificarle con quelle stesse che l’Apostolo (1 Timoteo, 2, 1) e Tertulliano attestavano farsi nella Chiesa primitiva, tanto più che non vi manca neppure il ricordo dei condannati alla pena «dei metalli», che ricorre pure tra le indicazioni di Tertulliano, ma fu abolita fin dal 230.
L’alta spiritualità di queste Preci, dette anche ireniche, o per la pace, portanti a noi l’eco fedele dei primi secoli cristiani, la cattolicità dei desideri che le informano, non disgiunti da aspirazioni eque e modeste di grazie temporali, sono ben degne di essere prese in considerazione da noi, per conformarvi le nostre intenzioni, talora troppo ristrette, e riformare il carattere unicamente egoistico di tante nostre preghiere.”
Da tanto tempo sentir proclamare scempiaggini durante la preghiera dei fedeli provoca in me molto imbarazzo.
RispondiEliminaPer cui ho deciso di difendermi cosi':
1- Come sola invocazione dico:;'Ascoltaci o signore!'
2-Qualora l'intenzione della preghiera non sia condivisibile(tipo quella per gli uomini politici o altri loro simili), non esito a dire 'Non ascoltarci o Signore!'
E abolisci di quà e taglia di là ... e questo non và bene e quello e così e quello e colà,
RispondiEliminavoi la Chiesa la demolireste in un attimo. Meno male che la guida lo Spirito Santo e l'ottimo Benedetto XVI, perchè fosse per voi....
se elenco ciò che è da abolire dalla messa NO...rimarrebbe solo il segno della croce all'inizio...
RispondiEliminaCredo che alcuni dovrebbero calmare il loro santo (?) furore contro il NO. La preghiera universale o dei fedeli è una risposta alla Parola di Dio accolta con fede e in essa il popolo di Dio esercita il proprio sacerdozio batesimale ed offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti (cf. "Orientamento generale del Messale Romano", n. 69).
RispondiEliminaM.A.
Veramente, chi ha demolito qualcosa nella Chiesa sono stati gli inventori del NO... E chi l'ha imposto a tutti...
RispondiElimina[Di come circa la metà de ’l seculo vigesimoprimo se condirà ’ntenzion de preghiera, de frate Lampredone profitìa]
RispondiEliminaPer matre terra, a fin che sempre fichi
ne dia (et ne faccia), et pomi et ravanelli
et non n’affami quali impi rubbelli
damnati ognor da lei – N’ascolta, o Deo!
Per la natura, che de’ serpi amichi
faccia li topolin, de ’l gatto il cane
e anchor lo vipistrello a le banane
de’ tropici concilii – Ascolta, o Deo!
Pel Papa, per li vescovi e li preti,
frati et sirocchie, diaconi et sacristi,
papesse animatrici, che men tristi
sien quando piove – Orsù n’ascolta, o Deo!
E pel piloso omone, o vero yeti,
che iniuste abbominato più non sia,
ma lassi i monti et desni in casa mia
– Ascoltane, se puoi, Segnore Deo!
Per lo macomettano et l’amidista,
lo zoroastriano, et chi non have iddio,
e ispezialmente per Baruch iudio,
che ne deverta – Te preghiamo, o Deo!
Pel gamberon con l’insalata mista,
la buiabessa, ’l mussaccà e ’l cannolo,
acciocché me n’enfiando già mai duolo
de panza io ne remedi – Audimi, o Deo!
E infine per le rette parallele,
s’encontrino; la sottrazione ’l tolto
renda oggimai; ’l triangolo isoscéle:
abbia i tre lati iguai – Prestane ascolto!
AHAAHAHAHAHHAHAHAH !!!!!
EliminaGrandissimo!!!
Un capolavoro!
EliminaLa Messa paolina presenta indubbi difetti e non sarò io a minimizzarli.
RispondiEliminaPerò, come ha detto qualcuno, non si può tagliar di qua e di là a capocchia.
Se il celebrante si attiene alle rubriche, una parte dei limiti almeno di quelli che rendon troppo "mondana" la celebrazione, vien superata.
Le preghiere dei fedeli dovrebbero esser fisse e non lasciate all'inventiva di preti e donnette.
Una volta che si va alla Messa NO non si può dire; Non ascoltarci Signore! se si prega per i governanti. E' come dire: mandali all'inferno, Signore. Bei cattolici!
Nelle Litanie dei Santi si prega anche per i governanti (una volta per imperatore, re e principi) e non vedo perché non si debba pregare per la loro salvezza e perché lo Spirito li illumini nel loro pubblico agire.
Dunque, si torni ad una preghiera fissa: io rimetterei una buona parte proprio delle invocazioni delle Litanie citate, e soprattutto quelle per l'unità della Chiesa, del mondo cattolico, per i governanti, per mantenere il papa e la gerarchia nella santa religione, per l'umiliazione delle forze nemiche della Chiesa ecc.
Eventualmente un'altra, anch'essa fissa in occasione di Messe particolari (matrimonio, cresima ecc.).
Il Pater dovrebbe esser recitato a mani giunte. Non dovrebbe esser difficile eliminare - basta dirlo una volta o due - gli spettacoli di catene dondolanti e mani alzate da show TV.
La "pace", è prescritto nella Redemptionis Sacramentum, sia un gesto rapidissimo e discreto al fedele vicino: non è prevista la girandola, i baci e gli abbracci da una panca all'altra, né che il sacerdote scenda dal presbiterio, ove esista, e faccia Wanda Osiris.
Insomma dove esista il rispetto delle rubriche, la celebrazione può esser dignitosa.
Per il resto, il rito è da riportare alla più profonda sacralità e nella parte iniziale, e nell'Offertorio che dev'esser sacrificale. Inoltre si debbono modificare i canoni in cui non si palrla chiaramente di transustanziazione. Uno spazio per le preghiere finali si può trovare eliminando i continui interventi personali del prete a commento d'ogni parola che legge o, come spesso accade, fuori contesto.
E' questo che s'è proposto il Papa. Che riesca a far questa riforma della riforma ho i miei dubbi.
Forse se ci si mette d'impegno e si dà una scadenza. Gli anni passano, anche per lui!
Saluberrimo intervento, Dante.
RispondiEliminaInsomma, Dante, un NO che cerchi di assomigliare il più possibile e per quanto è possibile al VO... Io sono d'accordo, facciamo voti affinché tutti lo siano, sarebbe già una bella cosa. (Ascoltaci, o Signore...).
RispondiEliminaSono davvero ammirato per l'equilibrio dimostrato da Dante Pastorelli nel suo ultimo post! Ce ne fosse di più, da tutte le parti: i problemi sarebbero avviati a soluzione. Non credo che il NO debba assomigliare al VO (tanto varrebbe, dal punto di vista logico, abolirlo) , dovrebbe - come dice Dante - essere celebrato secondo le rubriche, nella giusta consapevolezza di ciò che si celebra.
RispondiEliminaIl NO va celebrato secondo le rubriche e su questo non ci piove. Le invenzioni lo rendono penoso ed anche ridicolo.
RispondiEliminaMa i suoi limiti interni (il sacrificio come lode alla SS.ma Trinità, il sacrificio satisfattorio e propiziatorio per vivi e defunti, la transustanziazione e la presenza reale sono in ombra) vanno superati con una attenta revisione.
Per questo il Papa vuole riformare il rito riformato assumendo la parte più sostanziale e sacrale del VO.
Ma i critici del VO non dicevano che era incomprensibile ai più?
RispondiEliminaIo ho una laurea in matematica, ma vi confesso che di fronte alla verbosità intricata di tante preghiere dei fedeli mi trovo davvero in difficoltà ... Perché prenderci in giro? Queste preghiere dei fedeli sono volutamente incomprensibili, logorroiche, sessantottine. E, in fondo, la preghiera dei fedeli, come pure lo scambio del segno di pace, che il più delle volte trasforma la chiesa nel mercato rionale, sono solo parti facoltative, che potrebbero essere omesse. Ringraziamo Il Padreterno e Benedetto XVI per il MP ...
caro Dante Pastorelli quello di cui parla lei (basta fare così, basta mettere così...) esiste già! E' il VO!
RispondiEliminaDS
mentre parliamo di queste cose, la distruzione del cattolicesimo si consuma attraverso le truppe sciammannate e violente delle diocesi...uscite e andate in parrocchia...nessun miglioramento liturgico e il vuoto dottrinale! Piangere bisogna , e lacrime di dolore...fino a quando ,Signore?
RispondiEliminaun povero prete
se un prete (che si definisce povero) ha coscienza che bisogna piangere di fronte alla distruzione in atto significa che questo prete è sulla buona strada! Dunque povero non è.
RispondiEliminaDS
Quello che penso io non è l'opinione del Papa.
RispondiEliminaPer me basterebbe il VO. Ma io non sono il Papa. Il Papa evidentemente vuole altro. E il card. Castrillon a suo tempo l'ha ben spiegato: una riforma del nuovo messale sull'ossatura dell'antico con l'aggiunta di alcuni elementi del NO, come preghiera dei fedeli, nuovi prefazi ecc. Tanto da chiedere, in un noto discorso alla Latin Mass anche l'accettazione di qualche sacrificio ai cultori del VO.
Per quanto tempo ancora si possa mantenere in vigore due forme dello stesso (?) rito romano non so.
Il VO, niente di male, potrà esser aggiornato non solo con l'introduzione di qualche nuova breve lettura, qualche ulteriore prefazio e nuove messe votive; il NO va ristrutturato ben più a fondo.
Non posso pronunciarmi su quel che sarà.
sono andato ad un funerale durato con le esequie 27 minuti. Il prete non ha purificato il calice e ha lasciato la pisside sul tavolino (alcuni lo chiamano altare) dopo la comunione e se ne è andato via col defunto al cimitero! Caro Dante Pastorelli: non mi sembra che in questo caso il problema sia nelle rubriche non rispettate... o no? E di casi simili a questo ne potrei raccontarne a decine.
RispondiEliminaPerché? Si tratta di rispetto delle rubriche? Il NO prevede comportamenti del genere?
RispondiEliminaE' chiarissimo che si tratta di un prete cialtrone e fors'anche sacrilego. Nessuno l'autorizza a far ciò, almeno ch'io sappia. In caso contrario dimmi chi o quale messale.
Mi sembra che si stiano confondendo vari piani.
La responsabilità qui è del prete o dei preti e dei vescovi che non prendono provvedimenti e dell'alta gerarchia che nomina certi vescovi.
carissimo Pastoreli, purtroppo il non intervento dei vescovi su questi casi,ha prodotto in anni la normalizzazione di questi. Non è mania accusatoria fare queste considerazioni: il comportamento tollerato per anni e su larga scala diventa difatto una liturgia. Anche Roma, lo dico con molto amore per essa, non ha fatto molto sul piano pratico. Lascia che i corretti vengano "massacrati" e che i vescovi difendano i "TrASCURATI" PER MOTIVI IDEOLOGICI. Non sta veramente cambiando nulla, o quasi. Fino a quando?
RispondiEliminaun povero prete
La verbosità e la retorica sentimentale non è solo nella preghiera dei fedeli, ma in alcune collette in alcuni prefazi, in alcuni "canoni". pensate alla messa con i fanciulli: come si può tollerare che al momento in cui Cristo si rende presente, invece di adorare ci si metta ancora a parlare, dicendo: è il Signore Gesù...? Ma se è il Signore Gesù non lo dico, ma lo adoro come Tommaso: Signore mio, Dio mio.
RispondiEliminaCacciamoli via questi liturgisti atei che davanti al mistero non sanno far altro che parlare, parlare e parlare di aria fritta.
"Pel gamberon con l’insalata mista,
RispondiEliminala buiabessa, ’l mussaccà e ’l cannolo,
acciocché me n’enfiando già mai duolo
de panza io ne remedi – Audimi, o Deo!"
Amen, amen!
Dante Pastorelli, giustamente, ha scritto " il NO va ristrutturato ben più a fondo".
RispondiEliminaE' un'ottima osservazione che mi trova totalmente daccordo.
La questione di celebrare bene o male con il NO è del tutto marginale poichè è il rito stesso a nascere fallato.
L'ostinatezza del NO di voler celebrare per il popolo e l'ossessione di rivolgere in modo orizzontale la "Cena del Signore" assieme alle ben note devianze teologiche, sempre protese verso la visione protestante della Liturgia, rendono urgente una profonda riforma del NO .
Quando questo avverrà non è possibile, per ora, prevederlo.
A.C.
Caro "POVERO PRETE": mi sembra d'esser sempre stato chiaro e nel denunciare le responsabilità della gerarchia e la disobbedienza di vescovi e preti.
RispondiEliminaIl NO in sé presenta dei limiti precisi che van corretti ed il Papa li vuol correggere. Ma non è colpa del NO se il celebrante salta o modifica questa o quella parte della messa, non purifica il calice o sostituisce le preghiere del NO con quelle del Corano. Se insomma se ne frega altamente delle rubriche.
Questo è quel che volevo dire.
Non facciamo ricader tutta la responsabilità dello sfascio della Chiesa sul NO: ci sono colpe diffuse che son delle persone e dei sacerdoti a qualsiasi livello in primis. E' l'assenza dell'Autorità la prima causa.
Come se ne possa uscir non so.
Intanto, a proposito di "uscire" i "poveri preti" oltre a sfogarsi su qualche forum, farebbero bene a "uscire" e denunciar pubblicamente le malefatte come facciamo noi laici con nome, cognome e coi rischi che ciò comporta: anche per i laii il quieto vivere sarebbe più comodo.
"POVERI PRETI" unitevi!
Verissimo...uscire allo scoperto...e non abbandonare quelli che lo hanno fatto. I preti non vogliono rischiare nulla...e molte volte coprono questa viltà con la parola obbedienza...e diventano tristi.
RispondiEliminaun povero prete...in trincea
Vorrei dire semplicemente una cosa e cioè questa,noi cattolici,spesso,a differenza delle altre confessioni cristiane siamo più propensi a cadere nell'estetismo religioso a causa della ricca tradizione che grazie a Dio ci caratterizza. Insomma,non dobbiamo assolutamente e in nessuna circostanza trasformare questa tradizione in qualcosa che poi vada al di là del messaggio evangelico. Altrimenti tutto diventerebbe una perdita di tempo e tanta gente che pensavamo lontana ci passerà innanzi nel Regno dei Cieli. Ritornando alla questione della preghiera dei fedeli,non possiamo non accettarla,perchè tra mille o duemila persone,ci saranno pure una o due persone che la dicono seriamente. Personalmente,sono un accanito sostenitore della messa tridentina,ma assolutamente favorevole anche ad altri riti,come quello attuale. Parliamoci chiaramente,non è un rito che determina l'indebolimento della Chiesa,perchè qualora pensassimo queste significherebbe che fino ad oggi abbiamo dato importanza alla ritualità a dispetto della Verità.Bisogna certo cercare di migliorare laddove scorgiamo qualcosa che non va tanto bene,ma piuttosto che criticare,cerchiamo di proporre ciò che serve a migliorare e non ad abolire. Altrimenti facciamo del cristianesimo una semplice religione ritualistico-estetica. Alla fine saremo giudicati sull'Amore,solo sulla'Amore,come diceva un santo. E ricordiamoci,che,così come ho avuto modo di ascoltare tempo fa da qualche esponente di confessione evangelica(parole inconfutabili)NON E' LA TRADIZIONE E LA RELIGIONE CHE SALVA!!! E noi cattolici,questo,spesso sviati da tradizioni che fanno da catalizzatori perfetti alle superstizioni,dovremmo scrivercelo sulla fronte. Infine ricordiamoci una cosa,e cioè questa che è la più importante,che è il centro,il Cuore pulsante della messa,che è anche quello più "silenzioso" l'Eucarestia! E si,perchè se tutti si concentrassero lì,allora tutte le preghiere,compresa "quella dei fedeli",verrebbero pregate col Cuore. Insomma,il problema non è "su quale preghiiera",ma è nostro e solo nostro. E lì la responsabilità davanti a Dio che spesso viene dimenticato. Pace e bene a tutti!
RispondiEliminala preghiera dei fedeli che si legge sui foglietti delle edizioni s. Paolo si caratterizza per:
RispondiEliminaa) friggere l'aria;
b) vendere fumo;
c) distillare l'utopia.
Alessandro
Attenti, il protestantesimo in Inghilterra ad esempio è entrato grazie ad una riforma AMBIGUA della Messa, non formalmente eretica ma che ha portato in pochi anni all'eresia. All'Anonimo delle 9,34 consiglio la lettura degli studi di M.Davies, specialmente quello sulla Riforma Liturgica Inglese. Vedrà molte analogie con questi 40 anni. Perchè attenzione alla liturgia se non perchè è il luogo della Grazia e del Dogma? Attenti a non trascurare questo, che è il fondamento. La Tradizione è una delle due fonti della Rivelazione...
RispondiEliminaun povero prete
All'ultimo Anonimo (ma che è? la sagra dell'anonimato? E datevi un eteronimo, no?!).
RispondiEliminaProbabilmente non havrai mai visto dal vero un rito induista o jainista, una cerimonia buddista o scintoista (tutti un tripudio di eleganza e di lodevolissima cura della forma), te lo concedo. Ma avrai veduto forse un rito cristiano ortodosso: e allora ti renderai conto che affermare :"Siamo più propensi a cadere nell'estetismo religioso a causa della ricca tradizione che grazie a Dio ci caratterizza" è una sciocchezza. Il punto di vista che esprimi è il più scorretto e pericoloso che si possa esprimere. Quello che riduce la cura della forma liturgica e del sacro a "estetismo" e "ritualismo". L'amore è anche l'amore per la liturgia, cui si vuole dare, nei limiti delle possibilità umane il massimo splendore, alla luce della Tradizione e in comunione con le generazioni che ci hanno preceduto. Possibile che un buddista, uno scintoista, un giainista e un induista, ma anche un cristiano ortodosso (ma anche un musulmano, da secoli fedele alla lingua coranica, e per certi aspetti persino un luterano, che alla funzione canta sulle armonie di Bach o ) lo abbiano capito e tu no? Fino a questo punto il laicismo pseudorazionalista della modernità ti ha intriso l'anima?
La posizione di Dante Pastorelli è qui impeccabile, e mi ci riconosco totalmente. La prassi di ascrivere al NO sic et simpliciter la colpa di ogni degenerazione nella vita della chiesa è talmente simplistic da non meritare nemmeno di essere presa in considerazione. Il dramma è semmai l'anarchismo liturgico in atto, l'assoluta indifferenza alle rubriche, quando non la deliberata e compiaciuta violazione delle stesse, il tutto nel silenzio delle gerarchie o con il loro favoreggiamento.
RispondiEliminaCiò detto, meglio sarebbe stato tenersi al Vetus Ordo, per ragioni che qui si sono spesso ripetute, di gran lunga preferibile.
attenzione, Pernice. Mi pare di ricordare che il prof. Ratzinger disse in anni non sospetti che la riforma liturgica così come era stata voluta dalla premiata ditta Montini & Bugnini non poteva che avere conseguenze tragiche. Alessandro
RispondiEliminaMi permetto un altro invito; non confondere RITO con ritualismo.
RispondiEliminaSe si pone così il problema, direi che v'è un errore di base: si esclude il valore liturgico-sacramentale del RITO.
Non esiste nessun sacramento che possa esser scisso dal Rito.
Quindi il Sacrifio di Cristo si rinnova, ripresenta, attualizza, ripete nel RITO. In caso contrario si ha RITO senza sacramento e pertanto, per quel che riguarda la Messa, si cadrebbe nella condanmna del Concilio di Trento: Se uno afferma che il Sacrificio della Messa è una nuda commemorazione del Sacrificio della Croce, sia anatema.
Altro pericolo scorgo: pensare che un Rito non possa provocar danni.
Un Rito della Messa che volutamente, come ebbe a dir Paolo VI a J. Guitton, si proponeva di togliere quelle parti che potevan esser d'inciampo all'ecumenismo coi protestanti, se annacqua il centrlo della S. Messa, provoca una diminuzione della Fede nel Sacrificio, nel suo valore redentivo e nella Presenza Reale.
Qui com'ho già detto, son i limiti del "sacro" nel NO a cui il Papa
vuol porre rimedio. Ambiguità, non eresie.
Mons. Lefebvre, che certo non era tenero con la messa paolina, sosteneva che la Messa era valida.
S. Pio V abolì tutti i riti con meno di 200 anni di vita perché potevano contener formule non corrispondenti alla vera fede, intaccate insomma dall'eresia.
Allora, tutti i riti son egualmente rispettabili se esprimono con la stessa chiarezza ed interezza la teologia della Messa fissata definitivamente nel Concilio di Trento che sintetizza tutta la Sacra Tradizione.
Su questo (come su molti altri argomenti simili): Non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca! Abusus non tollit usum. Se queste cose sono fatte bene, così come la S.Chiesa le intende, non penso che daranno più noia.
RispondiEliminaCmq il problema l'ho notato anch'io da tempo, il foglietto delle Paoline elenca delle intenzioni che quando non rasentano l'... Visualizza altroeresia (come minimo) esprimono una fede "piatta", (quasi) tutta orizzontale (preghiamo perché il tizio capisca, perché il tizio faccia, ecc.). Tutto buttato sul sociale, insomma. Ed è un grande impoverimento. A volte ho notato allusioni politiche troppo spinte, inaccettabili. A volte mi chiedo: ma cosa dirà il Signore a sentire queste preghiere??? Se offendono il ns udito, quanto più quello del Signore?
La soluzione non penso sia l'abolizione tout-court, ma fare bene queste preghiere. Come minimo il sacerdote celebrante dovrebbe dare un'occhiattina prima della Messa alle preghiere e vedere di che si tratta.
P.Damian
Un'alternativa seria al foglietto domenicale delle Paoline sono le intenzioni di preghiera proposte domenica per domenica sul sito: www.culturacattolica.it (sezione Cristianesimo -> Liturgia della domenica). Tempo fa ho fatto una ricerca in questo senso e questo mi ... Visualizza altroè sembrato ciò che di meglio è in giro.
RispondiEliminaEcco per es. le intenz. di dom. scorsa (tanto per fare un paragone):
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=259&id_n=14869&Pagina=1&fo=
E poi c'è un altro probl. Quello dei lettori poco preparati. O la confusione che si crea quando sono in 50.000 a leggere... Basterebbe un po' di ordine. E mandare a leggere solo chi sa veramente leggere (vale anche per la Liturgia della Parola), la liturgia è cosa seria, non si può improvvisare e maltrattare! Ma quanti parroci si confessano anche delle trascuratezze liturgiche? Quasi nessuno.
P.Damian
Per facilità copio e incollo qui le intenzioni di domenica scorsa, proposte dal sito culturacattolica.it
RispondiElimina------------------------------------
Preghiera dei fedeli
Introduzione del celebrante
Tu hai detto: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto». Con questa fiducia ci rivolgiamo a te o Gesù.
1. Signore Gesù, tu ci unisci a te come i tralci alla vite, donaci di rimanere nel tuo corpo che è la Chiesa, per portare frutto come amici tuoi
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE
2. Ti affidiamo o Signore Gesù la visita di Papa Benedetto in Medioriente e nella tua terra; sostieni la sua testimonianza di verità e di pace, per il bene dei cristiani e di tutti gli uomini,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE
3. Ti affidiamo le persone colpite da calamità e disgrazie; apri il cuore degli uomini a sentimenti e azioni di solidarietà e pazienza. Concedi al mondo libertà e concordia,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE
4. O Signore Gesù, per intercessione di Maria, le nostre mamme e tutte le mamme possano rallegrarsi per i figli cresciuti nell’amore e nella fede. Ti affidiamo le famiglie che accompagnano i figli al primo incontro con te nell’Eucaristia,
Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE
Conclusione del celebrante
O Padre, tu sei il vignaiolo e vuoi che ciascuno di noi porti frutti. Fa che rimaniamo nell’amore del tuo Figlio Gesù, che vive e regna nei secoli dei secoli.
P.Damian
Sono l'Anonimo che ieri, 14 maggio 2009, ha postato il suo commento alle 19.33 e, raccogliendo l'invito fatto da F. Pernice, da oggi firmerò i miei interventi come "Rutilio Namaziano", pur non avendo alcuna avversione per il cristianesimo, al contrario per la mia nostalgia di una Tradizione che salva e che va salvata.
RispondiEliminaNon posso che continuare a lodare gli interventi di Dante Pastorelli: è ovvio ripetercelo, lo sappiamo che il NO è imperfetto, ma se ben celebrato non è eretico ed è Messa, su questo punto bisogna essere chiari e categorici.
Neanche io immagino quale sarà il futuro e - come Dante Pastorelli - ritengo sia difficile che si possa mantenere in vigore due forme dello "stesso" rito romano (soprattutto per la mancata coincidenza delle celebrazioni e la diversità delle letture).
All'Anonimo di oggi alle 9.34 vorrei dire che sono d'accordo con lui in molte cose, a partire dalla citazione (è di San Giovanni della Croce: alla sera della vita saremo giudicati sull'Amore), con la precisazione che la Tradizione non è (non deve essere!) formalismo, è il deposito della nostra fede e quindi salva, anzi è il rifugio sicuro quando la tempesta squassa la navicella della Chiesa.
Con questa chiarificazione (forse implicita nel pensiero dell'Anonimo delle 9.34) vorrei consigliare maggior cautela nei giudizi (e maggior realismo) a F. Pernice: non tutto è male e non si può pensare di potersi svegliare, miracolosamente, prima del NO! Intanto cerchiamo di ottenere che sia celebrato dignitosamente e secondo le rubriche, poi se sarà (auspicabilmente) modificato - tegliando qualcosa, esplicitando ciò che è implicito - sarà un guadagno, ma ci vorrà tempo, fede, speranza e... carità (reciproca)!
Rutilio Namaziano
Non credo che l'amico F. Pernice auspichi un risveglio ante-concilio, perché i piedi in terra mi sembra che li abbia ben pintati: semplicemente vede, come me, i guasti che dal concilio sono derivati e per l'ambiguità di certi testi e per l'insipienza o la volontà di applicarli in senso demolitorio della Tradizione e per la desistenza dell'Autorità ad ogni livello.
RispondiEliminaNon possiamo fare un balzo indietro di 50 anni: ma questi 50 anni dobbiamo riassorbirli, in quel che di buono possano avere, nella bimillenaria tradizione.
Non sono l'interprete di Franco, ovviamente, ma dall'insieme dei suoi post qui ed in precedenza su altro blog, questa mi sembra la sua posizione. Se sbaglio mi corriggerà, come direbbe Giov. P. II
Ringrazio, e davvero di cuore, l'amico Dante per avere cortesemente e correttamente interpretato il mio pensiero.
RispondiEliminaNo, Rutilio Namaziano, non sono mai stato tra coloro che ritengono anche lontamanente verosimile un ripristino della situazione di Cinquant'anni fa. In altra occasione, anzi, ho avuto modo di osservare che se dopo il Vaticano II si sono prodotte alcune fughe in avanti è segno che Cinquant'anni fa la situazione non era poi così idilliaca come oggi si potrebbe pensare. I decenni sono passati e con essi mezzo secolo di derive e gravi tralignamenti, ma anche di significative acquisizioni. Si tratta ora di operare una sintesi e mi sembra che con Benedetto XVI l'opera sia in corso (o almeno in corso di avveduta impostazione). E' un cammino difficile che passa per un crinale molto delicato, tra certe forme di massimalismo tradizionalista nostalgico e talora fanatico e certe forme di antitradizionalismo ideologico e, più o meno larvatamente, protestantizzante.
Riguardo alla liturgia tradizionale, penso che sia un patrimonio di inestimabile valore, frutto di un'attiva sedimentazione plurisecolare. I motivi per custodirla gelosamente sono molteplici e in questo sito sono stati scandagliati e approfonditi a più riprese. Non sto qui a ripeterli. Non sono, tuttavia, tra coloro che alla vista di una messa secondo il Novus Ordo si mettono a imprecare, a parlare aramaico o sputare gomitoli e chiodi. Grazie al Cielo ho la fortuna di potere assistere ogni domenica a sante messe, ora in Vetus Ordo ora in Novus Ordo, ottimamente officiate, anche se per assicurarmi quasi impeccabili messe in Novus Ordo ho dovuto girare parecchio (per il Vetus il problema non si pone, sia perché gli spazi per le libere escursioni sono infinitesimali, sia perché la quasi totatlità dei sacerdoti che oggi scelgono di celebrare in questa forma è motivata da una profonda percezione del sacro).
Per aggiungere un'osservazione del tutto personale, torno a esprimere l'auspicio che la riforma liturgica benedettiana - come qualcuno ormai chiama questa impegnativa stagione della Chiesa - 1) passi attraverso la rigorizzazione della forma rituale riformata alla luce dello spirito e nella lettera della Sacrosantum Concilium; 2) ribadisca e imponga un solido ancoraggio della nuova forma del rito alle rubriche che la disciplinano; 3) non intervenga sulla forma rituale tradizionale nel tentativo di riassorbirla in un ibrido, e la mantenga invece inalterata come forma straordinaria del rito.
Ciò detto colgo l'opportunità per darle il benvenuto nel forum.
Convertitevi e Credete al Vangelo!
RispondiElimina<p>Riporto di seguito questa incredibile preghiera che ho trovato su internet chiedendomi se la famiglia debba "aprirsi "anche a scelte di vita di droga o prostituzione
RispondiElimina</p><p><span>Domenica 22 Gennaio</span>
</p><p><span>- Per la famiglia, perché si apra con fiducia alle scelte di vita più svariate che i figli possono manifestare ai genitori, nel rispetto di quella che viene accolta come Volontà di Dio sulla vita di ciascuno, e perché tutti si impegnino nella preghiera vicendevole…</span>
</p><p><span> </span></p>
Forse il tono dell'articolo è eccessivo, però buona parte degli appunti rivolti, non alla consuetudine della preghiera dei fedeli, ma ai suoi abusi, sono condivisibili. Si poterbbe proporre, al posto della preghiera dei fedeli, una pausa di silenzio (purché sia silenzio vero) durante la quale ciascuno dei partecipanti prega nel proprio cuore. In caso di grave necessità pubblica (una guerra, un terremoto, l'elezione del Papa) il celebrante può invece chiedere la preghiera di tutti.
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