Passano le tempeste mediatiche. Vanno oltre gli autogol comunicativi ma anche di governo della Santa Sede, eppure la curia romana sembra capace d'un solo esercizio: quello di rimanere sempre uguale a se stessa. Immobile, immutabile, non cambia nemmeno quando tutto sembra dire: «Basta, è il tempo di una svolta». Non è stato sufficiente il caso Richard Williamson. E nemmeno il caso Gerhard Wagner, vescovo di Linz costretto alle dimissioni per volere della conferenza episcopale austriaca nonostante una previa decisione del Papa. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone naviga tra promesse di cambiamento (avrebbe dovuto sostituire a breve il suo secondo in segreteria di Stato, ovvero Fernando Filoni), ma tutto lascia oggi pensare che sia Bertone che Filoni rimarranno lì dove sono ancora per parecchio tempo. Forse, soltanto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi sarà costretto ad abbandonare la nave dopo il viaggio del Pontefice in Terra Santa - pare che Joaquin Navarro-Valls si stia muovendo per piazzare un uomo targato Opus Dei al suo posto - ma i tempi del cambio vanno avanti così per le lunghe che nessuno, a oggi, scommetterebbe un penny sul fatto che davvero, entro un mese e mezzo, Lombardi se ne vada. Forse soltanto sul fronte europeo qualcosa si muoverà a breve. Westminster e Toledo debbono trovare i sostituti di Cormac Murphy-O'Connor e Antonio Cañizares Llovera ma, seppure Benedetto XVI in un primo momento aveva pensato a due nomine in linea con le sue idee (una nomina di forte discontinuità col passato a Westminter e una di continuità a Toledo) pare che, invece, a prevalere siano esattamente due linee opposte.
Dietro le stesse nomine, insomma, l'importante influenza del cardinale Giovanni Battista Re continua a farsi sentire.
Poi l'Osservatore Romano: nei giorni scorsi in terza pagina è uscito un articolo smaccatamente pro Pdl. La cosa ha fatto infuriare i vertice della conferenza episcopale italiana che da tempo immemore lavorano su una linea equilibrata: nessun appoggio esplicito ad alcun partito, valutazione dell'operato quotidiana senza compromissioni di sorta. E anche se pare che la cosa sia scappata dalla penna del notista politico dell'Osservatore senza pressioni dall'alto, ciò che lascia perplessi è una convinzione di fondo che serpeggia con sempre maggiore insistenza dentro le sacre mura: il segretario di Stato è davvero filo Pdl e ciò che ha scritto il giornale vaticano, seppure un errore, rispecchia comunque il pensiero del porporato.
Tutto, comunque, si potrà appianare il prossimo maggio. In concomitanza con il viaggio del Papa in Terra Santa, infatti, si terranno le consuete settimane sociali organizzate dalla Cei. Per la prima volta si terranno in Vaticano, presso la Radio Vaticana: a conti fatti, sarà l'occasione perché le due parti si vedano e si confrontino. O almeno ci provino.
Ma quando mai il Card. Bertone ha fatto promesse di cambiamento.
RispondiEliminaSecondo Bevilacqua dunque, ma chissà quali sono le sue fonti, la nomina del Vescovo londinese sarebbe tutt'altro che tranquillizzante. Forse Tomson conosce meglio le cose inglesi ma... io non penso che si possa troppo saltare di gioia.
RispondiEliminaIl fatto è che, Spirito Santo permettendo, se Benedetto XVI non si da un po' più da fare nel rinnovo del Sacro Collegio, al prossimo Conclave, che speriamo molto lontano ma..., ci troveremo sicuramente un ultra-modernista sul soglio di Pietro. I Vescovi non vorranno certo ripetere "l'errore" del 2005 e si organizzeranno molto per tempo.
Un uomo targato Opus Dei? L'esperienza della gestione di un Papa da parte di quell'organizzazione è già stata fatta. Abbiamo già dato. Graziateci!!!
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