Pubblichiamo uno stralcio, inerente le parti che ci sembrano di maggior interesse (specie perché toccano la liturgia e la questione lefebvriana), dell'intervista concessa dal nuovo Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti al mensile 30giorni e leggibile per intero al sito di tale rivista (link). Sottolineature nostre.
[..]
- Come affronta questo nuovo incarico? Ha compiuto degli studi in Liturgia?
Cañizares Llovera: Fin dagli inizi della mia formazione sacerdotale mi sono sempre appassionato alla liturgia. Prima della tesi dottorale in Teologia pastorale e catechetica ho studiato le letture nel Triduo pasquale della liturgia ispanica. Da sacerdote ho insegnato Liturgia e Catechesi. Da vescovo, prima ad Avila, poi a Granada e quindi a Toledo, una delle mie principali preoccupazioni è stata che nelle diocesi che il Signore mi aveva affidato la liturgia eucaristica venisse celebrata dappertutto con sobrietà e bellezza, e sempre nel rispetto delle norme stabilite dalla Chiesa. La messa infatti è davvero la fonte e il culmine della vita cristiana – come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II –, e per questo non può essere celebrata in modo indegno. L’Eucaristia è davvero il cuore della Chiesa, e quindi l’adorazione eucaristica, all’interno della celebrazione liturgica ma non solo, è un’azione decisiva per la vita delle nostre comunità.
- La sua formazione sacerdotale è maturata durante la transizione dal pre al post Concilio...
Cañizares Llovera: In effetti sono entrato nel seminario diocesano di Valencia nel 1961, a 16 anni, quindi dal 1964 al 1968 ho studiato alla Pontificia Università di Salamanca dove ho conseguito la laurea in Teologia. Nel 1970 sono stato ordinato sacerdote e l’anno successivo ho conseguito, nello stesso Ateneo, il dottorato con la specializzazione in Catechesi.
- Quindi lei è il primo prefetto della Congregazione per il Culto divino ad aver celebrato da subito col Novus Ordo postconciliare...
Cañizares Llovera: Evidentemente è così. Ho celebrato con il Messale del 1962 solo recentemente, nel 2007, quando ho ordinato due sacerdoti dell’Istituto Cristo Re a Gricigliano, vicino Firenze.
- Che ricordo ha di quella fase di riforma liturgica?
Cañizares Llovera: Credo che un approfondimento e un rinnovamento della liturgia fossero necessari. Ma per come l’ho vissuta io non è stata una operazione perfettamente riuscita. La prima parte della costituzione Sacrosanctum Concilium non è entrata nel cuore del popolo cristiano. C’è stato un cambiamento nelle forme, una riforma, ma non un vero rinnovamento come chiede la Sacrosanctum Concilium. A volte si è cambiato per il semplice gusto di cambiare rispetto a un passato percepito come tutto negativo e superato. A volte si è concepita la riforma come una rottura e non come uno sviluppo organico della Tradizione. Da qui tutti i problemi suscitati dai tradizionalisti legati al rito del 1962.
- Quindi si è trattato di una riforma che, nei fatti, non ha rispettato pienamente il dettato conciliare?
Cañizares Llovera: Più che altro direi che è stata una riforma che è stata applicata e soprattutto è stata vissuta come un cambiamento assoluto, come se si dovesse creare un abisso tra il pre e il post Concilio, in un contesto in cui "preconciliare" era usato come un insulto.
- A dire il vero anche oggi di solito è così. Comunque, quando è stata pubblicata la sua nomina c’è chi ha descritto la sua evoluzione teologica come una parabola partita da posizioni piuttosto progressiste e approdata su lidi conservatori. In pratica lo stesso itinerario che viene "imputato" a papa Benedetto. Lei ci si riconosce?
Cañizares Llovera: Nel 1967, quando studiavo da sacerdote, lessi un articolo dell’allora professore Joseph Ratzinger sul rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio, articolo che metteva in guardia da alcune derive che erano già in atto. Lo condivisi in pieno. Il Concilio è stata una benedizione per la Chiesa. Io l’ho sempre vissuto non come una rottura con la Tradizione ma come una conferma della Tradizione, aggiornata per poter essere offerta all’uomo di oggi. In questo non credo di essere cambiato. Chi mi conosce bene sa che nella mia vita non ci sono state "inversioni ad u". Basta leggere quello che ha scritto Juan Martin Velasco sul País dopo la mia nomina.
[..]
- Lei è anche membro della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Come valuta il motu proprio Summorum Pontificum?
[..]
- Lei è anche membro della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Come valuta il motu proprio Summorum Pontificum?
Cañizares Llovera: Anche se qualcuno lo ha accolto con malumore è stato un gesto di straordinario buon senso ecclesiale. Con cui si è riconosciuto pienamente valido un rito che ha nutrito spiritualmente la Chiesa latina per più di quattro secoli [qui ci permettiamo di correggere il cardinal Prefetto con le parole di Joseph Ratzinger, nel suo libro La mia Vita: Ricordi 1927-77: "Ma la verità storica è un'altra. Pio V si era limitato a far rielaborare il messale romano allora in uso, come nel corso vivo della storia era sempre avvenuto lungo tutti i secoli. Non diversamente da lui, anche molti dei suoi successori avevano nuovamente rielaborato questo messale, senza mai contrapporre un messale a un altro. Si è sempre trattato di un processo continuativo di crescita e di purificazione, in cui, però, la continuità non veniva mai distrutta. Un messale di Pio V che sia stato creato da lui non esiste. C'è solo la rielaborazione da lui ordinata, come fase di un lungo processo di crescita storica"]. Credo che questo motu proprio sia una grazia che fortificherà la fede di gruppi tradizionalisti che già sono organicamente presenti nella Chiesa e che aiuterà il rientro dei cosiddetti lefebvriani… Sarà anche un aiuto per tutti.
- Lei ha avuto contatti con i lefebvriani: che cosa pensa della revoca della scomunica nei confronti dei vescovi e le polemiche che ne sono seguite?
Cañizares Llovera: Non ho avuto contatti col mondo cosiddetto "lefebvriano". Riguardo alla revoca della scomunica il mio pensiero è semplice. È stato un gesto di misericordia gratuita del Santo Padre, per aiutare un loro pieno inserimento nella Chiesa cattolica. È ovvio che questo potrà avvenire solo dopo che loro riconosceranno tutto il Magistero della Chiesa, compreso quello espresso dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi pontefici. Ma dobbiamo riconoscere che l’unità è inseparabile dalla croce.
- E riguardo alle affermazioni negazioniste o riduzioniste della Shoah del vescovo Williamson?
Cañizares Llovera: Si tratta di farneticazioni che il Papa e la Santa Sede hanno ripetutamente e fermamente respinto. Spero e prego che quanto prima vengano ufficialmente e chiaramente rinnegate dall’interessato. Aggiungo però che non è stato un bello spettacolo il modo in cui il Papa è stato trattato, anche da chi è dentro la Chiesa, in tutta questa vicenda. Per fortuna almeno, la Chiesa spagnola ha emesso un bel comunicato di filiale sostegno al nostro grande Benedetto XVI.
- Torniamo alla liturgia. Lei in quanto arcivescovo di Toledo ha celebrato anche nell’antichissimo rito mozarabico…
Cañizares Llovera: In effetti ogni giorno nella Cattedrale di Toledo si celebra la messa, e si recitano le lodi, anche secondo questo antichissimo rito, che sopravvisse alla riforma tridentina. Bisogna ricordare infatti – e a qualcuno forse non piace farlo – che il cosiddetto Messale di san Pio V non abolì tutti i riti precedenti. Vennero infatti "salvati" quei riti che potevano vantare almeno due secoli di storia. E il rito mozarabico – insieme, ad esempio, al rito proprio dell’ordine domenicano – era tra questi. Così dopo il Concilio di Trento non ci fu una assoluta uniformità nella liturgia della Chiesa latina.
- Quali sono, oltre a quelle di cui abbiamo già parlato, le questioni che dovrà affrontare nello svolgere questa nuova missione?
Cañizares Llovera: Aiutare tutta la Chiesa a seguire pienamente quanto ha indicato il Concilio Vaticano II nella costituzione Sacrosanctum Concilium. Aiutare a comprendere pienamente quanto il Catechismo della Chiesa cattolica dice riguardo alla liturgia. Fare tesoro di quanto il Santo Padre – quando era il cardinale Joseph Ratzinger – ha scritto sull’argomento, specialmente nel bellissimo libro Introduzione allo spirito della liturgia. Fare tesoro di come il Santo Padre – coadiuvato dall’Ufficio delle cerimonie liturgiche presieduto da monsignor Guido Marini – celebra la liturgia. Le liturgie pontificie infatti sono sempre state, e sono tuttora, esemplari per tutto l’orbe cattolico.
- In una intervista concessa in Spagna lei ha elogiato la decisione del Papa di distribuire l’eucaristia, nelle liturgie da lui presiedute, solo in ginocchio e solo nella bocca. Si prevedono cambiamenti a riguardo nella disciplina universale della Chiesa?
Cañizares Llovera: Come è noto l’attuale disciplina universale della Chiesa prevede che di norma la comunione venga distribuita nella bocca dei fedeli. C’è poi un indulto che permette, su richiesta degli episcopati, di distribuire la comunione anche sul palmo della mano. Questo è bene ricordarlo. Il Papa, poi, per dare maggiore risalto alla dovuta reverenza con cui dobbiamo accostarci al Corpo di Gesù, ha voluto che i fedeli che prendono la comunione dalle sue mani lo facciano in ginocchio. Mi è sembrata una iniziativa bella ed edificante del vescovo di Roma. Le norme attuali non obbligano nessuno a fare lo stesso. Ma neanche lo impediscono.
[..]
- Da arcivescovo di Granada ha avuto modo di vedere da vicino quale è stata l’influenza e l’eredità arabo-musulmana nella storia della Spagna. Che riflessioni ha fatto in proposito?
Cañizares Llovera: La dominazione musulmana è durata secoli. E sembrava una questione finita. Non le nascondo che non manca una certa preoccupazione, perché nel mondo islamico c’è chi oggi vorrebbe recuperare all’islam le nostre terre. Fermo restando che noi cattolici vogliamo avere buoni rapporti con tutti, musulmani compresi, questi progetti – che non sembrano essere solo teorici – non possono non turbarci.
- Teme per l’unità del suo Paese?
Cañizares Llovera: L’unità della Spagna è un bene morale, prepolitico, costitutivo della nostra identità. Non è solo una questione politica. Questa unità ha origine nel terzo Concilio di Toledo del 589, quando il re visigoto Recaredo si è convertito alla vera fede e ha abbandonato l’arianesimo, favorendo così un pieno amalgama tra le componenti latina e germanica della popolazione. Il cardinale Ratzinger lo ricordò in una sua conferenza in cui disse che il Concilio di Toledo fu in qualche modo anche l’atto fondativo dell’Europa. Per questo ritengo che l’unità della Spagna sia un bene non negoziabile.
non mi meraviglierei se un giorno, che spero ancora lontano, lo Spirito Santo fosse l'unico grande elettore del card. Canizares Llovera e questi fosse scelto da Dio quale proprio candidato in un conclave. Alessandro.
RispondiEliminaLo Spirito soffia e decide, sicché i nostri auspici si esauriscono in sé e valgon nulla. Ma a me piacerebbe invece un bel Papa italiano, come da tradizione, oppure un certo papa... cingalese.
RispondiElimina