Città del Vaticano, 10 feb. - (Adnkronos) - La notizia arriva come una doccia fredda [perché?] dopo settimane di dibattito e contrasti accesi: da parte della Fraternità di San Pio X non è stato dato alcun ultimatum a mons. Williamson affinché ritiri le proprie affermazioni sull'Olocausto, ma gli è stato dato tempo per approfondire e studiare la questione; un tempo ragionevole certo, ma di ritrattare per ordine superiore non se ne parla.
In questi termini la Fraternità di San Pio X prende le difese di mons. Richard Williamson e dimostra in una lunga nota dedicata al suo caso, che il vescovo non è affatto stato emarginato dalla Fraternità la quale anzi lo difende dagli attacchi mediatici e ne rivendica la scelta di studiare il periodo storico della seconda guerra mondiale per capire se rivedere le proprie posizioni.
Mons. Richard Williamson, secondo la Fraternità, non ha semplicemente riaffermato le proprie tesi negazioniste della Shoah nella recente intervista al settimanale tedesco 'Der Spiegel', ma ha detto che secondo quanto gli risulta negli studi compiuti negli anni '80 aveva raggiunto certe conclusioni (negazione delle camere a gas e del numero di ebrei morti durante la seconda guerra mondiale, ndr), ora vuole intraprendere nuove ricerche per verificare se si è sbagliato e di certo, di questo ritardo, ''la verità storica non ne soffrirà''.
Una difesa articolata e per molti versi inattesa, messa in campo dalla Fraternità di San Pio X con una nota nella quale si contesta la parzialità con cui è stata data notizia dell'intervista del vescovo lefebvriano al giornale tedesco diffusa ieri. Sembra dunque che all'interno dei lefebvriani non vi siano spaccature sostanziali ma che anzi prevalga il tentativo di rimanere uniti dopo la revoca della scomunica da parte della Santa Sede.
Nel testo della nota c'è poi un'altra notizia: il 29 gennaio scorso, in piena tempesta per le dichiarazioni dello steso Williamson, i quattro vescovi ultra-tradizionalisti avevano scritto al Papa per ringraziarlo della revoca della scomunica. Il 4 febbraio, come si ricorderà, Benedetto XVI fu costretto a intervenire pubblicamente per ricordare l'insegnamento della Chiesa sulla Shoah.
Quella di Willimason, afferma la nota in questione, ''non è una manovra dilatoria o un modo per respingere la richiesta della Segreteria di Stato vaticana ''di prendere pubblicamente le distanze dalle proprie affermazioni'', intenzione del vescovo è anzi quella di ''informarsi obiettivamente studiando le tesi avverse a quella da lui presentata''.
''Si preferirebbe - prosegue il testo - vedere mons. Williamson avere una posizione anti-negazionista unicamente per un ordine ricevuto? La sincerità di una tale posizione sarebbe più che sospetta agli occhi di tutti'' [in effetti è vero. Peraltro una condanna più esplicita del nazismo e scuse se le sue affermazioni hanno offeso le vittime, potrebbe farle fin da subito]. Il comunicato rileva poi che Williamson rinnova la condanna della Chiesa contro l'antisemitismo nell'intervista a 'Der Spiegel'. ''Egli - spiega il testo diffuso dai lefebvriani - dichiara che il suo studio gli prenderà del tempo. La verità storica soffrirà per questo ritardo? I fatti scientifici rischiano di non essere più dei fatti con il tempo? Certamente no! Contrariamente a quanto afferma il giornalista dello Spiegel, la Fraternità non ha posto un ultimatum a mons. Willimason, ma gli ha chiesto di studiare questi temi in un lasso di tempo ragionevole'' [sarebbe meglio per tutti se questo tempo fosse comunque il più rapido possibile!].
In questi termini la Fraternità di San Pio X prende le difese di mons. Richard Williamson e dimostra in una lunga nota dedicata al suo caso, che il vescovo non è affatto stato emarginato dalla Fraternità la quale anzi lo difende dagli attacchi mediatici e ne rivendica la scelta di studiare il periodo storico della seconda guerra mondiale per capire se rivedere le proprie posizioni.
Mons. Richard Williamson, secondo la Fraternità, non ha semplicemente riaffermato le proprie tesi negazioniste della Shoah nella recente intervista al settimanale tedesco 'Der Spiegel', ma ha detto che secondo quanto gli risulta negli studi compiuti negli anni '80 aveva raggiunto certe conclusioni (negazione delle camere a gas e del numero di ebrei morti durante la seconda guerra mondiale, ndr), ora vuole intraprendere nuove ricerche per verificare se si è sbagliato e di certo, di questo ritardo, ''la verità storica non ne soffrirà''.
Una difesa articolata e per molti versi inattesa, messa in campo dalla Fraternità di San Pio X con una nota nella quale si contesta la parzialità con cui è stata data notizia dell'intervista del vescovo lefebvriano al giornale tedesco diffusa ieri. Sembra dunque che all'interno dei lefebvriani non vi siano spaccature sostanziali ma che anzi prevalga il tentativo di rimanere uniti dopo la revoca della scomunica da parte della Santa Sede.
Nel testo della nota c'è poi un'altra notizia: il 29 gennaio scorso, in piena tempesta per le dichiarazioni dello steso Williamson, i quattro vescovi ultra-tradizionalisti avevano scritto al Papa per ringraziarlo della revoca della scomunica. Il 4 febbraio, come si ricorderà, Benedetto XVI fu costretto a intervenire pubblicamente per ricordare l'insegnamento della Chiesa sulla Shoah.
Quella di Willimason, afferma la nota in questione, ''non è una manovra dilatoria o un modo per respingere la richiesta della Segreteria di Stato vaticana ''di prendere pubblicamente le distanze dalle proprie affermazioni'', intenzione del vescovo è anzi quella di ''informarsi obiettivamente studiando le tesi avverse a quella da lui presentata''.
''Si preferirebbe - prosegue il testo - vedere mons. Williamson avere una posizione anti-negazionista unicamente per un ordine ricevuto? La sincerità di una tale posizione sarebbe più che sospetta agli occhi di tutti'' [in effetti è vero. Peraltro una condanna più esplicita del nazismo e scuse se le sue affermazioni hanno offeso le vittime, potrebbe farle fin da subito]. Il comunicato rileva poi che Williamson rinnova la condanna della Chiesa contro l'antisemitismo nell'intervista a 'Der Spiegel'. ''Egli - spiega il testo diffuso dai lefebvriani - dichiara che il suo studio gli prenderà del tempo. La verità storica soffrirà per questo ritardo? I fatti scientifici rischiano di non essere più dei fatti con il tempo? Certamente no! Contrariamente a quanto afferma il giornalista dello Spiegel, la Fraternità non ha posto un ultimatum a mons. Willimason, ma gli ha chiesto di studiare questi temi in un lasso di tempo ragionevole'' [sarebbe meglio per tutti se questo tempo fosse comunque il più rapido possibile!].
Fonte: Adnkronos
Si documenterà anche per stabilire se Napoleone ha vinto o perso a Waterloo?
RispondiEliminaCosa succederà se Mons. Williamson all'esito dei nuovi studi (a questo punto consiglio i libri di Mattogno, visto che il rapporto leuchter è considerato mendace), confermerà che -secondo lui- le camere a gas non sono mai esistite?
RispondiEliminaFarà meglio a lasciare la Fraternità e a passare il suo tempo a scrivere un libro che dimostri che gli Americani non sono mai arrivati sulla Luna e che sono stati "settori deviati" dei servizi segreti austroungarici a far assassinare l'arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo nel 1914...
RispondiEliminaCaro Anonimo delle 13,28,e' proprio vero!Quel bischero di Willimson,da buon britannico(ed e' risaputo che gli isolani
RispondiEliminatengono 'a capa tuosta)doveva fare le sue ricerche storiche proprio nell'unico ,dico l'unico ,settore tabu' di tutta la Storia? Avrebbe potuto avere un salutare imbarazzo della scelta tra bilioni-non milioni-di altri argomenti storici,pervenendo poi alle piu' strabilianti ed esplosive conclusioni(vedi Dan Brown),e magari farci pure un sacco di soldi(arivedi Dan Brown),ed infine ottenere anche un Nobel, senza creare tutto questo gran casino.Come minimo si meriterebbe di essere consegnato alla Corte d'Assise di Tel Aviv per esservi impiccato!