Siccome viene citato anche il blog MiL, ci permettiamo di svolgere alcune NOSTRE PRECISAZIONI:
premessa: la prima versione del decreto e dell'annesso regolamento (facentene parte, e che MiL aveva pubblicato il 2 dicembre sera) prevedeva l'infelice onere per i fedeli tradizionalisti di corrispondere un importo fisso (pur lecito, civilisticamente parlando) di 300,00 euro mensili a forfait (per il rimborso delle spese che la Confraternita proprietaria dell'oratorio avrebbe sostenuto dal 4 dicembre -per luce, acqua, pulizia, assicurazione e materiale per il culto quale ostie, vino e candele-). Alle 20 del 2 dicembre MiL aveva pubblicato il testo, criticando il punto 6 del Regolamento in cui era previsto tale esplicito vergognoso onere.
Cosa dice l'Associazione
in questa seconda parte della lettera, l'Associazione dice che del testo del decreto e del regolamento da noi stigmatizzato fosse stata felicemente chiesta la modifica nel pomeriggio del 2 dicembre, durante un cordiale incontro dei responsabili dell'Associazione con la Curia. Si dice inoltre che la pubblicazione alle 20.00 da parte di MiL del testo della prima versione ormai "superata" (e delle relative critiche) aveva colto tutti di sorpresa e aveva indotto un responsabile a chiedere a MiL la cancellazione del testo onde evitare irrituazioni curiali.
Per quanto ci risulta, nostre fonti, ci hanno informato che in realtà sia avvenuto proprio il contrario: si è deciso in fretta e furia di cambiare il testo del decreto - o meglio -, del Regomento, solo a seguito della pubblicazione (alle 20:00 del 2 dic.) del post di MiL col testo "prima versione" da noi criticato.
Cosa dice l'Associazione
L'associazione, non si sa per quale motivo, si impegna a dire che il decreto "prima versione" pubblicato da MiL era stato firmato dall'arcivescovo ma era ancora aperto a modifiche. Inoltre aggiunge che, per tale motivo, esso non "esisteva" ufficialemnte perchè non era stato ancora comunicato ai destinatari: tant'è vero che era sprovvisto di n. di protocollo.
Era stato protocollato e inviato ai destinatari. Quindi era la versione ufficiale alle 20.00. Altrimenti non lo avremmo pubblicato (o lo avremmo pubblicato con riserve, presentandolo come bozza).
Tutto quanto sopra, avvalora la nostra versione dei fatti secondo la quale, se pur già ufficiale, il testo sia stato cambiato DOPO la pubblicazione del testo "incriminato" da MiL. Si può notare che quello nella foto è la "prima stesura" perchè al n. 2 non prevede, al secondo capoverso, l'esclusione delle celebrazioni riservate al parroco (quindi battesimi, cresime, prime comunioni e funerali). Modifica questa in peius aggiunta nella seconda versione. Chissà come mai.
3) Approfittiamo dell'occasione per rispondere all'interrogativo finale che si pone l'avv. Ferro Canale: la prima versione del decreto e del regolamento ci è stata inviata da una persona che era seriamente preoccupata per il tenore degli stessi, specialmente nel punto in cui prevedeva l'onere di pagamento di 300,00 euro... (vedendolo, come in effetti era, come una grave discriminazione a danno dei fedeli tradizionalisti, rispetto agli altri fedeli a cui non viene chiesto alcunchè - eccetto la libera questua - dalle rispettive parrocchie) e per la scelta di un delegato che, a suo dire, non era certo il sacerdote più indicato a seguire il gruppo stabile.
Eravamo stati anche in dubbio se pubblicare questa seconda parte ma, per buona creanza, lo abbiamo fatto.
(segue dalla prima parte qui)
L'ultima
settimana, naturalmente, l'ansia e anche una certa preoccupazione per il
decreto che ancora non si vedeva hanno raggiunto il culmine. Da Mons. Ganabano
è giunta la notizia che la bozza prevedeva che le offerte dovessero essere
destinate alla Parrocchia; si è fatta pervenire di volata, sempre suo tramite,
l'osservazione scritta che, ai sensi del can. 531, quella è la sorte normale
delle offerte per le funzioni parrocchiali, ma dopo il m.p. “Traditionis
Custodes” queste Messe non lo sono più, rientrano in una cura pastorale che
compete direttamente al Vescovo. Infine, il 2, l'incontro in Curia per la
discussione del testo, cui potevano partecipare – ci è stato detto – due dei
nostri al massimo. Siamo andati io e il Dott. Gaggioli, preavvertendone gli
altri tramite la chat di gruppo.
L'incontro si
è rivelato proficuo e costruttivo, perché il testo, sebbene già firmato
dall'Ecc.mo Arcivescovo, era considerato ancora aperto a modifiche: abbiamo
così potuto muovere osservazioni che sono state annotate, qualcun'altra ne
abbiamo aggiunta a riunione conclusa, perché dimenticata nell'ampia
discussione, e adesso riscontro con soddisfazione che tutti i rilievi di
sostanza sono stati accettati.
Quella sera
stessa, però, siamo stati colti di sorpresa dall'avvenuta pubblicazione su MiL
di un documento che sembrava il testo definitivo e ufficiale del decreto, con
tanto di firma dell'Arcivescovo... ma non lo era, anzi doveva trattarsi di una
bozza già superata ancora prima della riunione, perché il testo era diverso da
quello discusso nel pomeriggio. (Cambiare testi già firmati può sembrare
strano, e magari lo è, tuttavia in diritto canonico gli atti amministrativi
vengono ad esistenza compiuta solo quando sono comunicati ai destinatari; solo
a quel punto assumono un numero di protocollo, di cui infatti il testo odierno è
munito mentre l'altro ne era privo)
Il punto non
era di poco conto, perché l'articolo di commento si concentrava su un aspetto
specifico, la previsione di un contributo pecuniario fisso di trecento euro
mensili, stigmatizzato in termini assai critici. Essa in verità figurava anche
nella bozza lettaci nel pomeriggio, ma eravamo usciti dalla riunione con la
certezza di averla fatta cambiare, in favore di un approccio più flessibili,
aperto anche ad apporti in natura o prestazioni d'opera, e soprattutto della
scelta di demandare il tutto alle opportune intese tra noi e la Confraternita.
L'Associazione, quindi, si è consapevolmente assunta la grave responsabilità di
chiedere la rimozione dell'articolo, spiegandone le ragioni alla redazione di
MiL, e va a loro onore averle comprese e accettate sebbene, per ovvi motivi,
noi in quel momento non potessimo certo esibire un “controdocumento” a sua
volta scritto e firmato.
Alla prima S.
Messa nella nuova sede, i fatti ci hanno rassicurati sulla capienza
dell'Oratorio e anche sulla risposta dei fedeli: lo abbiamo riempito, non si
può dire che sia avanzato molto spazio... però nessuno è rimasto fuori e,
all'interno, la bellezza della Liturgia ha saputo sollevare verso il Cielo gli
animi di tutti. Un pensiero, forse, è rimasto a turbare un poco la serenità
raggiunta: è stata data lettura soltanto del decreto, modificato in accordo con
quel che ci si era detti, ma non l'allegato regolamento, destinato a contenere
la disciplina di dettaglio tra cui la questione del contributo economico. Mons.
Ganabano ha spiegato, in separata sede, che stavano ancora finendo di rivederlo
e che, perciò, il documento completo sarebbe stato disponibile nel giro di
qualche giorno, come poi avvenuto. Nel frattempo, però, ci siamo trovati in una
situazione non gradevole e non facile, perché frattanto la notizia
dell'articolo di MiL, malgrado la rapida rimozione, è stata rilanciata sui social.
Noi abbiamo avvertito chi potevamo raggiungere, naturalmente; nondimeno,
persone che “hanno lo zelo di Dio, ma non secondo la conoscenza” (Rm 10,2),
nulla sapendo e nulla chiedendo di come stessero effettivamente le cose agli
unici che potessero saperlo, cioè a chi del decreto era concretamente andato a
discutere, si sono buttate lancia in resta nella polemica di turno. Dalla
taccagneria genovese al raffronto con l'ospitalità gratuita per altre
confessioni cristiane, fino a paralleli con i trenta denari di Giuda che, se
presi sul serio, sarebbero insulti assai gravi e addirittura al delitto
canonico di simonia, si è sentito evocare di tutto e di più.
Io non so, e
molto probabilmente non saprò mai, chi abbia fatto filtrare il documento in
questione, né cosa pensasse mai di ottenere, né per quali vie lo abbia avuto,
né se sapesse a chi rivolgersi per avere lumi. Qualcuno però doveva pur
saperlo, da qualche parte nella catena – breve o lunga – che ha portato alla
sua divulgazione. E allora, sperando che alla porta di ignote coscienze queste
mie parole riescano almeno a bussare, vorrei osservare che l'Ottavo
Comandamento proibisce sia la detrazione sia il sospetto temerario, perché per
un cattolico il dovere di ricerca della verità viene prima, molto prima, del
diritto di dire la propria... perché i diritti non spettano all'opinione e meno
ancora all'impressione, ma appunto alla verità.
Associazione
“S. Alberto Magno O.P.”
Presidente
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