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martedì 6 settembre 2022

L’attore Shia LaBeouf convertito dalla Messa tradizionale, qualche riflessione #traditioniscustodes

Qualche riflessione sulla conversione dell'attore Shia LaBeouf, attratto proprio da quella liturgia che a Roma vedono come fumo negli occhi...
Stefano

Questa traduzione è stata realizzata grazie alle donazioni dei lettori di MiL






Possiamo imparare molto dal modo in cui Dio ha condotto il tormentato attore alla fede e al pentimento

di P. Roger Landry – National Catholic Register, 29 agosto 2022

Il 25 agosto, il vescovo Robert Barron ha pubblicato un'intervista video con l'attore Shia LaBeouf, in cui quest'ultimo non solo ha annunciato la sua conversione alla fede cattolica, ma ha descritto in modo avvincente le tappe di quello che definisce il suo «cammino di salvezza». 

LaBeouf è apparso in 40 film, 4 film-tv, 77 episodi di varie serie e tre videogiochi. Vincitore di numerosi premi di recitazione, il 36enne è famoso soprattutto per il suo ruolo principale di Sam Witwicky nella serie Transformers.

Ma oltre alla fama, ha vissuto una vita travagliata. È apparso nudo in 10 pellicole, la maggior parte delle quali presentava scene di sesso esplicito, segno che aveva perso vergogna e autostima. Ha lottato contro la dipendenza dall'alcol, ha plagiato una sceneggiatura, è stato accusato di disturbo della quiete pubblica, molestie, violazione di domicilio, ubriachezza, ostruzione, percosse e furto, ed è stato accusato da una fidanzata di maltrattamenti fisici e da un'altra di sesso violento, aggressione e di averle inflitto stress emotivo. 

Nell'intervista con il vescovo Barron, LaBeouf ha confessato: "La mia vita era in fiamme. Stavo uscendo dall'inferno. [...] Non volevo più essere un attore e la mia vita era un completo disastro. Avevo fatto del male a molte persone". È apparsa la notizia che "ho abusato delle donne, ho sparato ai cani e ho volontariamente trasmesso alle donne malattie sessualmente trasmissibili. È disgustoso, è depravato e mia madre è imbarazzata al di là di ogni immaginazione". 

Questo lo ha portato a considerare il suicidio. "Avevo una pistola sul tavolo. [...] Non volevo più restare vivo. ... [C'era] una vergogna che non avevo mai provato prima, quel tipo di vergogna che ti fa dimenticare come si respira". 

Fu a quel punto che il regista Abel Ferrara, che partecipava con lui a un gruppo virtuale di auto-aiuto, gli chiese, in vista di un film che stava preparando, se avesse mai sentito parlare di Padre Pio. Lui non lo aveva mai sentito e, dato che a quel punto nessuno voleva lavorare con lui, pensò che la domanda di Ferrara fosse la sua "occasione per rimettersi in gioco". 

Per prepararsi al ruolo, aveva bisogno di imparare qualcosa sulla fede cattolica e sull'ordine dei Cappuccini, a cui apparteneva San Pio. Si è recato al Seminario di San Lorenzo a Santa Ynez, in California, dove ha incontrato i Cappuccini e ha stretto amicizia con loro. 

Da attore che cerca di immergersi nella vita dei personaggi che interpreta, aveva anche bisogno di aiuto per imparare a "dire" la Messa, che era il centro della vita di San Pio, in modo convincente. Per questo si è recato alla Christ the King Church di Oakland. Perché potesse comprendere al meglio la fede cattolica, i Cappuccini lo affidarono a una religiosa che gli insegnasse il catechismo. 
Nel corso di diversi mesi, questo studio intenso, ha detto LaBeouf, "ha smesso di essere una preparazione per un film iniziando a essere qualcosa che si sente al di là di tutto questo". Ha iniziato a sentire un bisogno irrefrenabile di "lasciarsi andare" e "arrendersi davvero" a Dio, cosa che ha fatto con coraggio e zelo. In seguito ha espresso meraviglia per il modo in cui, quando stava toccando il fondo, il suo ego lo ha portato a cogliere al volo la possibilità di un ruolo cinematografico incentrato su Padre Pio. "È stato come se qualcuno mi avesse ingannato", ha detto. Ora adora quell'Ingannatore.  

Possiamo imparare molto dalla sua storia di conversione, soprattutto dagli elementi che Dio ha usato per condurlo da una vita che lui stesso ha definito infernale, dall'essere "molto bravo ad attaccare il cattolicesimo perché mi faceva sentire superiore" all'essere abbastanza umile da pentirsi, credere e vivere il Vangelo. 

Nella misura in cui oggi sono in tanti a seguire le strade in discesa percorse da LaBeouf prima della sua conversione, ma anche molti che ammirano il suo lavoro e sono stupiti dalla sua conversione, è bene che la Chiesa sappia cosa lo ha attirato e potrebbe attirare altri. 

LaBeouf è stato innanzitutto attratto dalla "full immersion" che implica la vita cattolica: essa coinvolge ragione, volontà e sentimenti. Da attore, odia ironicamente tutto ciò che sembra recitare – il suo bar mitzvah [cerimonia di iniziazione ebraica, ndt] a 13 anni sembrava una recita – e si è rifiutato di fingere l'accento di Padre Pio. Ha cercato l'integrità e, con sorpresa, l'ha scoperta nella vita cattolica. 

In secondo luogo, cercava un senso di connessione e l'ha trovato con i Cappuccini. La loro fraternità accogliente, concreta e sincera – per non parlare delle loro risate, dei gelati e dei gatti – lo ha attirato. 

In terzo luogo, è stato affascinato dalla Messa, soprattutto quella tradizionale in latino, che doveva imparare – e in cui doveva immergersi – per il film. Per lui, fingere di celebrarla e parteciparvi gli faceva sentire come se qualcuno condividesse con lui "un segreto". Lo avvolgeva con un senso di realtà di Dio e del sacro. 

Le sue prime esperienze con la Messa in inglese sono state, si lamenta, come se qualcuno stesse "cercando di vendermi qualcosa", dove la predicazione non era adatta alla dignità della Messa, ma piuttosto era un invito "a mettersi sbracati proprio mentre mi chiedi di credere pienamente che stiamo per passare attraverso la morte di Cristo". Quando ha scoperto di essere stato battezzato da uno zio e i cappuccini gli hanno permesso di iniziare a ricevere la Santa Comunione, ha detto che poteva quasi sentire l'effetto fisico e il senso di rigenerazione nell'entrare nella morte e nella risurrezione di Cristo. 

In quarto luogo, era commosso dal fatto che grandi convertiti lo avevano preceduto. Ha parlato dell'impatto di Sant'Agostino e di San Francesco d'Assisi, ma soprattutto del cappuccino fra' Jim Townsend, un truffatore che uccise la moglie incinta e trascorse 20 anni in prigione, ma si convertì e finì per trascorrere 39 anni da cappuccino. Questo fatto mi ha "dato il permesso di essere un peccatore", ha detto LaBeouf, e se dopo tutto quello che Townsend aveva fatto, un uomo del genere poteva vivere di fede, c'era speranza anche per lui.  

In quinto luogo, bisognava insegnargli a pregare. Prima di allora, pregare sembrava come "memorizzare le parole di qualcun altro". Ma quando un frate cappuccino e il vescovo Barron gli spiegarono come gestire la quiete e passare dal silenzio ai pensieri e alle azioni d'amore, tutto cominciò a funzionare. 

In sesto luogo, desiderava incontrare un Gesù maschile. 

"A questo punto, la mia opinione su Cristo", ha detto, "mi dava l'idea che stessi leggendo di un buddista, un uomo molto morbido, fragile, tutto amore e tutto ascolto, senza forza, senza romanticismo". Questa impressione è stata rafforzata dall'"arte che avevo visto", che presentava rappresentazioni di Gesù "molto morbide, più femminili". Leggendo il Vangelo, con la guida della forte influenza paterna di un cappuccino, arrivò a comprendere la differenza tra debolezza e mitezza, e a capire come la mitezza, come Gesù ha mostrato durante tutta la sua vita, sia un vertice della forza. 

In settimo luogo, aveva bisogno di scoprire uno "scopo" nella vita, quello che i cattolici normalmente chiamano vocazione. 

Un cappuccino gli ha insegnato che il discernimento avviene attraverso la scoperta dei talenti che Dio ci ha dato e la determinazione di come usarli per aiutare gli altri. LaBeouf pensava che il suo unico talento fosse quello di "sanguinare davanti alla gente", cosa che ha fatto in molti dei suoi film. Alla fine ha capito quanto questa abilità fosse appropriata per rappresentare il più famoso stigmatizzato del mondo moderno! 

Ottavo: ha dovuto imparare il significato redentivo della sofferenza. 
Pensava che la sofferenza che aveva sopportato e causato fino a quel momento fosse "inutile". Un cappuccino lo ha aiutato a capire che "la sofferenza è in realtà un dono" – una consapevolezza che ha portato LaBeouf persino a ringraziare la donna che lo aveva accusato di abusi sessuali, che ha detto di avergli "salvato la vita", grazie alla vergogna che ha dovuto sopportare a causa delle sue accuse e del dolore che aveva causato. 

Nono, tutte queste lezioni sono state integrate in San Pio, che LaBeouf ha conosciuto come "uno dei santi più stimati e amati che abbiano mai abbellito la terra". Immergersi nella sua vita in mezzo ai suoi confratelli cappuccini – cercando di imitare il modo in cui celebrava la Messa, pregava, cercava e dispensava la misericordia di Dio, affrontava la sofferenza e il rifiuto, pregava dall'alba al tramonto, sfidava virilmente gli altri alla santità e viveva la sua vocazione cappuccina con immensa fede, speranza e carità – è stato per LaBeouf una scuola straordinaria che, allo stesso tempo, "mi ha salvato la vita". 

Mentre rendiamo grazie a Dio per la conversione di LaBeouf e preghiamo per la sua continua crescita nelle virtù della vita cattolica, preghiamo allo stesso modo che la sua conversione possa portare molti altri alla fede cattolica e aiutare tutti nella Chiesa a riconoscere l'attrazione duratura della fede e le pratiche che fanno risplendere questa bellezza.

1 commento:

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La Redazione