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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

sabato 13 agosto 2022

Ora siamo tutti tradizionalisti

Continuiamo l'ormai consueto saccheggio dei siti e blog statunitensi, per proporvi, nella nostra traduzione, questo interessante pezzo di Eric Sammons (caporedattore di Crisis Magazine e direttore esecutivo di Crisis Publications), apparso appunto su Crisis Magazine lo scorso 2 agosto. Per comprendere il titolo che gli abbiamo assegnato, vi consigliamo di leggerlo sino alla fine.

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Le guerre liturgiche sono diventate guerre dottrinali
di Eric Sammons

Molti cattolici negli ultimi decenni hanno evitato con cura le "guerre liturgiche" all'interno della Chiesa e, francamente, non li biasimo. Troppo spesso queste battaglie comportano molto calore e poca luce. Le guerre di cattolici contro cattolici possono diventare a volte piuttosto feroci e personalistiche. È meglio tenere la testa bassa, sopportare in silenzio i problemi liturgici della propria parrocchia e andare avanti.

A causa di questo atteggiamento prevalente, molti cattolici si sono interessati solo in minima parte degli sforzi di Papa Francesco per limitare e infine eliminare la Messa tradizionale. Essi non hanno un impatto diretto su di loro e sembra che riguardino questioni superiori al loro livello. Anche in questo caso, meglio tenere la testa bassa.

Il problema è che lo sforzo di sopprimere la Messa tradizionale è solo una delle offensive della guerra su più fronti condotta dal Papa contro la minaccia percepita del "tradizionalismo". Per qualche ragione, Francesco sembra credere che il tradizionalismo sia uno dei problemi più urgenti della Chiesa di oggi e che debba essere contrastato con forza.

Ora il fedele cattolico medio potrebbe dire: "Ma io non sono un tradizionalista, frequento la Forma Ordinaria e mi va bene il Vaticano II, quindi che mi importa?". Le recenti osservazioni del Papa, tuttavia, dimostrano che questo attacco al "tradizionalismo" nella Chiesa va ben oltre il legame ai vecchi riti: ha un impatto diretto sulle dottrine della Chiesa.

La settimana scorsa, sull'aereo di ritorno dal Canada (è sempre in aereo, no?) , al Papa è stato chiesto degli sforzi per indebolire l'Humanae Vitae e cambiare il divieto assoluto della Chiesa contro la contraccezione artificiale [del viaggio papale in Canada MiL ha parlato quiquiqui, qui e qui - NdT]. La sua risposta è stata rivelatrice. Invece di dire semplicemente che questo insegnamento non cambierà - perché non può cambiare - si è lanciato in un'altra diatriba contro il tradizionalismo:
Ma sappiate che il dogma, la morale, è sempre in una strada di sviluppo, ma in uno sviluppo nello stesso senso. (…) Credo che questo sia molto chiaro: una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro, e questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono tradizionali. No, no, non sono tradizionali, sono “indietristi”, vanno indietro, senza radici: sempre è stato fatto così, nel secolo scorso è stato fatto così. E l’“indietrismo” è un peccato perché non va avanti con la Chiesa. Invece la tradizione diceva qualcuno - credo che l’ho detto in uno dei discorsi – la tradizione è la fede viva dei morti, invece questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti, è la fede morta dei viventi. La tradizione è proprio la radice, l’ispirazione per andare avanti nella Chiesa, e sempre questa è verticale. E l’“indietrismo” è andare indietro, è sempre chiuso.
In altre parole, pensare che l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione artificiale non possa "svilupparsi" significa essere un "tradizionalista" che ha "la fede morta dei vivi" (e sebbene qui ci siano molti giochi di parole, in questo contesto "svilupparsi" significa essenzialmente "cambiare", poiché una proibizione morale assoluta sulla contraccezione artificiale può solo essere cambiata in qualcosa che non è). L'Humanae Vitae è semplicemente "come si faceva nel secolo scorso".

Quindi, agli occhi del Papa, non è necessario partecipare alla Messa tradizionale - non è nemmeno necessario interessarsi alla liturgia - per essere un "tradizionalista": rende tale la semplice convinzione che la Chiesa non possa cambiare i suoi insegnamenti morali fondamentali.

Ora siamo tutti tradizionalisti.