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domenica 31 luglio 2022

Perché tutti i cristiani dovrebbero preoccuparsi del destino della Messa in latino

Sotto il titolo che anche noi abbiamo scelto per questo post ("Perché tutti i cristiani dovrebbero preoccuparsi del destino della Messa in latino"), lo statunitense National Review ha pubblicato un articolo di Michael Brendan Dougherty che riteniamo interessante e che proponiamo ai lettori nella nostra traduzione.

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Le guerre liturgiche della Chiesa cattolica
riguardano le verità essenziali del Vangelo
di Michael Brendan Dougherty

Nelle ultime settimane, su ordine di Papa Francesco, alcuni leader della Chiesa cattolica in America hanno iniziato a sopprimere o a limitare la celebrazione della Messa tradizionale in latino (VO). Nell'ultimo mese, i vescovi e i cardinali di Savannah, Chicago e Washington hanno tutti severamente limitato o hanno preso l’impegno di porre fine alla celebrazione di questa forma di liturgia cattolica. Si tratta di una sorprendente inversione di rotta rispetto alla politica del predecessore di Papa Francesco, Papa Benedetto XVI, che aveva autorizzato specificamente i sacerdoti a celebrare il VO ovunque i cattolici lo richiedessero.

Alcuni cristiani non cattolici mi hanno contattato per chiedermi: perché i leader cattolici odiano la Messa in latino? Altri hanno posto la domanda opposta: perché ti piace? (Frequento la Messa in latino da 20 anni).

A queste domande si possono dare risposte superficiali, che sarebbero facili da capire per la maggior parte degli altri cristiani. In ogni Chiesa c'è un conflitto generazionale. Papa Francesco e molti dei suoi coetanei si sono formati in una Chiesa che credevano disperatamente dovesse modernizzarsi per rivolgersi alla gente di oggi. Spesso per ragioni comprensibili, hanno associato il VO e altre pratiche tradizionali all'aridità e alla rigidità spirituale. Sentivano che il Concilio Vaticano II e la liturgia riformata emersa negli anni Settanta avevano liberato loro e la Chiesa. Ma le generazioni più giovani erano destinate a mettere in discussione tutto ciò, desiderando ricollegarsi al vasto tesoro artistico e devozionale costruito intorno e sul VO, dal canto gregoriano alla polifonia di Thomas Tallis e alle composizioni di Claudio Monteverdi e Mozart.

Questo conflitto generazionale è importante, ma è costruito su un conflitto molto più profondo, che è teologico. La liturgia cattolica moderna e il VO non sono solo due stili della stessa cosa. La liturgia moderna non è una traduzione diretta di quella antica. Modifica la stragrande maggioranza delle preghiere e delle letture rispetto al VO, così come gran parte del suo rituale. E questi cambiamenti coinvolgono le verità basilari del cattolicesimo e del cristianesimo stesso. Nella Chiesa diciamo spesso: "Lex orandi, lex credendi". La legge della preghiera è la legge della fede. Il modo in cui adoriamo determina ciò che crediamo.

In linea di massima, sono state due le linee di pensiero che hanno informato la creazione della Nuova Messa (NO). Una era motivata dall'ecumenismo. I riformatori speravano sinceramente che i "nostri fratelli separati" di altre confessioni cristiane si sarebbero riuniti alla Chiesa cattolica una volta implementata la Nuova Messa. I critici della liturgia riformata, come il Cardinale Ottaviani, notarono che essa sopprimeva sistematicamente la fede cattolica nella presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucaristia. In questo modo Ottaviani proteggeva dalla revisione e dal cambiamento dottrine peculiarmente cattoliche, tra cui la più importante è l'idea che la Santa Messa sia lo stesso sacrificio, unico per tutti, compiuto da Cristo sul Calvario. Come scrisse lo stesso Ottaviani, la Nuova Messa "non implica, in una parola, nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa che insieme ne danno la vera definizione. Qui la deliberata omissione di questi valori dogmatici equivale al loro superamento e quindi, almeno in pratica, alla loro negazione".

Detto questo, anche dopo l'istituzione della Nuova Messa, la Chiesa cattolica non ha rinnegato ufficialmente - e a mio avviso non avrebbe mai potuto farlo - la sua dottrina sui sacramenti e sulla Messa. Perciò c'è stata scarsa base dottrinale per una riunificazione delle Chiese. Le speranze ecumeniche per la nuova liturgia sono svanite anche nella Chiesa. La Chiesa cattolica ha portato avanti una liturgia che ammette la sua dottrina tradizionale, ma accoglie anche nuove teologie.

Ciò ha fatto sì che, accanto alla liturgia riformata, fiorisse un secondo impulso riformatore: il desiderio di una reinterpretazione radicale della fede cattolica e cristiana. La teologia alla base di questo impulso è molto più radicale dell'ecumenismo alla base della Nuova Messa e tocca non solo le dottrine cattoliche ma anche quelle cristiane fondamentali.

In un recente articolo per OnePeterFive, Peter Kwasniewski ha analizzato il lavoro di Karl Rahner, uno dei principali artefici di questa teologia, che ha preso come soggetto principale l'"esperienza trascendentale" di tutti gli uomini. Rahner ritenne opportuno reinterpretare completamente le dottrine del peccato originale, dell'incarnazione e della stessa redenzione. Portate alle loro logiche conclusioni, le sue idee rifondano tutte le aspirazioni degli uomini come tentativi di approssimazione al bene, e quindi come in qualche modo implicitamente cristiane.

Abbiamo visto i frutti di questa teologia modernista nel pontificato di Papa Francesco. Per facilitare l'ammissione alla Comunione delle persone risposate, Papa Francesco ha esaltato il cardinale Walter Kasper, la cui teologia sostiene che le persone in seconde nozze stabili non commettono adulterio, ma si trovano in uno stato che "non corrisponde pienamente all'ideale oggettivo". Riformulando i comandamenti a cui si deve obbedire come ideali a cui ci si avvicina più o meno, ma mai pienamente, Kasper trasforma tutti i peccati in semi-virtù, proprio come Rahner trasformava l'adesione a religioni non cristiane o a qualsiasi altro ideale in tentativi impliciti di essere cristiani. In effetti, entrambi finiscono per negare la sufficienza della grazia di Dio come unico mezzo per aiutarci a seguire i suoi comandi.

La teologia cattolica modernista potrebbe sembrare solo una curiosità per i protestanti, all'esterno, così come la controversia sulla teologia dell'apertura nell'evangelismo sembrava una curiosità per molti cattolici. Ma io sostengo che tutti i cristiani dovrebbero preoccuparsi che le altre comunioni continuino ad affermare l'ortodossia cristiana di base. Anche i protestanti dovrebbero tenere d'occhio il modernismo cattolico, perché fornisce un modello teologico per coloro che desiderano adattare il cristianesimo alle ideologie secolari e universalistiche dei potenti. In definitiva, il modernismo rappresenta un caso di indifferenza cristiana nei confronti dell'evangelizzazione, del lavoro missionario e del credo ortodosso. Preso sul serio, legittima anche la defezione dalla Chiesa.

Papa Benedetto XVI ha liberalizzato la celebrazione dell'antica Messa perché ritiene che ci debba essere continuità della fede da un'epoca all'altra, che non ci siano obblighi che i leader ecclesiastici possano imporre ai cristiani fedeli, se non quelli dati agli Apostoli nel deposito della fede. La visione di Benedetto della liturgia e della teologia imbrigliava la moderna liturgia vernacolare, dicendo che l'unica cosa che poteva esprimere era l'antica fede consegnata ai santi.

Quindi, le domande di cui sopra hanno la stessa risposta: la ragione per cui tanti leader cattolici odiano il VO, e la ragione per cui a me piace, è che essa rappresenta un ostacolo alla realizzazione della loro nuova visione religiosa, che non è solo discutibilmente cattolica, ma effettivamente post-cristiana.

NB - Con la sola eccezione dei collegamenti ad altri post di Messa in Latino, i link inseriti nel testo rinviano ai riferimenti bibliografici originali indicati nell'articolo: si tratta, quindi, di testi in lingua inglese.