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giovedì 23 giugno 2022

S. Giovanna d'Arco: profeta politico ed ecclesiale, un libro

Su gentile concessione degli amici della TFP italiana, pubblichiamo due articoli (il primo un'intervista all'autore) su Santa Giovanna d'Arco. 
Essi fanno riferimento alla monumentale tesi di laurea di Don Jacques Olivier, della FSSP. Più di ottocento pagine di dottrina contro-rivoluzionaria. È veramente un'opera da leggere e da studiare, poiché spazia tutto il panorama contro-rivoluzionario (teoria di governo, concetto di civiltà cristiana, profetismo politico e via dicendo).
Luigi

Il profetismo politico ed ecclesiale di Santa Giovanna d’Arco

Nel 2021 don Jacques Olivier, FSSP, pubblicò la sua imponente tesi di laurea Le prophétisme politique et ecclésial de Jeanne d’Arc (Cerf, 2021, 805pp). In questa intervista egli risponde ad alcune domande della rivista cattolica Homme Nouveau, che riproduciamo con autorizzazione.

Da dove viene il suo interesse per santa Giovanna d’Arco?

Originario dei Vosgi, i miei genitori mi hanno fatto scoprire Giovanna d’Arco nei luoghi della sua infanzia, a Domremy. In particolare, la mia famiglia ha restaurato l’eremo di Notre-Dame de Bermont, facendolo rivivere spiritualmente. Da venticinque anni gestisce questo luogo magnifico, dove la Pucelle veniva a pregare la Vergine Maria per la Francia e a portare candele. Lì ricevette numerose apparizioni di san Michele, di san Gabriele, degli angeli, di santa Caterina e di santa Margherita, durante il tempo della sua formazione personale, prima dell’inizio della sua vita pubblica. Nella calma discreta del bosco, come testimonianza privilegiata della sua missione, esiste ancora la cappella gotica, con le statue davanti alle quali pregava, l’acquasantiera dove posò la mano, pitture murali del XV secolo che la rappresentano, e altri oggetti contemporanei. Avendo così vissuto in modo intimo a contatto con i luoghi della sua infanzia e adolescenza, è naturale che mi sia interessato alla sua storia, e soprattutto alle ragioni che potrebbero aver spinto Dio ad intervenire in questo modo straordinario.

Cosa c’è di nuovo nella tua tesi?

La letteratura su Giovanna d’Arco è molto vasta. Il più delle volte, però, la sua figura è trattata o in modo puramente storico, o attraverso il prisma della sua rivalutazione a beneficio di una causa. Io invece sono tornato alle fonti del tempo (soprattutto alle prove e alle testimonianze) per comprendere nel modo più veritiero possibile quanto sia accaduto. E anche per rispondere a una domanda che raramente si pone: perché mai Dio è intervenuto in una disputa dinastica? La risposta a questa domanda è possibile solo invertendo la prospettiva abituale: non si tratta di un’azione divina a favore dei i francesi e contro gli inglesi, ma di un messaggio che Dio viene a dare a entrambe le sfere del potere: al potere politico attraverso l’incoronazione del re, e al potere ecclesiale attraverso le risposte di Giovanna a Rouen, per guidarle in un migliore esercizio della loro autorità. Giovanna appare così come un profeta di Dio che viene ad avvertire e illuminare gli uomini in un momento cruciale della loro storia, quello del declino del cristianesimo medievale. La straordinaria epopea militare, con le sue vittorie impossibili ei suoi spettacolari capovolgimenti di situazione, è solo il segno visibile, il miracolo, che accompagna il messaggio di Giovanna, un po’ come il miracolo della moltiplicazione dei pani dà credibilità al discorso del Pane della vita nel Vangelo.

Si parla spesso di una donazione del Regno di Francia a Dio da parte del delfino Carlo.

Dio non costringe gli uomini. Egli offre la sua grazia, il suo aiuto, i suoi doni, ma aspetta sempre la buona volontà e il libero riconoscimento della sua creatura. Prima di ricevere l’aiuto divino, il Delfino Carlo dovette riconoscere che egli reggeva il Regno per conto “del Re del Cielo”. Dio solo è davvero la fonte legittima di ogni potere umano. Su richiesta di Giovanna, il Delfino, riconoscendo i suoi peccati, la sua debolezza e la sua angoscia, donò il suo Regno al Re del Cielo, in un fiducioso appello alla misericordia divina, attraverso un atto di vassallaggio feudale, affinché Dio “agisca come per i suoi predecessori e lo riporti al suo precedente stato” di Re di Francia. Questa donazione avvenne molto rapidamente, appena tre giorni dopo l’arrivo di Giovanna a Chinon, il 26 febbraio, dopo la Messa, e condiziona la successiva azione di Dio. Tutto questo è riportato dal duca d’Alençon, testimone diretto della scena. In seguito, il fatto è stato amplificato dalla voce popolare e dalla leggendaria storiografia della “triplice donazione”.

Qual è il cuore del messaggio politico di Jeanne?

Dopo la donazione del suo Regno a Dio e il riconoscimento della divina onnipotenza, il Delfino dubita ancora. Non basta nemmeno il parere della commissione di Poitiers che non vede ostacoli all’attuazione di Giovanna per compiere la sua missione divina. Dio allora dà un “grande segno” al Re, mediante l’apparizione di san Michele, di angeli e di santi che portano la corona reale, accennando al rinnovamento della particolare alleanza tra Dio e la Francia. Questo straordinario evento convince finalmente il Re di mettere Giovanna a capo degli eserciti che eventualmente lo condurranno a Reims. L’incoronazione del Re è dunque il cuore della teologia politica di santa Giovanna d’Arco: Cristo Re legittima e innalza le regole della successione, scegliendo un suo luogotenente sulla terra. Contro ogni laicità o ogni legalismo abusivo, Giovanna ci ricorda che senza l’autorità divina il potere politico non esisterebbe, perché il potere è insito nell’ordine stabilito nella creazione. Anche il rapporto tra potere temporale e potere spirituale, tra il bene comune e la Cristianità sono componenti importanti di questo messaggio.

Lei menziona anche un messaggio profetico per la Chiesa.

Le voci di Giovanna continuano a guidarla fino al giorno della sua morte: la sua missione non si esaurisce con l’incoronazione. Davanti ai rappresentanti più eminenti dell’Università di Parigi, allora chiamata “sole della cristianità”, Giovanna proclamerà un messaggio divino per illuminare il clero nell’esercizio del proprio potere. Il cuore di questo messaggio sta nella frase pronunciata il Sabato Santo 1431: “Dio per primo è servito”. Queste parole, rivolte ai vescovi e ai sacerdoti, li invitavano a rimettere a fuoco la loro funzione di santificare i fedeli per condurli al Cielo, senza essere servili ausiliari del potere temporale, né cadere nel totalitarismo clericale. Nell’ambito del processo di Rouen, processo religioso compiuto su richiesta del potere politico, questo appello è particolarmente appropriato, ma è rivolto anche a tutti gli altri chierici, qualunque sia il loro “partito”: essi devono essere “di Dio”, e non “del mondo”, senza sottomissione né compromesso. Altri elementi di questo messaggio, che io analizzo nel mio libro, riguardano il conciliarismo, la grazia, il posto del soprannaturale, il ruolo dei laici e via dicendo.

Cosa ci porta oggi il messaggio di Jeanne?

La situazione del nostro tempo presenta reali somiglianze con quella di Giovanna: dal punto di vista umano, la situazione politica, economica, sociale e religiosa sembra perduta. Tuttavia, la grazia di Dio può cambiare tutto, in pochi mesi, se lo vuole. Una volta trasmesso il messaggio, spetta agli uomini ascoltarlo e attuarlo perché esso porti buoni frutti. Preghiamo, come il piccolo popolo francese del passato, che Dio si ricordi dell’alleanza speciale che un tempo fece con il nostro Paese e diamo il massimo nella lotta, anche se a volte sembra futile. L’epopea di Santa Giovanna d’Arco ci riempie di speranza: “I soldati combatteranno e Dio darà la vittoria”.

(Riprodotto con autorizzazione di L’Homme Nouveau: www.hommenouveau.fr)


Gli angeli di santa Giovanna d’Arco
di Jacques Olivier, FSSP

Santa Giovanna d’Arco aveva una famigliarità con gli angeli, specialmente con S. Michele e S. Gabriele. Gli angeli fanno parte della missione profetica della Pulzella d’Orleans*

Dall’inizio della sua missione, Giovanna fece sapere che beneficiava di apparizioni e di rivelazioni che la accompagnavano da quando aveva tredici anni. Nel processo di Rouen, per la prima volta Giovanna rivelò alcuni dettagli delle apparizioni e, in concreto, del mondo angelico. Sempre discreta riguardo a tali apparizioni, Giovanna vi si riferiva come “il mio Consiglio”, oppure “i miei fratelli del Paradiso”. Facevano parte di questo “Consiglio” santa Caterina d’Alessandria, santa Margherita d’Antiochia, san Michele, san Gabriele e altri angeli.
Interrogata se questi angeli restassero a lungo con lei, Giovanna rispose: “Gli angeli vengono spesso tra i cristiani, anche se non li vediamo. Io li ho visti spesso tra le persone”.

Poiché il piano divino non è mai governato dalle leggi del caso bensì dalla Divina Provvidenza, possiamo chiederci ciò che la teologia, la liturgia e la storia ci possono dire sulle prerogative di san Michele, di san Gabriele e degli angeli in ciò che riguarda il governo divino.

San Michele

San Michele è il capo degli angeli, degli eserciti celesti e delle forze del Cielo. L’Apocalisse racconta come egli cacciò via Lucifero e gli angeli ribelli, proclamando “Chi [è] come Dio?”. Questo, infatti, il significato del nome Michele. Fra gli spiriti che sono davanti al trono di Dio, san Michele appare come l’arcangelo che conduce le battaglie di Dio, il capo che guida le truppe divine verso la vittoria finale. San Michele dirige Giovanna, la guida nella sua missione e la consiglia nelle battaglie.
D’altronde, san Michele è considerato l’angelo custode della Chiesa, della Francia e della Normandia. Angelo custode d’Israele nell’Antico Testamento, egli continua questa missione proteggendo la Chiesa nel Nuovo Testamento. Questa protezione comporta una missione specifica nel campo politico e in quello religioso nel conflitto che opponeva la Figlia Primogenita della Chiesa all’Inghilterra. Ricordiamo che il Regno di Francia era stato consacrato a san Michele nel 710 dal re Childerico III. San Michele è il Patrono di Francia dal tempo della sua apparizione sul monte Tombe e la costruzione del santuario di Mont Saint Michel.
San Michele è colui che nei secoli ha condotto gli eserciti cristiani contro le “forze del male”, come nella battaglia di Ponte Milvio. Alcuni storici antichi raccontano che nel 314, due anni dopo la battaglia, Costantino ebbe la visione di un essere di luce, vestito con una lunga tunica, in piedi e con le ali spiegate, che gli disse. “Io sono Michele, il protettore della fede dei cristiani. Sono stato io, quando tu combattevi contro il tirano empio, che ti ho aiutato, consegnando la vittoria nelle tue mani”. In ringraziamento, Costantino eresse il santuario di Michaelion, a Sosthenion, vicino a Costantinopoli. Ecco l’origine della devozione a san Michele in Oriente.
San Michele agì pure nella battaglia di Poitiers, nel 732, quando Charles Martel riportò una vittoria decisiva contro i musulmani invasori. Questa vittoria fu ottenuta dopo un pellegrinaggio al Mont Saint Michel. Suo nipote, Carlo Magno, iscriverà sugli stendardi del regno: “San Michele, patrono e principe dell’impero delle Gallie”.
San Michele aiutò pure i crociati. Egli sarebbe apparso, per esempio, nel luglio 1099 durante l’assalto a Gerusalemme, alle truppe francesi, normanne e ardennesi. Scoraggiati di fronte alla crudeltà della battaglia, i francesi erano sul punto di mollare. La visione del glorioso arcangelo capo delle milizie celesti diede loro coraggio per l’ultimo e definitivo assalto.
L’infanzia di Giovanna fu profondamente influenzata dalla devozione a san Michele, molto popolare nella Champagne e nella Lorena. Nella testimonianza della stessa Giovanna: “San Michele fu l’architetto della mia missione. Dapprima è venuto lui”. Continua la Pulzella: “Vedevo san Michele e altri angeli con gli occhi del mio corpo, così come adesso vedo voi [i giudici]. Mi portavano un grande sollievo. Quando mi lasciavano io piangevo. Avrei voluto che mi portassero con loro”.
Giovanna si è sempre rifiutata di offrire dettagli sulle forme di san Michele. Finalmente, rivelò che “aveva la forma di un vero prud’homme”. Nel Medioevo, questa espressione aveva un senso preciso: un uomo esperto nel realizzare il proprio dovere. Nel linguaggio militare della cavalleria significava audacia e coraggio, qualità strettamente legate alla nobiltà del cuore.
Il più importante intervento di san Michele fu l’8 maggio, ricorrenza della sua apparizione sul Monte Gargano, in occasione della liberazione d’Orleans, predetta dallo stesso arcangelo.
Lungo tutte le apparizioni di san Michele, Giovanna gli chiese una sola cosa: la salute dell’anima. Non è privo di significato che lei sia stata bruciata su una piazza antistante la chiesa di San Michele, oggi purtroppo scomparsa.

San Gabriele

Nel “Consiglio” di Giovanna, san Gabriele occupa un posto piuttosto secondario, tanto da non essere a volte considerato come parte delle “voci” che la guidavano. Eppure, Giovanna stessa è stata molto esplicita nel dichiarare che egli è venuto diverse volte per consolarla nella prigionia: “Nell’ultima festa della Santa Croce [3 maggio] sono stata confortata da san Gabriele”.
L’analisi di questa apparizione ci permette di precisare il ruolo di san Gabriele nella vita di Giovanna. In quei giorni, Giovanna era sotto fortissima pressione del Tribunale ecclesiastico di Rouen, sostenuto da ben sessantatré teologi, per sottomettersi alle loro imposizioni. Dicevano che era in gioco la sua salvezza eterna. Giovanna, però, resisteva. Il 2 maggio, la Pulzella fu trascinata davanti al Tribunale che la ammonì aspramente: “Sei in grande pericolo di corpo e di anima, potrai incorrere nelle pene del fuoco eterno!”.
Molto indebolita a causa di un avvelenamento, Giovanna era stremata. Quella sera gli apparse san Gabriele, portandogli un conforto che sembra la risposta di Dio alle minacce dei giudici. Giovanna fu guarita fisicamente e riconfermata nella decisione di non cedere al ricatto. C’è qui un parallelo con l’agonia di Nostro Signore, che si commemora nella festa della Santa Croce. Infatti, secondo la tradizione, fu proprio san Gabriele a consolare Gesù durante la sua agonia nell’Orto degli Ulivi. Era allo stesso tempo un conforto per le penne passate e una preparazione per quelle a venire: la Crocifissione per Gesù, il rogo per Giovanna.
Infine, san Gabriele è uno dei due angeli (l’altro è san Michele) che, inginocchiati ai lati di Cristo, lo servono nella figura fatta dipingere da Giovanna sul suo stendardo.

Altri angeli

Oltre alle apparizioni di san Michele e di san Gabriele, ben identificati nel “Consiglio”, Giovanna menziona altri angeli, perfino molto numerosi. Già nella prima apparizione a Domremy, nell’estate 1425, Giovanna riferì: “Ho visto san Michele davanti ai miei occhi. Egli non era solo, bensì accompagnato dagli angeli del Cielo”. Disse di non ricordarsi del numero, ma che erano molto diversi  tra loro: “Alcuni si somigliavano tra loro, altri no. Alcuni avevano le ali, altri portavano delle corone”.
Giovanna trovò il Delfino Carlo, in seguito Re di Francia, nel castello di Chinon. Per ben due volte negli interrogatori, Giovanna parlò di trecento persone presenti nella sala durante l’intervista. Ora, le dimensioni della sala rendono questa testimonianza poco plausibile. D’altronde, ciò non corrisponde al numero dei cavalieri della Corte. Infine, Giovanna stessa dichiarò di essere stata ricevuta “nella stanza del Re”, che non misurava più di “una lancia”. Siccome Giovanna aveva pure dichiarato di aver visto “molti angeli anche nella stanza del Re”, c’è da chiedersi se i “trecento cavalieri” non fossero in realtà angeli che avevano preso, agli occhi di Giovanna, le sembianze di angeli-cavalieri. Ecco le sue parole:
“C’era molta luce [nella stanza], essa proveniva da tutte le parti. C’erano più di trecento cavalieri e una cinquantina di torce, senza contare la luce spirituale. Raramente ho delle rivelazioni senza che ci sia luce”.
Questa risposta resta, comunque, assai misteriosa. In ogni caso, corrisponde alla testimonianza di Giovanna, secondo cui lei vedeva regolarmente gli angeli nel mondo, nella vita quotidiana, in mezzo agli uomini. Molto interessante, per esempio, la testimonianza di Jean d’Aulon, compagno d’armi di Giovanna. Costui afferma che, avendo trovando Giovanna isolata durante l’assedio di Saint-Pierre-le-Moustier, le consigliò vivamente di ritirarsi per raggiungere il grosso delle truppe perché così era troppo esposta. La Pulzella rispose: “Non sono sola, bensì con cinquantamila delle mie genti. Io non ripiego finché non abbia presso la città”. È chiaro che Giovanna si sentiva circondata da una miriade di angeli che la assistevano in ogni circostanza.
Giovanna mostrava nei confronti degli angeli una grande riverenza. S’inchinava alla loro presenza e baciava la terra dopo che se n’erano andati. Un dato indicativo è che Giovanna non menziona mai il proprio angelo custode. Lei parlava soltanto degli angeli che la aiutavano a compiere la missione affidatagli dal Cielo, senza parlare della sua personale santificazione.

* Brani del libro “Le prophétisme politique et ecclésial de Jeanne d’Arc” (Éditions du Cerf, 2021, pp. 142ss.