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giovedì 24 marzo 2022

Enzo Bianchi attacca vergognosamente la consacrazione della Russia al Cuore di Maria

“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt, 11, 25-26)

Ora ci si mette anche Enzo Bianchi ad attaccare - anche se con qualche altra considerazione ragionevole - la felice ed inattesa consacrazione alla Russia e all'Ucraina: "forme di devozioni che non appartengono alla grande tradizione cattolica" [...] Questo gesto suscita turbamento, come altri hanno fatto già notare".
Meno male, cominciavo a preoccuparmi...
Luigi


Ve lo ricordate Enzo Bianchi? Il fondatore della Comunità di Bose a cui – con un decreto vaticano – è stato ordinato di lasciare immediatamente i locali del monastero della comunità da lui fondata per evitare problemi legati all’autorità e alla gestione? Ebbene dopo un periodo di silenzio – a Torino sembrava aver ritrovato la sua passione per la cucina – Fratel Enzo è tornato a parlare.
E lo ha fatto commentando quello che accadrà a giorni, il 25 marzo, durante la Celebrazione della Penitenza nella Basilica di san Pietro, quando Papa Francesco consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria.
Intervistato da Radiosound24 sull’argomento, lo scorso 17 marzo ha affermato: «Io debbo dire, proprio perché sono sempre stato impegnato nell’ecumenismo, questo gesto faccio difficoltà a capirlo e non solo perché in questo atto si fa un atto di offerta di consacrazione, non so come chiamarlo bene, perché teologicamente non ha un grande fondamento». E poi ha aggiunto: «Anche nell’ecumenismo la cosa non sarà certamente gradita a tutte le chiese della riforma che pensavano che queste forme di devozioni che non appartengo alla grande tradizione cattolica». E ha concluso: «Questo gesto suscita turbamento, come altri hanno fatto già notare».

Qui l’intervista integrale.

Ora io non ho nessuna competenza, però sono certo che sono state proprio le forme di devozione popolare a dare linfa vitale alla Chiesa cattolica. Penso per esempio a quella che è forse la più diffusa forma di devozione popolare mariana, il Rosario. Non riesco a immaginare una Chiesa senza questa pratica. E ha poco senso rinnegare un patrimonio di fede popolare – fatto di processioni, riti e devozioni -sull’altare dell’ecumenismo.

Certo si tratta di pratiche popolari sicuramente poco adatte agli intellettuali. Ma per fortuna si legge nel Vangelo: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt, 11, 25-26).