"oremus ad liberandos nos a morbo.
Mentre a Novara un giovane docente del seminario diocesano, su Facebook, apostrofa come bigotti i fedeli che richiedono preghiere in difesa dal coronavirus (abbiamo le prove ma essendo un profilo privato non possiamo pubblicarlo nè dire il nome del dotto sacerdote), a San Remo in cattedrale si è decisa una lodevole iniziativa che testimonia che ancora qualche prete non ha perso la fede e riconosce il potente valore imptetrativo della preghiera. ("Et omnia, quaecumque petieritis in oratione credentes, accipietis”, Mt. 21,22; "Amen, amen dico vobis: Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis." Gv. 16,23).
Pur tenendo le chiese aperte ma essendo state sospese le celebrazioni "cum populo" (come disposto dai vescovi della Liguria, si veda qui), in questi giorni saranno suonate le campanetre volte al giorno (oltre al consueto appuntamento per l'Angelus) per raccogliere in comunione spirituale i fedeli invitandoli alla preghiera per chiedere la preservazione dalla malattia, la guarigione dei malati, e il suffragio per i defunti.
"a plaga et pestilentia libera nos Domine"
Roberto
Il nome della località è Sanremo, non San Remo. Del resto un santo di nome Remo neppure esiste.
RispondiEliminaIl "prete" che dà del bigotto a chi chiede di pregare dovrebbe, come minimo, andare a lavorare per un'altra istituzione. E questo insegna pure in seminario!
RispondiEliminaLe parrocchie sono luoghi di perdizione.
Avere stipendio e posto fisso fa comodo a tutti! Anche se non si è credenti!
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