Come diceva Giorgio Gaber, "mi vien da vomitare"?
"Meticcia" lo dica ai suoi parenti, non alla Madonna.
QUI Tosatti.
QUI Tosatti.
Luigi
Aldo Maria Valli, 14.12-19
Nell’omelia tenuta durante la santa messa in occasione della festa liturgica della Beata Vergine Maria di Guadalupe (12 dicembre) papa Francesco, parlando a braccio in spagnolo, ha voluto sottolineare che Maria “è una donna”, “una signora” e “una discepola”. Nulla dunque può indurre ad applicare a Maria “qualche altro dogma”. Piuttosto è importante sottolineare che Maria ha voluto essere una “meticcia”, si è “meticciata con l’umanità” (“se mestizó con la humanidad”) e così “meticciò” Dio stesso (“mestizó a Dios”).
Il riferimento fatto dal papa ad altri dogmi riguarda la richiesta, avanzata nel Concilio Vaticano I e poi periodicamente rilanciata, anche di recente, di proclamare Maria “corredentrice”, affiancando così questo dogma ai quattro riconosciuti, che proclamano la perpetua verginità di Maria, la sua dignità come Madre di Dio, la sua immacolata concezione e la sua gloriosa assunzione in cielo in anima e corpo.
A parte il riferimento al “meticciato”, colpisce la definizione di Maria come “discepola”.
Io non sono certamente un mariologo, ma, in quanto semplice fedele, mi sembra che la Chiesa veda da sempre nella madre di Gesù non una semplice “discepola”, bensì colei che ha reso possibile l’opera redentrice di Cristo.
D’altra parte, pur non avendo riconosciuto il dogma, alcuni pontefici, come Pio XI e Giovanni Paolo II, hanno fatto riferimento all’opera corredentrice di Maria.
“Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità” (san Giovanni Paolo II, udienza generale, 8 settembre 1982).
“Contemplando sul Calvario il Figlio morente, Ella aveva infatti capito che il ‘vanto’ della sua maternità divina raggiungeva in quel momento il suo culmine partecipando direttamente all’opera della Redenzione” (san Giovanni Paolo II, Angelus, 15 settembre 1991).
Particolarmente significative le espressioni utilizzate da san Giovanni Paolo II nel 1985, durante la messa nel santuario di Nostra Signora de la Alborada, in Ecuador.
Parlando di Maria come della “luce che annunzia la prossimità del sole che sta per nascere, che è Cristo”, papa Wojtyła disse: “Maria è la prima creatura illuminata; illuminata anche prima dell’apparizione visibile del sole” , perché “alle prime luci della nostra speranza si intravede già la figura di Maria santissima: ‘Porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e quella di lei: essa ti schiaccerà il capo’ (Gen 3, 15). Già in queste parole si manifesta l’intenzione divina di eleggere la donna come alleata nella lotta contro il peccato e le sue conseguenze”.
“Maria, fratelli nell’episcopato e fedeli tutti, è la creatura che riceve in maniera speciale i raggi della luce redentrice. Effettivamente, la preservazione di Maria dal peccato originale, fin dal primo istante della sua esistenza, rappresenta il primo e radicale effetto dell’opera redentrice di Cristo e unisce alla Vergine, con un vincolo intimo e indissolubile, l’incarnazione del Figlio, che, prima di nascere da essa, la redime nel modo più sublime”.
“La sua Immacolata Concezione fa di Maria il segno precursore dell’umanità redenta da Cristo, nell’essere preservata dal peccato originale che colpisce tutti gli uomini fin dal loro primo istante di vita, e che lascia nel cuore la tendenza alla ribellione contro Dio. L’Immacolata Concezione di Maria significa quindi che ella è la prima redenta, l’aurora della redenzione, e che per il resto degli uomini la redenzione sarà la liberazione dal peccato”.
“Maria però, miei cari fratelli e sorelle, non è l’aurora della nostra redenzione alla maniera di uno strumento inerte e passivo. All’alba della nostra salvezza risuona la sua libera risposta, il frutto, il suo sì incondizionato alla collaborazione che Dio attendeva da lei, come attende anche da noi”.
“Il gioioso fiat di Maria testimonia la sua interiore libertà, la sua fiducia e la sua serenità. Non sapeva come si sarebbero realizzati concretamente i piani del Signore. Ma lungi dal temere e angustiarsi, appare sovranamente libera e disponibile. Il suo ‘sì’ all’Annunciazione significò sia l’accettazione della maternità che le era proposta sia il suo impegno nel mistero della redenzione. Questa fu opera di suo Figlio. Ma la partecipazione di Maria fu reale ed effettiva. Nel dare il suo consenso al messaggio dell’angelo, Maria accettò di collaborare in tutta l’opera della riconciliazione dell’umanità con Dio”.
“Maria aurora della redenzione” è una bellissima espressione, che dice tutto. E poi: “Effettivamente, sul Calvario, ella si unì al sacrifico del Figlio che tendeva alla fondazione della Chiesa”. E ancora: “Effettivamente, il ruolo corredentore di Maria non cessò con la glorificazione del Figlio. La Pentecoste ci parla della presenza di Maria nella Chiesa nascente: presenza orante nella Chiesa apostolica e nella Chiesa di tutti i tempi. Poiché è la prima – l’aurora – tra i fedeli, poiché è la Madre, sostiene la preghiera comune”.
“La Chiesa crede che la Vergine santissima, assunta in cielo, sta vicino a Cristo, sempre vivo, per intercedere per noi, e che alla mediazione divina del Figlio si unisce l’incessante supplica della Madre a favore degli uomini, suoi figli”.
E ricordiamo che l’enciclica Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II sulla Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa in cammino (1987) si apre con queste parole: “La Madre del Redentore ha un preciso posto nel piano della salvezza”.
Dunque, se è vero che Maria “jamás se presentó como co-redentora”, riferirsi a lei come a una “discípula” appare, quanto meno, riduttivo.
Francesco ha voluto anche sottolineare che l’unico “título esencial” di Maria è quello di Madre e che “los otros títulos —pensemos en las letanías lauretanas— son títulos de hijos enamorados que le cantan a la Madre, pero no tocan la esencialidad del ser de María: mujer y madre”. Il che è vero, ma, detto così, sembra quasi che le litanie siano solo frutto di sentimentalismo, mentre esprimono in modo filiale ciò che la Chiesa da sempre proclama. Ricordiamole: Maria Santa Madre di Dio, Santa Vergine delle vergini, Madre di Cristo, Madre della Chiesa, Madre della divina grazia, Madre purissima, Madre castissima, Madre sempre vergine, Madre immacolata, Madre degna d’amore, Madre ammirabile, Madre del buon consiglio, Madre del Creatore, Madre del Salvatore, Madre di misericordia, Vergine prudentissima, Vergine degna di onore, Vergine degna di lode, Vergine potente, Vergine clemente, Vergine fedele, Specchio della santità divina, Sede della Sapienza, Causa della nostra letizia, Tempio dello Spirito Santo, Tabernacolo dell’eterna gloria, Dimora tutta consacrata a Dio, Rosa mistica, Torre di Davide, Torre d’avorio, Casa d’oro, Arca dell’alleanza, Porta del cielo, Stella del mattino, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei cristiani, Regina degli Angeli, Regina dei Patriarchi, Regina dei Profeti, Regina degli Apostoli, Regina dei Martiri, Regina dei veri cristiani, Regina delle Vergini, Regina di tutti i Santi, Regina concepita senza peccato originale, Regina assunta in cielo, Regina del santo Rosario, Regina della famiglia, Regina della pace.
Se il popolo di Dio (quel popolo al quale Francesco fa così spesso riferimento) da secoli parla di Madre, Vergine, Tabernacolo, Dimora, Torre, Stella e Regina, e non di Discepola, evidentemente un motivo c’è.
Circa la questione dei dogmi da riferire a Maria, Francesco, sempre nell’omelia del 12 dicembre, ha esortato a non perdersi “en tonteras”, ovvero in sciocchezze. Ma, mi chiedo, i dogmi della Chiesa possono essere definiti così? E può farlo un papa?
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