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sabato 2 settembre 2017

La cacciata di Müller e la messa a tacere dei dissidenti, secondo lo Spectator

La traduzione di un interessante articolo - tradotta da Il Foglio - di Damian Thompson.
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Il Foglio 14-8-17
"Alla fine di giugno, Papa Francesco ha rimosso il cardinale Gerhard Müller dalla sua carica di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Cdf), che si può dire essere la carica più importante della chiesa cattolica dopo quella del Papa stesso, dal momento che la Cdf si occupa della dottrina".

Comincia così, sullo Spectator, un pezzo di Damian Thompson sui recenti subbugli politici in seno alla chiesa di Roma. “A Müller non è stato dato nessun preavviso del fatto che il Papa volesse rompere con la tradizione non rinnovando il suo mandato quinquennale, come non gli è stata data alcuna spiegazione. Adesso anche Müller, che ha sempre fatto attenzione a non criticare il Papa, ha rotto con la tradizione. Ha parlato in maniera irata del modo in cui è stato trattato, sottolineando il fatto che un Papa che non perde mai l’opportunità di inneggiare ai diritti dei lavoratori, all’interno del Vaticano ragioni secondo regole assai diverse. Questo è ciò che Müller ha detto al giornale bavarese Passauer Neue Press: ‘Durante il mio ultimissimo giorno di mandato come prefetto della Cdf, nel giro di un minuto il Papa mi ha informato della sua decisione di non prolungare il mio mandato. Non mi ha dato spiegazioni, proprio come ha fatto quando qualche mese fa ha rimosso tre membri della Cdf altamente competenti. Non posso accettare questo modo di fare le cose. Come vescovo, uno non può trattare le persone in questo modo. L’ho già detto prima: la dottrina sociale della Chiesa dev’essere applicata anche al modo in cui vengono trattati i dipendenti qui in Vaticano’”.


Riprendendo un episodio analogo del 2013, Thompson nota che “questo non è il comportamento di un Papa senza pretese che si considera il ‘Vescovo di Roma’ piuttosto che il supremo pontefice. Fa venire in mente alcuni dei suoi predecessori più autoritari o, addirittura, qualche dittatore latino-americano che abbracciava le folle e dava sfoggio del suo stile di vita umile mentre i suoi luogotenenti vivevano nel timore delle sue sfuriate. E’ difficile da spiegare, dal momento che Francesco è un uomo consumato dalla sua stessa fede, che ha delineato un ammirevole piano di riforma della Curia, anche se non ha compiuto alcun progresso nel metterlo in pratica. Non aspettatevi che i media anglofoni vi illuminino al riguardo. La copertura datavi dai giornali laici è arraffata, partigiana e inaffidabile – il Times è forse il peggiore di tutti – mentre sembra che certi giornalisti cattolici vaticanisti scrivano il dettato di una fazione liberale interna alla Chiesa che sta cercando di deviare questo pontificato. Dico ‘deviare’ perché i progressisti che si presentano come alleati di Francesco fanno finta di essergli molto più vicini di quanto non siano. Spesso – conclude Thompson – il Papa li frega dicendo l’opposto di quanto si aspettano”.

Questo articolo è apparso originariamente sullo Spectator, a firma di Damian Thompson.