di Cristina Siccardi
"Corrispondenza Romana" 22-10-2014
La coscienza di ogni individuo che segue i principi del Creatore è quella che
segue la Verità, portatrice di libertà (Gv 8, 32); la «libertà di
coscienza» di ogni individuo che segue i propri voleri e i propri piaceri è
quella che rende la vita avviluppata di problemi e di infelicità. Tuttavia
l’individuo, anche cristiano, si ribella e vuole imporre la sua volontà,
sfidando Dio e corrompendo, di peccato in peccato, la sua splendente innocenza
battesimale.
C’è chi, pur conducendo una vita licenziosa, vuole a tutti i costi
vedere legittimati i propri atti dissoluti. Esistono casi eclatanti
nella storia, come quello di Enrico VIII, la cui scelta di divorziare da
Caterina d’Aragona per contrarre nuovo matrimonio con Anna Bolena originò uno
scisma all’interno della Chiesa.
Tuttavia un fatto similare avvenne anche nel Protestantesimo
stesso; mentre quest’ultimo, però, si piegò alle voglie di Filippo I
d’Assia, la Santa Sede di Roma non si piegò a quelle di Enrico VIII. Fu così che
il Parlamento inglese approvò gli atti che sancirono la frattura con Roma nella
primavera del 1534. In particolare l’Act of Supremacy stabilì che il Re
è «l’unico Capo Supremo della Chiesa d’Inghilterra» e il Treasons
Act dello stesso anno rese alto tradimento, punibile con la morte, il
rifiuto di riconoscere il Sovrano come tale: molti martiri persero la vita sul
patibolo per tale ragione, fra questi san Tommaso Moro.
Alcuni anni prima di tali fatti storici, il Langravio Filippo I
d’Assia, dopo poche settimane dal suo matrimonio con la malaticcia e
poco piacente Cristina di Sassonia, che probabilmente abusava anche di alcool,
commise adulterio e nel 1526 iniziò a considerare l’ammissibilità della bigamia.
Scrisse quindi a Martin Lutero per chiedergli la sua opinione in merito,
portando come precedente la pratica della poligamia tra i patriarchi dell’Antico
Testamento.
Lutero rispose che per un cristiano non era sufficiente considerare
gli atti dei patriarchi, ma che, come per i patriarchi, era necessaria una
speciale sanzione divina. Poiché nel caso specifico tale sanzione non
esisteva, l’eresiarca gli raccomandò di non incorrere in un matrimonio poligamo.
Ma Filippo non abbandonò il suo progetto, né tantomeno uno stile di vita basato
sul libertinaggio che, per anni, gli impedì di accostarsi alla comunione
luterana (memoria dell’ultima cena di Cristo), dove non avviene la
transustanziazione, poiché Lutero la negò.
Entrò quindi in scena Melantone con il caso di Enrico VIII: il
riformatore propose che le “difficoltà” del Re venissero risolte prendendo una
seconda moglie, piuttosto che divorziando dalla prima. Proposta che
garbò molto al langravio, avvalorata da alcune affermazioni dello stesso Lutero,
contenute nei suoi sermoni sulla Genesi. Tale soluzione parve a Filippo I
l’unico “medicinale misericordioso” per curare la sua coscienza malata di vizi e
di peccati. Egli quindi pensò di sposare la figlia di una dama di compagnia di
sua sorella, Margarethe von der Saale, la quale non voleva a lui unirsi se non
con l’approvazione dei teologi di Wittenberg, approvazione che arrivò sotto le
minacce dello stesso langravio d’Assia a Rotenburg an der Fulda, dove, il 4
marzo 1540, Filippo e Margarethe vennero uniti in matrimonio. La vicenda,
comunque, fu di enorme scandalo per tutta la Germania, tanto che alcuni alleati
del langravio smisero di servirlo e Lutero si rifiutò di confermare il proprio
coinvolgimento nella questione.
Come non ricondurre tali vicende alle proposte avanzate all’interno
del Sinodo straordinario sulla famiglia conclusosi da poco? L’uomo
contemporaneo, tronfio del suo progresso scientifico, culturale, tecnologico e
teologico, ripropone gli stessi temi di mezzo millennio fa per andare incontro
alle coscienze esigenti non di Verità, ma di soggettiva libertà delle persone:
“diritti” per le proprie incontrollate passioni.
«Chi viene a trovarsi in queste ed in altre situazioni del genere, in cui
le norme canoniche chiaramente non coincidono con la realtà umana quale si
prospetta ad una coscienza deformata, ha diritto all’aiuto ed alla comprensione
fraterna ed intelligente del prossimo. Ciò significa non solo trattarli come dei
fuorilegge, ma anche aiutarli a giudicare la loro situazione e l’eventuale
dissidio fra la norma, da una parte, e l’imperativo della coscienza, dall’altra.
In definitiva, si tratta di prestar loro l’attenzione che meritano, facendo
sentire inoltre la propria partecipazione alla loro fiducia nell’amore di Dio,
che tutto abbraccia e di tutto finisce per avere ragione. Ciò significa anche
non impedir loro senza motivo di accostarsi ai sacramenti. Poiché le attuali
norme sembrano non consentirlo e non è possibile trovare una via d’uscita
neanche ricorrendo all’epicheia, si dovrebbe cercare di riformare queste
prescrizioni».
Questo non è un brano tratto dalle discussioni del Sinodo sulla
famiglia; non è neppure il passo di un’intervista rilasciata dal
Cardinale Kasper e nemmeno una considerazione di Papa Francesco. Questa
è una citazione tratta da un libro di Viktor Steininger pubblicato in Germania
nel 1968 e tradotto in Italia, l’anno seguente, con il titolo
Divorzio anche per chi accetta il Vangelo? Paradossi dell’indissolubilità
matrimoniale (Herder-Morcelliana, pp. 174-175).
Lo stratagemma della Misericordia, privata della Giustizia
(Dio è sia Misericordia che Giustizia), muterebbe non solo la pastorale nei
confronti dei peccatori adulteri o omosessuali, ma si relazionerebbe a
quell’auspicato «sviluppo del dogma» sbandierato dai teologi novatori che
aprirono la loro breccia nel Concilio Vaticano II e le cui conseguenze, cariche
di zolfo, oggi i cattolici sono costretti a respirare. Sono in molti, nel clero,
a scalpitare per “soccorrere” le necessità spirituali dei fedeli.
Ma sono così sicuri di voler soccorrere spingendo le loro anime
sempre più nelle sabbie mobili del peccato mortale? E quale
misericordia userebbero per Nostro Signore? L’anima, quando riceve la Comunione,
diventa Tempio di Dio. Rimembrano ancora i custodi del depositum fidei
e coloro che odono più le loro teorie degli imperativi del Signore, ciò che
scrive san Paolo nella prima lettera ai Corinzi?
«“Tutto mi è lecito!”. Ma non tutto giova. “Tutto mi è lecito!”. Ma io
non mi lascerò dominare da nulla […] il corpo poi non è per l’impudicizia, ma
per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il
Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi
sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di
una prostituta? Non sia mai! […] non sapete che il vostro corpo è tempio dello
Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartiene a voi
stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel
vostro corpo!» (1Cor. 6, 12-20).
Se tale insegnamento stride alle coscienze nutrite di libertà
soggettive e non oggettive, non è un problema di san Paolo, né di
quelli a lui fedeli che continuano tenacemente e con perseveranza a non essere
né adulteri, né profanatori del Sacramento della Comunione. La Chiesa si è
sempre prodigata con carità verso il peccatore, ma ha sempre combattuto contro
il peccato, nemico delle anime. Come né il langravio Filippo I d’Assia, né
Enrico VIII potranno mai diventare modelli di vita matrimoniale, così nessun
tipo di concessione al peccato potrà mutare la rotta di coloro che sono
coscienti di essere stati comprati a caro prezzo.
Fonte: "Corrispondenza Romana"
Il solito tentativo, sempre attuale, di costruirsi una religione su misura....
RispondiEliminaCome alsolito la Siccardi dà sempre le interpretazioni più corserv atrici delle scritture. alla fine parla della religione di Gnocchi e di gente di quella risma. Pochini ad onor del vero...
RispondiEliminaHo sempre sospettato Nuovo che lei fosse un luterano ed ora ne da un'altra conferma. Non si vergogni ad ammetterlo faccia outing che oggi va molto di moda e vedrà che le varie sette protestanti faranno a gara per averla tra le loro fila.
EliminaDal 2017 lo saremo tutti, meglio anticipare i tempi....
EliminaMi creda pur pieno di peccati ma morirò cattolico...su questo non ho dubbi, non sarà il Bergoglio di turno che mi farà diventare Luterano...
Eliminagraziosa discussione
RispondiEliminahttp://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4bd425ca-b06e-4d98-b8f5-0e14ae49559c.html