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venerdì 31 gennaio 2014

Un parroco della diocesi di Modena toglie l'altare al popolo. Le reazioni della rivista Diocesana a questa iniziativa.


Il Parroco di S. Michele Arcangelo di Montale Rangone (Provincia e Arcidiocesi di Modena) ha restaurato ottimamente la sua chiesa settecentesca  e ha effettutato una "rivoluzione" coraggiosa e degna di lode, che testimonia la sua serietà e convinzione religiosa! Ha eliminato l’altarino posticcio “coram populo".
Le spiegazioni di questa scelta è stata inviata dall'impavido parroco al settimanale dell'Arcidiocesi di Modena “nostro Tempo” che l'ha pubblicata sul numero 45 del 15 dicembre 2013 a pag.16.   
La Redazione del periodico loda l’articolo perché ricorda i tre poli di celebrazione del Novus Ordo e insiste sul fatto oggettivo che la preghiera eucaristica è orientata.
Ammette che si tratta di cosa del tutto lecita e legittima (non viola cioè alcuna norma, nè canonistica nè liturgica) ma si domanda se sia opportuno celebrare coram Deo dopo 50 anni di celebrazione verso il popolo. 
E sentite questa: afferma poi che celebrando verso il popolo si contempla l’Eucaristia.
Queste ultime motivazioni sono inconsistenti sia perchè 50 anni sono troppo pochi per stabilire una consuetudine liturgica. sia perchè il motivo dell’orientamento della preghiera eucaristica non è -con rispetto parlando- l’Eucaristia (che viene contemplata anche nella posizione tradizionale), ma il valore simbolico del  crocefisso sull'altare (verso cui è rivolto il sacerdote),  e maggior più quello del "sole che sorge".
Infine, una domanda maliziosa sorge spontane: perché questa improvvisa devozione eucaristica, quando in moltissime chiese (nuove e antiche) il Tabernacolo è relegato negli angoli più oscuri e defilati?
Davvero i modernisti non hanno argomenti seri.
I nostri complimenti al parroco modenese, e un incoraggiamento a non cedere ad eventuali pressioni curialesche che dovessero a breve arrivare
Roberto
*

Parroco in provincia di Modena elimina l'altare al popolo,
e la rivista diocesana non condanna l'iniziativa ma 

pone i soliti vani e insulsi interrogativi sull'opportunità di celebrare coram Deo

"Nella sua chiesa non c'è l'altare al popolo". 
"Gesù, nell'ultima cena guardava in faccia i suoi Apostoli e non voltava loro le spalle"
"il Concilio ha detto di dire la messa verso la gente"  
Sono queste le frasi che più frequentemente vengono ripetute da persone  che a loro  volta le hanno  sentite dire dai preti e le hanno  fatte proprie senza riflettervi sopra.
FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA.
Col “Novus Ordo Missae”, cioè con il Messale riformato dal Papa Paolo VI e pubblicato nel 1970, la Messa non si celebra più solo all’altare, ma in tre luoghi distinti: La SEDE, L’AMBONE O LEGGIO, e L’ALTARE.  I tre luoghi corrispondono a tre momenti diversi da cui derivano posizioni diverse. ( nota 1)
Dalla SEDE il sacerdote accoglie, saluta, invita, avvisa e soprattutto guida la preghiera .Pensiamo alla prima parte della messa e alla parte dopo la Comunione. AL  LEGGIO i lettori e il prete stesso, leggono la Bibbia e il prete dopo il Vangelo predica. Il diacono o il lettore od anche qualcuno del popolo, propongono le intenzioni della preghiera dei fedeli.
EVIDENTEMENTE  QUANDO SI E’ IN QUESTI LUOGHI CELEBRATIVI, OCCORRE GUARDARSI E VEDERSI (non si può predicare né dare  avvisi guardando il muro). Queste parti della celebrazione richiedono una relazione anche visiva e fisica.
ALL’ALTARE INVECE IL PRETE PREGA  ED OFFRE, in persona Christi, cioè come se fosse Gesù, il SACRIFICIO A DIO PADRE. Qui l’atteggiamento cambia anche fisicamente perché la relazione è direttamente con Dio. Anche il popolo prega, ma non direttamente, bensì tramite il sacerdote, tant’è vero che la preghiera eucaristica la recita il prete solo. La gente la ascolta e si unisce alla fine dicendo AMEN. Il popolo prega unendo i suoi sacrifici (ma speriamo anche le sue gioie) al sacrificio di Cristo, ma quella parte della Messa è essenzialmente sacerdotale. NE DERIVA DUNQUE CHE  SI DEVE ESSERE RIVOLTI AL SIGNORE. Non per niente c’è anche la risposta all’invito ad elevare i cuori, che recita :– Sono rivolti al Signore –
Nei primi secoli, a quelle parole, tutti si voltavano verso il sole , smettendo così di “guardarsi in faccia” .Il sole o ORIENTE è simbolo di Cristo. Il Sole entrava dalle porte aperte e in alcuni luoghi ci si rivolgeva proprio alla porta della chiesa.  Poi si orientò l’altare ad Oriente e tutti, prete e fedeli erano rivolti a questo  stesso punto nel quale si trovava l’altare.  Quando non si potè più costruire tutte le chiese rivolte ad est, perché il tessuto urbano era già formato e si doveva costruire dove c’era posto, si stabilì che la Croce dell’Altare fosse l’oriente spirituale (infatti alla fine del mondo il Cristo apparirà sulle nubi ad oriente con il suo segno)  e tutti ci si rivolse ad essa.
Se hai letto pazientemente fino qui, hai capito che non è giusto dire: “il tal prete dice messa rivolto al muro” ma si deve dire che il tal prete celebra rivolto al Signore. Ad Dominum o ad Crucem.  Avrai notato anche  che Bene detto XVI ha voluto una croce sull’altare (croce che Francesco ha conservato) per di più con il crocifisso, non verso la gente  ma verso il prete, per dire che anche celebrando rivolti al popolo, la preghiera sacerdotale E’ ORIENTATA , rivolta cioè al Signore.  Dal momento che gli atteggiamenti esterni manifestano quelli interni, si può dedurre che il modo giusto di recitare la Preghiera Eucaristica o Canone è quella in cui tutti guardano verso uno stesso punto e cioè alla Croce. Il fatto che da subito si sia pregato così (cioè per 1950 anni) è un segno di Tradizione Autentica che è imprudente cancellare. Non è poi vero che Gesù guardasse in faccia i suoi discepoli nell’ultima cena. Non perché non li abbia guardati, avendo parlato loro con “il cuore in mano” (cfr.  GV. capitoli 13 – 17) ma perché la disposizione dell’Ultima Cena non era come l’ha immaginata Leonardo nel suo celebre quadro. Erano sdraiati su cuscini e appoggiati su un fianco attorno ad una bassa mensa semicircolare, con un lato libero per servire il cibo. Il posto d’onore era all’estremità destra e non al centro.  Su questo argomento ci sono studi approfonditi  (nota 2)  di cui uno raccomandato e con prefazione di Benedetto XVI . C’è anche un mosaico a Ravenna in S.  Apollinare nuovo del 520 circa. Dunque molto antico.
Allora non è vero che i fedeli vedevano ciò che il prete faceva all’altare: Lo sapevano , perché nella fede cristiana non ci sono segreti, la Verità e la Salvezza sono per tutti, ma non lo vedevano. Nelle liturgie orientali ancor oggi il  prete celebra al di là della parete dell’Iconostasi e in quella Romana che è la nostra, anche quando in rari casi il celebrante era rivolto al popolo, i fedeli non vedevano nulla  per via dell’elaborata struttura attorno all’altare o per la sua distanza od elevatezza.  Insomma l’altare  verso il popolo, anche quando raramente c’è stato, non era quello che intendiamo noi oggi.
Mi sono dilungato troppo ma l’argomento non è concluso essendo vastissimo.  Mi preme venire   ALLE LEGGI CHE OGGI SONO IN VIGORE  su questa materia.
1 In nessun documento del Concilio Vat.II c’è scritto di “voltare l’altare o di abolire del tutto la lingua latina, anzi si dice di conservarla anche se occorre dare più spazio alle lingue parlate. (cfr SC n.36)         
2 Dire tutta la  Messa   verso il popolo non è un obbligo.    (cfr.  Congregazione per il culto divino 25 sett.2000)                                 
3 L’ordinamento generale del Messale Romano  (edizione III   aprile 2000) dice ai nn.  298 - 299  che l’altare deve essere fisso attaccato al pavimento e staccato dal muro per potervi facilmente girare attorno  e celebrare rivolti verso il popolo, la qual cosa è conveniente realizzare, ovunque sia possibile.(nota 3)   Normalmente l’ altare sia fisso e dedicato.
Da questa  ultima  indicazione si deduce che dove ci sono  altari antichi  o artistici, che vanno a tutti costi mantenuti, non si collochino tavoli davanti ad essi ma dato che l’altare deve essere unico si usi per la liturgia eucaristica quello monumentale.
Strettamente collegati a questo argomento, ce ne sono altri due e cioè dove e come vadano collocati la Croce e i Candelieri  ed il modo di accostarsi alla santa Comunione. Ma di essi potremo parlare un’altra volta.
____________________________
NOTE:
1 questo uso, non è stato inventato dal nulla. Anche nell’antico rito alla Messa Pontificale o prelatizia il Vescovo o prelato stava al Trono fino al Credo compreso e le letture venivano proclamata dalla balaustra e dopo la Comunione si tornava al trono o al faldistorio
2 Rivolti al Signore  l’orientamento nella preghiera liturgica di Uwe Michael Lang     edizioni Cantagalli  con prefazione di Joseph Ratzingher  -   Tournés vers le Seigneur di Klaus Gamber      Editions Sainte-Madeleine
3 le parole  “ovunque sia possibile” in molti ambienti furono interpretate come un irrigidimento, quasi  fosse un obbligo generale  erigere altari di fronte al popolo. Tale interpretazione venne respinta dalla  Congregazione per il culto divino il 25 sett.2000 che dichiarò come la parola “expedit” cioè “è desiderabile”,  non comportasse un obbligo ma fosse un semplice suggerimento (cfr: Rivolti al Signore, opera citata nella nota 2, nella prima pagina della prefazione all’opera stessa, scritta da Joseph Ratzingher)

41 commenti:

  1. Credo che, soprattutto nelle chiese preconciliari, l'altare "coram populo" dovrebbe essere amovibile in modo da rendere possibile entrambe le celebrazioni. A dire il vero porrei l'altare "moderno" solo quando c'è la messa perché spesso intaccano l'unità architettonica delle antiche chiese.

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  2. L'altare coram populo nelle chiese preconciliari non serve, perchè si può celebrare con il novus ordo e l'altare coram Deo senza nessun problema

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    1. Giustissimo.
      La celebrazione "coram populo" non è un obbligo giuridico.
      E poi non sono 50 anni, ma 43-44, perché negli anni "sperimentali" (1965-1970) la celebrazione era coram Deo all'altare vero, da molti tradotta in italiano, ma con le parole della Messa di sempre (Salirò all'altare di Dio; r. a Dio che allieta la mia giovinezza........)

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    2. Bravissimo ed esattissimo Anonimo delle 11:33 !

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    3. E poi ci vuole del coraggio a dire che dopo 50 anni non è opportuno cambiare direzione della celebrazione! E allora i 1400 anni passati con la celebrazione coram Deo?

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  3. " Anche il popolo prega, ma non direttamente, bensì tramite il sacerdote, tant’è vero che la preghiera eucaristica la recita il prete solo. La gente la ascolta e si unisce alla fine dicendo AMEN. Il popolo prega unendo i suoi sacrifici (ma speriamo anche le sue gioie) al sacrificio di Cristo, ma quella parte della Messa è essenzialmente sacerdotale. NE DERIVA DUNQUE CHE SI DEVE ESSERE RIVOLTI AL SIGNORE. Non per niente c’è anche la risposta all’invito ad elevare i cuori, che recita :– Sono rivolti al Signore –"

    premetto che non voglio iniziare alcuna sterile polemica ma solo avere delle chiarificazioni:

    nella preghiera eucaristica il prete recita le seguenti parole, le stesse pronunciate da Cristo nell'Ultima Cena,: "PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:QUESTO È IL MIO CORPO
    OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI".."PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME". ma queste parole sono semplicemente il ricordo di quello che Cristo ha detto ai suoi discepoli o sono ogni volta rivolte ai fedeli da Cristo, nella persona del sacerdote? e se è così, nel dirlo il sacerdote non dovrebbe guardare in faccia le persone a cui rivolge questa frase?

    inoltre la frase "sono rivolti al Signore" è come detto una risposta all'invito "in alto i nostri cuori". anche quì, quando si fa un invito non ci si rivolge direttamente alle persone a cui quest'invito è rivolto?

    Manlio


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    1. Sign. Manlio, la Sua è una bella considerazione perchè si nota che è pervasa da autentico spirito devozionale.
      Provi per un momenti ad immaginare che TUTTI, Sacerdote e Assemblea dei fedeli, sono rivolti nella stessa direzione di preghiera verso la Croce e verso Oriente .
      Non trova che le stesse Sue parole possono avere compimento e maggiore efficacia se TUTTI sono nella medesima posizione orante ?
      TUTTI rivolti al Signore verso la Gerusalemme celeste !

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    2. a Manlio.
      le parole dell'istituzione non sono dette al popolo ma a Dio, al quale è rivolta tutta la preghiera eucaristica. La recita delle parole dell'istituzione non è altro che il memoriale che si fa al Padre dell'Istituzione dell'Eucaristia da parte del Figlio, memoriale che è espressione della fede della Chiesa che in quel momento, ricordando al Padre ciò che ha compiuto mediante il Figlio nell'Ultima Cena, professa la richiesta che quello che il Figlio fece si rinnovi per opera dello Spirito. Questo è proprio uno dei punti dove molti presbiteri evidenziano la loro ignoranza, al punto che alcuni spezzano realmente l'ostia per presentarla visivamente ai fedeli spezzata, dicendo: Prendete e mangiate. Non è dunque rievocazione ma MEMORIALE RIVOLTO AL PADRE AFFINCHE' RINNOVI L'EUCARISTIA CELEBRATA DAL FIGLIO NELL'ULTIMA CENA

      don Antonio Porpora

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    3. Ci sarebbe da precisare che le parole dell'istituzione, qualsiasi esse siano, non sono le parole pronunciate da Cristo ma un "collage" delle quattro versioni che il NT ci ha consegnato.. oltre che un'interpretazione teologica delle medesime. Infatti "offerto in sacrificio" è tutt'altra cosa rispetto al verbo evangelico e anche al "tradetur" latino. Se lo ricordino i sostenitori del "per molti" e i detrattori del "per tutti".. se si vuole tradurre fedelmente, come dicono, allora si traduca fedelmente tutto, non solo quello che fa comodo!

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  4. Nessun furto "al "popolo", ma un ritorno a Cristo. L'altare è il Golgota ( e i gradini rappresentano il cammino di Cristo (non di Kiko) verso il Golgota, dove si consuma il supremo Sacrificio.

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    1. non capisco come questo c'entri con la domanda che ho fatto. nessuno ha parlato di furto o di altro.

      Manlio

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    2. Costui vede Kiko dappertutto. Malattia.
      Parini Maialetti

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    3. E il grave è che non c'è cura.

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  5. BEN FATTO............BRAVO!!!

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  6. L'unica cosa che non condivido sono le quattro piante nel vaso.....con il plise'....e troppo alto il Crociffisso che nasconde San Michele!

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    1. Caro Istriano la tua ( giusta ) osservazione è solo dettata dall'effetto foto ... nella realtà sono sicuro che il quadro di San Michele si vede benissimo !

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  7. Nelle chiese già costruite, quando il vecchio altare è collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo e non può essere rimosso senza danneggiare il valore artistico, si costruisca un altro altare fisso, realizzato con arte e debitamente dedicato. Soltanto sopra questo altare si compiano le sacre celebrazioni. Il vecchio altare non venga ornato con particolare cura per non sottrarre l’attenzione dei fedeli dal nuovo altare.

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    1. Anonimo delle 14:04 un tempo la cura per la Liturgia era massima e per questo gli Architetti sapevano come costruire.
      Ci spieghi per favore dove, ad esempio, possa aver veduto un Altare antico " collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo " .
      Se ci fa un solo esempio di questo tipo di scempio devozionale e liturgico di un " altare antico collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo " farò penitenza per due settimane ...

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    2. Cero andrea carradori, la frase non è mia ma è semplicemente la citazione di una delle rubriche dell'ordinamento generale del Messale Romano III edizione

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    3. Attenzione: il messale dice che l'altare antico non deve essere "collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo", il che non è affatto sinonimo di "versus apsidem", né è necessariamente in contraddizione con l'orientazione versus apsidem.

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  8. Non e' possibile, l' altare deve esse verso il popolo, questo e' lo schema tradizionale, chi insiste con l' assetto tridentino sbaglia. La messa non e' affatto un affare intimistico ed estetico ma comunitario. Questo prete ha sbagliato .

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    1. Anonimo delle 14:10 si potrebbe stare a scrivere per ore ed ore su questo argomento ... con onestà di argomentazioni . Certo che le meravigliose chiese romane, sto pensando a San Clemente e a San Giorgio al Velabro - ad esempio . ) potrebbero anche prestarsi, superficialmente secondo me , ad un interpretazione della celebrazione " versus populus ". Anche diverse Cattedrali, mi vengono in mente Taranto, Recanati, Jesi ecc ecc hanno sempre avuto il cosiddetto "altare papale" ( che comunque nella realtà nascondeva di più il celebrante agli occhi dei fedeli - chissà poi l'Episcopus al Pax vobis dove si rivolgeva - se rimaneva fermo o si girava verso il presbiterio .... ).
      Ma in ambedue i casi che ho superficialmente citato, gli studiosi di Liturgia ci dicono che la posizione era dettata dall'orientamento verso oriente ( per Recanati e Jesi l'ho potuto constatare personalmente grazie ad una bussola che mi ero portato ).
      Io non mi azzarderei a buttare dei giudizi : sbaglia o non sbaglia.
      Penso che al di là delle convinzioni ci debba essere il buon senso.
      Il buon senso devozionale e pastorale che solo i parroci ( neppure i curiali che sono anno luca lontani dalle realtà pastorali) posseggono e insegnano.
      Con i ritrovati attuali dei sistemi d'amplificazione c'è solo una cosa che potrebbe costituire un insormontabile muro di separazione fra i fedeli e il Sacerdote che celebra verso la Croce : il pregiudizio e l'ideologia !
      Se la celebrazione nel modo antico ( oserei dire di sempre ) verso la Croce ha santificato per secoli i fedeli salvandoli dal rischio delle eresie e dalle contaminazioni illuministe ( con tutte le ideologie derivanti ) chi sono io per giudicare che un prete avrebbe sbagliato ?


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  9. Se Dio è dappertutto, anche se il Sacerdote si volta verso il popolo è rivolto a Dio....o li' Dio non c'è?
    Uno che non capisce i termini della tenzone.
    Feliciano Baschenis

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    1. Dopotutto siamo sempre tutti figli di Dio...

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Al Signor Feliciano consiglio la lettura di questo blog di un teologo-liturgista preparato e senza pregiudizi : http://traditioliturgica.blogspot.it/

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  10. Mi rendo conto che a chi non è addentro la questione possa sembrare di lana caprina (anche se chiunque può percepire che è strano celebrare su un tavolino di legno quando a un metro c'è uno splendido altare antico...): be', inutile girarci intorno, il problema non è se il prete guardi in faccia o meno i fedeli. Questo non interessa a nessuno. Chi ha imposto il tavolino-mensa verso il popolo aveva un altro scopo: desacralizzare e protestantizzare il rito. In effetti l'inventore del tavolino-mensa è Martin Lutero, il quale si servì di questo e di altri mezzucci per convincere il popolo che la Messa non è un sacrificio ma solo un memoriale dell'Ultima Cena. Gli altri mezzucci, per la cronaca, erano innanzi tutto rito in volgare e Comunione in mano. Guarda caso, le stesse cose che il cattolicesimo ha adottato dopo gli anni Sessanta, con l'intento dichiarato di andare incontro ai "fratelli separati", che peraltro non se sono dati per intesi e hanno continuato per la loro strada.

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    1. Secondo me ,la questione potrebbe essere anche più prosaica.
      I teutoni alla lutero soffrono da sempre di famigerata tirchieria.
      Siccome invece di santificarsi perdevano sempre tempo appresso alle bionde in carne e ossa e/o alle loro bionde birrazze consumate a fiumi non avevano reliquie di Santi Martiri per poter consacrare gli Altari.
      Le dovevano chiedere alle Diocesi Italiane o direttamente alla Santa Sede che ,anche se non chiedeva denaro, almeno chiedeva l'umile sottomissione che il teutone ,specie quando beve,considera come offesa personale al suo pressapochismo sparagnino.
      Ovviamente la teppa luterana non poteva certo far vedere al popolino che la demolizione degli Altari di NS si trattava della consueta affezione al borsellino e si inventarono le bazzecole teologiche che ,stante la loro totale insipienza, piacquero molto
      al clero sessantottino perché faceva somigliare la sacra liturgia ad un' assemblea del collettivo cattolico.
      E' stato difficile ,ma il Santissimo ha trovato persino un tedesco come Ratzinger che ha avuto l'onestà intellettuale di comprendere che la riforma liturgica è stato solo un equivoco.

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  11. LA PERICOLOSA SETTA DEGLI “OSSERVATORI”
    Tutti sentiamo la necessità di far parte di un gruppo in cui ci riconosciamo e da cui riceviamo “protezione”: è scolpito nella nostra stessa natura di animali “politici”. Chi scrive, un reprobo ex neocatecumenale impenitente, ha voluto incautamente sperimentare nuove appartenenze, mettendosi in contatto con la chiesa degli “Osservatori (del Cammino Neocatecumenale)”, i quali – come noto - hanno creato una nuova “comunità” virtuale, in cui ciascuno ha il proprio ministero e carisma che esercita in conformità alle proprie inclinazioni naturali.
    Ve li presento.
    In vetta c’è Tripudio che è il deus ex machina del manipolo e del blog, il Lìder Maximo indiscusso ed indiscutibile, il Kiko della situazione. Nessuno degli osservatori più piccoli osa fiatare dinanzi al suo verbo fatto post: se anche levasse una gamba e – al modo del Ruggero il Normanno - desse vigorosamente fiato al fondoschiena, lo giustificherebbero in ogni maniera esclamando: ma è odor di rosa, olezzo di santità! Come quando si diverte a strapazzare ben bene il povero neocat di turno che, col fare da galletto impettito, scenda con lui a singolar tenzone. Per fortuna c’è anche Sebastian a scorrazzare nel Blog, il dialogante per eccellenza, l’incarnazione del buonismo di veltroniana memoria, la dolce “mammina” che interviene per consolare il povero cristo che sia stato meritatamente “bastonato” e cazziato da Tripudio.
    Poi arriva Lino, che potrebbe esser definito come il Maître à penser della combriccola, l’Aquinate in salsa partenopea, una sorta di piccolo infallibile papetto della chiesuolina virtuale: tutti agognano a ricever da lui – novello oracolo di Delfi - un autorevole parere sui Massimi Sistemi, pendendo dalle labbra e bocca sue (che sanno esprimersi come un usignolo, anzi a sentir come gorgheggia ben potrebbe ricoprire anche il ruolo di cantore).
    La figura più simpatica è quella dell’Apostata: fa la parte di un personaggio che mescola insieme il piglio dell’inquisitore e la voce inascoltata del “profeta” apocalittico. Scuote le coscienze intorpidite con le sue enigmatiche “domandine” e poi - giù! - a rampognar, con “carinerie” ed anatemi, i malcapitati che abbiano avuto la malasorte di incontrarlo sulla via del WEB.
    Via, via, tutti gli altri.
    Mic è la veterana: interviene ogni tanto, quasi fosse una graziosa concessione, dall’alto della sua esperienza nelle passate battaglie anti-neocat. Ha la presidenza onoraria, difendendo come può un discreto primato d’onore che si è conquistata per antichi meriti (il primato di giurisdizione, invece, ce l’ha Tripudio, a quanto dicono, acquisito tramite un golpe interno che ha relegato la combattiva eroina degli osservatori nella blasonata, quanto inutile, posizione di “madre nobile” della fondazione).
    Mario, invece, è un mistico stravagante: solerte, posta commenti e citazioni intrisi di una vaga spiritualità tardo-ottocentesca che, pur allattando pesantemente i “paesi bassi” del malcapitato lettore, con l’argomento non c’entrano una beata minch…. È l’O.T. per vocazione (O.T. sta per “Ordo testicolare”). Cristiano sta sempre nel mezzo della via e ben presto sarà cacciato, assieme a Mario, per procurato gonfiore ai “cosiddetti” altrui: un pedantissimo “accademico” che passa le giornate a puntualizzare a destra e a manca (è pure un tirchione: nella decima versava una spilorceria da poco più di una decina di Euro!). CONTINUA

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  12. Aldo: ruspante e diretto, con lui non puoi permetterti il lusso di fare lo gnorri.
    Ruben fa le veci del politologo, anche per questo ha una fama alquanto… sinistra.
    Psyco è il “complottista” della compagnia, vede potenziali nemici e cospirazioni giudaico-massonico-pluto-democratiche da tutte le parti (pare abbia dubitato pure di sé stesso, arrivando a sospettarsi come una spia del nemico a sua insaputa). La sua funzione: mettere in guardia “i piccoli” (una sconosciuta nuova specie di roditori, particolarmente vulnerabile e poco adattata ad un ambiente ostile) dai pericoli della spectre neocatecumenale. Ilcuginodellapulcepellegrina, un tantino schizzato, lo segue come fido discepolo.
    Michela svolge alla perfezione il ruolo del “poliziotto buono”, in contrapposizione dialettica al poliziotto str…ano: un certo Apostata (forse il gemello dell’omonimo sopra menzionato). Figura – di questa tosta ma gentile donzella - quanto mai necessaria per placare i bollenti spiriti dei focosi confratelli eccessivamente… tripudianti.
    Restando in tema di telefilm polizieschi, “La verità vi farà liberi” ha un compito essenziale. È il tenente Colombo dell’allegra brigata: come un arzillo cacciatore di criminali nazisti, stana i troll dalle ombre dell’anonimato e li affossa con dossier degni di un esperto maneggiatore del “metodo Boffo” . Ne sa qualcosa il povero Maurizio, il quale, a seguito delle minuziose indagini svolte dal “veritierochetifaràlibero”, divenne per tutti il “Pranoterapeutico Biomagnetico” (ma gli “osservatori” si difesero assumendo che non fosse un insulto: bensì il nome di un nuovo supereroe della Marvel). Quest’ultimo, ancor fuori della porta, pare che sbavi vistosamente per entrare nell’esclusivo circolo, così - almeno - insinuò un nullafacente buontempone di nome Federico – l’ennesimo troll - il quale ebbe ad apostrofarlo come un “cornuto volontario”, affetto da un principio della Sindrome di Stoccolma: invero, trattato come uno zimbello dagli osservatori, lui – Maurizio, atarassico ed impassibile - li ringraziava senza posa e si sperticava in elogi rivolti ai propri “carnefici”.
    Da ultimo, c’è un certo Pasquale Baccalà, che non ho avuto il piacere di conoscere, ma che sta sulla bocca di tutti. A quanto sembra, è quello che manda avanti il carrozzone, il baccalanus in fabula, il personaggio, necessario ed onnipresente, forse più indispensabile di Tripudio: penso che se smettesse di circolare in incognito tra gli “osservatori”, sotto le mentite spoglie di fantomatici Cavalier di Cimarosa o Padri OSM (facendo incazzare Psyco come una iena), il blog chiuderebbe all’istante baracca e burattini.
    Questi i personaggi di un mondo surreale, quasi fiabesco…
    In fondo, mi sono rimasti simpatici. È stato bello “conoscerli” e far parte, sia pure per pochissimo tempo, di questa biomagnetica, psycoedelica e… tripudiante “petite église”.
    Un reprobo.

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  13. Con un altare simile era un vero peccato celebrare con uno posticcio.
    Complimenti per la scelta!

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  14. MANLIO, non rispondevo a te, e non capisco perché tu ti sia risentito. Facevo un'obiezione sul titolo: il prete che toglie l'altare al popolo. Ora togliere l'altare al popolo significa privare il popolo dell'altare rivolto ad esso rivolto. Quindi il titolo avrebbe dovuto spiegare: il prete toglie l'altare "rivolto" al popolo e ripristina la Messa sull'altare rivolto a Dio. Capisco la volontà di sintesi ma evitare certe ambiguità sarebbe opportuno.
    Quanto a Crisoto che offre il Sacrificio di se stesso a Dio Padre nell'ultima cena, occorre ricordare la forma del tavolo e la presenza dei soli apostoli, alle cui mani porge il Pane, il Suo Corpo. Non c'erano fedeli.
    Quanto ai commenti successivi, Pasqualino in cammino è bene che cammini e risparmi il fiato.

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  15. E tutta la sbrodolatura d'insulti ad altro blog cosa c'entra col post? I neocat devon intervenire sempre e comunque, ecco perché li vedo: la loro fuffa è inconfondibile. Parlano di setta a proposito di coloro che svelano le loro eresie e i loro segreti, mentre son loro una setta, piccola chiesa-prigione nella Chiesa.

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    1. Gli è che qui almeno si possono fare osservazioni liberamente, mentre in quegli altri blog vige il pensiero unico.

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  16. La loro fuffa è inconfondibile, ha ragione Pastorelli. Ha scrutinato una quindicina di persone, un neocatecumenale vive di questo. Non essendo capace di rispondere alle critiche alle eresie della setta, che altro potrebbe fare? Scrutina le persone.

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  17. Tavolini indegni e panche da osteria... questo sono diventati gli altari dopo la riforma liturgica.

    Gettare alla monnezza questi simulacri posticci è dovere e piacere, W il parroco lungimirante
    e pio, abbasso i cialtroni ideologizzati del coram populo.

    I meravigliosi altari distrutti dalla furia modernista dei
    sostenitori del coram populo sono la inequivocabile prova che accusa questi perecottari infingardi
    e pure bigotti.

    Polimar

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  18. Cari tutti l altare è stato rimesso al suo posto caram populo sia lodato Gesù

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  19. Gli è che qui almeno si possono fare osservazioni liberamente, mentre in quegli altri blog vige il pensiero unico
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    Perché, Pasqualino e alias esprimono pensieri? e le loro osservazioni sono libere? se lo facessero sarebbero cacciati dal cammino che non è mivimento, com'ebbe a dir carmen a Giov. Paolo II, che rispose: non conosco un cammino che non sia movimento. Insomma il livello intellettuale dal capo si estende alle membra.

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  20. Segnalo che il beato card. Schuster, finissimo e coltissimo liturgista, campione insuperabile della tradizione e della dottrina, amava l'altare rivolto al popolo e le chiese ambrosiane, costruite e consacrate durante il suo lungo episcopato, avevano quasi tutte l'altare rivolto al popolo, a partire dalla basilica del Seminario di Venegono, scuola di formazione di tutti i futuri preti diocesani.. La questione non mi sembra dunque essenziale. Essenziale è la dignità dell'altare (assurdo chi sostiene che in certe chiese l'altare al popolo dovrebbe essere mobile in modo da poter essere messo e tolto alla bisogna... questo sì che significa ridurli a tavolino da snack bar) e la dignità della celebrazione.

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  21. Sono un sacerdote della Toscana, sono stato parroco di alcune parrocchie ed in una ho tolto l'altare mobile ritornando ad usare il vecchio altare. In un'altra parrocchia mi sono opposto affinché, durante i restauri, si compisse "l'adeguamento liturgico" in una cappella al centro del paese chiusa da trant'anni...adesso anche lì si celebra nel vecchio altare restaurato.

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La Redazione