Siamo tutti particolarmente amareggiati per la notizia che a notte fonda di sabato 11 febbraio ci sarà una "messa-rock" nella parrocchia di Albiano, Trento.
E' stato, purtroppo, il giornale diocesano dell’Arcidiocesi di Trento ad averne diffuso la notizia.
La Messa come spettacolo è uno squallido abbinamento della rivoluzione e della demagogia populista che ha provocato anche lo sbancamento nel clero che, anche nel caso citato, umilia la Liturgia inserendo espressioni musicali non accettate dalla chiesa e dal dubbio contenuto educativo.
Ma il Reverendo non si illuda dei facili successi che sicuramente avrà in un primo momento : è il popolo stesso a dar segni di severo ripensamento su quanto sta accadendo in horto Dei .
Una “strana” nostalgia del Sacro torna a fecondare le anime dei più umili.
La teatralità delle celebrazioni e concelebrazioni, con rituali più o meno esotici, più o meno estranei alla Cattolicità millenaria, pare abbia ingenerato finalmente sazietà.
Il popolo, anche per effetto della precaria situazione economica, chiede preghiere, suppliche e processioni.
Ma molte Chiese, aimè, sono oramai deserte perché lo « spettacolo » ha prodotto anche una terribile crisi vocazionale.
Ma la storia ci insegna che nel popolo rimane sempre un segreto anelito verso il “sacro”anche se, nel caso di Albiano, può venire sopraffatto da quel senso di “novità provincialotta” che sembra riesca ancora a coinvolgere e a stravolgere anche coloro che si ritenevano agguerriti contro ogni pericolo di contaminazioni mondane.
E’ inaccettabile che nel 2012 , quando si cerca , sia pur lentamente, di ricostruire un’identità cattolica attraverso la liturgia ( secondo il postulato lex orandi, lex credendi ) vengono organizzate, con il plauso della Diocesi, delle cosiddette messe-rock.
Affido la conclusione di questo post ad un episodio ormai storico.
Negli anni in cui venne follemente abbattuto l'edificio eretto in duecento secoli di storia ( in meno di quattro anni venne eliminato il latino, la lingua universale della Chiesa e il Canto, codificato da Papa San Gregorio Magno venne sostituito da indegne canzonette di una banalità assurda quando non addirittura da gargarismi tribali) c'era un gruppo di giovani cattolici che abitavano nel Quartiere Monteverde di Roma nella cui Parrocchia dedicata a San Giulio I era celebrata la messa con accompagnamento di chitarre elettriche e batteria.
Quei ragazzi il 24 novembre 1968 indirizzarono coraggiosamente al loro Parroco una lettera, che venne ripresa anche dalla stampa locale, nella quale lo diffidavano di non chiamare quell'iniziativa "messa dei giovani".
L’età dei firmatari, 14-25 anni, smentiva, de facto, quanto sprezzatamente il Cardinale Michele Pellegrino aveva detto sui “tradizionalisti” fissando per essi 40 anni come " età minima dell’integralista cattolico".
Per favore, Reverendo don Stefano Zeni ( foto) e Reverendi Responsabili del Giornale Diocesano, non chiamate quel " sabato sera alternativo" “messa dei giovani”. Non sarebbe onesto.
Gli errori, per fortuna, passano .
La volontà di Dio rimane.
A.C.
Il severo monito di Paolo VI nella Lettera Apostolica "Sacrificium Laudis" : « Siamo venuti a conoscenza che nell'ufficio del Coro si vanno richiedendo le lingue volgari, e si vuole ancora che il canto, cosiddetto gregoriano, si possa qua e là sostituire con le cantilene oggi alla moda; addirittura si reclama da alcuni che la lingua latina sia abolita.
Il Coro a cui si togliesse quel linguaggio, che supera il confine di ogni nazione singola, e che si fa valere per la sua mirabile forza spirituale; il Coro a cui si togliesse quella melodia che sale dal più profondo dell'animo — il Canto gregoriano, vogliamo dire — sarebbe simile a un cero spento, che più non illumina, più non attira a sé gli occhi e la mente degli uomini. » 15 Agosto 1966.
E' stato, purtroppo, il giornale diocesano dell’Arcidiocesi di Trento ad averne diffuso la notizia.
La Messa come spettacolo è uno squallido abbinamento della rivoluzione e della demagogia populista che ha provocato anche lo sbancamento nel clero che, anche nel caso citato, umilia la Liturgia inserendo espressioni musicali non accettate dalla chiesa e dal dubbio contenuto educativo.
Ma il Reverendo non si illuda dei facili successi che sicuramente avrà in un primo momento : è il popolo stesso a dar segni di severo ripensamento su quanto sta accadendo in horto Dei .
Una “strana” nostalgia del Sacro torna a fecondare le anime dei più umili.
La teatralità delle celebrazioni e concelebrazioni, con rituali più o meno esotici, più o meno estranei alla Cattolicità millenaria, pare abbia ingenerato finalmente sazietà.
Il popolo, anche per effetto della precaria situazione economica, chiede preghiere, suppliche e processioni.
Ma molte Chiese, aimè, sono oramai deserte perché lo « spettacolo » ha prodotto anche una terribile crisi vocazionale.
Ma la storia ci insegna che nel popolo rimane sempre un segreto anelito verso il “sacro”anche se, nel caso di Albiano, può venire sopraffatto da quel senso di “novità provincialotta” che sembra riesca ancora a coinvolgere e a stravolgere anche coloro che si ritenevano agguerriti contro ogni pericolo di contaminazioni mondane.
E’ inaccettabile che nel 2012 , quando si cerca , sia pur lentamente, di ricostruire un’identità cattolica attraverso la liturgia ( secondo il postulato lex orandi, lex credendi ) vengono organizzate, con il plauso della Diocesi, delle cosiddette messe-rock.
Affido la conclusione di questo post ad un episodio ormai storico.
Negli anni in cui venne follemente abbattuto l'edificio eretto in duecento secoli di storia ( in meno di quattro anni venne eliminato il latino, la lingua universale della Chiesa e il Canto, codificato da Papa San Gregorio Magno venne sostituito da indegne canzonette di una banalità assurda quando non addirittura da gargarismi tribali) c'era un gruppo di giovani cattolici che abitavano nel Quartiere Monteverde di Roma nella cui Parrocchia dedicata a San Giulio I era celebrata la messa con accompagnamento di chitarre elettriche e batteria.
Quei ragazzi il 24 novembre 1968 indirizzarono coraggiosamente al loro Parroco una lettera, che venne ripresa anche dalla stampa locale, nella quale lo diffidavano di non chiamare quell'iniziativa "messa dei giovani".
L’età dei firmatari, 14-25 anni, smentiva, de facto, quanto sprezzatamente il Cardinale Michele Pellegrino aveva detto sui “tradizionalisti” fissando per essi 40 anni come " età minima dell’integralista cattolico".
Per favore, Reverendo don Stefano Zeni ( foto) e Reverendi Responsabili del Giornale Diocesano, non chiamate quel " sabato sera alternativo" “messa dei giovani”. Non sarebbe onesto.
Gli errori, per fortuna, passano .
La volontà di Dio rimane.
A.C.
Il severo monito di Paolo VI nella Lettera Apostolica "Sacrificium Laudis" : « Siamo venuti a conoscenza che nell'ufficio del Coro si vanno richiedendo le lingue volgari, e si vuole ancora che il canto, cosiddetto gregoriano, si possa qua e là sostituire con le cantilene oggi alla moda; addirittura si reclama da alcuni che la lingua latina sia abolita.
Il Coro a cui si togliesse quel linguaggio, che supera il confine di ogni nazione singola, e che si fa valere per la sua mirabile forza spirituale; il Coro a cui si togliesse quella melodia che sale dal più profondo dell'animo — il Canto gregoriano, vogliamo dire — sarebbe simile a un cero spento, che più non illumina, più non attira a sé gli occhi e la mente degli uomini. » 15 Agosto 1966.
Nel filmato la Santa Messa era ancora nell'antico rito, anche se con il Messale del '65, l'Altare rivolto verso la Croce ecc ecc
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