Cristina Siccardi, autrice delle celebrate biografie del card. Newman e di mons. Lefebvre, ci ha fatto l'onore di inviarci, per la pubblicazione in anteprima, questa sua recensione al saggio appena edito di Roberto De Mattei sul Concilio Vaticano II, del quale ci siamo occupati anche in un post di ieri. Una recensione che, come sempre dovrebb'essere, rende anche il servizio al lettore di spiegargli di che cosa parli il volume commentato.
I tempi stanno mutando, è evidente. I cattolici possono pensare, parlare, scrivere, studiare, esaminare, approfondire pubblicamente, senza ipocrisie e doppiezze, senza la paura di essere considerati dei cristiani "trapassati" e "oscurantisti", gente appestata da cui stare ben distanti: la plumbea cappa, come la definisce Alessandro Gnocchi, caduta sulle loro teste per alcuni lustri va piano piano sgretolandosi e, negli ultimi tempi, non così piano… è sufficiente fare un salto in libreria, quella reale o quella on-line, per accorgersi che la rosa dei venti non è più rivolta soltanto da un lato. La riedizione di Iota Unum di Romano Amerio per Fede & Cultura e per Lindau, i preziosi testi del teologo Brunero Gherardini, i saggi di Gnocchi-Palmaro, i libri di Francesco Agnoli… sono soltanto alcuni esempi illuminanti per comprendere che la Tradizione sta compiendo la sua opera di "restaurazione" dopo l’ubriacatura rivoluzionaria operata dentro e fuori la Chiesa.
Il Pontificato di Benedetto XVI con i suoi atti e le sue parole offre ampie speranze a chi è rimasto cattolico di Santa Romana Chiesa, Una Santa Cattolica Apostolica, "unico ovile". Ed ecco che, in questo panorama costituito da teologi, storici, filosofi, liturgisti, giornalisti, apologeti, si inserisce la nuova pubblicazione del professor Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, un poderoso lavoro composto da 632 pagine e pubblicato da Lindau (€ 38,00).
Si tratta di una monografia unica nel suo genere, soprattutto per due ragioni: in primo luogo l’utente ha la possibilità di accedere ad uno strumento organico che riordina, mattone per mattone, tutto ciò che è accaduto prima, durante e nell’immediato dopo Concilio Ecumenico Vaticano II, il ventunesimo della Storia della Chiesa; un Concilio davvero problematico, complesso e intricato visto che continua ad essere, a distanza di quasi cinquant’anni, ancora sul tappeto di discussioni accese e controverse.
La seconda ragione della novità e originalità del testo è che esso è il risultato di una meticolosa e scrupolosa ricerca storiografica e archivistica, la quale permette l’accesso a documentazione finora non pubblicata e che aiuta a comprendere, con carte e prove alla mano, ciò che realmente accadde durante le quattro sessioni del Concilio (aperto da Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 e chiuso da Paolo VI l’8 dicembre 1965) e le linee progressiste che in esso emersero ed ebbero spesso la meglio. Si trattò, comunque, di un Concilio anomalo rispetto a tutti gli altri precedenti, infatti, come afferma de Mattei: "Il Concilio Vaticano II non ha emanato leggi e neppure ha deliberato in modo definitivo su questioni di fede e di morale. La mancanza di definizioni dogmatiche ha inevitabilmente aperto la discussione sulla natura dei documenti e sul modo della loro applicazione nel periodo del cosiddetto "postconcilio". Il problema del rapporto tra Concilio e "postconcilio" sta perciò al cuore del dibattito ermeneutico in corso" (p. 6).
La pastoralità del Concilio, afferma de Mattei, non deve comunque ingannare poiché, pur non essendoci stati pronunciamenti dogmatici, le "nuove idee avevano pesanti ricadute sul piano della spiritualità, della pastorale e della stessa ecclesiologia. I riformatori tendevano a cancellare la sostanziale differenza tra il sacerdozio sacramentale dei presbiteri e il sacerdozio comune dei laici, in modo da attribuire alla comunità dei fedeli una vera e propria natura sacerdotale; insinuavano l’idea di una "concelebrazione" del sacerdote con il popolo; sostenevano che si doveva "partecipare" attivamente alla Messa dialogando con il sacerdote, con l’esclusione di ogni altra forma di legittima assistenza al Sacrificio, come la meditazione, il Rosario o altre orazioni private; propugnavano la riduzione dell’altare a mensa; consideravano la comunione "extra Missam", le visite al SS.mo Sacramento, l’adorazione perpetua, come forme extra-liturgiche di pietà; manifestavano scarsa considerazione per le devozioni al Sacro Cuore, alla Madonna, ai Santi e, più in generale, per la spiritualità e per la morale tradizionale. Si trattava, in una parola, di una "reinterpretazione" della dottrina e della struttura della Chiesa al fine di adattarle allo spirito moderno" (pp. 58-59).
Nell’organico e strutturato saggio di de Mattei emerge chiaramente il disegno modernista sopravvissuto alla condanna di san Pio X nella Pascendi Dominici Gregis (1907), che, non più manifesto e aggressivo come ai tempi di Papa Sarto, ma, più suadente e invasivo, si propagò nella Chiesa attraverso il "movimento biblico", il "movimento liturgico", il "movimento filosofico-teologico", di cui la nouvelle théologie fu brulicante espressione, e, infine, il "movimento ecumenico".
L’autore, per stilare il suo volume, si è avvalso di documenti ufficiali e di documenti privati, come diari e lettere dei protagonisti di quegli anni. Pensiamo, per esempio, ai diari, editi, del cardinale Siri e dei teologi Chenu, Congar, de Lubac; così come ai diari, ancora inediti, di monsignor Clifford Fenton, oppure ai documenti del Seminario internazionale di Ecône (Svizzera), fondato da monsignor Marcel Lefebvre, e ancora alla corrispondenza dei vescovi Giacomo Lercaro e Helder Câmara, alle carte dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira di San Paolo del Brasile. Inoltre non "vanno trascurate naturalmente le biografie dei protagonisti, ricordando che la storia non è mossa solo da interessi economici e politici, ma in primo luogo dalle idee e dalle tendenze profonde dell’animo umano, che ispirano i sistemi ideologici e le azioni ad esso conseguenti" (p. 27). Proprio a questo proposito, ci sia consentito dire che papa Montini è visto principalmente da un’angolatura politica, tralasciando aspetti di carattere spirituale di un uomo molto complesso (filosofo-letterato e non teologo), dall’animo votato al monastero (come dimostrano i contatti, lungo tutto l’arco della sua esistenza, con i benedettini, in particolare del convento di Engelberg, in Svizzera); non fu uomo di governo ed il pontificato gli pesò come un’immensa croce, come scrisse a caldo appena salito al soglio pontificio su di un taccuino: "Forse il Signore mi ha chiamato a questo servizio, non già perché io vi abbia qualche attitudine, o perché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, non altri, la guida e la salva": da queste parole emerge in tutta la sua evidenza come la libertà, di cui godette, sotto il suo pontificato, quello che Benedetto XVI definisce lo "spirito del Concilio", fu più una conseguenza dei suoi limiti nell’arte del comando che l’adempimento di un suo disegno.
Roberto de Mattei, con molta chiarezza, spiega che i venti novatori affondavano le loro radici nella filosofia, da Cartesio a Kant, per giungere alle correnti idealistiche, storicistiche, scientiste, evoluzioniste, che si affacciarono agli albori del Novecento. "Il nucleo della filosofia moderna, come aveva ben visto Pio X, era nell’immanentismo, ovvero nel principio secondo cui la fonte e la misura dell’essere scaturiscono dalla coscienza dell’uomo" (p. 63), con la conseguente archiviazione della filosofia e della teologia di san Tommaso d’Aquino. Il modernismo, spiega lo storico, circolava non solo nei libri, ma in tutto il corpo sociale, "avvelenandone ogni aspetto. Ciò permise alla "nouvelle théologie" che nasceva di presentarsi come una teologia e filosofia "viva", legata alla storia, in opposizione all’astrattezza libresca della scolastica" (p. 65).
Le discussioni furono tante, tantissime, si scontravano posizioni differenti, contrastanti, gli animi erano accesi, le aspettative di rinnovamento, in nome di una nuova "Pentecoste" della Chiesa, erano incalzanti. Fra i molteplici schemi preparati per le discussioni da tenersi nell’Assise nessuno ebbe tante modifiche e revisioni come quello sulla libertà religiosa e il cardinale Ottaviani chiese che essa "non venisse sollecitata con tanta energia" (p. 393), ricordando le parole ammonitrici di S. Paolo a Timoteo: "Rimprovera, esorta, reprimi con tutta la pazienza e l’insegnamento, perché verrà un tempo in cui essi non sopporteranno la vera dottrina" (2 Tim 4, 2-3)".
Teilhard de Cardin, de Lubac, Congar, Chenu, Rhaner, Küng … con il loro pensiero e/o la loro presenza aleggiarono abbondantemente sull’Assise ed i media erano molto attenti nei loro confronti, venendo a creare un "magistero parallelo" (p. 227), espresso attraverso articoli, libri, conferenze, riunioni di teologi, dando loro importanza e valore, offrendo così garanzia, nell’opinione pubblica, della potenza e veridicità delle loro asserzioni.
Il sedicesimo ed ultimo documento promulgato dal Concilio fu la Gaudium et Spes, un testo sul quale il Cardinale König ebbe a dire: "segna una svolta nella concezione della Chiesa, verso la Storia che chiude l’era del Sillabo e della Pascendi" (p. 513). Scriverà, molti anni dopo, monsignor Brunero Gherardini nel suo Concilio ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare (2009): "Capovolgendo il pensiero dell’Aquinate [san Tommaso, ndr], secondo il quale Dio non può creare per fini estranei alla propria realtà, il Vaticano II fece dell’uomo, "l’unica creatura voluta da Dio per se stessa" (GS, n. 24) (…) Orami i confini estremi dell’antropocentrismo idolatrico erano stati raggiunti. Non era in questione se l’uomo credesse o no, bastava che fosse "il centro e il vertice" (GS, n. 12) di tutti i valori creaturali, voluti e ordinati da Dio al suo servizio, "subordinati allo sviluppo integrale della sua persona" (GS, n. 59)" (p. 513).
Intanto nei corridoi vaticani alcuni Cardinali cominciavano a girare in clergyman e, fra i primi, Suenens e Léger. Il sentimento antiromano arrivò nel Concilio, un Concilio voluto e indetto da Giovanni XXIII, nel quale si verificarono spesso gli auspici di Ernesto Buonaiuti. Le sue parole, riportate da de Mattei, fanno rabbrividire:
"Fino ad oggi si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero ed infallibile metodo". D’altro canto il modernista antiromano George Tyrell aveva sentenziato: "Roma non può essere distrutta in un giorno, ma bisogna farla cadere in polvere e in cenere in modo graduale e inoffensivo; allora noi avremo una nuova religione e un nuovo decalogo" (p. 80).
De Mattei sottolinea come molti fossero i "preoccupati", ma pochi coloro che resistettero veramente, fra cui monsignor Lefebvre, monsignor de Castro Mayer, monsignor de Proença Sigaud (che fecero parte del Coetus Internationalis Patrum) e il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira. Significativa la lettera di san Giovanni Calabria al beato cardinal Schuster: "Da anni con crescente insistenza sento ripercuotersi, in fondo al mio cuore, il lamento di Gesù: la mia Chiesa!" (p. 101). Il santo era convinto che: "Noi Sacerdoti, o siamo santi e possiamo salvare il mondo intero; o siamo cattivi e possiamo rovinarlo per secoli e secoli. Chi ha donato il Cristianesimo alla Terra? L’eroismo dei Pontefici, dei Vescovi, dei Sacerdoti santi. Chi ha lacerato le vesti della Chiesa? Ario, Fozio, Lutero. "La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me" (Gv 18,35), diceva Pilato a Gesù in catene. È una frase che fa tremare.
Si legge che nel 1790 si contavano nel mondo cristiano più di settemila conventi di soli Francescani, con centoventimila Religiosi, donne escluse. Aggiungete i Religiosi di tutti gli altri Ordini e Congregazioni; metteteci accanto i Sacerdoti del clero secolare allora numerosissimo. Come si spiega, con un numero tale di difensori, la bufera della Rivoluzione Francese che si scatena anche contro la Chiesa? Eppure con soli dodici uomini Gesù è andato alla conquista del mondo. Ma erano santi!" (pp. 101-102).
Giacobini, girondini, conservatori e tradizionalisti sono gli attori di questo monumentale dramma, dai risvolti a volte shakespeariani, che ha anche il pregio di rivolgere un ringraziamento a Sua Santità Benedetto XVI: "per aver aperto le porte a un serio dibattito sul Concilio Vatiacano II" e per tale ragione l’autore si unisce "alle suppliche di quei teologi che chiedono rispettosamente e filialmente al Vicario di Cristo in terra di promuovere un approfondito esame del Concilio Vaticano II, in tutta la sua complessità ed estensione, per verificare la sua continuità con i venti Concilii precedenti e per dissipare le ombre e i dubbi che da quasi mezzo secolo rendono sofferente la Chiesa, pur nella certezza che mai le porte degli Inferi prevarranno su di Essa (Mt 16,18)".
Cristina Siccardi
Che tristezza!
RispondiEliminail testo del prof De Mattei deve esser molto interessante. Sicuramente è da leggere per capire i molti "intrallazzi" che ci son dietro il concilio.
RispondiEliminaqualcuno sa darmi informazioni sui diari del card. Siri a cui accenna la Siccardi? Chi li ha pubblicati?
grazie
Grazie Redazione, finalmente un commento "vero", sincero. Grazie alla Dott.ssa Siccardi. Ecco come bisogna presentare una novità editoriale, qualsiasi essa sia: rispettosa dell'autore e di ciò che egli ha voluto comunicare nella sua opera.
RispondiEliminaNon bisogna mai cedere ai "poteri" forti della Chiesa italiana, mai cedere al compiacimento di qualche vescovo....o teologo. Ecco un esempio "pulito" di come si possa parlare della Chiesa e del Vaticano II a testa alta, senza immischiamenti in ideologie partitiche chiesastiche di centro, destra o sinistra.
L'opera di Di Mattei va quindi letta e decisamente dopo aver letto per anni quella di Melloni e della "scuola bolognese", vorrei proprio smettere di ubriacarmi con essa e ...passare ad altro, decisamente ad altro.
Brava Cristina Siccardi, come sempre. Abbiamo bisogno della sua intelligenza, passione e competenza divulgatrice. Adesso piano, piano, il muro si sta sgretolando... Laus Deo !
RispondiEliminaÈ vero, finalmente tutti i cattolici (toh..finalmente qualcuno che scrive "cattolici" e non cristiani") possono parlare, anche quelli considerati di serie B, anche quelli che l`intelligentsia postconciliare aveva zittito come se fossere afflitti da peste bubbonica, è vero, finalmente voci di grandi come di piccoli si fanno sentire, o risentire, per dire tutto lo sconcerto che suscita la visione della realtà della Chiesa oggi, dopo più di 40 anni di permissivismo, non solo, ma anche di incoraggiamento e legittimazione di prassi e pseudodottrine a-cattoliche, voci che cercano una spiegazione, pongono domande che non possono più essere ingoiate, sì oggi possiamo parlare...ma poi?
RispondiEliminaBisogna ben cominciare da qualche parte, mi dico, i frutti si vedranno, già se ne vede qualcuno, bisogna aver pazienza, tanta pazienza, cerco di convincermi, ma poi vedo la realtà, quella di casa mia, quella dei Paesi che mi circondano, quasi ogni giorno potrei dare notizia delle aberrazioni commesse da vescovi francesi, non vedo cambiare niente, non vedo sanzioni, non vedo sospensioni, vedo chi ci guida continuare a definire "un dono di Dio" chi distrugge e la Dottrina e la Liturgia cattolica, Cristina Siccardi ha scritto:
"Il Pontificato di Benedetto XVI con i suoi atti e le sue parole offre ampie speranze a chi è rimasto cattolico di Santa Romana Chiesa, Una Santa Cattolica Apostolica, "unico ovile".
Appunto, chi sono questi cattolici?
In questa Chiesa dove c`è posto per tutti (unico ovile?) perchè non sento di condividere la stessa Fede di chi segue maestri , quasi già beatificati in vita, che li portano su vie altre?
Noto che finalmente la redazione ha capito che razza di esaltato pazzo è il Prof.Dante Pastorelli.Ho notato che ha trasmigrato sul blog di un altro pazzo:Francesco Colafemmina.Spero che finalmente vi siate resi conto che persone come il Prof.Pastorelli fa più male alla vostra causa di cento Vescovi contrari.Usare Il Messale Tridentino può fare molto bene alla Chiesa e alla Messa post Vaticano II basta non dargli il significato che non ha quello di anti Vaticano II e anti rifroma liturgica.Se farete questo non amate veramente la Messa Tridentina e lo condannerete sempre ad essere marginale e simbolo e bandiera di gruppetti e persone esaltate e fanatiche tipo Dante Pastorelli.E pensare che su questo blog c'era chi lo additava come "<span>modello da imitare".</span>Se invece capirete che dovete camminare nella Chiesa e per la Chiesa accettando anche il nuovo Messale insieme al vecchio e la smetterete di attacare tutto e tutti allora vedrete che anche il Messale del 1962 e tutto quello che significa avrà più aperture e sarà accettato di più.Più lo vorrete imporre meno lo aiuterete.
RispondiElimina<span>Noto che finalmente la redazione ha capito che razza di esaltato pazzo è il Prof.Dante Pastorelli.Ho notato che ha trasmigrato sul blog di un altro pazzo:Francesco Colafemmina.Spero che finalmente vi siate resi conto che persone come il Prof.Pastorelli fa più male alla vostra causa di cento Vescovi contrari.Usare Il Messale Tridentino può fare molto bene alla Chiesa e alla Messa post Vaticano II basta non dargli il significato che non ha quello di anti Vaticano II e anti rifroma liturgica.Se farete questo non amate veramente la Messa Tridentina e lo condannerete sempre ad essere marginale e simbolo e bandiera di gruppetti e persone esaltate e fanatiche tipo Dante Pastorelli.E pensare che su questo blog c'era chi lo additava come "<span>modello da imitare".</span>Se invece capirete che dovete camminare nella Chiesa e per la Chiesa accettando anche il nuovo Messale insieme al vecchio e la smetterete di attacare tutto e tutti allora vedrete che anche il Messale del 1962 e tutto quello che significa avrà più aperture e sarà accettato di più.Più lo vorrete imporre meno lo aiuterete.</span>
RispondiEliminaCosa c'entra?
RispondiEliminaMD
Pazzo esaltato e fanatico ci sarai tu...mi pare che fui io, tra gli altri, a scrivere che dal professor Pastorelli ci fosse solo da imparare e da imitare, e lo ribadisco, e ci aggiungo anche il professor Colafemmina!!
RispondiEliminaCaro robdealb, ma non hai riconosciuto lo stile inconfondibile di chi ha vomitato quel "commento"?
RispondiEliminaInutile reagire, la REDAZIONE provvederà.
Salvo che qualcuno abbia problemi psicologici personali incontrollabili cerchiamo di non dare del pazzo ...
RispondiElimina"Un ringraziamento a Sua Santità Benedetto XVI: "per aver aperto le porte a un serio dibattito sul Concilio Vatiacano II"
RispondiEliminaMa lui non intende aprire ASSOLUTAMENTE un dibattito, da Castelgandolfo il messaggio è chiaro: "una bussola!", che ha in se un ALTRO messaggio che ben pochi hanno colto. Infatti è lo stesso termine che Il cardinale di Parigi utilizzò per una conferenza sul Vaticano II dove il relatore era il capo di un'altra religione a Parigi. Risultato una folla inferocita di tradizionalisti (senza bandiere, semplici cattolici indignati) si è opposta. Vi invito a leggere i commenti dell'articolo del la Croix. Ne è seguita una polemica che è giunta a Roma. B16 ovviamente in più riprese si è sperticato di lodi con dichiarazioni magisteriali gravissime ben peggio del libro intervista. Dove canonizza TUTTO il V2 e l'Illuminismo massonico e il modernismo che lo ha ispirato! chiudendo così ogni possibile dibattito. Solo una voce forte si alzò, una voce che molto mi confortò! Ma che non è bastata a fermarlo nelle sue dichiarazione temerarie e gravissime, come l'inutilità della preghiera di conversione degli ebrei, perchè non c'è più bisogno, ascoltando talaltro, gli stessi inviti a toglierla, e quello del preservativo che prima dice che è inutile e poi che è moralizzante, e si può utilizzare confermando tacitamente le storture già in atto!
...se fossero ubriachi di vino......ancora..ancora....ma sono ubriachi....di aver stravolto tutto....al posto di Dio...comandano loro!!!!!
RispondiElimina<p><span><span><span>AGGIORNAMENTI SULL’ANAFORA ECUMENICA.</span></span></span>
RispondiElimina</p><p><span><span><span>Vi comunico che il Vescovo, per mezzo del Responsabile dell’Ufficio Liturgico, ci ha risposto! Il Vescovo loda prima di tutto il nostro impegno ecumenico e le iniziative conseguenti; ci fa notare però che non si può utilizzare una preghiera eucaristica senza una specifica approvazione ecclesiastica, in questo caso il Vescovo, come primo Liturgo della Diocesi. La nostra anafora ecumenica può ricevere la Sua approvazione con le modifiche necessarie per non scandalizzare chi è ancora legato a una concezione statica (non propriamente ecumenica , ma comunque legittima) dell’eucaristia; l’unità spirituale della Comunità, nonostante le differenze, è il bene primario. Le modifiche riguardano l’epiclesi e il racconto dell’istituzione, che sono molto più vicine alle versioni ufficiali. Un’altra limitazione è nell’uso, che sarà solo per singole celebrazioni, autorizzate volta per volta. Ecco dunque la nuova versione (le modifiche sono tutte in MAIUSCOLO). Spero che tutti i vostri dubbi saranno chiariti.</span></span></span>
</p><p><span><span><span>Veramente sei santo, Signore, ti benedice tutta la creazione, Tu che, per mezzo del tuo figlio, Gesù e con la potenza dello Spirito, dai vita e santità a ogni cosa, e sempre e ovunque non manchi di accogliere in SANTA Assemblea tutti i popoli, TU CHE SEI SEMPRE E OVUNQUE PRESENTE, QUANDO DUE O TRE PROCLAMANO IL TUO NOME IN OFFERTA SPIRITUALE. </span></span></span>
</p><p><span><span><span>Ti preghiamo, dunque, perché QUESTO PANE E QUESTO VINO, che a Te portiamo come segni della nostra umile dedizione, per mezzo dello stesso Spirito, Tu li santifichi, perché DIVENTINO IL CORPO E SANGUE DI GESÙ, sacramenti del suo Amore, che ci ha chiamato a celebrare e condividere.
</span></span></span>
</p>
Ottimo commento. Tutto il contrario di quello impreciso, gratuito e minimizzante di Introvigne. Bene anche Gnocchi e Palmaro sul Foglio del 7 dicembre.
RispondiEliminaDon Camillo modera questo tono verso Papa Benedetto; abbiamo molto parlato della sua politica teologica verso il VII, ma non puoi dire che lui abbia fatto "<span>dichiarazioni magisteriali gravissime".</span>
RispondiEliminaLascio il tuo intervento con questa "nota previa" ( e anche per il collegamento con la "voce forte", che personalmente non conoscevo in questo messaggio :) ).
Sebastiano P.
La Chiesa ha tempi lunghi.E´ ben vero che per distruggere si fa presto ma certamente la ricostruzione richiederá piú generazioni. Forse non conviene aspettarci risultati ma accontentarci di osservare che il vento sta cambiando dizione. E pregare.
RispondiEliminaQualcuno spieghi a don Camillo cosa significa bussola.Probabilmente non lo ha capito! Bussola = strumento e non, come lui la vuole intendere, verità!
RispondiEliminaMD
Mi sa tanto che il mons. Vescovo abbia tentato di mettere le toppe agli squarci più evidenti (le formule di consacrazione) senza rendersi conto, poverino, delle sconcezze disseminate qua e la, soprattutto in confronto col testo originale. Come piaceva a modernisti degli anni '70, che accusarono di "linguaggio duro e realistico in eccesso" quella preghiera eucaristica. Toppe, peraltro, anch'esse da rattoppare: se non sbaglio, PRO in latino si traduce con PER (A FAVORE DI), ma col sottofondo pure di AL POSTO DI. Tradurre PRO con A comporta fatalmente sminuire il carattere salvifico, oscurando le stesse intenzioni di Gesù, che nella Cena ha prefigurato la Croce.
RispondiElimina<span> "....concezione statica (non propriamente ecumenica , ma comunque legittima) dell’eucaristia..." </span>
RispondiEliminaQuid ???
Ecco appunto!
RispondiElimina"ma satana non dorme e attraverso il modernismo vi devia e vi guida sulla sua via."
Parafrasando il modernismo, è la bussola che guida verso satana!
Mai la parola della Madonna è stata così chiara!
"Concezione statica, non propriamente ecumenica, ma comunque legittima, dell'Eucaristia"...a parte che non capisco cosa voglia dire una "concezione statica" (era "statico" anche Gesù, quando diceva che sarebbero passati il cielo e la terra, ma non le Sue parole?), cosa vuol dire "non propriamente ecumenica ma comunque legittima"? Che sia uguale avere due concezioni diverse e agli antipodi di un Sacramento, anzi, del Sacramento per eccellenza, della Chiesa? Che è possibile e anzi giusto far convivere insieme il Santo Sacrificio della Messa e la Presenza Reale, e la cena protestante e la presenza spirituale?
RispondiEliminaE che cosa vuol dire quell'aggettivo "ecumenico"? Che al Corpo e al Sangue di Cristo possono partecipare tutti, tanto non fa differenza? Se è così, questo è completamente contrario a tutto ciò che gli Apostoli e i Padri hanno tramandato e i Santi insegnato e vissuto...
Anche i Santi Martiri di Gorcum, avevano dell'Eucaristia una concezione "statica e non ecumenica", ma "ugualmente legittima"? Ma per piacere...
<span>"Concezione statica, non propriamente ecumenica, ma comunque legittima, dell'Eucaristia"...a parte che non capisco cosa voglia dire una "concezione statica" (era "statico" anche Gesù, quando diceva che sarebbero passati il cielo e la terra, ma non le Sue parole?), cosa vuol dire "non propriamente ecumenica ma comunque legittima"? Che sia uguale avere due concezioni diverse e agli antipodi di un Sacramento, anzi, del Sacramento per eccellenza, della Chiesa? Che è possibile e anzi giusto far convivere insieme il Santo Sacrificio della Messa e la Presenza Reale, e la cena protestante e la presenza spirituale?
RispondiEliminaE che cosa vuol dire quell'aggettivo "ecumenico"? Che al Corpo e al Sangue di Cristo possono partecipare tutti, tanto non fa differenza? Se è così, questo è completamente contrario a tutto ciò che gli Apostoli e i Padri hanno tramandato e i Santi insegnato e vissuto...
Anche i Santi Martiri di Gorcum, avevano dell'Eucaristia una concezione "statica e non ecumenica", ma "ugualmente legittima"? Ma per piacere...</span>
Ma poi, oltretutto, di quale "comunità" si sta parlando, come di quali "singole celebrazioni" e "unità spirituale" si sta parlando?
RispondiEliminaQuella "comunità" è la Chiesa? Ma della Chiesa fanno parte anche gli eretici? E in caso di risposta negativa, di quali "comunità" si sta parlando?
Che "unità spirituale" ci può essere tra chi crede nella Presenza Reale e chi crede che l'Eucaristia sia nulla? Già San Paolo parlava di nessuna comunione tra il Calice di Cristo e altri calici...
E per finire, di che "singole celebrazioni" si sta parlando? La communicatio in sacris può e deve essere il punto di arrivo dell'ecumenismo (il ritorno all'unità degli eretici), non certo quello di partenza!!
Caro don Camillo ... tu fai della bussola non uno strumento ( cosa che fa BXVI ed i Papi prima di lui) ma una verità. Ed è qui il tuo errore ( posso dirlo!?) di segno opposto ma di matrice uguale a quello dei modernisti.
RispondiEliminaMD
saranno queste le "nuove Chiese" o "giovani Chiese" non meglio identificate di cui parla Gheddo nel suo articolo su La Bussola riguardo alla nuova evangelizzazione?
RispondiEliminaDon Camillo come lo vede il prossimo futuro della Chiesa?
RispondiEliminaSe invece di "mistrare" tu ed i tuoi amici andaste a zappare, fareste un buon servizio a Santa Madre Chiesa e all'agricoltura.
RispondiEliminaSe invece di "ministrare" tu ed i tuoi amici andaste a zappare, fareste un buon servizio a Santa Madre Chiesa e all'agricoltura.
RispondiEliminaTrovo molto grave ciò che scrive De Mattei ed anche don Gherardini). Non si possono rifiutare le affermazioni di un concilio excumenico, ribadite da ben cinque pontefici, in nome delle proprie preferenze personali. In questo certi tradizionalisti commettono lo stesso errore dei modernisti: sostyituiscono la continuità della grande Tradizione vivente della Chiesa (che non è un museo!) con le proprie opinioni soggettive.
RispondiEliminaLe affermazioni della "Pascendi" non hanno un valore superiore ai documenti del Vaticano II, ma vanno rilette e reinterpretate in base ad essi. I documenti ufficiali di un concilio ecumenico (che vanno distinti dai documenti preparatori e dagli interventi personali di un singolo vescopvo, si tratti di Siri o Ottaviani o di Lercaro o Suenens) hanno una validità superiore a quella di una sem,plice enciclica, che non gode dell'infallibilità in senso stretto.
Se De Mattei vuole andare coi lefevrani lo faccia: ma non pretenda di imporre le sue opinioni come "cattoliche".
A dire il vero, gli insegnamenti piu` recenti sono sempre stati armonizzati nella luce di quelli anteriori, non come dici tu. Dico poi armonizzati perche' un documento della Chiesa, se scritto bene, dovrebbe parlare da se`, senza bisogno di ermeneutiche.
RispondiEliminaToh....un`altra nuova entry, più sopra abbiamo don de Capitani, qui Raffaele Savigni, tutti e due, in modo diverso, grandi amici della Messa di sempre e dei "Tradizionalisti".
RispondiEliminaLe opinioni di De Mattei sono cattolicissime signor Savigni, come lo sono quelle di<span> Romano Amerio , di Brunero Gherardini, di Gnocchi-Palmaro, di Francesco Agnoli…e di tanti altri, fra i quali anche molti bloggers qui presenti.... tutti si uniscono<span> "alle suppliche di quei teologi che chiedono rispettosamente e filialmente al Vicario di Cristo in terra di promuovere un approfondito esame del Concilio Vaticano II, in tutta la sua complessità ed estensione, per verificare la sua continuità con i venti Concilii precedenti e per dissipare le ombre e i dubbi che da quasi mezzo secolo rendono sofferente la Chiesa, pur nella certezza che mai le porte degli Inferi prevarranno su di Essa (Mt 16,18)".</span></span>
Caro Savigni,
RispondiEliminabenvenuto. Mi pare tuttavia che il sollevare le questioni, e chiedere rispettosamente all'Autorità Magisteriale (il Papa) di farsene carico, sia proprio il contrario di un rifiuto delle affermazioni di un Concilio Ecumenico.
Se di rifiuto si trattasse, tutto sarebbe più semplice: si farebbe un po' come i vetero-cattolici rispetto al Vaticano I. Non ci sarebbe allora bisogno di approfondimenti, studio, dubbi e richieste di chiarimento, la cui stessa presenza è dimostrazione del contrario.
Enrico
Un bel tacer non fu mai scritto!
RispondiEliminaNon è proprio così!
RispondiEliminaCi si potrebbe anche leggereb del ciurlare nel manico.
Del tipo! denuncio l'ambiguità per poi volere che ciò che dice il Magistero sia identico a ciò che dico io e non ciò che in effetti è!
Denunciare l'ambiguità è un gioco pericoloso!
MD
<span><span><span>Ma cosa sta dicendo?!?</span></span></span>
RispondiElimina<span><span><span></span></span></span>
<span><span><span>L'unica autorità in grado di approvare una Prece Eucaristica è Roma. L'approvazione del suo vescovo è in questo senso ILLEGITTIMA E NULLA.</span></span></span>
<span><span><span></span></span></span>
<span><span><span>Mi ha sentito molto bene: N-U-L-L-A</span></span></span>
<span>Del tipo! denuncio l'ambiguità per poi volere che ciò che dice il Magistero sia identico a ciò che dico io e non ciò che in effetti è! </span>
RispondiEliminae invece è del tipo! denuncio l'ambiguità perché il confronto col Magistero perenne, mi fa notare che dice qualcosa di diverso, che non spiega o chiarisce o arricchisce e approfondisce 'vetera', ma le sostituisce con 'nova', completamente di nuovo conio, che tagliano le radici con la Tradizione e portano su una strada diversa... non è un gioco, ma una mancanza pericolosa non denunciarla, l'ambiguità...
e allora non le denunciamo, per carità! ci teniamo tutte le ambiguità, da cui scaturiscono sempre tutte le possibili interpretazioni, giuste e sbagliate, e andiamo avanti così....come prima, più di prima nella crescente confusione ?
RispondiEliminaè incredibile l'ostinazione inveterata ormai da 45 anni, in cui si viene indottrinati fin da piccoli dal relativismo morale e dottrinale regnante: si ritiene addirittura di dover proibire il sano discernimento del bene dal male, esercizio indispensabile della retta ragione per tener desta la coscienza, al fine di scegliere il bene e rigettare il male. Questo che era pane quotidiano della vita morale cattolica di 19 secoli, ora viene rifiutato, con l'imperativo (mistificatorio) che risuona ovunque :"Non giudicare!" mettendo a tacere ogni volontà di discernimento, ovvero distinzione di valore. Tutto e tutti devono restare immersi nella confusione.
RispondiElimina<span>è incredibile l'ostinazione inveterata ormai da 45 anni, in cui si viene indottrinati fin da piccoli al/dal relativismo morale e dottrinale regnante: si ritiene addirittura di dover proibire il sano discernimento del bene dal male, esercizio indispensabile della retta ragione per tener desta la coscienza, al fine di scegliere il bene e rigettare il male. Questo che era pane quotidiano della vita morale cattolica di 19 secoli, ora viene rifiutato, con l'imperativo (mistificatorio) che risuona ovunque :"Non giudicare!" mettendo a tacere ogni volontà di discernimento, ovvero distinzione di valore. Tutto e tutti devono restare immersi nella confusione.</span>
RispondiEliminaSì, però definire uno studioso lettore di un libro di storia "utente"... Cara Siccardi, chiunque lei sia, lasci questo gergo da azienda, se vuole accreditarsi come storiografa!
RispondiEliminaIl seguito della recensione va meglio.
Lasciando da parte la polemica Introvigne-De Mattei in quanto discussione fra "pliniani" che se la cantano e se la suonano, e parlando da un punto di vista unicamente cattolico e storiografico, il dramma del Concilio Vaticano II risiede nella convinzione di tanti all'epoca che la Chiesa dovesse "cambiare". Alla luce di ciò si spiega il disastro che è seguito, e che continuerà fino a quando non la si smetterà di adulare il mondo e di professare una sorta di hegelismo cattolico, se mi si passa l'ironica espressione. Gli anni Sessanta sono finiti, i Settanta idem, persino gli Ottanta: dunque non ha senso continuare a dire che il tempo presente richiederebbe che si "applichi" una buona volta il Concilio, un concilio che nacque storicisticamente (storicismo mascherato come "pastoralità") e che dunque ormai è ipso facto superato, proprio in virtù delle concezioni filosofiche dei suoi propugnatori.
Quanto all'"ermeneutica della continuità", da un punto di vista storico è discutibile: per fare l'esempio più evidente, il Messale di Paolo VI intendeva eliminare quello precedente, è inutile fingere di negarlo o non saperlo. Papa Benedetto - che comunque non è un "tradizionalista", come ho altre volte fatto notare - ha presumibilmente fatto ricorso a questa chiave interpretativa per tentare di recuperare una misura "accettabile" di "tradizione" e allo stesso tempo salvare il salvabile del Concilio e non scontentare quella gran parte di cattolici che ad esso continua a guardare come a un "superdogma" e che potrebbero causare ulteriori problemi. Tanto per fare un esempio, i salesiani dell'UPS, poco dopo l'elezione di Benedetto XVI, gli "offrirono" un volume sull'applicazione del Concilio Vaticano II: presumibilmente volevano insinuare che Ratzinger fosse antiConcilio (e non lo era), sarebbe divertente sapere se adesso si sono calmati, date le loro"entrature" in Vaticano :) :)
<span>Le affermazioni della "Pascendi" non hanno un valore superiore ai documenti del Vaticano II, ma vanno rilette e reinterpretate in base ad essi.</span>
RispondiEliminaspiacente, Savigni, ma questo è un rovesciamento inaccettabile dei giusti criteri di lettura di sempre: qualsiasi documento di Magistero va letto alla luce della Tradizione perenne e VIVA (non "vivente", cioè quella del momento transeunte), quindi anche i documenti del Concilio vanno visti alla luce della Tradizione, per vedere SE sono in continuità con essa !
e non il contrario, come lei e molti affermano, cioè che i documenti dei Papi di 19 secoli e oltre, come la Pascendi, debbano leggersi alla luce del CVII: ma ci mancherebbe altro!.... come se il 21.mo Concilio fosse una nuova "tradizione" (rifondante della Chiesa?) e intoccabile, che dia esso solo in modo supremo la chiave per interpretare tutto il Magistero di sempre, passato presente e futuro....ma scherziamo ? per di più tenendo conto che esso fu pastorale e non dogmatico, come si può ritenerlo "luce superiore" magisteriale a cui tutti i pronunciamenti devono riferirsi e inchinarsi ?
<span><span>Le affermazioni della "Pascendi" non hanno un valore superiore ai documenti del Vaticano II, ma vanno rilette e reinterpretate in base ad essi.</span>
RispondiEliminaspiacente, Savigni, ma questo è un rovesciamento inaccettabile dei giusti criteri di lettura di sempre: qualsiasi documento di Magistero va letto alla luce della Tradizione perenne e VIVA (non "vivente", cioè quella del momento transeunte), quindi anche i documenti del Concilio vanno visti alla luce della Tradizione, per vedere SE sono in conformità (e continuità) con essa !
e non il contrario, come lei e molti affermano, cioè che i documenti dei Papi di 19 secoli e oltre, come la Pascendi, debbano leggersi alla luce del CVII: ma ci mancherebbe altro!.... come se il 21.mo Concilio fosse una nuova "tradizione" (rifondante della Chiesa?) e intoccabile, che dia esso solo in modo supremo la chiave per interpretare tutto il Magistero di sempre, passato presente e futuro....ma scherziamo ? per di più tenendo conto che esso fu pastorale e non dogmatico, come si può ritenerlo "luce superiore" magisteriale a cui tutti i pronunciamenti devono riferirsi e inchinarsi ?</span>
Ed io cosa ho detto?
RispondiEliminaMD
a me pare l'esatto contrario!
RispondiEliminaDirei decisamente di no. Ho esattamente detto che se tiri fuori l'ambiguità poi rischi che qualcuno sull'ambiguità ci metta le mani ... cosa che è successa!
RispondiEliminaSe invece non denuncio l'ambiguità ma la traduco, meglio la bypasso, con la continuità è automatico che il significato autentico sia quello che dò io ... cosa che fa il Papa ... bypassa l'ambiguità, denuncia la rottura, porta avanti la continuità ... nonostante le suppliche di qui e di là!
MD
il Papa bypassa l'ambiguità? come se non ci fosse? il risultato è che tutte le errate applicazioni che ne derivano restano immutate e continuano l'opera di distruzione della Chiesa.
RispondiEliminaL'unico che non può permettersi di bypassare è il Papa, che ha il mandato di 'confermare' nella fede; invece assistiamo al proliferare indisturbato degli errori! E non sono errori in base a nostre opinioni personali, ma in base al Magistero Perenne, che lospiritodelconcilio protenderebbe buttare alle ortiche!
Chiudo e ribadisco: affermare l'ambiguità è creare i presupposti per una divisione. Significa strutturare la Chiesa in maniera lobbistica e vince il più forte e numeroso; bypassarla perchè non c'è significa semplicemente ricreare quella "grammatica comune" che sola può eliminare gli errori. E' bene ricordare come "gli errori sono quelli che spingono nella maggior sua luce la Verità" ( L'unità della educazione, Rosmini, Città nuova pg. 293) ed è grazie agli errori ed ai risultati che non hanno portato ( Gamaliele suona sempre bene) che la pulizia nella Chiesa avviene per autogenerazione.
RispondiEliminaTutto ciò non fa che ricordare inoltre come la Chiesa sia una realtà aperta ed accogliente ( perchè Sa perdonare) e non un sistema blindato " l'uomo sistematico guasta l'umanità per sostenere il suo sistema a cui sacrificare l'esperienza" Rosmini, Galateo dei letterati, Guerini pg 119 ... e c'è una enorme differenza tra l'uomo sistematico ( tradizionalista o progressista che dir si voglia) ed il cristiano cattolico!
MD
<span>ed è grazie agli errori ed ai risultati che non hanno portato ( Gamaliele suona sempre bene) che la pulizia nella Chiesa avviene per autogenerazione. </span>
RispondiEliminaesiziale fatalismo ed è anche un tentare il Signore, ché tanto ci pensa Lui! Invece il Signore si serve di noi ed è nella Sua Incarnazione, che ci chiede di incardinare la nostra che è rifiuto del male e dell'errore (non bypassamento) che la Sua Crpoce ha già vinto.
Se tutto avvenisse per autogenerazione, non c'era bsiogno che Cristo Gesù si incarnasse!
<span><span>ed è grazie agli errori ed ai risultati che non hanno portato ( Gamaliele suona sempre bene) che la pulizia nella Chiesa avviene per autogenerazione. </span>
RispondiEliminaesiziale fatalismo ed è anche un tentare il Signore, ché tanto ci pensa Lui! </span>
<span>Invece il Signore si serve di noi ed è nella Sua Incarnazione, che ci chiede di incardinare la nostra che è rifiuto del male e dell'errore (non bypassamento) che la Sua Croce ha già vinto.
Se tutto avvenisse per autogenerazione, non c'era bisogno che Cristo Gesù si incarnasse!</span>
Ma quale uomo sistematico... non c'entra un bel nulla! Noi parliamo dell'uomo 'configurato' a Cristo!
<span><span><span>ed è grazie agli errori ed ai risultati che non hanno portato ( Gamaliele suona sempre bene) che la pulizia nella Chiesa avviene per autogenerazione. </span>
RispondiEliminaesiziale fatalismo ed è anche un tentare il Signore, ché tanto ci pensa Lui! </span>
<span>Invece il Signore si serve di noi ed è nella Sua Incarnazione, che ci chiede di incardinare la nostra che è rifiuto del male e dell'errore (non bypassamento) che la Sua Croce ha già vinto.
Se tutto avvenisse per autogenerazione, non c'era bisogno che Cristo Gesù si incarnasse!</span>
Ma quale uomo sistematico... non c'entra un bel nulla! Noi parliamo dell'uomo 'configurato' a Cristo!</span>
Non è proprio Lui che ha cacciato i mercanti dal Tempio, o li ha bypassati?
leggete il libro del DEUTERONOMIO, in particolare il cap. XXII
RispondiEliminaA dire la verità ha scacciato i mercanti dal tempio ed ha bypassato i sacerdoti ..... comunque oltre agli slogan identici ma di segno opposto a quelli dell'altra sponda c'è qualche riflessione almeno pratica?
RispondiEliminaMD
Preghiamo tanto, MA TANTO!
RispondiEliminanon mi pare che l'Incarnazione di Cristo e la nostra in Lui sia uno slogan, ma qualcosa di molto concreto e, soprattutto ONTOLOGICO. Csa vuoi di più pratico e soprattutto sostanziale?
RispondiEliminanon mi pare che l'Incarnazione di Cristo e la nostra in Lui sia uno slogan; ma qualcosa di molto concreto e, soprattutto, ONTOLOGICO.
RispondiEliminaCosa vuoi di più 'pratico' e sostanziale?
<span>ha bypassato i sacerdoti </span>
più che altro sono stati alcuni di loro a bypassare lui consegnandolo a Pilato...
Ciao core!
RispondiEliminaMD
contra factum...
RispondiEliminaVerum ...comunque non hai risposti e svicoli negli slogan. Contento? Bene! anche io.
RispondiEliminaMD
io non rispondo a slogan. E faccio una domanda: l'Incarnazione è uno slogan?
RispondiEliminaIn questp caso sì èerchè non c'entra nulla con il post e con quanto si stava dicendo: ovverosia ambiguità ed affini!
RispondiEliminaQuindi slogan per evitare di rispondere!
MD
Fine ....
senti non ho intenzione di perder tempo con te, ma non ciurlare nel manico! Io ho risposto a tono e in tema a tue illazioni strampalate e adesso mi ributti su 'quanto si stava dicendo' in genere... piantala e vergognati, ché tanto chiunque ha l'uso di ragione è in grado di capire e giudicare in ogni caso la pianto qui, puoi continuare all'infinito questo flare inconcludente
RispondiEliminaGrazie! Mi vergognerò ... non so perchè ma se me lo consigli tu, santo padre, lo farò!
RispondiEliminaMD
L’affermazione di monsignor Brunero Gherardini è imprecisa e può essere risposta con gli stessi testi di Tommaso d’Aquino: Contra Gentiles, lib. 3 cap. 112 n. 3: «Constat autem ex praemissis finem ultimum universi Deum esse, quem sola intellectualis natura consequitur in seipso, eum scilicet cognoscendo et amando, ut ex dictis patet. Sola igitur intellectualis natura est propter se quaesita in universo, alia autem omnia propter ipsam». Non c’è disaccordo tra il testo di Gaudium et Spes e i testi di Santo Tommaso d’Aquino.Cordiali saluti.
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