La forza della “Lettera ai cattolici di Irlanda” di Benedetto XVI, dello scorso 19 marzo, sta soprattutto nel suo spirito di autentico rinnovamento e riforma della chiesa. Il richiamo alla penitenza che costituisce il suo filo conduttore non è mai disgiunto dall’appello “agli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente”, che nel passato resero grande l’Irlanda e l’Europa e che ancora oggi possono rifondarla (n. 3). Unico fondamento di questa ricostruzione è però Gesù Cristo “che è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Ebrei 13, 8) (n. 9). Rivolgendosi a tutti i fedeli di Irlanda, il Papa li invita “ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze di una grande tradizione religiosa e culturale” (n. 12). Questa tradizione non è tramontata, anche se a essa si è opposto “un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici” (n. 4).
In questo paragrafo, che costituisce un passaggio chiave del documento pontificio, il Papa afferma che negli anni Sessanta fu “determinante” “la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento del Concilio vaticano fu a volte frainteso” e vi fu “una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari”. “E’ in questo contesto generale” di “indebolimento della fede” e di “perdita del rispetto per la chiesa e per i suoi insegnamenti”, “che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi”.
In che senso il Concilio poté essere “frainteso”? Il breve, ma significativo accenno di Benedetto XVI merita di essere sviluppato. Occorre ricordare che durante i lavori dell’assise conciliare prese forma l’idea di una chiesa non più militante, ma peregrinante, in ascolto dei segni dei tempi, pronta a rinunziare alla verginità della sua dottrina, per lasciarsi fecondare dai valori del mondo. Offrirsi ai valori del mondo significava rinunziare ai propri valori, a cominciare a quello che è più intrinseco al cristianesimo: l’idea del Sacrificio, che dal mistero della Croce discende in ogni aspetto della vita ecclesiale, fino alla dottrina morale, che un tempo ispirava la vita di ogni battezzato, chierico o laico che fosse.
Il Concilio impose ai vescovi, come un dovere, la “sociologia pastorale”, raccomandando di aprirsi alle scienze del mondo, dalla sociologia alla psicanalisi. In quegli anni era stato riscoperto lo psicanalista austriaco Wilhelm Reich, morto quasi del tutto dimenticato in un manicomio americano nel 1957. Nel suo libro-manifesto “La Rivoluzione sessuale,” Reich aveva sostituito alle categorie della borghesia e del proletariato quelle di repressione e di liberazione, intendendo con questo ultimo termine la pienezza della libertà sessuale. Ciò implicava la riduzione dell’uomo a un insieme di bisogni fisici e, in ultima analisi, ad energia sessuale. La famiglia, fondata sul matrimonio monogamico indissolubile tra un uomo e una donna, era vista come l’istituto sociale repressivo per eccellenza: nessuna considerazione sociologica poteva autorizzarne la sopravvivenza. Una nuova morale, basata sull’esaltazione del piacere, avrebbe presto spazzato via la morale tradizionale cristiana, che attribuiva un valore positivo all’idea di sacrificio e di sofferenza.
La nuova teologia, spinta dal suo abbraccio ecumenico ai valori del mondo, cercò l’impossibile dialogo tra la morale cristiana e i suoi nemici. I corifei della “nuova morale”, che in Italia furono teologi come don Enrico Chiavacci don Leandro Rossi e don Ambrogio Valsecchi, salutarono come maestri del nuovo corso morale Wilhelm Reich e Herbert Marcuse. Nel 1973, a cura di Valsecchi e di Rossi, uscì, per le edizioni Paoline, un pomposo “Dizionario enciclopedico di teologia morale”, che ambiva a sostituire il classico, e ancor oggi prezioso “Dizionario di teologia morale” dei cardinali Francesco Roberti e Pietro Palazzini (la quarta edizione fu pubblicata da Studium nel 1968). Nel nuovo “Dizionario morale”, Enrico Chiavacci sosteneva che “la vera natura umana è di non aver natura” e che l’uomo è tale per la “tensione” che la sua coscienza esprime, indipendentemente dai “divieti” della morale tradizionale. Valsecchi affermava la necessità di svincolarsi da una concezione della morale che facesse appello a una fondazione metafisica della natura umana. Unico peccato, radice di tutti gli altri, quello “contro l’amore”, e unica virtù, quella di assecondare l’amore, naturalmente e non soprannaturalmente inteso.
I nuovi moralisti, definiti da qualcuno “pornoteologi”, sostituivano alla oggettività della legge naturale, la “persona”, intesa come volontà progettante, sciolta da ogni vincolo normativo e immersa nel contesto storico-culturale, ovvero nell’ “etica della situazione”. E poiché il sesso costituisce parte integrante della persona, rivendicavano il ruolo della sessualità, definita “funzione primaria di crescita personale” (così Valsecchi), anche perché, a dir loro, il Concilio insegnava che solo nel rapporto dialogico con l’altro, la persona umana si realizza. Citavano a questo proposito il concetto secondo cui “ho bisogno dell’altro per essere me stesso”, fondato sul n. 24 della Gaudium et Spes, magna charta del progressismo postconciliare. Chiavacci, Rossi e Valsecchi, contestarono pubblicamente, nel 1974, la posizione antidivorzista della Conferenza episcopale, ma continuarono ad essere per molti anni i “moralisti” più in vista della Chiesa italiana. Ancora oggi basta entrare in una libreria cattolica per trovare in primo piano sugli scaffali i loro libri, stampati da case editrici come le Paoline e la Queriniana.
Eppure, ciò che fa riflettere sono proprio vicende esistenziali, come quelle di Ambrogio Valsecchi professore di morale alla Facoltà teologica di Milano, consulente del cardinale di Milano, Carlo Colombo, al Concilio Vaticano II, alfiere della nuova morale, poi dispensato dai voti e sposato (con rito religioso) nel 1975, quindi divenuto nell’ultimo decennio della sua vita psicologo, analista e terapista di coppia. Altrettanto fallimentare è stato l’itinerario di colui che oggi è, con Hans Küng, il principale accusatore di Benedetto XVI: Rembert Weakland. Difensore ad oltranza della “rivoluzione sessuale”, dei diritti dei “gay” e delle donne nella Chiesa, Weakland non è più arcivescovo di Milwaukee dal 2002 quando fu “dimissionato” dopo che un ex studente di teologia l’aveva accusato di violenza carnale, rompendo il segreto che lo stesso Weakland gli aveva imposto in cambio di 450 mila dollari detratti dalle casse dell’arcidiocesi. La stampa “liberal”, lungi dal lapidarlo, lo trattò però con molto riguardo, come conveniva a un celebrato campione della Chiesa progressista quale egli era.
I nemici della tradizione hanno sempre preteso di opporre il primato dell’esistenza a quello della dottrina, il cristianesimo concretamente vissuto a quello astrattamente predicato. Il “tribunale della vita vissuta”, a cui essi si sono appellati, ha ribaltato però i loro giudizi e le loro previsioni. Chi ha voltato le spalle alla ferrea intransigenza dei princìpi per ancorarsi al molliccio fondamento della propria esperienza, è spesso fuoriuscito da quella Chiesa che diceva di voler meglio servire. Chi ha negato l’esistenza di una natura da rispettare, ha iniziato col soddisfare gli istinti della natura che negava, per assecondare poi le deviazioni che la volontà offriva alla sua intelligenza, disancorata dal vero. Il passaggio dalla etero alla omosessualità e di qui alla pedofilia è stato, per alcuni, se non cronologicamente, almeno logicamente coerente.
Oggi si può sostenere, in prima pagina di Repubblica, che il celibato ecclesiastico produce pedofilia. Ma su nessun giornale si potrebbe affermare l’esistenza di un nesso altrettanto diretto tra pedofilia e omosessualità. Lo impediscono le leggi di alcuni Stati europei, che hanno introdotto il reato di omofobia, ma più ancora lo vieta la censura culturale e sociale che riduce sempre di più i margini di difesa della moralità. All’interno di un certo mondo cattolico, ancora più grave è considerata l’affermazione di un rapporto, anche solo indiretto, tra la nuova teologia degli anni Sessanta e il pansessualismo che penetrò nella Chiesa dopo il Concilio. Benedetto XVI lo ha fatto e gliene va reso onore.
Fonte: Il Foglio 30 aprile 2010, via Amici Papa Ratzinger blog
In questo paragrafo, che costituisce un passaggio chiave del documento pontificio, il Papa afferma che negli anni Sessanta fu “determinante” “la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento del Concilio vaticano fu a volte frainteso” e vi fu “una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari”. “E’ in questo contesto generale” di “indebolimento della fede” e di “perdita del rispetto per la chiesa e per i suoi insegnamenti”, “che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi”.
In che senso il Concilio poté essere “frainteso”? Il breve, ma significativo accenno di Benedetto XVI merita di essere sviluppato. Occorre ricordare che durante i lavori dell’assise conciliare prese forma l’idea di una chiesa non più militante, ma peregrinante, in ascolto dei segni dei tempi, pronta a rinunziare alla verginità della sua dottrina, per lasciarsi fecondare dai valori del mondo. Offrirsi ai valori del mondo significava rinunziare ai propri valori, a cominciare a quello che è più intrinseco al cristianesimo: l’idea del Sacrificio, che dal mistero della Croce discende in ogni aspetto della vita ecclesiale, fino alla dottrina morale, che un tempo ispirava la vita di ogni battezzato, chierico o laico che fosse.
Il Concilio impose ai vescovi, come un dovere, la “sociologia pastorale”, raccomandando di aprirsi alle scienze del mondo, dalla sociologia alla psicanalisi. In quegli anni era stato riscoperto lo psicanalista austriaco Wilhelm Reich, morto quasi del tutto dimenticato in un manicomio americano nel 1957. Nel suo libro-manifesto “La Rivoluzione sessuale,” Reich aveva sostituito alle categorie della borghesia e del proletariato quelle di repressione e di liberazione, intendendo con questo ultimo termine la pienezza della libertà sessuale. Ciò implicava la riduzione dell’uomo a un insieme di bisogni fisici e, in ultima analisi, ad energia sessuale. La famiglia, fondata sul matrimonio monogamico indissolubile tra un uomo e una donna, era vista come l’istituto sociale repressivo per eccellenza: nessuna considerazione sociologica poteva autorizzarne la sopravvivenza. Una nuova morale, basata sull’esaltazione del piacere, avrebbe presto spazzato via la morale tradizionale cristiana, che attribuiva un valore positivo all’idea di sacrificio e di sofferenza.
La nuova teologia, spinta dal suo abbraccio ecumenico ai valori del mondo, cercò l’impossibile dialogo tra la morale cristiana e i suoi nemici. I corifei della “nuova morale”, che in Italia furono teologi come don Enrico Chiavacci don Leandro Rossi e don Ambrogio Valsecchi, salutarono come maestri del nuovo corso morale Wilhelm Reich e Herbert Marcuse. Nel 1973, a cura di Valsecchi e di Rossi, uscì, per le edizioni Paoline, un pomposo “Dizionario enciclopedico di teologia morale”, che ambiva a sostituire il classico, e ancor oggi prezioso “Dizionario di teologia morale” dei cardinali Francesco Roberti e Pietro Palazzini (la quarta edizione fu pubblicata da Studium nel 1968). Nel nuovo “Dizionario morale”, Enrico Chiavacci sosteneva che “la vera natura umana è di non aver natura” e che l’uomo è tale per la “tensione” che la sua coscienza esprime, indipendentemente dai “divieti” della morale tradizionale. Valsecchi affermava la necessità di svincolarsi da una concezione della morale che facesse appello a una fondazione metafisica della natura umana. Unico peccato, radice di tutti gli altri, quello “contro l’amore”, e unica virtù, quella di assecondare l’amore, naturalmente e non soprannaturalmente inteso.
I nuovi moralisti, definiti da qualcuno “pornoteologi”, sostituivano alla oggettività della legge naturale, la “persona”, intesa come volontà progettante, sciolta da ogni vincolo normativo e immersa nel contesto storico-culturale, ovvero nell’ “etica della situazione”. E poiché il sesso costituisce parte integrante della persona, rivendicavano il ruolo della sessualità, definita “funzione primaria di crescita personale” (così Valsecchi), anche perché, a dir loro, il Concilio insegnava che solo nel rapporto dialogico con l’altro, la persona umana si realizza. Citavano a questo proposito il concetto secondo cui “ho bisogno dell’altro per essere me stesso”, fondato sul n. 24 della Gaudium et Spes, magna charta del progressismo postconciliare. Chiavacci, Rossi e Valsecchi, contestarono pubblicamente, nel 1974, la posizione antidivorzista della Conferenza episcopale, ma continuarono ad essere per molti anni i “moralisti” più in vista della Chiesa italiana. Ancora oggi basta entrare in una libreria cattolica per trovare in primo piano sugli scaffali i loro libri, stampati da case editrici come le Paoline e la Queriniana.
Eppure, ciò che fa riflettere sono proprio vicende esistenziali, come quelle di Ambrogio Valsecchi professore di morale alla Facoltà teologica di Milano, consulente del cardinale di Milano, Carlo Colombo, al Concilio Vaticano II, alfiere della nuova morale, poi dispensato dai voti e sposato (con rito religioso) nel 1975, quindi divenuto nell’ultimo decennio della sua vita psicologo, analista e terapista di coppia. Altrettanto fallimentare è stato l’itinerario di colui che oggi è, con Hans Küng, il principale accusatore di Benedetto XVI: Rembert Weakland. Difensore ad oltranza della “rivoluzione sessuale”, dei diritti dei “gay” e delle donne nella Chiesa, Weakland non è più arcivescovo di Milwaukee dal 2002 quando fu “dimissionato” dopo che un ex studente di teologia l’aveva accusato di violenza carnale, rompendo il segreto che lo stesso Weakland gli aveva imposto in cambio di 450 mila dollari detratti dalle casse dell’arcidiocesi. La stampa “liberal”, lungi dal lapidarlo, lo trattò però con molto riguardo, come conveniva a un celebrato campione della Chiesa progressista quale egli era.
I nemici della tradizione hanno sempre preteso di opporre il primato dell’esistenza a quello della dottrina, il cristianesimo concretamente vissuto a quello astrattamente predicato. Il “tribunale della vita vissuta”, a cui essi si sono appellati, ha ribaltato però i loro giudizi e le loro previsioni. Chi ha voltato le spalle alla ferrea intransigenza dei princìpi per ancorarsi al molliccio fondamento della propria esperienza, è spesso fuoriuscito da quella Chiesa che diceva di voler meglio servire. Chi ha negato l’esistenza di una natura da rispettare, ha iniziato col soddisfare gli istinti della natura che negava, per assecondare poi le deviazioni che la volontà offriva alla sua intelligenza, disancorata dal vero. Il passaggio dalla etero alla omosessualità e di qui alla pedofilia è stato, per alcuni, se non cronologicamente, almeno logicamente coerente.
Oggi si può sostenere, in prima pagina di Repubblica, che il celibato ecclesiastico produce pedofilia. Ma su nessun giornale si potrebbe affermare l’esistenza di un nesso altrettanto diretto tra pedofilia e omosessualità. Lo impediscono le leggi di alcuni Stati europei, che hanno introdotto il reato di omofobia, ma più ancora lo vieta la censura culturale e sociale che riduce sempre di più i margini di difesa della moralità. All’interno di un certo mondo cattolico, ancora più grave è considerata l’affermazione di un rapporto, anche solo indiretto, tra la nuova teologia degli anni Sessanta e il pansessualismo che penetrò nella Chiesa dopo il Concilio. Benedetto XVI lo ha fatto e gliene va reso onore.
Fonte: Il Foglio 30 aprile 2010, via Amici Papa Ratzinger blog
Ringrazio il prof. De Mattei per aver dato VOCE ed eco a quel passo della Lettera del Papa che, come avevo sottolineato in altra occasione, è la chiave di comprensione di tutta la Lettera...
RispondiEliminaPenitenza, ma anche discernimento e consapevolezza di un "mea culpa" molto più radicale che non parte dagli "errori compiuti dalla Chiesa" come bellamente si scriveva nei Media nel 2000, ma errori di INTERPRETAZIONE al Concilio e la diabolica disobbedienza alle direttive già conosciute nella Chiesa in tema etico e morale!
In questi giorni, continuando a leggere le battute sui fatti, mi fa davvero ORRORE che si legge di vescovi che dicono ed hanno detto: "MA NOI ATTENDAVAMO UN DOCUMENTO" =-O
ma come?! si doveva attendere un documento di condanna su qualche cosa che la Chiesa ha da SEMPRE condannato?
Questo dare la colpa alla Santa Sede per "non aver reagito" è davvero di una comicità drammatica, ossia, di quei pagliacci che non fanno ridere, ma piangere, che intristiscono, che sono davvero patetici....
E' come affermare che "prima del Concilio" ammettesse peccati di questo spessore...e che "dopo" il Concilio si dovesse attendere una condanna ufficiale.... questo è davvero quanto di più drammatico e diabolico potesse accadere attraverso certe affermazioni di taluni vescovi, non a caso, coinvolti nei silenzi e nella DEFORMAZIONE della pastorale...
La battaglia contro il celibato della Chiesa, il prof. De Mattei, l'ha spiegata benissimo....ed al suo esprimere in modo drammatico e vero di come sia vietato associare (senza fare di tutt'erba un fascio) la pedofilia all'omosessualitò, rammentiamo che esistono dati certi associati anche al fatto che le coppie omosessuali, laddove possono "unirsi" (sic!) adottano FIGLI, degli altri, ESCLUSIVAMENTE MASCHI....vi è in loro una radicale misoginia perfino nella SCELTA di chi adottare....
Il celibato è una virtù....la pedofilia, l'omosessualità....SONO PATOLOGIE....che si mettano l'animo in pace!
sul legame tra omosesualità e pedofilia (omosessuali uomini vanno alla ricerca preferenziale di ragazzi e ragazzini) si leggano le infuocate omelie di san Bernardino da Siena.
RispondiEliminapedofilia tra clero, già diffusa al tempo di san PierDamiani che per colpirla scrisse il crudo Liber Gomorrheanus.
RispondiEliminanessuno ha ancora pensato che grazie a questa campagna meciativa IL CARDINALE GEORGE PELL NON POTRà PIù ESSERE ELETTO ALLA CONGRAGAZIONE DEI VESCOVI?? grazie tante preti froci!
RispondiEliminala pedofilia fa davvero schifo, ed i pedofili non solo mi fanno schifo ma non muoverei neppuire un dito in difesa di un pedofilo condotto sulla sedia elettrica. Se poi si pensa che ci sono preti e vescovi che li hanno coperti che dire...la colpa è anche di chi doveva vigilare e non l'ha fatto. se poi emerge che tra coloro che corpivano i pedofili c'è anche il segretario personale di paolo VI e del papa polacco che dire...prima di dire santo subito è meglio essere più prudenti
RispondiEliminache vagone di sciocchezze...!
RispondiElimina"Il celibato è una virtu'...", non sarebbe meglio dire che è una scelta che puo' diventare (con molti forse) una virtu' e basta? Su cosa mettere nell'elenco delle patologie lasciamolo fare ai medici che forse sono più bravi (anche quando sbagliano) di chi cerca di spiegare teologicamente ogni molecola dell'universo...
RispondiEliminaquesto succedeva e succede negli ambienti dei religiosi dove, per ragioni misteriosamente patologiche, l'accesso alle bambine era e spesso è vietato. Per favore sono tempi difficili per la Chiesa, preghiamo insieme di più e smettiamola di raccontare queste sciocchezze...è anche la Settimana Santa.
RispondiEliminama smettila tu di raccontare sciocchezze! se ti senti tanto in dovere di replicare a questi interventi almeno prova ad argomentare le tue risposte!
RispondiEliminaripeto: argomenta! perchè sarebbero sciocchezze? perchè cozzano con qualche tuo ideale di perbenismo-egualitarismo-antiomofobico-tuttisiamouguali con il quale sei stato indottrinato??
RispondiEliminaio ho vissuto diversi anni in un "ambiente religioso" e l'eco delle "malizie" che succedevano nella diocesi e in quelle vicine era spesso presente ... (che l'accesso delle bambine alle attività parrocchiali sia stato spesso vietato è un dato di fatto...mi pare)
RispondiEliminasessualità "..definita “funzione primaria di crescita personale.."
RispondiElimina"..raccomandando (ai vescovi) di aprirsi alle scienze del mondo, dalla sociologia alla psicanalisi.."
Non mi sembra, secondo il mio ignorantissimo parere, che tali affermazioni siano non coerenti con la realtà in cui gli uomini vivono e i presbiteri in genere operano (per non dire tutti coloro che sono impegnati a vivere e far conoscere il Vangelo) e soprattutto
non vedo come possano essere impugnate come elementi certi (e non come semplici ipotesi) di una analisi delle problematiche della peodiflia. Io no ho ideali con tutti quegli ..ismi che mi proponi anzi quando ne sento più di 2 o 3 in fila mi fanno anche arruffare.
<span>La nuova teologia, spinta dal suo abbraccio ecumenico ai valori del mondo, cercò l’impossibile dialogo tra la morale cristiana e i suoi nemici.</span>
RispondiElimina<span> </span>
<span>On ne saurait mieux dire…</span>
<span>Tout récemment encore, un prêtre portugais me disait qu’aujourd’hui, depuis le Concile Vatican II, l’Église n’a plus d’ennemis, elle a seulement des «partenaires» avec qui elle dialogue…</span>
<span>Si tel est le cas, pourquoi ne met-on pas, en épigraphe à une future réedition des Actes de Vatican II, le titre de la fameuse pièce d’Eugène Labiche et d’Auguste Lefranc, Embrassons-nous, Folleville?…</span><span></span>
<span><span>La nuova teologia, spinta dal suo abbraccio ecumenico ai valori del mondo, cercò l’impossibile dialogo tra la morale cristiana e i suoi nemici.</span>
RispondiElimina<span> </span>
<span>On ne saurait mieux dire…</span>
<span>Tout récemment encore, un prêtre portugais me disait qu’aujourd’hui, depuis le Concile Vatican II, l’Église n’a plus d’ennemis, elle a seulement des «partenaires» avec qui elle dialogue…</span>
<span>Si tel est le cas, pourquoi ne met-on pas, en épigraphe à une future réédition des Actes de Vatican II, le titre de la fameuse pièce d’Eugène Labiche et d’Auguste Lefranc, Embrassons-nous, Folleville?…</span>
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attenzione: Magee adottò un comportamento omissivo verso i preti pedolfili quando era vescovo in Irlanda, non quando era a Roma. Per il solo fatto che Luciani lo ebbe come segretario il suo processo di beatificazione dovrebbe essere fermato? Credo proprio di no,
RispondiEliminaWeakland non fu fatto dimettere anzitempo come sembra adombrare Il Foglio ma le sue dimissioni dal governo pastorale furono accettate esattamente al compimento del 75° anno d'età
RispondiEliminadipende a quali attività... cosa che a me nn risulta, visto che c'erano associazioni su associazioni parrocchiali(figlie di maria, ecc..) se parli del servizio all'altare, beh, è assurdo che ci siano servienti femmine, i chierichetti infatti suppliscono alla defezione i ministri in sacris... è solo una questione puramente logica e di buon senso..
RispondiElimina"maggio55" si aggrega ai "pagliacci patetici" che sparano cretinate e che per compassione potremo dire: non sa quello che dice!
RispondiEliminaDavvero prego la Moderazione di NON permettere insinuazioni del genere, nel rispetto di quanti, leggendo, cercano la verità e la chiarezza sull'argomento e non le solite ambiguità, falsità e pruriti di ogni genere...
per "maggio55" la pedofilia in alcuni sacerdoti sarebbe associabile per il divieto alle donne di accedere all'Altare....e allora: o si è in grado di trattare l'argomento senza banalizzarlo, moderandolo dove è necessario evitando che le menzogne diventino argomento di discussione.... oppure è meglio non trattarlo affatto!
Santo Triduo e Santa Pasqua!
L'articolo de Il Foglio contiene una imprecisione.
RispondiEliminaCarlo Colombo non è mai stato arcivescovo di Milano. Era uno dei vescovi ausiliari di quella diocesi e fu il teologo che Paolo VI, da arcivescovo, si portò al Concilio. Egli fu a lungo consultato durante la redazione della Humanae vitae.
Giovanni Colombo fu invece l'arcivescovo di Milano dal 1963 al 1979.
bisogna cominciare dai seminari ......... dai vivai .
RispondiEliminaPer avere alberi robusti che diano frutti sani , benefici alla salute , si cominci dai seminari ......
lavorare sodo , senso della disciplina interiore , consapevolezza della scelta ardua , fatta una volta per tutte , per la propria vita e per quella degli altri , selezione dura ala fine di un corso formativo ........
finora chi è entrato in seminario se non cani e porci , falliti della vita , oziosi , gente che lo fa per ricetta medica , chi ha paura del sudore ed dei calli alle mani .........
salvo le debite dovute eccezioni , allora , questi viene relegato nel ghetto e messo alla gogna ........
seconda cosa , tenere d' occhio il cambiamento , le future nomine ......... credo la POLITICA DELL' ACCONTENTARE TUTTI ...... sia definitivamente tramontato , o almeno ci si illude che sia cosi' .................
scusami Caterina ma non hai letto bene quello che scrivo: mai mi sognerei di dire che la pedofilia è associata alla mancanza di donne intorno all'altare. Io ho sempre e SOLO scritto che la pedofilia è una patologia e come tale va trattata (anzi curata): la pedofilia è rivolta sia ai ragazzi che alle bambine (probabilmente di più ai ragazzi perchè l'immaturità del pedofilo sente il proprio sesso meno problematico nell'approccio). Mi pare che in queste discussioni ci sia più menzogna a dire che nel passato nessuno sapeva (anche se il dubbio che non si muova foglia che il vaticano no voglia serpeggia..) e soprattutto non ammettere che è stata usata una diplomazia e una prudenza ingiusta verso le vittime. La pedofilia è un problema in tutta la società e non solo dei religiosi quindi la presenza o meno di sesso femminile è irrilevante
RispondiEliminaIo non mi sono MAI permesso insinuazioni su nessuno ne su alcun argomento ne tantomeno di ragionare di pruriti vari e non banalizzo proprio niente se non i discorsi tipo :"..Il passaggio dalla etero alla omosessualità e di qui alla pedofilia è stato, per alcuni, se non cronologicamente, almeno logicamente coerente...".
Come <span>pagliaccio patetico</span> sicuramente ho bisogno di compassione ma tu forse no quando isterizzi le questioni senza leggere a fondo quello che uno scrive?..Buon cammino quaresimale ..
Il celibato è l'esercizio più alto della virtù di castità. E la completa castità, che Cristo ha incarnato e suggerito come consacrazione completa a Dio, come anche la verginità, non è né può provocare patologie.
RispondiElimina<span>Il celibato è l'esercizio più alto della virtù di castità. E la completa castità, che Cristo ha incarnato e suggerito come consacrazione completa a Dio, come anche la verginità, non è né può provocare patologie.</span>
RispondiEliminaVittorio, riscrivi il commento senza quelle ingiuste generalizzazioni contro i seminaristi, poi cancella l'originale.
RispondiEliminaVivai, sì, ma quando occorra anche "via vai" per seminaristi, rettori e professori, e mai "via vai" perché i ragazzi possano entrare e uscir quando gli pare.
RispondiEliminamaggio55 alle ore 13,12-18 di oggi ha scritto:
RispondiElimina<span>io ho vissuto diversi anni in un "ambiente religioso" e l'eco delle "malizie" che succedevano nella diocesi e in quelle vicine era spesso presente ... (che l'accesso delle bambine alle attività parrocchiali sia stato spesso vietato è un dato di fatto...mi pare)</span>
<span></span>
<span></span>
<span>ed io su queste assurdità ho risposto!</span>
<span>Allora, o si scrive chiarendo quello che si intende dire <span>specialmente con le allusioni fra le parentesi</span>, sprecando un paio di righe in più, o si evita poi di dire che altri non comprendono, perchè è di questo che dovremo preoccuparci TUTTI quando scriviamo: di chi legge e dunque della chiarezza degli argomenti che usiamo....ergo l'impiccio incomprensibile è suo, non mio!</span>
<span></span>
<span>Chiarito questo ti scuso, mi scuso... e preoccupiamoci di approfondire con profonda responsabilità poichè questo è un argomento delicatissimo e serio, facilmente banalizzabile e dove, come ogni tema nella Chiesa, le personali opinioni finiscono per sostituire la verità dei fatti dando poi ragione, nella loro mistificazione, a chi usa certi temi per attaccare la dottrina della Chiesa sul celibato, sul sacerdozio (che c'azzecca il riferimento alle donne che NON devono accedere all'altare?) e sull'azione della Chiesa dentro la Santa Sede....</span>
<span></span>
<span>Le attività parrocchiali intese come ATTIVSMO...sono venute dopo il Concilio, prima non c'era tutto questo ATTIVSMO e molte bambine diventavano sante fin da piccole perchè in Parrocchia si attivavano pregando e ricevendo la Messa, posso citare santa Caterina da Siena, come la Beata Imelda....come santa Teresina del Bambin Gesù...non erano forse "attive"?</span>
<span>Non c'azzecca nula quella parentesi che hai fatto....perdonami, ma getta confusione, getta dubbi, all'argomento...</span>
<span>Anch'io ho vissuto per 16 anni in un ambiente "religioso" e al femminile, ma grazie a Dio non abbiamo MAI UDITO questa eco e si che di sacerdoti ne abbiamo avuti sia come confessori, sia come maestri, sia come INTRATTENITORI ALLE GITE....ciò non toglie che gli episodi crudi ci sono stati, per questo è meglio evitare di affrontare l'argomento con le personali opinioni che ovviamente si differenziano per esperienza...quanto piuttosto è necessario contribuire con i fatti e argomenti validi alla dura condanna di questo atteggiamento mediatico contro la Santa Sede e il Sommo Pontefice, nonchè contro la virtù del celibato!</span>
<span>Santo Triduo e Santa Pasqua a tutti! ;) </span>
bisogna cominciare dai seminari .......... dai vivai .
RispondiEliminaPer avere alberi robusti che diano frutti sani , benefici alla salute , si cominci dai seminari ......
lavorare sodo , senso della disciplina interiore , consapevolezza della scelta ardua , fatta una volta per tutte , per la propria vita e quella degli altri , selezione dura alla fine di un corso formativo .....
seconda cosa , tenere d' occhio il cambiamento , le future nomine ..... credo che LA POLITICA DELL' ACCONTENTARE TUTTI .... sia definitivamente tramontata . o almeno si spera !!!!!! ........
fatto ....... ma quella che ho descritto dei seminari , è una realta' catastrofica ............ VOLUTA !!!!!!!
RispondiEliminae sopratutto niente ripensamenti ........
RispondiEliminaalla fine uno scopre che '' adatto ,, piu' per la famiglia che per il celibato ........... ehehehehehehe !!!!!!!!!!!!
è una cosa che puo' andare ....... lo avesse imposto il medico !!!!!!!!!
domani si entra nel vivo della SETTIMANA SANTA ..........
RispondiEliminaAUGURI ALLA STIMATA REDAZIONE ED AGLI AMICI DEL BLOG .............
CAPITO...grazie e Santa Pasqua anceh a te
RispondiElimina<span><span>DANTE PASTORELLI</span><span></span><img></img></span>
RispondiElimina<span><span>Il celibato è l'esercizio più alto della virtù di castità. E la completa castità, come la verginità che Cristo ha incarnato e suggerito quale consacrazione completa a Dio, non è né può provocare patologie.</span></span>
capito...e Santa Pasqua anche a te
RispondiElimina<span><span><span>Il celibato è l'esercizio più alto della virtù di castità. E la completa castità, come la verginità che Cristo ha incarnato e suggerito quale consacrazione completa a Dio, non è né può provocare patologie.</span></span></span>
RispondiEliminaI ripensamenti non possono esser esclusi a priori; l'importante è seguire le norme della Chiesa per esser dimesso dallo stato clericale.
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaSul piano personale il papa polacco era probabilmente un sant'uomo, ma oggi sta suo malgrado facendo pagare a Benedetto XVI un conto che non gli appartiene: gli insabbiamenti degli scandali pedofiliaci ebbe luogo durante il trentennale wojtyliano e se c'è qualcuno cui l'addebito di sopimento e troncamento non è Joseph Ratzinger. Chissà, forse ha giocato un ruolo il fatto che in varie occasioni in Polonia accuse come quelle di pedofilia e sodomia vennero indirizzate contro certi preti allo scopo di screditarne l'operato: forse Giampaolo II pensò a qualcosa di simile e, in buona fede, non prese il problema abbastanza sul serio. Certo fu un enorme scivolone.
RispondiEliminaCominciamo a reintrodurre l'uso obbligatorio dell'abito talare e lo studio del latino, che un loro contributo alla disciplina interiore lo recano, lo recano... E poi serviamoci di insegnanti e istruttori obbedienti al Papa. Quello dell'obbedienza è un problema centrale per la maturazione della disciplina: un bambino che non obbesice a madre e padre, uno studente che non obbedisce all'insegnante, non vanno molto lontani sul fronte della disciplina. Non ci si può stupire di avere preti che non obbediscono al vescovo che non obbedisce al Papa; e non obbediscono al Papa tutti quei vescovi che pretendono di avere giurisdizione nella scelta di un sacerdote di celebrare anche secondo il rito antico. La Chiesa ha un Capo vicario e i suoi decreti dovrebbero essere vincolanti. Oggi invece è pieno di rincoglioniti che si sentono in diritto di mettere in discussione ogni indicazione del Papa che non assecondi le loro personali predilezioni ideologiche.
RispondiEliminaPer il momento è stato piuttosto coltivato il senso della disciplina posteriore...
RispondiElimina<span>Cominciamo a reintrodurre l'uso obbligatorio dell'abito talare e lo studio del latino, che un loro contributo alla disciplina interiore lo recano, lo recano... E poi serviamoci di insegnanti e istruttori obbedienti al Papa. Quello dell'obbedienza è un problema centrale per la maturazione della disciplina: un bambino che non obbesice a madre e padre, uno studente che non obbedisce all'insegnante, non vanno molto lontani sul fronte della disciplina. Non ci si può stupire di avere preti che non obbediscono al vescovo che non obbedisce al Papa; e non obbediscono al Papa tutti quei vescovi che pretendono di avere giurisdizione nella scelta di un sacerdote di celebrare anche secondo il rito antico. La Chiesa ha un Capo vicario e i suoi decreti dovrebbero essere vincolanti. Oggi invece è pieno di rincoglioniti che si sentono in diritto di mettere in discussione ogni indicazione del Papa che non assecondi le loro personali predilezioni ideologiche.</span>
RispondiEliminaGrazie, Vittorio. Auguri ricambiati.
RispondiElimina?
RispondiEliminai seminari sono formati per dare al futuro consacrato anche e sopratutto la consapevolezza che il SACERDOZIO E' UNA DIGNITA' .......
RispondiEliminaE' UN SACRAMENTO , SI RICEVE L' UNZIONE PER QUESTO SEMPLICE MOTIVO ......
io sfido chiunque esce dai seminari di oggi o fino a ieri , ad avere la certezza e la convinzione in se' che il SACERDOZIO E' UNA DIGNITA' ......
non è che voglia generalizzare ....... sia ben chiaro .........
........ e la tonsura che rende cosi venerabiie e distinguibile la figura del SACERDOTE .........
RispondiEliminaho visto religiosi ........ uscire dal convento di sera in abiti borghesi ........ FIRMATI ........ ma dove andavano........... ad evangelizzare in discoteca !?!?!?! .........
'
ma io dico ...... a priopri si conoscono gia' le regole perche' vi e' una REGOLA per ogni ordine religioso ....... io mi chiedo chi mai glie lo ha fatto fare !?!?!?! ..........
risolvetemi questo enigma ....... grazie
Grazie. Auguri anche a te!
RispondiElimina"La Chiesa non nega, ma si rammarica enormemente per i mali causati agli altri e a se stessa da alcuni suoi membri. La Chiesa non insegna a commettere reati, non li approva, non li copre e rende chiaro che ognuno deve rispondere dei propri atti davanti a Dio e alla legge degli uomini". Lo ha detto l'arcivescovo di San Paolo, cardinale Odilo Pedro Scherer - secondo quanto riporta l'Osservatore Romano -,
RispondiElimina"La Chiesa non nega, ma si rammarica enormemente per i mali causati agli altri e a se stessa da alcuni suoi membri. La Chiesa non insegna a commettere reati, non li approva, non li copre e rende chiaro che ognuno deve rispondere dei propri atti davanti a Dio e alla legge degli uomini". Lo ha detto l'arcivescovo di San Paolo, cardinale Odilo Pedro Scherer - secondo quanto riporta l'Osservatore Romano -,
RispondiElimina<span><span>A proposito di "nuova morale"</span></span>
RispondiElimina<span><span>Mi cancelli pure l'ottima Redazione se lo crede, ma, a quanto mi è stato riferito da un degnissimo e giovane sacerdote, presso un importantissimo seminario italiano (dove l'elezione del Papa felicemente regnante pare sia stata accolta con delusione), si invitano i seminaristi ad assistere a filmati "hard", per avvezzarli (così dicono) ad un più maturo approccio "alla realtà del mondo".
Quando la notizia mi è stata riferita, sulle prime, ho creduto ad un paradosso di dubbio gusto, ma la fonte, purtroppo, era assolutamente attendibile e non ho, quindi, ragioni per dubitare ...</span></span>
Ok, ospite ma fai il nome della diocesi in cui si trova questo seminario di modo che la si possa segnalare alla Congregazione per l'educazione cattolica e per i seminari (prefetto l'em.mo card. polacco Zenon Grocholewsky).
RispondiElimina<span>Gentile Alessandro, se la Redazione lo riterrà opportuno, non avrò alcun problema ad indicare nominativamente la diocesi relativa al seminario in questione; assai più della notizia, tuttavia, molto mi colpirebbe il fatto di una manifesta esplicitazione circa l'effettivo svolgimento di una tale "disciplina formativa", giacché, come ci insegna anche la triste esperienza postconciliare, è caso raro che la miscredenza si accompagni all'ingenuità.
RispondiEliminaSotto altro profilo, oserei altresì ipotizzare che se una simile notizia è potuta pervenire alla conoscenza di un semplice fedele qual è il sottoscritto, non appare verosimile che sia rimasta del tutto ignota "colà dove si puote" e dove, con tutta evidenza, intorno a fenomeni consimili, per lo più, s'intende quieta non movere et mota quietare . </span>
<span>In termini quantitativamente minori, ancora rammento, alla metà degli anni '70, l'esito della denunzia di un amico siciliano al suo vescovo (mi sembra di rammentare potesse essere quello di Catania), a fronte della condotta di un sacerdote che, fra le altre cose, alla consacrazione, in luogo della prescritta formula "QUESTO E' IL MIO CORPO", soleva proclamare, elevando la particola: " questo è il simbolo della lotta sociale". Ebbene, al quel mio amico fu risposto di non permettersi di porre nel dubbio l'ortodossia di uno stimato sacerdote della diocesi ...</span>
Ma cosa ti aspetti dal Foglio? Siamo seri!
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