Relazione al Convegno di Una Voce Internationalis – Roma 15 novembre 2009 – di don Stefano Carusi IBP
(Si è volutamente mantenuto lo stile colloquiale)
Ringrazio per questo invito in primo luogo il Presidente di Una Voce Internazionale Leo Darroch e con lui il segretario Rodolfo Vargas Rubio, a nome non solo mio, ma soprattutto del Superiore dell’Istituto del Buon Pastore, Padre Philippe Laguérie, che di questa relazione mi ha incaricato. Non nascondo un timore reverenziale nel parlare, giovane sacerdote, a questa consesso nel quale siedono alcuni dei veterani della battaglia in difesa della liturgia gregoriana, il cui intervento fin dalla metà degli anni ’60, mostrò, in epoca non sospetta, che quelle pericolose avvisaglie, erano segno di una lunga lotta contro il rito romano; lotta che all’epoca ha avuto incredibili contorni, come ricordava l’allora Card. Ratzinger, e che tanto male ha fatto alla Chiesa. Ricordo personalmente lo sforzo di tanti membri di Una Voce, che scorgo nell’assemblea, per salvaguardare a Roma la presenza della Messa gregoriana, negli anni Ottanta e Novanta. Erano i tempi della Chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro, ove ebbi personalmente l’occasione di accostarmi la prima volta alla Messa di sempre. Quella Messa di cui tanto si sentiva parlare, non fosse che dai vecchi sacerdoti o dai familiari, e che tanto era osteggiata e perseguitata, da essere introvabile (internet quasi non esisteva), almeno in Italia; tanto era invisa che quello sparuto gruppo, fu costretto a sloggiare da quella chiesa, improvvisamente bisognosa di improcrastinabili restauri… Quella resistenza eroica appariva ai miei occhi d’adolescente come inverosimile, così come inverosimile era il perché di tanto odio.
Perché ricordare le sofferenze di quegli anni? - si chiederà qualcuno di voi - perché? Ora che tutto sembra andar bene? Ebbene, perché è giusto non cancellare la storia, perché è doveroso ricordare quanti si batterono all’epoca e non poterono vedere l’alba di questo nuovo giorno. Infine perché le sofferenze di allora sembrano già così lontane, ma non è detto che altre sofferenze in difesa della Messa di sempre, non ci saranno chieste in futuro, tuttaltro. Recentissime storie destano preoccupazione, come coraggiosamente accennato dal relatore che mi ha preceduto (…)
Non voglio tediare l’uditorio, ma solo riportare il clima storico che molti dei presenti hanno vissuto ben più direttamente di chi vi parla. Quel clima storico dicevo (…) mi è stato chiesto di parlare della storia e degli sviluppi del Buon Pastore e da quel clima storico non posso prescindere (…), fu infatti quella situazione incresciosa di persecuzione alla Tradizione la causa che portò tanti dei suoi membri attuali, la maggioranza direi, oltre a tutti i fondatori, a scegliere l’opera di Mons. Lefebvre. Uomo di santa memoria, cui ci sentiamo tutti legatissimi e grati. Legati a gran parte della sua coraggiosa impresa, con quelle difficili scelte di campo che la prudenza gli suggerì di percorrere in quei frangenti straordinari. Legati a tanti di quei passi coraggiosi, che gli fecero assaporare l’amaro fiele della persecuzione. Quei suoi passi in difesa della Messa e della dottrina di sempre (è un dato di storia e non di retorica) hanno fatto sì che quel patrimonio, che altri avrebbero voluto cancellare dalle memorie, possa oggi tornare con la sua ricchezza feconda. Mirabile potenza della vitalità della Chiesa!
Quella scelta tuttavia, necessaria a nostro avviso in quel momento, non poteva e non voleva che essere temporanea. La dolorosissima realtà che si era venuta a creare, metteva di fatto in una spiacevolissima situazione di rapporti col Vicario di Cristo, il Romano Pontefice.
All’elezione al soglio del regnante Pontefice, Iddio lo conservi, l’eccezionalità di quella situazione parve essere giunta ad un epilogo. Diverse visioni della situazione nella Chiesa cominciavano a profilarsi tra preti e seminaristi della Fraternità, molti dei quali desiderosi di trovare una soluzione che fosse più manifestamente rispettosa del divino ruolo del Pontefice, nella chiarezza e nel rispetto della verità. Una congiuntura provvidenziale volle che spiriti diversi si ritrovassero in una situazione nuova, che li avrebbe portati ad una maggiore visibilità della loro comunione col Papa. Comunione mai perduta durante quegli anni difficili, ma forse non pienamente visibile, non foss’altro per l’aspetto canonico, il quale, seppur secondario rispetto alla dottrina e alla comunione gerarchica, non può tuttavia essere tralasciato.
Viviamo ora un’epoca tanto diversa da quella di pochi anni or sono e gli sviluppi che oggi vediamo nella Chiesa, rendono in qualche modo ragione della giustezza di quelle analisi dell’anno 2006, momento in cui fummo fondati. Il motu proprio sembrava lontano, i pessimisti di bottega vociferavano che mai sarebbe stato pubblicato, eppure già dei segni si annunciavano all’orizzonte. Senza cadere nell’attuale euforia che, ingenua o interessata, percorre certo mondo tradizionale, si può tuttavia affermare che la Provvidenza è stata generosa, forse oltre le aspettative. Non solo in liturgia il ritorno della Tradizione sembra affermarsi, ma anche nel campo teologico e dottrinale le autorità ecclesiastiche sembrano interrogarsi su una crisi del mondo cattolico. Crisi dottrinale a lungo negata e semplicisticamente descritta come “tappa transitoria” del mondo occidentale, allorché già da tempo si vedevano pericolose derive, le quali, invece di essere occultate, avrebbero dovuto indurre ad un lucido studio delle cause.
Il discorso pronunciato dal Sommo Pontefice alla Curia Romana il 22 dicembre 2005 contribuì creare un clima nuovo, di apertura e confronto scientifico.
In questo quadro il nostro Istituto vide i natali, con le due peculiarità volute dal Sommo Pontefice:
1 ) L’uso esclusivo della Messa gregoriana, fondato sulla convinzione della straordinaria chiarezza di questa liturgia nell’esprimere la realtà del sacrificio eucaristico. Dove straordinario sta anche per soprannaturale, come soprannaturalmente questa liturgia è nata e si è arricchita nel corso dei secoli, recita Summorum Pontificum. Usiamo a bella posta questo termine di “straordinario” in senso equivoco, poiché da più parti è in voga l’uso di un’accezione “riduttiva”, che va ben oltre la lettera del “Motu proprio”. Quest’ultimo parla di “extraordinaria expressio”, poiché valuta una realtà pastorale di fatto, ma non perché vuol parlare di “rito straordinario”, quasi fosse un soprammobile in più del già variegato panorama liturgico…..Quest’idea, tanto stolta quanto irriverente, è in contraddizione con l’art. 5 dello stesso documento, che parla dell’onore dovuto al rito gregoriano, e si rivela quindi lontanissima dalla “mens” del Redattore.
2) La critica costruttiva di alcuni testi del Concilio Vaticano II, ossia, come recita la formula dei nostri impegni : “a proposito di alcuni punti insegnati nel Concilio Vaticano II concernenti alcune riforme posteriori della liturgia e del diritto e che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, noi ci impegniamo ad un’attitudine positiva di studio e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando la polemica. Quest’attitudine di studio vuole partecipare per mezzo di una critica seria e costruttiva alla preparazione di un’interpretazione autentica da parte della Santa Sede su questi punti del Vaticano II”.
Questa nuova disponibilità nello studio delle problematiche sollevate dai testi del Vaticano II, questa riapertura del dibattito teologico, diviene per il nostro Istituto stimolo allo studio e alla critica teologica, nel senso più nobile del termine. L’elezione al soglio di un Papa che non teme la verità, di un Papa-teologo, che ha passato tanta parte dei suoi studi nel confronto scientifico universitario, facilita senza dubbio le cose. Ferma restando la convinzione che, aldilà dello studioso, Egli resta Colui che da Cristo ha ricevuto le chiavi, Colui che, per divina volontà, specie quando parla ex cathedra è “ultima istanza” in materia di dottrina.
Ecco i primi grandi “sviluppi del Buon Pastore”, sui quali sono stato chiamato a parlare. Sviluppi poco appariscenti forse, ma significativi in questo nuovo panorama che ci offre la Chiesa. Sviluppi in cui scelte liturgiche e dottrinali si intersecano, in una volontà di guardare alla Tradizione come rimedio contro i mali che oggi affliggono la Chiesa.
Queste posizioni - serve a qualcosa negarlo? – non sempre hanno determinato l’entusiasmo di tutti i piani dell’edificio ecclesiastico, così come non determinano entusiasmi le coraggiose denunce di Vescovi audaci o le misure necessarie a favore della Tradizione invocate dal Papa. Tuttavia, malgrado le innegabili difficoltà di una fondazione, non ultimi i problemi pratici, l’Istituto ha potuto concentrarsi su ciò che vi è di più basilare nella Chiesa, la formazione dei sacerdoti. Fin dalla prima ora emerse l’importanza del Seminario, come la storia della Chiesa insegna, e su di esso si sono concentrati gli sforzi, in un lavoro che non guadagna le prime pagine dei giornali, poiché lungo e laborioso. Abbiamo nel nostro Seminario di Courtalain, presso Chartres, una comunità di circa quaranta persone, di cui cinque sacerdoti, il resto sono dei giovani che si preparano al sacerdozio. A partire da quest’anno siamo in grado di garantire tutto l’iter di studi, dall’anno propedeutico, alla filosofia e fino alla teologia. Né manca la volontà di permettere ai chierici, una volta terminati i loro studi di base, di conseguire i gradi accademici, in questo quadro abbiamo studenti a Roma, Tolosa, Lione, Bratislava. In America Latina si opera a Santiago del Cile, contemporaneamente in Colombia e in Polonia si sviluppano centri che vedono un’attività pastorale regolare.
Dulcis in fundo non si può tralasciare di parlare della parrocchia personale di Bordeaux, la nota chiesa di Saint Eloi, dove, in felice collaborazione con l’Arcivescovo Card. Ricard, quattro sacerdoti lavorano stabilmente in un’attività che va dalla scuola, allo scoutismo, alla quotidiana vita di parrocchia nel vivace centro storico di una città. A Parigi le attività si svolgono al Centre Saint Paul, sempre in Francia una nuova scuola per ragazzi è stata fondata nei pressi di Bourges, con l’incoraggiamento del Vescovo locale.
Aldilà degli sviluppi concreti questi carismi propri del Buon Pastore, vogliono essere a servizio della Chiesa universale, in questo quadro l’aiuto al clero diocesano si concretizza in sessioni di studio e di apprendistato liturgico per i tanti giovani parroci che vorrebbero imparare la celebrazione della Messa gregoriana. Un’attività concreta di sostegno alle parrocchie comincia a delinearsi all’orizzonte con più convinzione. E’ doveroso riconoscere che alcuni Vescovi, conformemente alle stesse indicazioni del Codice e del Motu proprio, sono disponibili rispetto del nostro carisma di esclusività della Messa gregoriana e si impegnano a rispettarlo e favorirlo. Posso con gratitudine menzionare ad esempio il Vescovo di Chartres, col quale collaboriamo sul territorio da qualche anno, il quale sua sponte ci ha affidato un nuovo apostolato tradizionale, in un clima di fiducia reciproca e rispetto della nostra scelta. Né ciò significa che la nostra esclusività sia segno di un rifiuto della validità del Novus Ordo, la cosa non sarebbe nemmeno in linea con la dottrina cattolica dell’ex opere operato. Non è questo il nostro avviso, ma ci uniamo senza riserve a quanti chiedono a gran voce una progressiva riforma della nuova Messa. Una revisione dell’offertorio in primis, un orientamento del sacerdote coerentemente al significato sacrificale del gesto che compie, l’estensione generalizzata della comunione in bocca, sono a nostro avviso le urgenze dell’ora presente. Speriamo che un movimento si inneschi, già in parte spontaneamente messo in pratica da tanti buoni parroci, di ritorno verso il modo tradizionale di pregare. In una prospettiva che non è quella di creare un nuovo ibrido, un tertium quid, a metà strada tra vecchio e nuovo, che invece di risolvere i problemi liturgici ne creerebbe di nuovi. Quando c’è un malato, non lo si uccide, lo si cura. Né lo si cura attaccando un po’ della sua malattia al medico, ma lo si cura con un medico che lo aiuta a ristabilirsi in sempre migliore salute. Quanto al medico esso, per curare, sarebbe meglio che non si ammalasse. Questo medico è la Tradizione di sempre, è ciò che ci viene da Cristo, dagli Apostoli, dalla Chiesa, è un faro per illuminare le tenebre, come la Messa di sempre è faro della preghiera. Non affievoliamo questa luce, quasi avendo paura di esserne gli apostoli, ma difendiamola per il bene di tutta la Chiesa e mettiamola in alto, perché sia vista da tutti. Speriamo che in questo sforzo si crei il terreno umano propizio, che guardi lontano e non al beneficio immediato. Speriamo in una prospettiva di ritorno alla Tradizione in tutta la Chiesa, che tenga realisticamente conto della situazione attuale, con la fermezza dovuta nei principi di fede.
Vi ringrazio per l’attenzione paziente
a costo di apparire come provocatorio, non posso non sottolineare che il periodo più buio per glia amanti della massa di sempre, è coinciso con il lungo pontificato del predecessore dell'attuale sommo pontefice. GPII per certi versi è stato un grand'uomo, ma dal mio punto di vista di errori, anche imperdonabili, per me ne ha commessi. Primo fra tutti il non avere impedito la persecuzione in danno dell'amatissimo e provvidenziale Monsignor Lefebre. Questo è un fatto e resta come macchia indelebile del suo pontificato
RispondiEliminaPosizione interessante quella del Buon Pastore, segno dell'apertura di Papa Benedetto, non teme la verità. Giovanni Paolo lasciamolo stare, riposi in pace.
RispondiEliminaQuesta è l'apertura di Papa Benedetto:
RispondiElimina“a proposito di alcuni punti insegnati nel Concilio Vaticano II concernenti alcune riforme posteriori della liturgia e del diritto e che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, noi ci impegniamo ad un’attitudine positiva di studio e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando la polemica. Quest’attitudine di studio vuole partecipare per mezzo di una critica seria e costruttiva alla preparazione di un’interpretazione autentica da parte della Santa Sede su questi punti del Vaticano II”.
quousque tandem?
RispondiElimina"Nolite ergo solliciti esse in crastinum. Crastinus enim dies sollicitus erit sibi ipsi; sufficit diei malitia sua." Mt 6,34
RispondiElimina...a fare danni:
RispondiEliminaPAPA: MONS. MEINI NUOVO VESCOVO DI FIESOLE
PAPA: ACCETTA DIMISSIONI VLK, A PRAGA DUKA, EX OPERAIO SKODA
Grazie, Cardinal Re!
(non so ancora se dirlo con convinzione, o ironia...)
" XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI
2-23 ottobre 2005
L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa
[un intervento, a tale Sinodo..]
- S.E.R. Mons. Dominik DUKA, O.P., Vescovo di Hradec Králové (REPUBBLICA CECA)
Quando sperimentiamo la vita della Chiesa nell’Eucaristia, non possiamo sperare che si tratti di un’“esperienza priva di tensioni”. Senza tensioni non c’è vita! Molti di noi sono convinti che esista una “liturgia tridentina” e una “liturgia posteriore al Concilio Vaticano II”. Ma non è vero. Ci sono liturgie differenti e sviluppi liturgici ci sono sempre stati. Dobbiamo avere grande considerazione e rispetto per la liturgia della Chiesa orientale, ma anche per i nuovi sviluppi della “liturgia latina”.
Quando fu elaborata la liturgia bizantina, per rendere onore a Cristo si fece ricorso al cerimoniale imperiale di corte, pur preservando contemporaneamente la fedeltà al mistero del Figlio di Dio.
In questo senso devono essere ammessi anche modi diversi di venerazione di Cristo in Asia, Africa o Europa. La differenza tra la liturgia latina e quella bizantina è più profonda di quella fra il “rito tridentino” e la “liturgia dello Zaire”! Lo studio della storia della Liturgia e dei sacramenti incoraggia anche una nuova azione liturgica. Non si può ridurre tutto solo all’obbedienza pedissequa di rubriche. Abbiamo bisogno anche di apprezzare il significato profondo insito nella liturgia e che da essa scaturisce.
[00160-01.05] [IN153]
[Testo originale: tedesco] "
http://www.monasterodibose.it/index.php/content/view/3311/122/lang,it/
"A fine luglio abbiamo ospitato una sessione di lavoro della Commissione episcopale per la liturgia della Conferenza episcopale italiana incaricata della traduzione italiana della nuova edizione del Messale Romano, che ha visto riuniti a Bose – insieme ad alcuni esperti, tra i quali anche fr. Goffredo – cinque vescovi provenienti da varie diocesi italiane:
Felice Di Molfetta di Cerignola-Ascoli Satriano (presidente), Francesco Pio Tamburrino di Foggia-Bovino, Bernardo D’Onorio di Gaeta, Francesco Marinelli di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, Mario Meini di Pitigliano-Sovana-Orbetello. La sessione di lavoro aveva come ordine del giorno la revisione degli emendamenti presentati dai vescovi italiani per la seconda edizione del Rito delle esequie. "
E pensare che sino ad ora, il vescovo di Fiesole , Giovannetti, era non poco 'tradizionale', e amico dell'Istituto Cristo Re di Glicigliano..
Eraclio,
RispondiEliminasenza Papa Giovanni Paolo II non ci sarebbe Papa Benedetto, ricordatelo. In primis, perchè fu lui che lo chiamò a Roma - intuendo la sua grandezza mentre certi infallibili pseudo-tradizionalisti lo consideravano un modernista - e fu lui che lo "costrinse" a divenire il J. Ratzinger che acquistò assoluta preminenza tra tutti i Successori degli Apostoli dell'ultimo trentennio e risultò l'unica scelta sensata al momento del conclave. Ma poi perchè è stato Giovanni Paolo II - con il suo "amico fidato" - a fermare l'autodemolizione della Chiesa a tutti i livelli (certo, c'è chi pensa che ci abbia inflitto una "overdose di temi morali"....). Specialmente in America, appare ora chiara la sua strategia di nomine episcopali che tutti criticavano senza avere idea di come funzionino queste cose. A sentire loro, fare il Papa significa schioccare le dita e puf! tutto risolto. Molti dei vescovi che negli USA hanno incoraggiato la liturgia e i gruppi religiosi e laici - e la celebrano loro stessi - sono stati nominati da GPII, in diocesi che tutti ritenevano secondarie e che adesso sono invece fucine di vocazioni.
Che poi si possano criticare certe scelte pastorali e certi gesti questo è evidente. Ma il bilancio complessivo è questo: con l'aiuto della Madonna, GPII ha fermato la teologia della liberazione in America e il comunismo in Europa, ha rilanciato le vocazioni e rimesso in sesto la teologia morale (per qualcuno non troppo importante), da cui dipende la dottrina sociale della Chiesa (da cui la comprensione della regalità di NSGC) e ha fatto ridiventare la Chiesa un attore non passivo della scena pubblica. E queste sono solo le cose che dovrebbero essere evidenti a tutti. Ci si deve rendere conto dello stato in cui era la Chiesa quando GPII la prese in mano, e di come certi processi abbiano inerzie che non si fermano ope legis. Fu GPII a rendere possibile la FSSP - che Dio li benedica, loro sì che hanno aiutato a salvare la liturgia - e a far rientrare Campos nella Chiesa (e si dovrebbero leggere le lettere tra il Papa e Rangel per un saggio di amore alla Chiesa di 2 giganti). E potrei continuare.
Quanto alla S. Messa, a parte gli anni 70, Il periodo più buio per noi "amanti" della "messa di sempre" (è una cosa "amatoriale", adesso?) è stato proprio quello successivo allo scriteriato scisma lefevriano con cui si è sprecato tutto il buono fatto prima e si è ritardato di 20 anni il motu proprio che il papa (e pare in una forma ancora più vantaggiosa per noi) era pronto a firmare se Lefebvre non fosse caduto completamente in mano di certi figuri, tra cui qualcuno che voleva diventare vescovo a tutti i costi e si vede come sia titolato a dare lezioni di prudenza e saggezza pastorale a chicchessia. Quel periodo è stao l'inferno per chiunque amasse la sana liturgia e la Chiesa, con i modernisti a cui fu fatto il regalo più grande e si legarono le mani al papa, mentre noi venivamo cacciati come appestati dappertutto, considerati "modernisti" dai lefebvriani e "lefebvriani" dai modernisti.
tra cui qualcuno che voleva diventare vescovo a tutti i costi...
RispondiEliminaChi sarebbe?..........Fellay???
Quali sono i punti dl Vatcano II e del magistero post-conciliare che Il Buon Pastore e tutti gli altri istituti prima d'esso riconciliaitisi con Roma, che hanno sottoscritto la stessa formula, hanno chiarito, e qual è l'intepretazione autentica data dalla S. Sede?
RispondiEliminaQuale altro istituto ha sottoscritto la stessa formula?
RispondiEliminaPrima di Papa Benedetto, gran teologo che non ha paura della verità, non mi pare che sia mai stata usata una forma così aperta al dialogo.
Francamente non penso si possa dire che Giovanni Paolo II è come Papa Benedetto. Porto rispetto al "Papa", Giovanni Paolo II compreso, ma non ditemi che la Chiesa era la stessa cosa e che si poteva parlare come oggi!
RispondiEliminaPer dare l'interpretazione autentica del Concilio di Trento fu istituita la Sacra Congregazione del Concilio, che operò per quasi cinquecento anni finché la tolsero i novatori; per i problemi del Vaticano II, senza fare una Congregazione a Roma, potrebbero ascoltare Mons. Gherardini che, nel suo ultimo libro, dice di raccogliere un gran numero di grandi teologi, esegeti e canonisti per aprire un approfonditissimo studio dei testi del Concilio.
RispondiEliminaPastorelli ha sintetizzato molto bene.
RispondiEliminaLe congregazioni tradizionaliste sono da sempre sotto l' occhio attento di Roma, che, mai doma, nulla perdona.
La FSSP ha visto la defenestrazione di Bisig da parte di Roma nel 2000.
L' istituto Cristo Re fa messe spettacolari, ma pensa più ai colori e alle cappemagne piuttosto che alla dottrina, dato che nei suoi bolletini, mai una parola è spesa sulla crisi odierna.
L' IBP è stata cacciata malamente dal Cile e la Santa Sede non ha mosso un dito.
L' unica che, pur con tutte le pagliuzze del mondo, riesce ancora a fare qualcosa è la FSSPX.
Le altre sono certamente pure loro encomiabili ma si sono messe in una situazione del genere in maniera del tutto ingenua, rischiando di essere sviate e portate chissà dove.
La fronda interna anti-bisig nel 2000 nella FSSP lo dimostra ampiamente.
<span>"Roma, che, mai doma, nulla perdona"</span>
RispondiEliminaaho', a sor comesechiama, chi ssei, Lutero? Melantone?
te sei scordato da di' de la prostituta de' Babbilogna
come la chiama chi nu' ie piace quer vecchione
che regge la barca de Cristo e se l'inzogna
da nun zenti' ppiù fregnacce e moccoli
de chi vvo' nzegna' er credo puro all'apostoli!
Marforio dice grandi verità, a forza di stare lontani da Roma si acquisisce un linguaggio protestante o gallicano
RispondiEliminaLefevre è stato presentato come un eroe.... Non sono montiniano ma gli elogi a Lefevre non mi convincono... Se Lefevre è un eroe la scomunica non è stata valida... Se invece è stata valida (e lo è stata), Lefevre non può essere un eroe...
RispondiEliminaTutti hanno sottoscritto delle formule che riprendono l'accordo Ratzinger-Lefebvre che così ad un punto recitava a proposito del concilio:
RispondiElimina3) A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci
sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di
comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica.
Non bisogna essere "binari", o tutto bianco o tutto nero. La scomunica è una pena canonica che può essere comminata giustamente o ingiustamente. La scomunica di Lefebvre era stata data latae sententiae, come prevede il codice nel caso di consacrazione senza mandato. Il codice non tiene conto di una consacrazione senza mandato che trasmette il solo potere d'ordine e non di giurisdizione, poichè una cosa del genere è quasi un unicum nella storia. Questa fu la consacrazione di Lefebvre e lo disse più volte. Quindi la pena automatica (latae sententiae) non doveva scattare per Lefebvre, che mai trasmise il potere di giurisdizione, trasmettere l'ordine non è atto di scisma. I canonisti le confermeranno che il discorso non è chiuso. Nella storia altri Santi hanno subito uguale sorte, la scomunica è una pena, non è un atto del magistero infallibile "ex cathedra".
RispondiElimina<span>Mi piacerebbe avere riferimenti precisi, da anni mi occupo della questione e non mi risulta che le formule siano uguali:
RispondiElimina1) Il Cristo-Re non menziona la questione del Concilio, anzi evita accuratamente di parlarne, non conosco la posizione dei singoli, ma so che non vi è traccia di critica dei documenti del Concilio, né di critica dei cambiamenti liturgici del rito. Mons. Wach ha scritto su l' "Homme Nouveau" di ottobre 2008 che al Cristo-Re non hanno difficoltà a concelebrare la Messa di Paolo VI, se il Vescovo lo richiede. Senza fare alcuna critica non credo che sia la stessa posizione della San Pietro o del Buon Pastore.
2) Negli accordi della Fraternità San Pietro non vi è menzione della critica al Vaticano II, se ci sono prove documentali sono interessatissimo alla questione e ringrazio che me ne vorrà fornire.
3) I preti di Campos e quelli provenienti dalla Fraternità San Pio X che chiedevano una reintegrazione canonica a Roma erano costretti a firmare fino a Giovanni Paolo II la seguente formula:
"Riconosco il Concilio Ecumenico Vaticano II come uno dei concili ecumenici della Chiesa Cattolica, e lo ricevo (en le reçevant) alla luce della Tradizione"
</span>
Insomma l'aggiunta voluta da Benedetto XVI è la seguente e mostra che il Papa- teologo non ha più paura della parola "critica del Concilio":
RispondiElimina"quest'attitudine di studio vuole partecipare, con una critica seria e costruttiva, alla preparazione dell'interpretazione autentica...del Vaticano II"
1) Ci può essere un lavoro critico, è il Papa che lo dice
2) L'interpretazione autentica del Vaticano II è ancora di là da venire, è il Papa che lo dice
Queste aggiunte mi sembrano interessanti per valutare l'apertura teologica del Pontefice
Mai sentito parlare dela tesi Murray?
RispondiEliminaCaro Canonicus (FSSPX?), se ha ragione Lei, allora la Santa Sede che cosa ha tolto ai 4 vescovi FSSPX ? A quale "canonicus" devo dare ascolto? A Lei oppure alla S. Sede e aBenedetto XVI? ...Consacrazione episcopale che trasmette solo l'ordine e non la giurisdizione? Può indicarmi casi simili nella storia della chiesa? Gentilmente, mi indichi anche qualche Santo "scomunicato"... Mi pare che il Card. Siri era convinto che Lefevre fosse davvero incorso nella scomunica...
RispondiEliminaPer coloro che non sanno ci che si tratta, ecco ciò che scrissi al riguardo lo scorso anno:
RispondiEliminaPerchè strepitate e piangete? La fanciulla non è morta, ma dorme" (Marco
V,39)
15 Marzo 2009 a.D., III Domenica di Quaresima, San Longino soldato e Martire
In un testo da me inviato il 18 febbraio c.a. 2009, avevo scritto le
seguenti note:
NEgli anni '90 del XX Secolo, l'apostolato
della FSSPX nell'Est europeo (apostolato di cui il sottoscritto ha visto la
nascita, si può dire sotto i propri occhi, ma questa è un'altra storia), ha
mietuto immensi successi. Non l'ultimo dei mezzi usati in tale apostolato, è
stato la grande diffusione militante data al testo della tesi di dottorato
in Diritto Canonico (premiata "Summa cum laude,medaglia, bacio accademico,
pubblicazione e complimenti della commisione") presso l'Università
Gregoriana di Roma, del prete newyorkese Gerard Murray. Tesi che sosteneva e
dimostrava, DIritto Canonico del 1983 alla mano, che la scomunica dei sei
vescovi (Mons. Lefebvre, i quattro vescovi ordinati il 30 giugno 1988, e
Mons. De Castro Mayer-quest'ultima più "leggera", poichè comminata in "via
presuntiva"-) era NULLA, INVALIDA, INEFFICACE,Giuridicamente IRRITA e,
quindi, INUTILE, oltre che INGIUSTA. *Nel 1999, i vescovi polacchi, per
cercare di arginare i successi della FSSPX, fecero un documento, con il
quale affermarono che: " Ci dite di non credere all'efficacia della
scomunica del 1988? NON ENTRIAMO NEL MERITO. FACCIAMO CONTO che avete
ragione voi, quindi, vi colpiamo, a nostra volta, con la scomunica
diocesana". Proprio in quei giorni, ne parlai sul presente NG, ed uno dei
principali "postatori" di allora commentò "Che imbecilli i lefebvriani".
Ora,
vorrei sapere che ne è stato di tale scomunica polacca.
DIO ci benedica
vostro
UomochenonfuMAI
C'è Qualcuno che ne sa nulla?
Grazie
M pare che Murray abbia ritrattato la tesi (cf. libro di Christophe Geoffroy. direttore di "La Nef"...). Comunque Murray o non Murray, la Santa Sede non la pensa così... (cf. Ven. GPII, BEN XVI)... Oremus.
RispondiElimina<span><span>"Le congregazioni tradizionaliste sono da sempre sotto l' occhio attento di Roma, che, mai doma, nulla perdona." </span>
RispondiEliminaE perchè un movimento che non vuole essere chiamato movimento ha potuto crescere, diffondersi a macchia d`olio,malgrado tutti i suoi errori dottrinali, liturgici, i suoi metodi?
Per loro l`occhio attento di Roma, che doma e perdona, era...ed è... chiuso, ermeticamente chiuso?
Il rigore, la disciplina, l`obbedienza sono domandati solo ai gruppi legati alla Tradizione? </span>
La FSSPX ha sempre rivendicato il dirito ad insegnare che la remissione delle "scomuniche" non dove avere contropartita veruna. neppure quella di continuare ad insegnare che era, tale remissione,(atto di Giustizia, non di Misericordia) era accettata, per il momento, con la riserva di continuare ad insegnare che la censura canonica (e non solo questa) non era mai stata valida e continuare a pregare e lavorare affinché si chiarisca in pieno il particolare. Ci si rendeva conto, infatti, che le pressioni cui è sottoposto il Pontefice sono tali che di più non poteva fare. Comunque, si è certi che, quando le leggi della biologia (morte o almeno uscita di scena causa estrema vecchiezza) avranno fatta piazza pulita dei protagonisti degli eventi di allora, cui, onestamente, non si può pretendere che facciano una figura tanto magra, le Autorità non potranno che riconoscere come stanno davvero le cose. Ed allora si che dovranno partire delle scuse in grande stile. Altro che quelle del 2000!
RispondiEliminae che oggi Murray non ci cread più è ininfulente.E' ilplauso della gREGORIANA CHE FA TESTO
RispondiEliminaA suo tempo lessi un'intervista di Rifan nella quale si precisava che l'accordo era stato raggiunto sulla base del procollo Ratzinger-Lefebvre.
RispondiEliminaC'è un articolo del p. De Bligniéres, ATTI DI COMUNIONE, credo in UNO VOX intenret, in cui si specifica che tutti gli istituti Ecclesia Dei sia derivanti che non dalla S. Pio X venivano eretti sulla base dell'accordo Ragtzinger-Lefebvre. Se poi non risulta negli statuti resi pubblici dei vari Istituti non so: ma gli accordi prevedono anche protocolli che, se non son segreti, non sono stati comunque pubblicati.
Non so se tutte le "carte" relative al Buon Pastore siano state rese publiche. In genere si cita sempre quanto anche riportato dalla REDAZIONE: e cos'è se non uno dei punti del protocollo Ratzinger-Lefebvre? Non mi sembra proprio niente di nuovo.
Campos, la S. Pietro, ed ora il Buon Pastore quali problemi - visto che han sempre affermato che esistono dei punti del magistero conciliare e post da chiarire - hann'affrontato con Roma, e quando? Quanti ne han risolti?.
Mi sembra che quella formuletta apriti sesamo è solo lo specchietto per le allodole. Fino a che non vedrò nero su bianco i punti sempre contestati e le relative interpretazioni alla luce della Tradizione e nell'ermeneutica della continuità, resto del mio parere: per ora questi istituti campano sull'equivoco, nel senso di riserve sul magistero, riswrve che non dovrebbero esserci a distanza di anni di perfetta (?) comunione. E questo non mi piace.
Intendiamoci bene: vorrei essere smentito anche subito, io non aspetto altro, ma con prove alle mani, cioè con documenti precisi, non con celleitarie aspettative.
Perfetto Prof. Pastorelli.
RispondiEliminaChe fu trasmesso solo l'ordine e non la giurisdizione è evidente, Mons. Fellay non è vescovo di Zurigo, ma ha l'ordine episcopale. Che non ci siano casi analogji nella storia l'ho detto io per primo, quindi non vedo perchè me lo chieda. Questo fatto avvalora la tesi che la scomunica per le consacrazioni senza mandato del codice, non prevede il caso Lefebvre. Il caso Lefebvre è "sui generis", e il codice non andava applicato così. Questo mi sembra essere il fondamento della posizione del Buon Pastore e della Fraternità San Pio X, che hanno un certo valore canonico, tanto che se ne parla negli ambienti accademici.
RispondiEliminaIl Santo scomunicato più importante fu Sant'Atanasio, difendeva la fede e non fu capito. Una scomunica (i vecchi canonisti distinguono in maggiore e minore) non mette automaticamente fuori della Chiesa, ne impedisce la santità, specie quando tutto dimostra che erano i modernisti a fare i giochi....e nel diritto canonico la valutazione della realtà conta, come in un processo
Non esageriamo! E' un buon vescovo, ma non simpatizzante per le posizioni tradizionali. Ho avuto qualche incontro con lui ed è stato sempre gentilissimo: persona squisita. Ha celebrato ed ordinato a Gricigliano, ma nient'altro. Non è mons. Oliveri, insomma. Non escludo che possa esser utile alla causa ora che va in pensione.
RispondiEliminaUn esercito di vescovi pensionati, con la mancanza di preti che c'è: in parrocchia, allora, e al confessionale! Ancor meglio, lasciarli, salvo casi di gestione disastrosa, al loro posto: a 75 anni, se uno non è malato o fuor di cervello, può continuare a svolgere la sua missione.
L'ingfelice papato di di Paolo VI ha causato anche l'inflazione dei vescovi emeriti.
Quale maggiore vantaggio si sarebbe avuto se Lefebvre avesse accettato il protocollo Ratzinger proprio non so.
RispondiEliminaSo solo, perché lo ha a suo tempo detto Castrillon. che Giov. P. II voleva liberalizzare la Messa come Ratzinger e su pressione dello stesso, ma per evitar polemiche e alzate di scudo ricorse all'indulto, il primo più restrittivo del secondo, un capestro.E l'indulto è una misura dolosa: fa passare per abrogato quel che non lo è, perché l'indulto mi sembra sia una deroga, per graziosa concessione, ad una legge validamente promulgata. Il che nel caso specifico non si dà se mai abrogazione del messale antico c'è stata.
Non perfetto. Ho scritto UN<span>O</span> Vox invece di UNA, <span>c</span>elleitarie invece di Velleitarie ecc. Mi si invita a scrivere e copia-incollare, se ho problemi di vista, ma come si fa a perder tanto tempo, visto che ieri ho impiegato una mezza mattinata per spedire il commento su Fisichella? Chi ce l'ha? Mi rimetto al buon cervello di chi legge.
RispondiEliminaRAF, ancora una volta: ma chi ti capisce?
RispondiEliminaDante quel che dici non è del tutto falso, ma impreciso.
RispondiEliminaQuel che conta per un canonista, ma non è l'unico aspetto, è che questo protocollo con il Buon Pastore mostra che il Papa vuole due cose, come ho già scritto più in alto:
1) la possibilità di un lavoro critico; nel testo voluto dal papa si parla di "critica", prima non c'era questa parola che faceva paura a tutti, ora si può "criticare", seppure "costruttivamente".Si pensi al discorso del 22 dicembre 2005.
2) la menzione di "interpretazione autentica", e qui ci sono due aspetti importanti nelle parole volute dal Papa. Il primo è che significa che l'interpretazione non c'è stata e deve venire. Il secondo è che alla fine, siamo cattolici, l'ultima parola spetta a Pietro.
Questi aspetti sono nuovi, e a mia conoscenza assenti nei protocolli precedenti. La novità sta anche nell'esclusività del rito antico, voluta dal Papa per scongiurare il ripetersi del dramma della San Pietro che fu di fatto obbligata a dire le due messe, sappiamo quanto male ha fatto alla Fraternità San Pietro, che cerca lentamente di uscire da questo problema.
Non so dire se i problemi siano in fase di studio da parte degli istituti menzionati, ma come si può fare un lavoro del genere in pochi anni?
Leggere il Concilio in maniera teologica, capire cosa hanno voluto dire, cosa hanno scritto effettivamente, cosa possa essere detto come opinione teologica, cosa debba essere rigettato come inconciliabile, richiede tempo, studi e uomini che Gherardini quantifica come numerosissimi.
Chi conosce bene il Concilio e lo ha letto, e credo che questa gente l'abbia letto, basta percorrere le pubblicazioni dei protagonisti, sa bene che i testi non sono "eretici", ma ambiguamente difficili.
Per ora si accetta che l'interpretazione autentica non c'è stata, si critica teologicamente e poi ci penserà pure un pò lo Spirito Santo.
Van bene tutti questi discorsi, ma se tutti hanno firmato di criticare il Concilio perchè non lo dicono?
RispondiEliminaNon mi risulta che tutti dicano chiaro e forte che hanno dubbi su alcuni punti del Vaticano II. Almeno al Buon Pastore lo dicono.
Caro Canonicus, per favore, ci dica lei come andava applicato il Codice visto che a quanto pare, in diritto canonico, Lei si ritiene + esperto di 2 Papi e di molti Curiali ...
RispondiEliminaIl caso di Lefevre non è forse un pò differente da quello di S.Atanasio? Mi pare che Lefevre era stato platealmente polemico verso la Santa Sede già al tempo di Montini. Poi al tempo di GPII gli è stato ingiunto di non procedere a quelle ordinazioni e invece Lefevre ha fatto quel che ha fatto... Mi pare che il card. Siri non ha lodato Lefevre per le ordinazioni dell' 88.
Ma l'interpretazione alla luce della tradizione cos'era?
RispondiEliminaMa questa decantata larghezza particolare ed innovatrice del Pontefice, che per me, non "canonicus" e pertanto impreciso, non presenta differenze sostanziali con quanto contenuto nel protocollo Lefebvre-Ratzinger, io non l'ho letta, a suo tempo, 2006, né nel decreto di erezione del Buon Pastore né nel comunicato dei sacerdoti interessati come apparsi sulla stampa e riportati in Una Vox, in cui si parla dell'accettazione del magistero autentico ecc. ecc.. E' forse nelle Costituzioni approvate ad experimentum? Le avete lette? E dove son rintracciabili?
RispondiEliminaInoltre, ammettiamo pure che queste parole esattamente come qua e là le leggiamo siano state approvate dal Papa (ma non risultan nel decreto) a distanza di più di tre anni, io mi chiedo e chiedo a voi: quali punti sono stati sottoposti a critica costruttiva? Perché questa critica - prima si parlava di comunicazione: gioco di parole - per me è un nodo cruciale. Quando? Con quale risultato?
Quali sono, Giuseppe, le critiche del Buon Pastore avanzate a Roma? Dove le hai lette? Me ne indichi la fonte? E guarda che non sto ironizzando: chiedo proprio lumi precisi e documenti che comprovino tale realtà. Non posso saper tutto, tante cose sfuggono..
RispondiEliminaIl problema del codice è che un articolo prevedeva una pena gravissima per un fatto come lo scisma, dove c'è violazione del potere di giurisdizione. Questa violazione non ci fu quando Lefebvre operò le consacrazioni, perchè vi fu solo collazione dell'ordine. Quindi, dal punto di vista meramente canonico, la pena fu ingiusta. Che poi Lefebvre sia un sant'uomo e che quel gesto fu straordinario e non determinato dal disprezzo di Roma, ma dall'amore per Roma lei è libero di non condividere.
RispondiEliminaCosa c'è che non ha capito?
RispondiEliminaRaf
"Interpretzione alla luce della Tradizione" è qualcosa di più vago che, secondo lo stesso Lefebvre non spiegava con sufficiente chiarezza che il problema non è solo relativo all'interpretazione dei testi, ma anche alla redazione dei testi.
RispondiEliminaCon la sola formula "interpretazione alla luce della Tradizione" si può intendere anche che tutte le espressioni dei testi conciliari sono buone e che il problema è solo relativo ad erronee "interpretazioni" di teologi progressisti.
Questo il discorso tenuto da Lefebvre per sostenere il ritiro della firma, in sostanza diceva che se il testo non può essere sottoposto a "critica" bisogna prendere tutti i testi e rinunciare a chiedere una revisione del testo. Sappiamo tutti che il problema è anche nell'eccessiva ambiguità delle espressioni testuali.
Perciò sono convinto che parlare apertamente di "critica" del testo sia un grande passo in avanti da parte del Papa.
Trova lo stesso discorso su questa dichiarazione dell'assistente generale dell'Istituto del Buon Pastore
http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2009/05/intervista-padre-christophe-hery.html
quirinus scrive:
RispondiElimina<span>"se Lefebvre non fosse caduto completamente in mano di certi figuri, tra cui qualcuno che voleva diventare vescovo a tutti i costi.."</span>
Quei "loschi figuri" che avrebbero condizionato Lefevre erano preti FSSPX oppure ricchi ed influenti benefattori laici e tradizionalisti?
Praticamente tutto, ma soprattutto l'ultima parte. Quando vuoi, come in altra replica e te ne detti atto, scrivi in modo chiaro, con soggetto, verbo e complemento al loro posto. Perché non cerchi di farlo sempre? A volte sembri la Sibilla. E guarda che non è una critica astiosa, ma volontà di capire, perché potresti anche voler dire cose giuste. Certamente è una carenza mia, ma mi vien voglia di saltar subito ai commenti seguenti.
RispondiEliminaDFTT:
RispondiEliminaA rega', a me me pare che se se va d'accordo cor Successor de Pietro
è cosa bona, perch'è è lui che raduna e ppasce l'agnelli
qua invece damo retta a chi sbarella e sparla dietro,
der Bon Pastore nun ze fidamo e se famo cojona' dar Pastorelli!
Canonicus, la ringrazio anzitutto del tono pacato e ben educato. Così si discute.
RispondiEliminaLefevre era convinto del "caso di necessità"... Ma la Santa Sede ha letto il gesto di Lefevre come grave disobbedienza. In effetti, Lefevre era stato già (quante volte?) ammonito (è il verbo giusto?) dal non procedere a quelle ordinazioni o meglio di accontentarsi di un solo vescovo invece di 4. Lei mi dice che la violazione non ci fu... Comunque, salvo prova contraria, GPII e card. Ratzinger/Ben.XVI sono stati ben convinti della validità di quella scomunica. Dobbiamo allora ipotizzare che in maniera così grave si siano sbagliati tutti? Mah. Comunque libero anche Lei di non condividere. Staremo a vedere. Studi storici e canonisti, dialoghi... vedremo. La Madonna ci aiuti. Buona domenica a lei e a tutti i bloggers!
Vedi sopra, scusa Dante non avevo letto e ho risposto sopra.
RispondiEliminaIl testo è la formula d'impegno presa il giorno della fondazione e sottoscritta dai fondatori con la garanzia del Card. Castrillon, la trovi qui :
<span>http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2009/05/intervista-padre-christophe-hery.html</span>
Quanto alla domanda a che punto sta questo lavoro di critica posso solo dirti che io non lavoro alla Congregazione per la Dottrina della Fede. So che ci sono parecchi studi pubblicati al riguardo, ma non so se Roma abbia dato risposte pubbliche, per il momento ha solo accettato che il testo conciliare si possa "criticare". Come ti dissi per me è già molto. Scusa lo sguardo un pò troppo "canonico", ma il fatto che la suprema autorità riconosca un diritto come questo, per me è già un segno che non siamo davanti a dogmi, né davanti all'intoccabilità del Concilio-evento,come dice Melloni.
Anch'io, come te, non aspetto altro che Roma ci dica per esempio: "Dignitatis Humanae è da correggere qui e qui con le seguenti parole...le espressioni tali sono da rivedere così e così...le talaltre da interpretare così e così...", ma prima bisogna dire che si può fare e Benedetto XVI va in questo senso.
Traduco:
RispondiEliminaalla FSSPX, continuano ad insegnare che la remissione delle scomuniche fu un atto di giustizia
E che le scomuniche erano nulle.
RispondiEliminaperò hanno il realismo sufficiente per rendersi conto che, fin quando non usciranno di scena i protagonisti di allora,
RispondiEliminache non gradirebbero la magra figura di essere additati come gli sconfitti
RispondiEliminanon si può pretendere di più. FERMO REStando che si continua a pregare e lavorare in tale direzione.
RispondiEliminaRafminimi13@libero.it
veterinario mio, il plauso della santa sede val più di quello della gregor. :)
RispondiEliminaAnche Savonarola fu scomunicato ed ora ha un monumento nella basilica di San Marco a Firenze e, anche se sembra essersi alquanto arenato, c'è un processo di beatificazione in corso. E S. Giovanna d'Arco?
RispondiEliminaqui trova alcuni suggerimenti in francese:
RispondiEliminahttp://www.institutdubonpasteur.org/home.php?area=publications
per l'italiano c'è il blog-rivista coordinato dai membri del Buon Pastore e dove ha già scritto più volte anche Mons. Gherardini
http://disputationes-theologicae.blogspot.com/
Grazie, Canonicus, sei gentile e disponibile, come dovrebbero essere tutti i blogger, quando, almeno, si chieda per imparare e continuare a discutere fraternamente.
RispondiEliminaL'articolo a cui mi rimandi non aggiunge proprio niente a quel che s'è detto, semmai c'è da notare che non riporta neppure il virgolettato della redazione. Ma io chiedevo il documento ufficiale in cui leggere le frasi virgolettate che tutti citano e che nessuno mi sa dire d'onde le tragga.
Tu dici che per la prima volta si parla di "critica" e, pertanto, per la prima volta si riconosce che si può "criticare" il Vaticano II, parti di esso s' intende. Ma in nessun testo ufficiale a mia disposizione leggo questo termine. Non ha importanza, andiamo al sodo.
Che cosa significa "critica"? Evidentemente analisi e discussione argomentata sui punti controversi per arrivare ad una interpretazione esatta. Ma cosa c'è di diverso nella sostanza rispetto alla formula del protocollo Ratzinger.-Lefebvre, che riporto ancora una volta?
<span>"A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica".</span>
Direi proprio niente. Impegno e non polemica. Atteggiamento positivo di comunicazione. Cosa significa comunicazione? Non certo telefonate affettuose, ma analisi argomentate, confronto, discussioni dei problemi teologici e dottrinali posti da certi testi o parti di testi del Vaticano II . A qual fine? Evidente: a quello di raggiungere l'interpretazione esatta, alla luce della Tradizione. Altrimenti la comunicazione positiva sarebbe perfettamente vana.
La mia impressione è che, certo in buona fede, da parte del Buon Pastore e di fedeli cattolici si esageri in questa sopravvalutazione del protocollo con il Buon Pastore. Quanto al quale, ripeto, nei documenti pubblicati quelle belle parole, forse più esplicite ma dallo stesso significato, a chi bem legga, di quelle dell'accordo Ratzinger-Lefebvre, non si trova traccia. Per me fan testo il decreto di erezione e la lettera dei preti del Buon Pastore, che ho riletto ora, dopo esser tornato dai Vespri a Gricigliano.
Pe 'na testa (la tua) accusì, caro Marforio
RispondiEliminala chiù bella corona è un sospensorio.
Perché non citate mai don Pietro Cantoni, a proposito di Lefevre?
RispondiEliminaSe uno è fedele alla Chiesa, non può fomentare scismi. L'equivalenza "lefevriani=tradizionalisti=vecchie devozioni, venerazione delle reliquie, liturgia solenne ecc." ha fatto danni immensi alla Chiesa. Non è più il caso di incentivarla, neanche da parte di chi si dice "tradizionalista".
DFTT II
RispondiEliminaRosica, pija d'aceto, ce va 'n puzza!
er criticone che nun po' esse criticato
e mette zizzagna questionanno la pajuzza
quanno ar trave lui c'è abbraccicato.
La testa mia, se sa, è da poco, Sor sapiente:
aho', c'è chi s'atteggia e nun cell'ha pe' gnente!
mmazza'ao sto Marforio gli è proprio bravo!
RispondiEliminaSenta npo, che gli va dde veni all'osteria mia?
Te faccio mmagna da re, e te pago bene pure!
Te m'allieti a me e alli clienti co le poesiucce e gli stornelli!
Gli stornelli nu lli sa ffa più nessuno. A mme me piacceno tanto, mme se arrivene in mente a ggioventù
Se tte trovi zona castelli addimanna dell'osteria de er tripparolo.
Me conoschine tutti.
Vienime a trova, vienime allietà n'po.
O però recordete che er lunedi so chiuso.
Viiè martedi, cè famo nabbuffata!
E infatti la testa, quella vera, non ce l'hai.
RispondiEliminaMi sembra troppo accostare Lefevre a S.Giovanna D'Arco. Savanorola, lasciamolo stare visto che non è nemmeno Venerabile.
RispondiEliminaA Lefevre era stato detto (e non una sola volta) di non ordinare vescovi... Lui non ha voluto ascoltare la Santa Sede.... Appellarsi al caso di necessità? E chi ha l'infallbilità di stabilire se c'è il caso di necessità di ordinare vescovi senza mandato della S.Sede? lo stabilisce un Papa come GPII oppure un vescovo come LEfevre?
Canonicamente non deve meravigliare che le parole non compaiano nel decreto d'erezione, anzi sarebbe stato strano il contrario. In effetti nella redazione di uno statuto canonico non si mettono generalmente delle contingenze storiche, come quelle degli scritti di un Concilio. Si presume che la vita dell'Ordine religioso debba ispirarsi a criteri di santificazione approvati e per così dire "universali". Sarebbe un pò come se i Gesuiti avessero messo nello statuto di diffondere il concilio di Trento, certo lo fecero, ma dopo il Vaticano I avrebbero dovuto rinnovare lo statuto; si mette sempre qualcosa di "atemporale" come per esempio: "diffonderanno il dogma definito con l'insegnamento" o che so io. Credo si possa dedurre, e sarebbe ragionevole, che la frase sia nel protocollo d'intesa iniziale, quello tra il Card. Castrillon e i sacerdoti del Buon Pastore, dove si firmano gli "impegni programmatici". Il Card. Castrillon ha di fatto sempre difeso i termini dell'accordo, anche di fronte alle pressioni dell'episcopato francese che chiedeva di far saltare tutto. Se Roma vuole essere credibile coi tradizionalisti è il minimo che possa fare (anzi è anche troppo avara coi suoi figli tradizionalisti e li lascia troppo spesso soli davanti a un fronte sproporzionatamente ostile - scusa questa considerazione personale).
RispondiEliminaQuanto tu dici su "Il Concilio alla luce della Tradizione" mi trova in parte d'accordo. Non si può dire infatti che questa formula escluda la seconda (quella del protocollo del Buon Pastore), ma è vero che la seconda fuga un maggior numero di dubbi.
Salve Luca.
RispondiEliminaSeguo abitualmente messa dalla FSSPX, sia per necessità, sia per simpatia nei confronti della congregazione stessa.
Don Pietro Cantoni, persona certamente di grande cultura, esce dalla FSSPX per ragioni per molti versi condivisibili e certamente molto serie.
Tuttavia non è di certo esente da problemi.
Egli dice una cosa sacrosanta: dire che il magistero ordinario può sbagliare è assurdo e ridicolo.
Ma poi elaborerà una sua sorta di "teoria" che introduce il concetto di magistero "globalmente preso", laddove il globalmente preso appare una scappatoia per sostanzialmente dare interpretazioni tirate dai capelli di atti conciliari e post-conciliari.
Ho sbagliato a cliccare. Ma questo protocollo dov'è? Di quello Ratzinger-Lefebvre si venne subito a conoscenza ed ancor oggi è visibile. Di questo tanto decantato del Buon Pastore dopo quasi 4 anni, nisba. E questo m'insospettisce. A me piace veder chiaro. E poi ripeto: critica o comunicazione, la sostanza non cambia. Le due parti devono discutere i punti che da una parte son contestati o considerati equivoci. E per ora di questo processo di approfondimento nessun istituto nato dalla scissione della S. Pio X o comunque Ecclesia Dei ha dato notizia: nessuno l'ha cominciato, a quanto pare, nerssuno ha manifestato un qualche esito, e tutti vivono beati, pensando del Concilio e dei suoi testi quel che vogliono, ma senza parlarne, almeno in pubblico.
RispondiEliminaNon si deve parlar di ciò nel decreto d'erezione? Va bene anche questo, Canonicus. Ma perché non se ne parla nella lettera dei preti del Buon Pastore a Roma? C'è qualcosa che non mi torna. Si riportan sempre parole che nessuno ha letto se non in modo vago in dichiarazioni estemporanee di parte ed anche in forma diversa. Gatta ci cova.
Fuori il protocollo e tutto si chiarisce. O no?
Quando ci fu la consacrazione episcopale senza mandato pontificio, don Cantoni venne intervistato credo dall'Avvenire: ricordo ch'egli fece una breve storia delle sue peripezie: non solo non gli facevan celebrar la Messa di S. Pio V, ma, ricordo, gl'impedivano anche di far le debite genuflessioni.
RispondiEliminaPer non parlare poi della piega politica a dir poco esilarante presa da Alleanza Cattolica.
RispondiEliminaPiega politica ben poco conforme al Cattolicesimo, che non è solo fede, ma anche opere di misericordia corporali e spirituali.
Le sue obiezioni non sono infondate, né canonicamente, né teologicamente nel senso più ampio del termine. Io proporrei però di cercare di guardare alla cosa con un occhio molto "storico", nel senso che la realtà di quegli anni era tragica, ben più di ora. Mons. Lefebvre fece una scelta prudenziale che gli era parsa percorribile, ma come tutte le scelte prudenziali non è l'unica, né infallibile (e in questo la Fraternità ha torto a presentare questa scelta come unica e infallibile). Tuttavia la scelta fu fatta in un frangente speciale, e io direi che poteva essere percorsa, perchè in un momento grave si agisce come si può, con l'eventualità che la scelta non sia la migliore possibile. La storia ce lo dirà, ma non attaccherei Lefebvre su questo punto, specie sapendo quanto la scelta fu per lui dolorosa.
RispondiEliminaDetto questo non giustifico affatto un certo spirito gallicano in alcuni membri della Fraternità, su questo punto sono d'accordo con lei.
Lasciamo stare poi la piega vaticanosecondista presa dalle sue pubblicazioni teologiche....
RispondiEliminaSul protocollo non so se Castrillon lo ha reso pubblico, ma so che non ha mai smentito e ha sostenuto le stesse cose in molte interviste. Sul discorso dottrinale credo che per il momento Roma voglia studi documentati per potersi poi pronunciare, ma non escludo che su certi punti Roma non si pronuncerà. Dirà cioè col tempo che la natura di quei testi non è infallibile e che è stata spesso male interpretata, poi farà documenti chiari, ma non credo che sia possibile rivenire punto per punto sul Concilio. Una volta sparite le "vestali" del Vaticano II, lo si prenderà per quel che è, un documento pastorale insieme ad altri senza enfasi, né nell'esaltarlo, né nel denigrarlo. Posso sbagliare.
RispondiEliminaNon ho fatto accostamento alcuno in senso valoriale. Ho semplicemente portato due esempi di scomunicati: Savonarola il cui monumento campeggia in una basilica e di cui è in corso la caua di beatificazione (che poi continui o meno non ha importanza: qualche motivo per averla aperta ci deve pur essere), Giovanna d'Arco è "santa", dopo il rogo, guarda caso. Insomma, se andiamo alla ricerca della validità di certe scomuniche nel corso della storia si potrebbero trovar parecchie sorprese. Talvolta è meglio stendere un velo pietoso. E quanto al fatto che Savonarola non sia neppur venerabile ho detto, se non ricordo male, che il processo sembra, almeno per ora, essersi arenato: ma non chiuso col rigetto.
RispondiEliminaQuanto a Lefebvre, eccellenti canonisti e cardinali di prestigio hann'escluso non solo lo scisma ma anhe l'intenzione di porsi fuori della Chiesa: fra gli altri Cassidy, Castillo Lara, Palazzini, Oddi, Thiandoum. E ricordo che in Cile Ratzinger ebbe a dire: evito consapevolmente di usare il termine errato scisma. E se si guarda attentamente la lettera del Papa ai vescovi a proposito della remissione della scomunica ai 4 vescovi illecitamente consacrati si può leggere: "un'ordinazione senza il mandato pontificio significa il pericolo di uno scisma" e questo comporta la scomunica (introdotta da Po XII per arginare l'effettivo scisma cinese): pericolo di scisma, quindi e non scima in atto. E viene ribadito a proposito dei 4 vescovi e dei sacerdoti: "un gruppo ecclesialee implicato in un processo di separazione", quindi non separato. Ed è una lettera che doveva necessariamente, vista la levata di scudi episcopali, molto diplomatica. Fonti assai attendibili a suo tempo, nell'88, dissero che Ratzinger era contrario alla scomunica, che invece fu imposta da Gantin e dalla segreteria di Stato. Poi, tra i misteri vaticani è bene non inoltrarsi.
Però una cosa devo aggiungerla, e l'ho scritta altre volte: se si raggiunge la conciliazione tra la S. Pio X e la S. Sede, come tutti noi ci auguriamo, come potrà essere in comunione questa Fraternità che continuerà a considerar maestro e guida un vescovo scomunicato? Chiederanno, da Roma, il ripudio? Ne otterranno un sonoro: no. Vedrete che arzigogoleran qualche espediente loico-diplomatico per dire: sì, effettivamente l'atto era tale da comportar la scomunica, però l'intenzione non era quella di allontanarsi dalla Chiesa, come del resto apertamente dihiarato nell'omelia per le consacrazioni, per cui si può pensare ad un errore di valutazione da una parte dello stato di necessità, dall'altra alla volontà di scisma, e tutto per difetto di comunicazione ecc. ecc.
Gli studi ocumentati vengono solo, piaccia o non piaccia, dalla S. Pio X. Gli altri per ora e da anni tacciono. Il protocollo con quelle frasi nessuno l'ha visto ma tutti lo citano: come l'araba fenice, che ci sia ciascun lo dice ma dove sia nessun lo sa. Allora lasciamolo dov'è, nelle nebbie e forse nella mente di chi ancora non l'ha scritto. Se Castrillon dovesse rettificare tutti quel che i preti dicono non gli basterebbero gli anni che gli restan da vivere, e spero sian tanti perché lui è una riserva ottima per la Chiesa. L'unica cosa certa è che la base dell'accordo è il protocollo Ratzinger-Lefebvre. E a questo dato obbiettivo atteniamoci. Sul nulla non si può argomentar neppure da parte dei canonisti.
RispondiElimina........e pure l'inflazione di vescovi "de-meriti".
RispondiEliminaPurtroppo anche stando a Roma, si rischia di acquisire un linguaggio protestante.
RispondiEliminaIl caso di Santa Giovanna D'Arco è diverso. Il tribunale che la condannò era abusivo, non le fu concesso di appellarsi a Roma. Dopo 20 anni, il Papa dichiarò nullo il processo.
RispondiEliminaE che apporto ha dato Don Cantoni alla Chiesa? Che posizioni ha preso? Chi lo conosce??? Non l'ho mai sentito parlare.
RispondiEliminaUn sacerdote una volta, a proposito di Don Cantoni, mi disse: Don Cantoni? Ha preso una gran cantonata!!!
RispondiEliminaE qui dopo quaranta, che cambia?
RispondiEliminaQualcuno mi sa' spiegare allora che differenza c'e' tra gli istituti Ecclesia Dei San Pietro che hanno delle riserve sul concilio e l'Istituto di Griciliano?
RispondiEliminaQuest'ultimo nn ha nessuna riserva??
Certamente gli Istituti Ecclesia Dei, vivono una ambiguita', ma l'hanno accettata, e' il prezzo per la comunione ufficiale.
Tuttavia ne pagano anche le conseguenze, mancanza di liberta' di dibattito anche pubblico.
spero in una risposta
Grazie
Credo non sia più possibile continuare la discussione, che mi era parsa piacevole, per mancanza di onesta intellettuale.
RispondiEliminaNon sto parlando delle capriole di Alleanza Cattolica. Sto parlando del fatto che don Cantoni, giustamente, obiettava come non ci si potesse dire fedeli alla Tradizione della Chiesa se poi si viene meno al Suo magistero, prendendone solo quello che garba.
RispondiEliminaUn giudizio molto temerario ed estremamente offensivo, francamente inaccettabile e da respingere al mittente e segnalare alla REDAZIONE.
RispondiEliminaPensavo di aver risposte serie da una persona che mi sembrava seria, sì da poter formarmi un'idea precisa della situazione del Buon Pastore che vien presentata come diversa da quella degli altri Istituti allontanatisi dalla Fraternità.
Ho chiesto qualche documento ufficiale di riferimento e non vaghe parole di un'intervista. E tu che fai? Non sapendo dove attingere qualcosa di concreto, mentre ti dimostri come detentore di conoscenze di prima mano, sei costretto a dire che non hai alcun documento se non il sentito dire. Ed osi accusar di disonestà intellettuale chi vuol capire e ffraternamente ti chiede lumi?
Questa tua risposta da fanatico denuncia che a ciurlar nel manico, da disonesto intellettualmente, sei proprio tu. A quale scopo?
Pastorelli tu sei riuscito a far arrabbiare anche uno paziente come Canonicus! Riconosci di avere doti speciali, fai incavolare mezzo mondo, dovresti essere un pò più affabile....
RispondiEliminaNon so se ti rendi conto, ma non credo, in poche parole l'hai trattato da deficiente. Questo canonista ti parla su un piano serio e tu difendi la San Pio X quasi senza ragionare. Io ti ho mandato due o tre link, che hai ignorato, perchè non sono un canonista d'accordo, ma se li avessi letti avresti visto che le pubblicazioni che ti indicavo sono di un certo valore teologico e che gli autori, ora al Buon Pastore, scrissero e fecero quei grandi lavori teologici che tu vanti per la Fraternità! Tu scrivi come se ci fosse solo la Fraternità, che difendi sempre. Io non vorrei che tu voglia mettere tutti i tradizionalisti Ecclesia Dei nello stesso sacco per trovare una scusa al fatto che sei grande amico di Gricigliano, quelli che per davvero di critica del Concilio ne fanno poca....allora ti rifugi nella convinzione che all'Ecclesia Dei sono tutti uguali, insomma non resta che la Fraternità che è seria, ma vado a Gricigliano. A Gricigliano dove stanno quelli che veramente "da anni tacciono"....e gli danno le chiese.....e tu lo sai bene, anche se lo dici solo a metà.
Dici che il documento non esiste, tratti tutti da millantatori o da falsari, è onesto? Dì piuttosto che non lo conosci, la parola di tanti preti non si mette in discussione come tu fai!
Dici tante cose buone Dante, ma sei a volte brusco! Troppo! Al punto di dubitare che tu voglia autoconvincerti di quello che hai già deciso di pensare.
Don Cantoni non ha capito cosa sia il "magistero"
RispondiEliminaVerissimo, ma vale anche per i papi che hanno buttato nel cesso parte della Tradizione!
RispondiEliminaAnche tu mi sembra che giri a vuoto e versi parole in libertà a piene mani.
RispondiEliminaVolevo sapere semplicemente se qualcuno ha letto quelle parole sulla "critica" permessa al Buon Pastore nei confronti del Concilio. E solo peché non so d'onde siano state tratte. Se le si cita per sentito dire, lo si dica apertamente, non c'è niente di male; se le si è lette su di un documento o protocollo ufficiale, che ho dichiarato apertamente di non conoscere, mi si diano gli estremi perché voglio fare dei confronti.
Tutto qui. E' un delitto voler lumi da chi può saperne più di me?
Non mi sembra di aver molto difeso la Fraternità, e poi quand'anche? Mi sembra che Canonicus abbia portato a tal riguardo osservazioni che condivido, e non da ora.
Io non ho affermato che gli attuali preti del Buon Pastore non abbiano mai scritto niente di positivo. Ho detto che solo la Fraternità S. Pio X, per ora, discute i problemi dottrinali con la S. Sede. Non ho notizia di incontri dottrinali con altri Istituti che da anni han sottoscritto la formula Ratzinger-Lefebvre. Non ho notizia, ribadisco: e voi? Mi volete informare o no? Quali istituti hanno iniziato incontri di discussione dottrinale? Quando? Sono approdati a qualcosa? Sono domande non provocazioni o offese. A meno che non abbiate code di paglia.
Se poi far domande o ritener che la libertà di critica del Buon Pastore non è più larga di quella degli altri istituti tradizionali significa per voi trattar da deficiente qualcuno, occorre d'ora in poi dirvi sempre signorsì.
Non ho definito nessuno falsario; non ho affermaoto che il documento riportante quella formula non esiste: ho solo manifestato la mia intenzione di conoscerlo. E' pubblico quello Ratzinger-Lefebvre, quello del Buon Pastore non lo rintraccio. Questo significa che non esiste? No, significa che non è stato reso pubblico o che io non so far ricwerca adeguata. Volete per forza far dietrologia. Io non conosco neppure i protocolli (ci sono? non lo so, ma credo di sì) degli altri isitituti Ecclesia Dei, Gricigliano compreso. E non capisco perché lo tiri in ballo fuori luogo ed in modo estremamente scortese e senza cognizione di causa.
Anche i tuoi giudizi sono offensivi e temerari. Io mi voglio chiarir le idee su quanto leggo, non convicermi di quel che decido di pensare. Io non decido di pensare: leggo, approfondisco quando posso e se affermo qualcosa vuol dir che sono convinto.
Come più volte ho scritto, poiché è previsto dall'Ecclesia Dei di Giov. P. II che concedeva il secondo indulto (richiamata nell'Ecclesiae unitatem di Bendetto XVI) , i vari istituti devono sottoscrivere la nota formula del protocollo Ratzinger-Lefebvre.
RispondiEliminaSe è previsto l'avran senz'altro fatto. Se poi nel protocollo di uno o dell'altro sia stata modificata qualche parola non so, ma certo non è mutato il senso.
A quanto ho letto nel post, una modifica, che per me non è particolamente significativa nel senso di innovazione, è stata apportata nella formula accettata dal Buon Pastore. Ma come ho scritto sopra, tutti la citano, anche in forma diversa, ma nessuno ne ha visto l'originale.
Tutti questi istituti si sono impegnati a non polemzozare pubblicamente ma di comunicare con la S. Sede, evidentemente per esporre le loro perplessità sui punti del magistero conciliare o post conciliare che appaia inconciliabile con il magistero precedente.
Può essere un limite? Sì, se si esclude la possibilità di approfondire i temi, cosa che non mi sembra sia richiesta. Può essere un vantaggio? Sì, se con Roma si discute pacatamente e approfonditamente e si chiariscono questi disgraziati punti contestati e si evitano fratture.
Poi, questi istituti, Buon Pastore compreso, svolgono la loro opera di formazione dei preti e dei fedeli. Non conosco preti della S. Pietro, salvo qualche occasionale incontro: un mio amico sì e li valuta positivamente. Del Buon Pastore non conosco nessuno, di qualcuno ho sentito parlare e qualcosa ho letto ma al tempo in cui erano assai ferventi lefebvriani. Conosco molto meglio l'ambiente di Gricigliano. Ma non mi son mai permesso di domandare se hanno mai discusso con la S. Sede punti del Concilio non condivisi: dirò di più, non ho neppure mai affrontato tale argomento per motivi di discrezione. Si può comprendere il pensiero di questi istituti attraverso le omelie dei preti o loro articoli.
Chiarisco un altro punto; poiché si parla di discussioni con Roma, quando sottolineo che gli unici studi documentati presentati a Roma son solo quelli della Fraternità S. Pio X, intendo studi sui punti controversi del magistero conciliare e post-conciliare che riguardano quei problemi dottrinali cui ha fatto chiaro riferimento il Papa. Non mi riferisco a pubblicazioni, varie articoli, libri ecc. Ma "comunicazioni" delle basi dottrinali per la discussione con la S. Sede.
RispondiEliminaVia FILIPPO! Un po' di contegno. E un po' di buona fede cerchiamo di salvarla.
RispondiEliminaCantoni è stato, se non erro, dopo l'uscita da Econe, allievo di mons. Gherardini. Credo che sappia cosa sia il Magistero. Bisognerebbe vedere il contesto di certe sue affermazioni. Mi dicono che sia un buon prete.
Per me è ovvio che nel "magistero" non si debba scegliere a piacimento. Si deve discernere, semmai, tra le "note" del Magistero e trarne le conseguenze.
Volevo dire che la Tradizione e il Magistero non possono essere in contraddizione, né il Magistero può correggere la Tradizione.
RispondiEliminaE su questo siamo perfettamente d'accordo.La può approfondire ma eodem sensu eademque sententia.
RispondiEliminaOooh! Sor Pastorelli mio, posso di' "caro"?
RispondiEliminamo' me sei propio piaciuto, e penzo
che hai fatto secco tutto er cucuzzaro
de' 'st'acidoni. Artro che navicelle d'incenzo!
Ce vo' 'n zecchio de bicarbonato paro paro!!
Emmeno male che a conrepistola domenica
San Paolo ie dava giù dde carità
che nun ze gonfia e nun è furastica,
benigna co' puzzoni e santità
Ma ie l'hai ricordato te, Sor Pastorelli,
da sarvà armeno la bbona fede
che si dioneguardi so' questi li fratelli,
e quanno se converte chi nun crede?
Cheppoi 'sto Don Cantoni è uno serio
che fa 'n bucio come l'Arco de Tito
tra dieci parocchie e libbri e seminario
artro che questi sempre a ssede e a punta' 'r dito.
Maccome sia sia, Sor Pastore' famola corta:
mo' me pari 'n galantomo de 'na vorta,
scusa si t'ho sfranto li zebbedei, ma sai che d'è:
è che zelus domus tuae comedit me
A me puoi dir quel che credi. Se non mi va rispondo a tono. E se rompi, strarompo. Cortese coi cortesi, duro coi sapientoni che non sanno ammettere: non lo so, e coi maleducati. Inoltre io son semper idem.
RispondiEliminaPerò se lo zelo della casa di Dio ti divora, abbi anche la carità di scrivere in italiano: fo meno fatica, non con la mente, ma con gli occhi ormai prossimi, così mi dicono i cerusici, al bisturi o al laser.
No, no, il romanesco va benissimo. Specie in rima: complimenti.
RispondiEliminaPer martedì grasso, uscirà un post 'carnascialesco' sul Belli da dedicare proprio a Marforio e al Tripparolo.
don Cantoni lascia la FSSPX nel 1981, per divergenze circa il referendum del Movimento per la Vita
RispondiEliminaA proposito dell'accordo che fece la Fraternità San Pietro, Mons. Lefebvre disse che quell'accordo non era lo stesso che avevano proposto a lui, perché in quello della Fraternità San Pietro non si parlava di dotarla di un vescovo.
RispondiEliminaA mio avviso, Mons. Lefebvre, pur rendendosi conto della gravità della sua decisione, capì che in quel momento, firmare quell'accordo avrebbe significato mettere un bavaglio per sempre e legare le mani alla Fraternità San Pio X, trasformandola in una specie di Gricigliano dei giorni d'oggi. Inoltre, la data della consacrazione del vescovo non era stata fissata e veniva procrastinata. Un solo vescovo d'altronde, privo del carisma e dell'esperienza di Mons. Lefebvre, sarebbe stato facilmente fagocitato dal regime conciliare vigente e così avrebbe avuto fine l'opera di resistenza al Modernismo. Basterebbe l'esempio rappresentato dallo stesso mons. Rifan che, guarda caso, nemmeno in questo blog viene citato spesso.
4 vescovi potevano sembrare troppi, ma controllandosi ed incoraggiandosi a vicenda, avrebbero garantito un futuro alla Fraternità, anche nel caso in cui qualcuno di loro avesse potuto abbandonarla per un motivo o per l'altro.
Se non ricordo male, nell'omelia del pontificale durante il quale avenne la consacrazione episcopale del 1988, Mons. Lefebvre disse: <<sapiamo>>. Era una forzatura, perchè Giovanni Paolo II non aveva concesso la consacrazione di 4 vescovi ma di uno. La disobbedienza è stata solo parziale e , in ogni caso, con quelle parole, mons. lefebvre dimostrò di non infischiarsene di quello che pensava il papa. Molti diranno che ha sbagliato, perchè ha disobeddito etc. Ma lo ha fatto forse per fare del male??? E Paolo VI e Giovanni Paolo II, non hanno disobbedito a niente e nessuno?????</sapiamo>
Scusate, ma che cosa intendete per "Tradizione"? Non è che fate come quelli i quali, siccome nei documenti pontifici di un tempo vi era la clausola della "sanctio" ("Se qualcuno non obbedirà.... se noverit incursurum nell'ira dei beati apostoli Pietro e Paolo"), pensano che significasse che tutto doveva restare immutabile? :)
RispondiEliminaAmare la Tradizione della Chiesa non significa preferire Lefevre o chi per lui al Papa, come se il "magistero" di Lefevre fosse infallibile. Fareste molto meglio a chiarire questo punto, invece di sminuire chi mette in luce le contraddizioni (come, nel suo piccolo, in questo caso fece don Cantoni, che, per inciso, si fece consigliare da Siri, che presumo non accuserete di essere "progressista").
Già altrove ho scritto che gl'Istituti tradizionali han fatto scelte di strategia. Strategie diverse, ma credo che lo scopo sia unico: formare sacerdoti che, sparsi per il mondo, tengano accesa la fiamma della Verità. E la Verità oltre che nelle opere, la Messa, la predicazione, il catechismo, la presenza tra i fedeli, si può difendere anche con suggerimenti discreti alla S. Sede, senza pubbliche polemiche, ch'è poi la via indicata da Roma.
RispondiEliminaInsomma, ognuno di questi istituti svolge, a mio avviso, una funzione positiva procedendo per la strada che ha creduto più idonea all'opera comune, magari accettando dei sacrifici. Poi a te o a me può piacerne più una che un'altra, e questo è normale che accada. Ma non sottovalutiamo l'opera degl'istituti che appaiono "silenziosi". A dirigere gli animi spesso serve più una predica che una polemica.
Quindi, io direi di rispettare le varie scelte, purché fatte con chiarezza e senza secondi fini. Così nella battaglia della S. Pio X io non vedo secondi fini: e apprezzo moltissimo che sia l'unica - che si sappia - che discuta con Roma i punti controversi del magistero conciliare e post-conciliare. Dai risultati di queste discussioni se ne avvantaggeranno tutti, noi poveracci compresi che da quaran'anni attendiamo.
Io guardo con interesse al sorgere di tali istituti che indicano che qualcosa si muove in senso positivo. Ma nello stesso tempo mi preoccupa la frammentazione. Ed anche, la mancanza di un vescovo che segua preti e seminaristi da vicino. Certo, non tutte le piccole formazioni ecclesiali possono avere un vescovo: ma almeno le più consistenti e diffuse nel mondo. Soprattutto gl'istituti di diritto pontificio da chi sono "effettivamente", giorno per giorno direi, controllati?
Una prima soluzione potrebbe essere una soluzione canonica di tipo prelatura o ordinariato che queste congregazioni aggreghi e regga, senza distruggerne l' identità o il carisma come si dice oggi, che può derivare da una diversa impostazione pastorale tratta dai modelli di vita cui si ispirano (Curato d'Ars, S, Francesco di Sales ecc.) Altra soluzione: gli stessi Istituti potrebbero chiedere alla S. Sede che venga loro preposto un vescovo "pensionato", da loro stessi indicato, perché vicino alla loro sensibilità.
In conclusione, i seminari retti da un buon vescovo garantirebbero una maggiore sicurezza dottrinale e disciplinare. Castrillon, Medina Estevez ecc. non sarebbero ottimi direttori e garanti di Seminari tradizionali?
Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu
RispondiEliminaGli Istituti tradizionali non sono tutti uguali salvo la San Pio X, caro Dante, vai pure a Gricigliano, ma non ci raccontare che uno vale l'altro salvo i duri e puri della Fraternità.
Scegliere di tacere (e concelebrare Paolo VI se "necessario") per non avere incomodi e avere il diritto pontificio, non è come firmare un accordo e parlare dei problemi. Non si riduce tutto alle quattro linee che si firmano o meno, ma si valuta l'insieme dell'attitudine. Questa differisce notevolmente da un istituto all'altro.
Sarebbe come dire: "Pastorelli, non essendo della Fraternità, accetta il Concilio con riserve quindi è silenzioso, quindi Pastorelli è come quei parroci conservatori tanto pii, ma che non sono capaci di opporsi apertamente ai mali della Chiesa". No Dante, io direi "Dante Pastorelli non è della Fraternità, ma denuncia gli errori come può, quindi Pastorelli non è come quei parroci conservatori che sono bravi, ma non combattono; Pastorelli è un combattente e per essere combattenti non ci vuole la "tessera" della Fraternità".
Non interverrò più così da lasciarti l'ultima parola.
Nemmno Siri era infallibile.
RispondiEliminaNon ho scritto che tutti gli istituti tradizionali sono uguali, ho parlato di strategie diverse ed anche di diverse identità o carismi.
RispondiEliminaQuesti istituti han fatto la loro scelta e perseguono il loro fine: difesa della messa tradizionale e della sana teologia. Io per questo li apprezzo e li difendo.
Ma ho anche scritto che sino ad ora l'unico istituto, che si sappia, che ha intavolato discussioni teologiche previste dal Protocollo Ratzinger - Lefebvre è la S. Pio X e nessun altro. Non capisco questa polemica sulle mie parole. Se altri istituti l'han fatto fatemelo sapere.
Non è detto che certi istituti che non polemizzano pubblicamente sui testi del concilio lo facciano per non aver incomodi: alle polemiche possono preferire, ritendola più produttiva, l'azione pastorale e formatrice. Per me è anche importante è vedere come formano i sacerdoti e come educano i fedeli. Quando si hanno responsabilità anche la prudenza può essere una strada di formazione, che non è detto escluda lo studio dei problemi posti dal concilio. Se poi ne trattano con Roma, ho detto che non mi risulta.
Pastorelli non ha la responsabilità di un istituto religioso con cinquanta preti e sessanta o settanta seminaristi, e quindi ha indubbiamente le mani e la lingua più libere. E comunque è sempre libero, anche di andare a Gricigliano ed anche di dire che non vede differenze, al momento, di comportamenti ai fini dei chiarimenti dottrinali, tra i vari istituti traizionali, Buon Pastore compreso. E tanto libero e indifferente al giudizio altrui che fa quel che gli va e dice quel che pensa a viso aperto e senza nick. E tutti i Giuseppe di questo mondo non valgon a fargli dir quel che non pensa o piegarlo al loro intento e alle loro tesi che, come nell'ultimo post, sono abbastanza confuse.