Una graditissima mail dei redattori del sito polacco tradizionalista nowyruchliturgiczny (che significa: nuovo movimento liturgico) ci informa di un importante responso reso dalla Commissione Ecclesia Dei con lettera firmata da mons. Guido Pozzo il 20 gennaio scorso. Abbiamo pubblicato qui sopra la domanda svolta dai fedeli polacchi con lettera datata 5 gennaio 2010, redatta in tedesco, e la risposta anzidetta della Pontificia Commissione, in lingua italiana.
Dopo aver apprezzato la prontezza e rapidità della replica - ed è in sé già una notizia - segnaliamo il contenuto. I fedeli polacchi avanzano cinque quesiti:
1. Se in tutte le chiese della diocesi il sacro triduo è stato già celebrato in forma ordinaria, poiché non vi è una chiesa dedicata esclusivamente alla forma straordinaria, è possibile celebrare il triduo sacro in forma straordinaria in una di quelle chiese, col consenso dell'ordinario?
Chiariamo il senso della domanda: il problema si pone poiché l'art. 2 motu proprio, nel consentire ad ogni sacerdote di celebrare sine populo indifferentemente in forma ordinaria o straordinaria, senza necessità di permesso alcuno e in qualunque giorno (et quidem qualibet die), introduce un'unica eccezione: excepto triduo sacro. Dal giovedì al sabato santo, infatti, le messe private sono proibite per regola generale, essendo previste e concesse soltanto le funzioni peculiari a quei giorni. Il punto è dunque se la stessa chiesa possa vedere la celebrazione successiva dei riti del triduo sia in forma ordinaria, che straordinaria.
2. E' possibile sostituire una Messa ordinaria con una Messa straordinaria? I richiedenti osservano come nel loro caso l'unica fascia libera da celebrazioni d'orario in forma ordinaria sia quella tra l'una e le tre del pomeriggio, con i conseguenti disagi logistici.
3. Può un parroco o un cappellano celebrare in forma straordinaria anche in assenza di un gruppo stabile, al solo scopo di far conoscere ai fedeli abituati al rito ordinario "la considerevole bellezza e trascendenza del rito straordinario"?
4. E' possibile utilizzare nelle celebrazioni in forma straordinaria prefazi, letture o il calendario della forma ordinaria?
5. Può un laico, come un ministrante, proclamare le letture in lingua corrente, dopo che il sacerdote (che pure può leggere in lingua nazionale) ha letto in latino?
Ed ecco le risposte della commissione:
Sul punto primo (celebrazione nella stessa chiesa anche dei riti del triduo sacro in forma straordinaria, oltre che ordinaria): è possibile, se l'Ordinario - ossia, normalmente, il vescovo - è d'accordo.
Sui punti secondo e terzo (possibilità di trasformare una messa d'orario da ordinaria in straordinaria e di celebrare la Messa tradizionale anche se non c'è gruppo stabile), la risposta merita d'essere riportata per intero: "si rimetta la questione al prudente giudizio del parroco, fermo restando che il gruppo stabile di fedeli ha diritto di assistere alla celebrazione della Messa in forma straordinaria".
Qui abbiamo alcuni punti estramente importanti, che dilatano non di poco il quadro normativo delineato dall'esegesi letterale del motu proprio. Infatti: si lascia interamente al giudizio del parroco (taceant episcopi, quindi) se celebrare la Messa tridentina cum populo pur senza richiesta. L'art. 2 motu proprio, come abbiamo detto anche sopra, dà massima libertà per quanto concerne le messe senza popolo (cui peraltro il popolo che sia presente può assistere liberamente: si tratta in sostanza di messe non d'orario, ossia non a orario fisso e programmato). Ma per quelle "col popolo", ossia programmate d'orario, l'art. 5 m.p. richiede che esse siano state richieste da un gruppo stabile.
Ora invece l'Ecclesia Dei che, non dimentichiamo, ha il potere di autenticamente interpretare quel testo legislativo, informa che anche le Messe col popolo possono essere celebrate in forma straordinaria sulla base del mero giudizio del parroco, anche senza che nessuno gliel'abbia chiesto, magari solo perché il parroco vuole fare un po' di (benemerito) apostolato tridentino... Un'ottima notizia, che farà la gioia di molti parroci e, ne siamo sicuri, anche di molti ignari fedeli che potranno gustare una liturgia a loro finora sconosciuta e che, proprio perché sconosciuta, non li ha spronati ad organizzarsi in gruppo stabile.
La pontifica commissione liberalizza inoltre la possibilità per il parroco (sempre, quindi, senza che il vescovo debba o possa intervenire) di trasformare una messa d'orario novus ordo in vetus ordo. Naturalmente, resta il limite nelle domeniche e festivi di non più di una messa tradizionale (art. 5, § 2, m.p.). La scelta per questa sostituzione è rimessa al "prudente giudizio" del parroco. Ma nell'esercizio di quella prudenza, opportunamente l'Ecclesia Dei rammenta che resta fermo il diritto del gruppo stabile (se esistente) ad ottenere la Messa che richiede. Diritto, dice bene l'Ecclesia Dei: vi ricordate quell'articolo in mala fede dei Dehoniani che sostenevano tutto il contrario? Una sconfessione in piena regola: in ogni caso, dice l'Ecclesia Dei, la Messa straordinaria s'ha da fare.
Proseguiamo: la Commissione risponde negativamente al quesito circa la possibilità di sostituire o introdurre letture, prefazi o calendario del rito riformato in quello tradizionale. Cosa che di solito avviene (e non dovrà più avvenire) per imposizione "dall'alto" e contro la volontà dei gruppi.
Infine, circa le letture, esse dovranno esser fatte dal sacerdote o dal diacono, secondo le rubriche; tuttavia, successivamente, un laico potrà leggere le traduzioni in lingua corrente.
vorrrei tanto gioire per questa che sembra una notizia troppo bella per essere vera, ma...
RispondiEliminataceant episcopi,
eh...chi glielo farà capire a quei vescovi che continuano a dimostrare -a parole e fatti- che comandano soltanto loro, qualunque cosa dicano e chiedano fedeli e parroci ?
se l'Ordinario - ossia, normalmente, il vescovo - è d'accordo.
quello è il punto dolente, sempre quello: il problema è ancora tutto lì, come prima, più di prima !
*DONT_KNOW*
Diritto, dice bene l'Ecclesia Dei...
RispondiElimina"diritto" ?
che significa -nei fatti- "diritto" ?
:'(
=-X
le letture in lingua latina sono pero' scorrette: la proclamazione della Parola deve essere realmente compresa da tutti
RispondiEliminaquale Autorità afferma che sono scorrette ?
RispondiEliminaCertamente il responso della Ecclesia Dei è molto chiaro e offre ai parroci ampia possibilità di celebrare secondo il loro prudente consiglio loa messa tridentina. Mi pare che si stia camminando secondo la direzione giusta, ne ringraziamo il Signore.
RispondiEliminadon bernardo.
<span>caro Areki
RispondiEliminain realtà...c'è chi sta camminando, e chi vorrebbe camminare, ma si trova con mani e piedi legati in catene, e bavaglio sulla bocca...(e sono tanti!):
si impegna forse l'Ecclesia Dei a liberare quei prigionieri, in modo autorevole, diretto ed efficace ?
:'( </span>
Mi pare che il documento vaticano vada apprezzato senza se e senza ma.
RispondiEliminaStanno gratatamente aumentando i Sacerdoti e i Religiosi che si avvicinano timidamente all'antica liturgia, malgrado le controindicazioni dei potentati liturgici guidati dalle solite regie, non troppo occulte.
Per quanto riguarda il "nostro" problema di sempre, i Vescovi, c'è solo da affidarci alla bontà misericordiosa di Dio!
Che il Signore protegga questo Papa !
nessuna autorità (ci mancherebbe altro), solo il buon senso: la Parola proclamata deve essere compresa in ogni suo particolare dalla comunità che partecipa alla messa (ovviamente sto parlando delle normali sutazioni parrocchiali in cui le comunità sono omogenee nella lingua). Credo che nessuna autorità possa, nel nostro secolo, proporre una liturgia con la proclamazione della Parola non in lingua corrente (volgare come qualcuno dice)
RispondiElimina<span>Stanno gratatamente aumentando....</span>
RispondiEliminadove stanno aumentando, scusi ? non vedo...
....ah, sì....
a nord del Tronto, è vero ! ma il Signore si ferma dunque al fiume Tronto, mentre tanti gemiti "al di qua" di quel fiume salgono al cielo...gemiti muti ?
E perché?
RispondiEliminaE poi esistono i foglietti. Comunque, la gente se l'è cavata per 2000 anni senza la fatidica "comprensione". Quindi non mettiamoci anche noi con questi "deve", perfavore.
Sono dei segnali inequivocabili. Fra poco scade il periodo di sperimentazione: leggendo questo documento mi aspetto dall'Ecclesia Dei una presa di posizione forte sul diritto alla Messa VO. Certo, sarà come al solito avvolta nel morbido linguaggio della Curia Romana, ma la presa di posizione ci sarà.
RispondiEliminaAspettate con serenità.
"la Parola proclamata deve essere compresa in ogni suo particolare dalla comunità che partecipa alla messa "
RispondiEliminaNEIN! L'impostazione è sbagliata: le "letture" (ossia generalmente epistola e Vangelo) sono azione di culto, non catechesi all' "assemblea". Per fare principalmente catechismo ci sono altri momenti e altri luoghi, per capire c'è comunque il testo bilingue e poi l'omelia. La S. Messa è cosa ben più grande dell'istruzione dei fedeli. Sennò si cade nel solito errore: mettere al centro l'uomo e dimenticarsi di Dio. Avviene ampiamente nella società, nella cultura, nella ricerca scientifica, facciamo sì che almeno nella S. Messa ciò non accada!
Luis Moscardò
Ma se si afferma che persino un laico, dopo che il sacerdote le ha lette in latino, può proclamar le letture nella lingua nazionale! Dov'è il problema?
RispondiEliminaNoi abbiam sempre dato i fogli con la traduzione di tutta la messa del giorno in italiano, oltre all'ordinario bilingue: nessuno s'è mai lamentato. In altre chiese, dove son meno attrezzati o per personale scelta non so, il sacerdote, dopo la sua personale lettura, si volge al popolo e legge in italiano epistola prima e vangelo poi. Inoltre un messalino si può sempre comprare. Non si parla tanto di cattolici adulti? Bene se ne comprino uno e potranno seguir la messa con molta facilità.
Caro maggio55, vai a vedere gli ortodossi se si lamentano...
RispondiEliminaE' inutile negare che la risposta dell'Ecclesia Dei sia interessante in sé: gli esiti dovremo giudicarli al momento in cui se ne chiederà l'applicazione.
RispondiEliminaPer il Triduo Sacro nelle parrocchie la vedo dura. E dura anche la vedo per la sostituzione d'una Messa ordinaria in orario con una Messa tradizionale. Certo lì dove ci sia un parroco molto motivato ed anche amato si potrà fare.
Importante è poi il ribadire che non ci dev'esser commistione tra i due messali: era già noto questo divieto, ma repetita juvant.
Insomma, prendiamo atto delle decisioni di Roma e lasciamo tempo al tempo, senza per questo rimaner inerti.
E gli ortossi se la cuccano nella koinè greca, non so se mi spiego! :-D
RispondiEliminaIo elevo un Te Deum! Grazie al Papa, grazie al suo amore, grazie alla sua ortodossia. Siamo davvero nelle mani di Pietro che "conferma nella fede"! Grazie allo Spirito Santo Paraclito.
RispondiEliminaRiguardo alla proclamazione in volgare delle Letture, essa è prevista dal Motu Proprio e non credo che osti alla celebrazione stessa. Che ne dite?
Concordo. Secondo me è l'ennesima lettera morta dell'Ecclesia Dei che finirà nel cestino assieme a quella che dava il diritto di celebrare in rito ambrosiano tradizionale. La longa manus del tetta è arrivata perfino a proibire ad un parroco svizzero di dire la messa ambrosiana antica in una parrocchia di rito ambrosiano, nonostante il parere favorevole del suo vescovo.
RispondiEliminaSe anche ci sia una volontà restauratrice (più che del rito, soprattutto della dottrina), essa non potrà venir fuori prima che siano stati sanzionati a dovere i vescovi refrattarii che, di fatto, continuano a governare le diocesi "in comunione" come a loro pare e piace.
Incredibile, pensare che ho visto anche foglietti in italiano per la messa tutta in italiano. Immagino che sia per le eventuali inflessioni dialettali dei celebranti che non riescono a trasmettere a dovere all'assemblea concelebrante tutta la ricchezza della lingua di Dante.
RispondiEliminaSplendido intervento.
RispondiEliminaInfatti è quello che mi frena dal tentare di creare gruppi sotto la giurisdizione del rito ambrosiano: qui impongono il nuovo messale, quindi una commistione a dir poco indigesta. Ne hanno già fatto le spese quei poveracci del Gentilino...
RispondiEliminaMi sembra nella sostanza un falso problema. Quando si mette a disposizione dei fedeli il foglio con tutta la Messa del giorno, che senso ha più proclamare in lingua volgare solo epistola e vangelo? Non si danno i foglietti anche alla Messa ordinaria, visto che spesso la voce del prete o non si sente o i fedeli non capiscono perché i preti biasciano o si mangian le parole? Per non parlar di certi preti stranieri! Eppure tutto è in lingua volgare.
RispondiEliminaA me sembra solo questione di organizzazione. Poi la scelta è del sacerdote. Personalemtente preferisco l'omogeneità nel latino.
Quando, talvolta, siamo costretti a servirci d 'un sacwerdote diverso, la prima domanda che mi sim rivolge è: devo ripetere le letture in italiano? Io illustro la situazione e il prete si regola. Basta intendersi
perchè sono cambiati i tempi e la sensibilità delle persone...perchè la proclamazione della Parola è un atto in cui la comprensione DEVE essere totale senza mettere il contentino del LAICO che legge in volgare: perchè allora il LAICO non puo' leggerle entrambe una dietro l'altra oppure direttamente il presbitero o comunque il celebrante. E poi ci sono anche i cattolici che sono ancora bambini (per significare poco adulti).
RispondiEliminaL'affermazione che è sempre stato cosi' è (spesso e secondo me) un sintomo di poca sensibilità e poco rispetto per il mondo che ci circonda: non si tratta di adattarsi ma di annunciare...
io non aderirei mai (per la mia cultura) ad una liturgia ortodossa anche se trovandomici posso prendervi parte con tranquillità e impegno di preghiera
RispondiEliminaIl Motu Proprio all'art. 6 recita: "... Lectiones proclamari possunt etiam lingua vernacula, utendo editionibus ab Apostolica Sede recognitis".
RispondiEliminaQuesto significa, (don Nicola Bux dixit) che "le letture possono essere lette direttamente in lingua italiana, omettendo qualla latina"<span>. </span>
Mi sembra abbasatanza chiaro. O no?
Io conosco diversi greci ortodossi, che invece invidiano noi cattolici, perché usiamo la lingua nazionale durante la Messa. Ricordatevi che molti ortodossi sono tali solo per amor patrio: in Grecia è obbligatorio indicare l'appartenenza religiosa sulla carta d'identità!
RispondiEliminaSulla questione della lingua liturgica: proprio oggi pensavo, di ritorno da una Messa extraordinaria, che la Messa in latino è sicuramente più comprensibile di tante inconcludenti prediche in italiano...
RispondiEliminaMi pare che a Milano la solerte curia tettamanziana aveva già imposto le letture del novus ordo, attendo conferme. E'comunque avvenuto altrove: un introito o un graduale riporta spesso una profezia dell'Antici Testamento di un avvenimento realizzatosi nel Nuovo Testamento e descritto nell'Evangelo corrispondente....ma loro che ti fanno? Mettono un altro Evangelo! Ecco il senso della liturgia e l'amore per la Scrittura dei "riformati"
RispondiEliminaQuale autorità afferma che tutti devono leggere e capire la Scrittura? Quella di Lutero.
RispondiEliminaTuttavia con un pò di buon senso si può leggere il Vangelo in volgare prima dell'omelia, fermo restando che è la Chiesa docente che insegna la Chiesa discente, questo segno si esprime anche col fatto che letture siano fatte dai ministri.
Un testo legislativo tollera, alcuni fedeli si chiedono cosa sia meglio. Non ci faccia la lezioncina del legalista di turno.
RispondiEliminaQuesta risposta dell'Ecclesia Dei vale anche per il rito ambrosiano. E chi è Tettamanzi? L'antipapa? Gli piacerebbe e si comporta come tale, ma non va assecondato.
RispondiEliminaCerto che è chiaro: è una facoltà o, se si vuole, come alcuni posson interpretare, un'eccezione alla regola. Don Bux, peraltro bravissimo, aggiunge qualcosa che non c'è nel motu proprio. Naturalmente si devon usare le edizioni in lingua italiana (o inglese ecc.) approvate dalla S. Sede. Quali? C'è una traduzione ufficiale in Italiano del Messale del 62 e di tutte le sue letture (dall'introito al post-communio)? O il sacerdote deve andarsele a cercar a destra e a sinistra sui vari messalini che fra l'altro non sono recogniti ab Apostolica Sede?
RispondiEliminaA chiacchierare si fa presto a risolver tutti i problemi.
Qui il problema non sussite: in italiano o in latino purchè sia presa dal lezionario tradizionale. L'inquinamento a cui fa riferimento l'Ecclesia Dei è ben altri. Tettamanzi, caso conosciutissimo, pretende che la messa sia vo ma con il dizionario approvato nel 2008. Non so se lo avete presente. Qui la questione non è la lingua ma la sostanza.
RispondiElimina<span>Qui il problema non sussite: in italiano o in latino purchè sia presa dal lezionario tradizionale. L'inquinamento a cui fa riferimento l'Ecclesia Dei è ben altri. Tettamanzi, caso conosciutissimo, pretende che la messa sia vo ma con il lezionario approvato nel 2008. Non so se lo avete presente. Qui la questione non è la lingua ma la sostanza.</span>
RispondiEliminaQualcuno può spiegare al vescovo di Savona ed al suo vicario che:
RispondiEliminaA) "il gruppo stabile di fedeli ha diritto di assistere alla celebrazione della Messa in forma straordinaria"
B) il significato della parola Diritto
C) che dinnanzi al diritto di una fedele le Signorie di cui sopra hanno il dovere pastorale di provvedere ad una celebrazione stabile possibilmente settimanale
D) che stabilità è accidente che si estende non solo al gruppo di fedeli legati alla forma straordinaria, ma dovrebbe estendersi anche alla Celebrazione, sia nell'accezione temporale che in quella dello spazio (traduco: messa settimanale, da ora e per sempre e in una chiesa che possa comodamente ospitare tutti i fedeli e sia facilmente raggiungibile anche da diversamente abili)?
Grazie! ;)
Comunque, dai! Saranno pure corrette le tante osservazioni critiche che si leggono su questo blog, ma resta il fatto che si stanno muovendo un sacco di cose. E credo proprio che sarà sempre più difficile far finta di nulla. Non so se alla fine di questa lunga gestazione avremo il VO, il VO e il NO insieme o un ibrido dei due, ma sicuramente le deviazioni che vogliono trasformare il NO in un happening che ignora il carattere sacrificale della Messa non potranno più essere ignorate e tollerate. La Tradizione si è insinuata nell'animo di tanti cattolici e di tanti sacerdoti e anche i Vescovi ci dovranno fare i conti. Come nel caso della pedofilia, BXVI ha dimostrato di avere fermezza dottrinale, tenacia e prudenza al tempo stesso. Il suo pugno di ferro in un guanto di velluto vincerà.
RispondiEliminaPer il Prof. Dante Pastorelli: il Motu Proprio dà la possibilità che SOLO LE LETTURE (credo l'epistola e il Vangelo) vengano proclamate in volgare. Non ovviamente tutta la Messa.
RispondiEliminaIl riferimento alle edizioni riconosciute dalla Santa Sede è da intendersi in relazione alle traduzioni della Sacra Scrittura. E di traduzioni italiane della Bibbia riconosciute dalla Santa Sede ce ne sono, mi sembra, due, di cui una recentissima (2007) utilizzata per la revisione dei lezionari del Novus Ordo. Poi, ripeto, la lingua vernacola è una possibilità, non un obbligo.
Per Giovanni: far riferimento al testo del Motu Proprio non è legalismo, è semplicemente richiamare le disposizioni vincolanti che il Papa ha adottato, e dunque ricordare i binari entro i quali tutti i cattolici anche in materia liturgica, debbono muoversi.
Rammento poi che l'accusa di legalismo o rubricismo è il cavallo di battaglia che i liturgisti progressisti, i discepoli di Bugnini, scagliano contro gli amanti della tradizione, in nome del cd principio di creatività.
Stupisce che venga fatta da chi si dice legato alla Messa tradizionale.
sottoscrivo, Raphael...
RispondiEliminacon l'inevitabile amarezza: magari si potesse fare questa messa a punto,
se nella Chiesa esistesse ancora la <span>certezza del diritto</span> !
ma ormai se n'è persa anche la più pallida idea, da quando ci è stato detto -a parole-
che "nella Chiesa c'è posto per tutti", tra questi tutti in realtà VINCE di fatto chi grida più forte !
come dire: tutti sono uguali davanti alla Legge, ma ci sono alcuni <span>meno uguali</span> degli altri...
Beato lei, caro Pastorelli! qua da me le letture in latino durante una messa in latino sono solo un pio ricordo dei primi mesi dopo il motu proprio.
RispondiEliminaHo partecipato ad alcune liturgie ortodosse in Grecia. non ho capito nulla, visto che non conosco né il greco antico né quello moderno. però mi sono piaciute tantissimo e ho pregato, anche se sono durate tre ore scarse. visto che la cosa importante è solo capire, temo di non essermi santificato. insomma: per un maggio 55, liturgie inutili.
RispondiEliminaConfermo la mia fama di incontentabile con questo intervento. Perché un testo papale meditato a lungo (credo almeno dall'elezione fino al fatidico 7 luglio 2007) deve contenere angoli oscuri, ripetizioni, punti di contrasto al punto da sollecitare chiarimenti da parte dei fedeli? Forse perché fu il frutto di lotte intestine dietro la lettera del testo? quanto ha dovuto sopportare il papa in cambio dell'accettazione di certi settori di curia? come è stato possibile che un papa abbia perso il suo potere sovrano?
RispondiEliminaerrore : io ho detto che comunque vi pregheri con impegno anche se non capissi. Qui si sta' parlando della Parola che viene proclamata diversa ogni domenica e quindi non rientra nell'insieme di preghiere ripetute che molti riescono col tempo ad assimilare. Non capire la PAROLA equivale a non partecipare a quel momento della Messa: non credo che sia difficile da capire in questo. La PAROLA di Dio deve essere assimilata, deve entrare negli orecchi e nel cuore e per fare questo deve essere compressa appieno quando viene declamata.
RispondiEliminaUsa l'ironia dopo avere letto bene quello che scrivo visto che scrivo in italiano (se vuoi te lo traduco anche in latino)
Quale autorità? Ma cosa scrivi? La RAZIONALITA' e l'UMILTA' impongono che la Parola deve essere compresa...non sarai mica di quelli che rimpiangono i tempi in cui la Bibbia era sconsigliata nella lettura? Grazie a Dio quei tempi non ci sono più. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità davanti al Signore di cercare di capire e apprendere ogni giorno...
RispondiEliminache le letture siano solo azione di culto lo sento dire ora da te per la prima volta. Sono ignorante sulla cosa ma ne sono anche orgoglioso se fosse solo vero quello che scrivi tu...un po' di serietà e umiltà per favore: la S.Messa è una cosa seria (nonostante il NO)
RispondiEliminasi davvero c'è da esserne orgogliosi di un tale amore per la Parola ...
RispondiEliminaVediamo la traduzione in latino, allora.
RispondiEliminaTra le letture rientra anche il graduale? alcuni lo leggono in italiano, altri in latino.
RispondiEliminain Grecia i cattolici hanno diversi problemi da parte dello stato (a differenza di ebrei e musulmani)...c'è un vecchio attrito fra ortodossi e cattolici
RispondiEliminaPer Emilio.
RispondiEliminaAnch'io ho provato più volte di "lanciare" l'idea che le letture possano essere proclamate direttamente nella lingua corrente.
La mia età, e conseguentemente , la mia formazione liturgica mi hanno sempre portato a considerare che la lingua corrente potesse arrivare più direttamente al cuore dei fedeli.
Abbiamo, per qualche domenica, fatto questo esperimento : le letture cantate in lingua italiana.
I fedeli non l'hanno apprezzato.
Si è ritornati allo schema ormai definitivo della totale lingua latina.
Anche il lungo canto del Graduale, che un nostro ministrante - teologo, ha sempre, nel nome della comprensione dei fedeli, guardato con diffidenza, ora è apprezzato per tutta la ricchezza spirituale e liturgica che racchiude.
Un momento di grande raccoglimento, aiutati dal testo tradotto in italiano, prima della proclamazione del Vangelo.
Vi confesso che io, che per anni ho "animato" le Messe nel rito ordinario, ho avuto un rodaggio di un anno prima di immetermi nella grande spiritualità del rito antico.
Non mi vergogno di dire che in quei mesi ero come spaccato a metà : talvolta una parte di me sognava il dialogo continuo sacerdote-fedeli , mentre l'altra parte si elevava verso la Croce insegnandomi cosa fosse l'umiltà e la pazienza.
Una volta , stavo servendo messa, mi sono visto solo, vecchio e spaesato in mezzo a sei ragazzetti che sapevano quello che dovevano fare e lo facevano bene, con cognizione di causa.
Mi son chiesto : " com'è possibile che alla mia età questi sbarbatelli sanno fare quello che io almeno dovrei vagamente ricordare " ?
Poi, pian piano, si sono inserito in questa santa forma celebrativa ( non significa che non faccio più errori, anche domenica scorsa alla messa in terzo ... *DONT_KNOW* ...) ma mi sento a casa mia non più estraneo.
L'aumento , ogni domenica, di nuovi fedeli alla Messa tridentina è la prova che la fedeltà alle rubriche dei giovani amici è vincente.
Ovvio che coloro che, come me, hanno avuto ben tre messali nella loro vita ( '62; '65 e '69 ) possono avere qualche difficoltà mentale e soprattutto caratteriale.
Ben vengano le letture proclamate in volgare da un laico ( cosa che si faceva anche prima del Concilio ! ).
L'essenziale è che si formi la "direzione" liturgica del fedele : verso la Croce e verso Dio !
Scusate la liunghezza del mio intervento.
Andrea Carradori
<span>In realtà, non credo proprio che il SP contenga " ... angoli oscuri, ripetizioni, punti di contrasto ... ", è la sua esegesi dolosamente riduttiva ed addirttura "contra verbi rationem" operata dai vari Sinedri neoterici - in aperta in frode al contenuto dispositivo delle sue proposizioni - a richiederne continue e defatiganti "interpretazioni autentiche".</span>
RispondiEliminaMah, direi di leggere il numero monografico di ottobre 2008 del sito unavox. lì ci sono lunghe analisi del motu proprio. anche solo accennarne qui mi pare lungo.
RispondiEliminaCaro EMILIO, per prima cosa un chiarimento per evitar qualsiasi equivoco: quando scrivevo che con le chiacchiere si risolvono presto i problemi, ovviamente mi riferivo a Roma facilona non a te che proponevi un problema serio ed in modo corretto ed avveduto..
RispondiEliminaDico che Roma chiacchiera, vecchia storia almeno sin dai tempi di Sagunto, perché, se la S. Sede vuole, pur come sola facoltà, che si proclamino le letture, anche solo epistola e vangelo, in lingua nazionale, dovrebbe predisporre un lezionario ad hoc. Nelle chiese, anche in quelle in cui i preti non han gettato via anche le anime, di vecchi lezionari, o almeno evangeliari festivi neanche l'ombra - io ho in casa un evangeliario festivo del 1933 -.
In attesa poi dell'aggiornamento del messale con le nuove messe festive, ché non si può rimaner fermi al 1962, figurati se l'approntano a medio termine!
Il prete, parlo di preti seri, di quelli che effettivamente lavorano e studiano per preparare le omelie, confessano e svolgono il ministero in più luoghi, ha poco tempo per andare a scartabellar le Bibbie riconosciute dalla S. Sede per ritrovar i versetti precisi riportati nel messale, ricopiarli o comunque, segnarli, e poi portar il tutto in presbiterio.
A questo punto tanto vale distribuire ai fedeli privi di messalini, oltre all'ordinario bilingue, il foglio con tutte le letture del giorno, tratte da un messalino con tanto d'imprimatur. Come si faceva un tempo e come spesso si fa oggi. Se crede, il sacerdote può proclamare da quelle pagine in italiano epistola e vangelo. Mi sembra molto meno farragginoso, più pratico.
Ho letto anche l'intervento di Carradori: cantare in gregoriano le varie parti della messa in italiano che strazio! L'ho sentito qualche volta, anche il vangelo cantato, altro strazio. Via, almeno la Messa solenne o cantata lasciamola in pace come Nostro Signore comanda.
Quanto al rubricismo, su cui hai ben risposto, siccome non vogliamo esser accusati di fissità legalistica, nella mia chiesetta, continuiamo a recitar il confiteor prima della comunione e il sacerdote dice anche il benedicamus Domino: e così siamo anche noi creativi, rispetto al '62. Siamo, dunque, in una botte di ferro...
Questione di equilibrismo, buon Nike.
RispondiEliminaUn mio acutissimo amico, ben più scafato di me che sono un bonaccione che ha troppa fiducia in tutti, un giorno mi disse: "Non si sa mai, è meglio che vada avanti piano: una tazza di tè con zucchero particolare gli può sempre esser servita e poi, niente autopsia". Esagerato ovviamente, ma se certe ombre lunghe della gran piovra son davvero coi loro tentacoli nella casa di Dio, non mi meraviglierei di niente, magari un rapido sgambetto.
ne parlava pure www.summorum-pontificum.de (perciò il testo in tedesco?)
RispondiEliminae in allegato c'è anche un commento preso dalla una voce che spiega la situazione del Missale '62 relativo il diritto canonico http://www.summorum-pontificum.de/downloads/triduum.pdf
e ancora più ampio ecco il commento qua http://kirchenrechtlicher-kommentar.gero-p-weishaupt.com/
Canonice, a quanto pare a s. Rocco al Gentilino continuano ad usare il lezionario preconciliare e buon per loro.
RispondiEliminahttp://www.newliturgicalmovement.org/2008/11/new-ambrosian-lectionary-and.html
Concordo con le opinioni del prof. Pastorelli.
RispondiEliminaCantare il gregoriano in italiano è come giocare a biliardo con un mezzomarinaio (dalla parte del gancio).... Inudibile taroccatura pacchiana quanto una consolle con specchiera barocca fatta in Cina... Credo fermamente che nella Messa cantata le "letture" in vernacolo siano un vero e proprio abuso (anche del buon gusto). Quanto alle versioni approvate il pragmatismo cui cennava il prof. Pastorelli è illuminante. Qui sembra che sia necessario dimostrar qualcosa. "Il rito è questo e così ve lo sorbite", come dice uno dei nostri buoni sacerdoti.
E se non gli piace vadano altrove: non siamo al supermercato.
RispondiEliminaA Legnano il buon Tetta ha concesso la Messa Ambrosiana antica MA con il Nuovo Lezionario, e gli organizzatori hanno dovuto accettare l'infame ricatto, mentre la Chiesa del Gentilino (l'altra chiesa dove si celebra in Ambrosiano Antico) invece ha risposto picche!
RispondiEliminaRicordo che persino Mons.Biffi ha contestato il Lezionario Tettamanziano!!
<span>qui non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, dobbiamo solo capire e SPERARE che ci siano finalmente dei cambiamenti che risolvano il problema dell'imposizione forzata del NO. A me piace (anche) la liturgia latina cantata: penso pero' che la lettura della Parola deve essere in una lingua comprensibile a tutti (e mai cantata)...non per nulla si chiama Liturgia della Parola: non è un momento di preghiera, è un momento di ascolto...</span>
RispondiEliminaE perfino ci sono dei fedeli che, se non hanno il foglietto, sembra che non possano seguire la Messa in italiano (e parlo di quella N.O.!). *DONT_KNOW*
RispondiEliminaCerrtamente la Parola deve essere compresa da tutti.
RispondiEliminaLa comprensione della lettura puo avvenire sia ascoltando il sacerdote che legge in italiano, sia ascoltando un laico che legge dopo il sacerdote.
In entranbi i casi la lettura viene compresa.
Non vedo il motivo di discuttere su questo.
@ Dante Pastorelli : " ... magari un rapido sgambetto ... "
RispondiElimina_________________________________________________
... od un abbraccio travolgente da parte di una persona pscichiatricamente destabilizzata che, fatto singolare, riesca impunemente a saltare in pubblico le transenne del tutto indisturbata, dopo essere riuscita a piazzarsi in prima fila ... mah ...
La comprensione e l'apprendimento passano dall'insegnamento della Chiesa, se no siamo in protestantesimo puro.
RispondiEliminaCaro Raphael,
RispondiEliminaper quanto concerne il Vicario, posso dirti che ufficilamente non più comparso in scena dopo il famoso divieto di Celle Ligure; può darsi che qualche dicastero romano si sia incaricato di spiegaglierlo, ma non ci conterei troppo; Mons. Lupi , dal canto suo, è fermamente convinto che gli spetti concedere la Messa a sua discrezione e non semplicemente autorizzarla (e questo, poi, solo perchè senza un placet episcopale nessun sacerdote si sarebbe azzardato a celebrare).Puoi stare certo che questo errore di principio si ripercuote anche sui problemi di frequenza temporale e scelta della sede nonchè della persona del celebrante.
Le spiegazioni non sono mancate; stiamo ancora aspettando di vederne gli effetti.
Guido Ferro Canale
E' per evitare questo fai da te pasticcione è bene che la Messa resti completamente in latino, con le accortezze suggerite per permettere a chi non abbia il messalino o dimestichezza col latino di seguire con maggior compenetrazione il rito.
RispondiEliminaE si ripercuote anche sulla frequenza dei fedeli che, alla fine, stufi, se ne stanno a casa.
RispondiEliminagli ortodossi celebrano nella lingua del paese: in russi in russo, in romania in rumeno...
RispondiEliminaallora a cosa cazzo servono le letture durante la S.Messa...ad allungare i tempi della liturgia? A fare pubblicità agli editori della Bibbia? Se devono passaere solo attraverso lìinsegnamento della Chiesa perchè si vende la Bibbia? Evidentemente allora la Chiesa ha toppato in questi ultimi secoli perchè improvvisamente la gente ha sentito il bisogno di leggere la Parola anche in casa, da soli, riflettendo...?
RispondiEliminami punge vaghezza di una domanda: perchè fare la solita lettura due volte allora?
RispondiEliminaCredo che sian più raffinati.
RispondiEliminaQuindi, seguendo questo ragionamento, nelle messe senza popolo, le letture possono (o devono) tranquillamente essere omesse?! In questo modo si subordina il rito della messa alla presenza dei fedeli, quasi che fosse uno spettacolo che abbia bisogno di un pubblico.
RispondiEliminaallora perchè si chiama Liturgia della Parola? Potrebbe chiamarsi semplicemente Liturgia della Catechesi...
RispondiElimina<span>non seguo il tuo ragionamento: il popolo è parte attiva nella messa come il presbitero, non è un accessorio o uno spettatore non pagante. La Parola di Dio viene proclamata affinchè sia come il seme che cade nel terreno...e il terreno è il popolo e anche il celebrante.</span>
RispondiEliminaATTENZIONE! Per la Redazione, Sicuramente avrete fatto caso ad ogni modo riporto la cosa: il Giornale Radio Rai delle 7,30 di oggi, secondo canale, ha riportato una notizia talmente strampalata che mi ha lasciato perplesso e sospetto; in sostanza si diceva che i cattolici tradizionalisti -che si definivano un tanto al chilo come "scismatici" in quanto rifiuterebbero totalmente le riforme del CV2, farebbero circolare la notizia che i loro colloqui con la S. Sede per essere riammessi in piena comunione avrebbero fruttato la liberalizzazione della volontà del sacerdote nello scegliere la forma straordinaria del rito romano a prescindere dalla richiesta del "gruppo di fedeli" pervenendo così ad una interpretazione molto estensiva del motu proprio. E questa notizia i lefebvriani (sic) la avrebbero data sul loro sito (sic) Messa in Latino!
RispondiEliminaCredo che la trasmissione sia verificabile sul sito della RAI. Credo che la Redazione farebbe bene a controllare la notizia (per carità posso aver capito male) e eventualmente -a propria tutela- pretendere dei chiarimenti.
Peccherò d'irruenza e forse di sospetto ma che senso ha una notizia data così? La sprecisione e la confusione sembrerebbe creata a arte per portare i "benpensanti" a un inutile allarmismo...
Bah: i giornalisti, quando parlano di religione, mostrano la stessa competenza di quando riferiscono scoperte in fisica quantistica...
RispondiEliminaconcordo in pieno...ci sono certi articoli sulla religione a giro su quotidiani e settimanali che fanno ridere (per non dire piangere)...anche quando fanno solo cronaca spicciola
RispondiEliminaChi scrive volgarità si qualifica da solo e non merita altra risposta.
RispondiEliminaConfermo e concordo in pieno, Dante!
RispondiEliminaI Polacchi, quando scrivono all'estero, tendono ad usare il tedesco, è la lingua straniera colà più conosciuta.
RispondiEliminaSe non è un momento di preghiera, perchè si chiama Liturgia? :)
RispondiEliminaquando ce vuo' ce vuo'...abbi pazienza: nessuna offesa
RispondiElimina<span>perchè la Liturgia è fatta di diversi momenti con diversi significati e azioni</span>
RispondiEliminaVorrei fissare l'attenzione invece su una stranezza della lettera che porta data 20 gennaio 2010 ma è protocollata come 13/2007. Mi auguro che non si sia arrivati a taroccare le lettere per far passare una certa ideologia...
RispondiEliminaMaggio ... studiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
RispondiEliminaMD
Maggio ... le parolacce! Riscrivi il post senza usare toni sconvenienti e cancella il vecchio!
RispondiEliminaMaggio! Razionalità non è razionalismo, umiltà non è modestia ( falsa di solito)!
personalmente, e non sono un liturgista, eliminerei le inutili parole dei preti sia nell'omelia sia quei fastidiosi pistolotti introduttivi. Messa scritta e letta! Parole chiare e tradotte e non chiacchiere vuote!
Vedo che stai bene!
Ciao
Enr ... ops! Matteo
Più lunghe del testo! Cioè alla ricerca delle famose ambiguità'
RispondiEliminaMD
La cultura del sospetto ( marx, Nietszche, Freud) è entrata nei palazzi della tradizione?
RispondiEliminaMD
Maggio ... mi spiace! Sei sempre sulla linea del gusto ( mi piace come tu dici). Il problema è che qui non è in questione il gusto ma il giusto!
RispondiEliminaLa differenza è sostanziale!
Dai! Convertiti!
MD
Reciprocità! Maggio, parola magica! Reciprocità! Un unico ordo che richiama i due! Niente ibridi (guarda che mi tocca essere d'accordo con MIC!!!) ma circolare e comunicativa reciprocità tra ieri ed oggi!
RispondiEliminaMD
Vero, redazione! Ma fanno opinione e "sputtanamento"!
RispondiEliminaOcio!
Va da sè! Se poi mi dite che il sito è rappresentato dai don Camillo e dalla Bond band ... un tantino torto alla trasmissione non riesco a darlo! Solo un tantino!
MD