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lunedì 19 gennaio 2009

La successione del cardinale primate del Belgio

Proseguiamo il nostro sguardo d'insieme sulle nomine episcopali più rilevanti nel mondo. Consci del fatto che è cosa degna e giusta studiare studiare i discorsi e i documenti del Papa, ma ancor più cruciale è la questione delle nomine dei vescovi, che sono quelli che devono dare applicazione agli orientamenti del Papa ma possono anche (come purtroppo avviene col motu proprio) ostacolarli. Il miglior documento pontificio, se incontra cattiva volontà in chi deve applicarlo o, prima ancora, farlo conoscere, è destinato a "accumular polvere sugli scaffali o, peggio ancora, a finire nel cestino": sono parole di mons. Ranjit che, valutando il destino di molte direttive della sua Congregazione (per il Culto Divino), parla a ragion veduta.

E' per questo che nella colonna a destra di questo blog vi è uno spazio dedicato all'aggiornamento quotidiane delle nomine episcopali ed ecclesiali: onde avere sott'occhio costantemente il vero termometro ed indicatore della situazione della Chiesa. Ed è sempre per questo che abbiamo analizzato e salutato con gioia i primi passi di una positiva evoluzione delle nomine episcopali in Francia (leggi qui) e poi ci siamo interrogati sulla posta in gioco nella imminente nomina del prossimo arcivescovo di Londra Westminster (leggi qui).

Oggi ci occupiamo del Belgio. Un piccolo paese, d'accordo, che non ha l'importanza ecclesiale della Francia (importante oggi non tanto perché fu la figlia primogenita della Chiesa - la Francia ha ormai rigettato quel suo glorioso passato - ma perché è stata il laboratorio del progressismo liturgico e dottrinale fin dagli anni Cinquanta) e nemmeno dell'Inghilterra (centrale nei rapporti con l'anglicanesimo).

Ma il Belgio è stata la sede di alcuni dei protagonisti più influenti dell'epoca postconciliare: il card. Suenens prima, poi il suo successore card. Danneels, del quale si diceva al tempo dell'ultimo conclave ch'egli era il capofila, assieme al card. Martini, della coterie progressista in senso al Sacro Collegio.

Quel che avviene in Belgio, poi, influenza la vicina chiesa olandese che, non dimentichiamolo, è una delle più disastrate dalla sbornia postconciliare (e dal conseguente crollo di pratica e vocazioni): è ancora viva l'infausta eredità dell'eterodosso Catechismo olandese, che l'episcopato di quel paese difese al punto da rifiutare le correzioni volute dalla commissione teologica nominata da Paolo VI; e ancora l'anno scorso i domenicani olandesi (o almeno, quel che ne resta) pubblicarono un allucinante pamphlet in cui spronavano la comunità ecclesiale a scegliere "dal basso" chi presieda l'eucarestia (e “non fa differenza che sia uomo o donna, omo o eterosessuale, sposato o celibe"), e tutta la comunità deve poter pronunziare le parole, espresse in forma libera, di consacrazione ("Il pronunciare queste parole non è ritenuto una prerogativa esclusiva dei preti; se fosse così, come sarebbe possibile evitare una forma di potere e di diritto quasi magico? ").

Se ci occupiamo del Belgio è perché il card. Danneels (foto a sinistra), primate belga e arcivescovo di Malines-Bruxelles, ha compiuto i 75 anni e si è quindi aperta la sua successione. Diciamo però subito che non sarà per domani: secondo informazioni giornalistiche (Le Vif 28.7.2008) il Papa avrebbe prorogato di due anni l'incarico al cardinale (qualcosa di analogo a quanto avvenuto per il card. Poletto di Torino). Questa proroga da un lato è una riprova del comportamento da gentiluomo del Papa, sempre restio a rimuovere chiunque e pronto anzi a dare pubblici riconoscimenti ai suoi più valenti "avversari", intendendo con tale termine coloro che non condividono la sua visione ecclesiale (tempo addietro ha anche consigliato ad un gruppo di ragazzi romani di leggere la Bibbia con l'ausilio dei testi del card. Martini, definito "grande biblista").

Ma dall'altro lato la proroga è soprattutto la spia di difficoltà nella scelta di un successore. Che, come invariabilmente accade nelle diocesi rette (e troppo a lungo) da un pastore progressista, è catastrofica: nel 2007 sono stati ordinati appena due (due!) sacerdoti (fonte: The Tablet 31.5.2008) in una diocesi di due milioni e mezzo di abitanti, di cui il 63% cattolici (tale percentuale era al 91% nel 1979, quando Danneels fu nominato - dati Annuario Pont.).

Un nome circola insistentemente: quello di Mons. Léonard, vescovo di Namur (foto a destra). Che è reputato molto conservatore (intendiamoci: relativamente al milieu della Chiesa belga) e contro il quale i chierici che si proclamano "conciliari" hanno levato gli scudi. Anche perché egli è reo di avere accolto favorevolmente il motu proprio e di avere ordinato quattro diaconi della Frat. San Pietro, legata all'antico rito.

La proroga al card. Danneels può quindi essere o il segno che occorre cercare ulteriormente il successore, o forse (e ci piace pensarlo) una sorta di sospensione per pacificare col tempo gli spiriti e attendere che l'evoluzione delle coscienze nella Chiesa faccia il suo corso e renda perfettamente accettabile ai più una weltanschauung (visione del mondo) più tradizionale, che oggi trova ancora molti oppositori ma che, fino a ieri, sarebbe stata semplicemente inconcepibile e inammissibile.


Occam

2 commenti:

  1. Grazie per questi approfondimenti circostanziati e documentati. Finora li ho trovati solo in questo sito. Teneteci al corrente.
    E come è la situazione in Germania, la patria del Papa?

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    1. In Germania ci sono ancora alcuni sacerdoti cattolici. Gli altri sono conciliari-protestanti orgogliosamente dispregiatori della Chiesa di Roma.

      Mi creda la situazione è di una tale gravità da non credere. In alcune parrocchie non si sa nemmeno chi sia il parroco.

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