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giovedì 29 gennaio 2009

Il pacato commento di apprezzamento dei Vescovi d'oltremanica sulla revoca della scomunica

Sul quotidiano online ZENIT- Il mondo visto da Roma, del 28 gennaio 2009 è stata pubblicata la nota della Conferenza dei Vescovi in Inghilterra e Galles, inviata per spiegare il significato di questo benevolo e proficuo gesto del Sommo Pontefice.
Purtroppo il tono sembra un po' troppo prudente: forse per contenere l'impeto dei numerosi tradizionalisti inglesi ed evitare eccessivi entusiasmi.
Il messaggio di fondo che ne emerge, è però quello più importante: il riconoscimento della volontà pontificia quale passo importante per il cammino di riconciliazione con la Fraternità S. Pio X e per il "consolidamento della reciproca fiducia".
Qui di seguito ne riportiamo il testo integrale.
* * *
Perché i Vescovi “lefebvfriani” appartenenti alla Fraternità sacerdotale San Pio X furono scomunicati?
Il canone 1013 del Codice di diritto canonico del 1983 prevede che nessun Vescovo può consacrare un altro Vescovo in assenza del mandato pontificio. Il canone 1382 prosegue stabilendo che là dove un Vescovo consacra un altro Vescovo senza mandato pontificio, entrambi incorrono nella scomunica latae sententiae. La scomunica latae sententiae ha la caratteristica di essere efficace in modo automatico, senza dover attendere alcuna pronuncia giudiziaria. Non essendo necessario un processo, l’autorità ecclesiastica talvolta procede a dichiarare l’avvenuta scomunica.
Quando l’Arcivescovo Lefebvre, il 30 giugno 1988, ha consacrato quattro Vescovi, lo ha fatto senza mandato pontificio. Pertanto, per il solo fatto di aver eseguito tale consacrazione, sia l’Arcivescovo Lefebvre, sia i quattro nuovi Vescovi, sono incorsi automaticamente nella scomunica. Il 1° luglio 1988, il Prefetto della Congregazione per i Vescovi ne ha dichiarato l’avvenuta scomunica.

Quale era il loro status durante la scomunica?
Il fatto che questa consacrazione fosse vietata dalla legge della Chiesa e che ad essa si sia applicata la sanzione della scomunica, non ha prodotto alcun effetto sulla validità sacramentale della consacrazione. Pertanto essi erano Vescovi validamente ordinati. La scomunica è una censura che tende alla riabilitazione del reo. I suoi effetti, secondo il canone 1331, sono di vietare ogni partecipazione ministeriale all’Eucaristia o ad altre cerimonie di culto pubblico, di celebrare i sacramenti o sacramentali o di ricevere sacramenti, o di esercitare funzioni o incarichi ecclesiastici, o atti di governo.

Cosa significa la remissione della scomunica?
Le censure possono essere rimesse in quanto la loro finalità è quella di portare al pentimento. In questo senso, secondo il canone 1358, a chi abbia receduto dalla contumacia non si può negare la remissione. Il Santo Padre ha ritenuto che la lettera di monsignor Fellay, del 15 dicembre 2008, indirizzata al Cardinale Castrillon Hoyos, dimostri un adeguato impegno per giungere alla soluzione del problema originario. Egli ha anche auspicato che questo atto possa portare ad un miglioramento nei rapporti con la Fraternità sacerdotale San Pio X e a un consolidamento delle reciproche relazioni di fiducia. La remissione della scomunica non ha restaurato la piena comunione con l’intera Fraternità, ma costituisce un primo passo per giungere alla completa riconciliazione e alla piena comunione.

La remissione della scomunica revoca anche la sospensione dell’esercizio del loro ministero in piena comunione in quanto Vescovi o sacerdoti?
Poiché la piena comunione non è stata ancora recuperata, ne consegue che gli aderenti alla Fraternità sacerdotale San Pio X, che sono sacerdoti o Vescovi, non possono esercitare il loro ministero in piena comunione. Parte del dialogo fra la Santa Sede e la Fraternità riguarderà proprio il modo in cui i Vescovi e i sacerdoti potranno esercitare il loro ministero nella Chiesa cattolica, una volta che tale speranza si sarà realizzata.

L’iniziativa del Papa ha cambiato i rapporti fra la Chiesa cattolica e la Fraternità San Pio X?
Dal punto di vista della piena comunione, i rapporti non sono cambiati. D’altra parte la Chiesa cattolica ha come obiettivo primario la restaurazione della piena comunione con tutti i cristiani e neanche questi rapporti sono cambiati. Tuttavia la remissione della scomunica costituisce un passo importante nel perseguimento di questo obiettivo.

Quali sono i successivi passi in questo cammino?
Il decreto della Congregazione per i Vescovi che rimette la scomunica si basa sulla fiducia manifestata dal Santo Padre nell’impegno espresso dalla Fraternità di non risparmiare alcuno sforzo per approfondire, nei necessari colloqui con le autorità della Santa Sede, le questioni ancora aperte. Il passo successivo sarà quello di continuare nel dialogo, al fine di approfondire i rapporti tra la Chiesa cattolica e la Fraternità, nella speranza di poter tornare alla piena comunione. Il modo in cui questo dialogo si svilupperà è una questione che riguarderà la Santa Sede e le autorità della Fraternità.

Segue il testo integrale del decreto del 21 giugno 2009 [omissis]

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