Come riportato da MiL QUI sul rigetto (almeno per ora) del diaconato femminile da parte del Vaticano le avanguardie rivoluzionarie dell'eresia, protette da Papa Francesco e smarrite dal nuovo corso di Leone XIV, cominciano a farsi sentire
Dalla Pagina Facebook della "teologhessa" Giuliva di Bernardino, invitata da Francesco per la discussione sulle "diaconesse", sulla Nota vaticana ("Sintesi della Commissione di studio sul diaconato femminile", QUI il testo integrale), 4 dicembre 2025: "Oggi diverse persone mi hanno chiesto cosa ne pensassi del documento sulla situazione della donna uscito oggi, visto che sono stata coinvolta nella riunione in Vaticano con i cardinali e papa Francesco proprio sul tema del ministero ordinato per le donne. Cosa dire? Quello che ho vissuto io è stato un evento profetico: una conversazione piena di tensione, ma aperta, libera e rispettosa, tanto che io ho percepito di avere davanti a me uomini che davvero prendevano a cuore la situazione delle donne, soprattutto di quelle che hanno forti aspettative in merito all' ordinazione. Da quell' incontro tutti (noi donne, i cardinali e il papa) abbiamo compreso che questo tema avrebbe avuto bisogno di tempo per essere maturato nel popolo di Dio. Oggi di fronte a questo documento mi chiedo: che senso ha un documento che non ha definitività? Perché tutta questa fretta nel redigere un documento in cui non si stabilisce nulla di definitivo, per cui si ha l' impressione di non procedere né in avanti, né indietro? Non sarebbe stato forse più saggio aspettare la fase applicativa del sinodo nelle diocesi, dare la possibilità ai vescovi di fare delle sperimentazioni anche di questo tipo (magari in alcune diocesi in cui la questione delle donne impegnate nei servizi pseudo-diaconali è molto rappresentativa)? Certo, capisco..agire in questo modo fa paura perché potrebbe provocare confusione, ma redigere un documento per dire che la situazione è sempre la stessa non crea lo stesso confusione? Non sono stupita di quanto è scritto su questo documento, ma della fretta che hanno avuto nel farlo, per poi finire a non decidere nulla. Questo mi stupisce, ma non mi rattrista, perché sono certa che in futuro la questione riemergerà, proprio perché resta aperta. E tra qualche anno si dirà che, ancora una volta, dal Concilio Vaticano II al Giubileo della speranza, abbiamo perso ancora la possibilità di sperimentare, pur nel contesto favorevole del sinodo, un'opportunità che ci avrebbe davvero portato a una definitività sul tema del ministero per le donne. E sarebbe stata sicuramente più convinta, se non altro perché sperimentata lungo un cammino condiviso, sinodale, nelle diocesi. Che dire? Oggi è così. Ma domani no, perché ricominceremo a parlarne finché, prima o poi, una definitività alla questione arriverà, sia essa per un "sì" al diaconato per le donne o per un "no". Però, se anche fosse un "no", che sia un "no" unito, consapevole e condiviso da tutti".
Da questo commento si possono capire anche i rischi delle derive sinodali che vorrebbero cambiare la dottrina perenne della Chiesa (vedere, inter alia, QUI e QUI il documento del Percorso Sinodale CEI in tema di sodomia e travestiti).
QUI un po' di buon senso nel video di Elia Buizza.
QUI e sotto Franca Giansoldati sulle proteste "germaniche"alla Nota: "Vaticano, il NO alle diaconesse manda su tutte le furie le (potenti) teologhe tedesche: «Le donne si allontaneranno dalla Chiesa»".
Luigi Casalini
Franca Giansoldati, Il Messaggero, 5-12-25
Frustrazione, rabbia, sorpresa. «Le donne si allontaneranno sempre più dalla Chiesa». Il nuovo “NO” a caratteri cubitali ribadito dal Vaticano alle diaconesse ha suscitato sentimenti fortissimi e risentiti un po' ovunque, soprattutto in Germania dove da anni vi sono nutriti gruppi di teologhe e associazioni femminili cattoliche al lavoro per far avanzare la causa della parità di genere. Nessuno si aspettava una doccia fredda el genere. A leggere i risultati della Commissione presieduta dal cardinale Petrocchi e fatta pubblicare integralmente da Leone XIV il diaconato femminile resta vietato perchè un tema troppo divisivo, anche se i dieci membri dell'organismo hanno lasciato aperta una remota possibilità a ristudiare in futuro la questione. In ogni caso sembra assodato che Papa Prevost difficilmente ribalterà il giudizio per mettere in discussione la linea della tradizione tracciata dai suoi predecessori, e riassumibile con il divieto a tutto quello che potrebbe portare al sacerdozio femminile.
"We are Church", una delle maggiori realtà riformatrici tedesche, ha reagito con sgomendo parlando dell'ennesima «occasione mancata», facendo notare che il voto negativo dei membri della commissione rappresenta «solo un messaggio di stagnazione», qualcosa che sa di stantio. La presidentessa di ZdK, Irme Stetter-Karp ha così sintetizzato: «Il futuro non può iniziare con questo punto morto».
Idem per l'Associazione Cattolica delle Donne di Germania (kfd). In una dichiarazione riportata dalla agenzia cattolica KNA, la vice presidente Ulrike Göken-Huismann ha anticipato una possibile conseguenza negativa: «Il rapporto finale porterà altre donne cattoliche a lasciare la Chiesa». Il documento vaticano in alcuni passaggi lasciava aperta - in linea di principio - una piccola porticina, spiegando che vi è la possibilità di studiare ancora se ammettere le donne al diaconato sacramentale, ma che sarebbe stato necessario un ulteriore approfondimento teologico e pastorale. «Per quante altre volte saremo rimandate al futuro, alle calende greche, con il riferimento di ulteriori ricerche necessarie? Fino al giorno del giudizio?»
La ampia rete pro diaconato femminile riconosce un deficit strutturale al lavoro svolto della commissione vaticana. In primis sono mancati scambi personali con le donne che già adesso svolgono funzioni di diaconesse in tante parrocchie del mondo dove c'è scarsità di sacerdoti. Sono loro che portano la comunione, predicano, battezzano. In Brasile da almeno un decennio è ormai diventata una prassi soprattutto nelle zone amazzoniche vastissime e prive di sufficienti sacerdoti.
Ora la speranza è che vi siano sempre più donne consapevoli di questa ingiustizia e pronte a protestare contro la palese visione maschilista ben poco propensa ad introdurre la parità di genere nella Chiesa. «Speriamo che almeno le donne che lavorano in campi diaconali e vivono la loro vocazione diaconale saranno incluse negli ulteriori lavori teologici se mai ci saranno». Questa sollecitazione si va ad intersecare con il percorso sinodale in atto in Germania grazie al quale è stato evidenziato dalla base dei cattolici di creare una commissione tra i vescovi tedeschi e il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK).
