
"Penitenza, penitenza, penitenza" disse la Madonna a Fatima.
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 4 Dicembre 2025
1.Periodi liturgici come l’Avvento e la Quaresima richiamano la pratica della penitenza. Pochi sanno che la penitenza è strutturalmente anti-moderna. Non perché richiami chissà quali atmosfere passate; bensì perché richiama una verità antropologica che è stata volutamente negata dalla mentalità moderna e anche da quella contemporanea postmoderna.
2.La penitenza, infatti, presuppone che l’uomo è libero. Per due motivi.Il primo è perché la penitenza è una purificazione dei peccati. Ora, se c’è necessità di purificarsi dai peccati è perché questi sono atti liberi, ovvero atti che si sarebbero anche potuti non compiere. Il peccatore deve far penitenza perché ha sbagliato.
Il secondo motivo è perché la penitenza serve a governare se stessi, a far sì che l’uomo intervenga su stesso per riformarsi.
3.Ci sono due filosofi chiave per capire il pensiero moderno: Hobbes e Rousseau. Il primo afferma che l’uomo è strutturalmente cattivo, per cui l’unica speranza per fare in modo che agisca bene è che ci sia uno Stato forte che lo costringa a tale comportamento. Rousseau, invece, dice il contrario e cioè che l’uomo sarebbe in natura buono e che il suo comportamento negativo sarebbe causato dalla società ingiusta. Entrambi questi filosofi, pur dicendo cose molto diverse, arrivano però alla stessa conclusione: l’uomo non è libero, la sua salvezza sta solo in ciò che è esterno a lui; lo Stato per Hobbes, la nascita di una società perfettamente giusta (quindi utopica) per Rousseau. La penitenza, invece, è un “manifesto” a favore della libertà e della responsabilità umane. L’uomo può migliorarsi intervenendo su stesso, convertendo il suo cuore, governando se stesso. Disciplinandosi.
4.Ma c’è un altro punto che attesta quanto la penitenza sia strutturalmente anti-moderna. La penitenza fa capire che le scelte e gli atti non sono tutti uguali. Ci sono scelte e atti buoni e scelte e atti cattivi. Purificare i peccati, vuol dire che la libertà, per essere vera libertà, deve orientarsi al Bene, cioè deve essere giudicata dalla Verità. Cosa ben diversa dal “credo” attuale in cui ogni desiderio e capriccio individuali pretendono di essere riconosciuti come diritti.