Dopo aver guardato con raccapriccio i risultati degli investimenti economici anche della Diocesi di Lamezia Terme (4.850.000 euro), ribadiamo la domanda: se lo meritano l’otto per mille?
Lorenzo V.
Descrizione del progetto: Il concept del progetto, richiamando quanto testimoniato da Paolo Portoghesi (architetto capofila del gruppo di progettazione) in un‘intervista rilasciata per Avvenire all’indomani della dedicazione della chiesa, è carico di una serie di suggestioni formali e culturali legate a un viaggio condotto dal progettista in Calabria alla fine dei suoi studi accademici. L’intensità della devozione popolare e il legame identitario con la Chiesa “istituzione” che lui avverte nei territori visitati durante l’itinerario – da lui stesso descritto come un “pellegrinaggio giovanile” – sono i principali riferimenti della sua ideazione progettuale. Da questi derivano in particolare le coordinate insediative e organizzative dell’intero complesso e la monumentalità delle forme.
Il rapporto con il contesto insediativo, uno dei principali desiderata della committenza, è stato profondamente mutato nel corso dello sviluppo della procedura concorsuale. La chiesa, che inizialmente poneva il suo fronte a sud verso una direttrice stradale che, secondo le previsioni urbanistiche, avrebbe costeggiato un’area a espansione residenziale, oggi è orientata a est in modo da relazionarsi con i vicinissimi palazzi delle istituzioni (uffici comunali, sala consiliare, camera di commercio). Con questo orientamento e con la mediazione di una piazza completamente delimitata da una struttura porticata, progettata sempre da Portoghesi ma non ancora realizzata, viene a comporsi un continuum spaziale ispirato a storiche tipologie urbanistiche italiane (Montepulciano, Pienza, Bologna, Todi) in cui l’esercizio civico e religioso convivono. Del porticato oggi è stata eseguita solo la parte più vicina al complesso ecclesiale, ossia un’esedra con al centro la chiesa e due torri campanarie.
La ricerca di significatività a scala territoriale è affidata proprio ai due campanili (alti 41 m .ca), strutture snelle con entasi centrale, costituite da 8 pilastri radiali installati “a giorno” in modo da far intravedere la scala elicoidale che si innalza fino al livello della cella campanaria sormontata da una guglia. Portoghesi al campanile singolo, secondo lui equivocabile con l’immagine della torre civica, predilige lo schema dei “campanili affiancati”, interpretato come più affine all’iconicità della cattedrale (Palermo, Altamura, Cosenza prima delle trasformazioni di fine Ottocento) o comunque alla riconoscibilità di un edificio chiesastico (chiesa di San Girolamo in Cittanova). Il modello della doppia torre, tra l’altro, era stato già sperimentato da Portoghesi in un’altra chiesa da lui progettata ed eseguita tra il 2006 e il 2013 a Castellaneta (Chiesa dei Santi Francesco e Chiara).
Gli elementi turriti di Lamezia, anche se inizialmente pensati con una struttura a conci prefabbricati di calcestruzzo armato a faccia vista, sono costituiti in acciaio corten.
Il fronte della chiesa è modellato in pianta con una successione di linee concave (laterali) e convesse (al centro). Le parti laterali abbracciano i campanili, mentre la parte centrale è quasi completamente bucata dal portale e da due vetrate; quest’ultime poste in continuità alla porta, sono inframezzate da una pensilina a sbalzo (concepita come una loggia). Fanno da cornice al portale e alle aperture finestrate due setti strombati che richiamano un “libro aperto”. Sulla composizione del prospetto il progettista si ispira alle morfologie di alcuni edifici calabresi come la chiesa dell’Addolorata a Serra San Bruno e il portale della vicina chiesa abaziale di Sambucina a Leuzzi.
Anche la facciata è stata segnata da un’importante modifica nella scelta delle finiture; nella proposta concorsuale pensata con una facies lapidea (la stessa pietra del fronte della Certosa di San Bruno), nella soluzione esecutiva interamente rivestita in lamine di acciaio riflettenti. La facciata e il tetto a falde non lasciano intuire la copertura voltata interna, segnata da 12 nervature incrociate (ispirate all’architettura arabo-normanna della chiesa di San Giovanni Thèristis in Aspromonte) che ospita le principali sorgenti luminose dell’aula liturgica, 3 lucernari piani (del tipo velux). La spazialità interna della chiesa è costituita da un’aula a forma di mandorla con terminazione absidale semicircolare, anteceduta da un nartece mistilineo. In prossimità dell’abside sono collocate, rispettivamente a destra e sinistra, una cappella trapezoidale (luogo del Santissimo) e una cappella semicircolare (luogo fonte battesimale). Questi due luoghi sono illuminati con una luce zenitale, mediante due lucernari posizionati assialmente al tabernacolo e al fonte. La chiesa è dotata di una doppia sacrestia, una per le celebrazioni ordinarie (in prossimità della cappella del Santissimo), una per i riti presieduti dal vescovo e concelebrati da tutto il clero diocesano costituita da un ampio ambiente curvilineo accessibile a sinistra dell’aula principale.
Dal punto di vista strutturale l’intero complesso è costituito da setti perimetrali in calcestruzzo armato e da un articolato organismo metallico (acciaio) organizzato su 22 pilastri circolari e travi reticolari (superfici orizzontale). Anche l’assetto strutturale delle coperture è stato modificato rispetto all’idea preliminare, inizialmente previsto in legno lamellare.
Le tamponature dei muri perimetrali e i controsoffitti sono costituiti da sistemi a secco isolanti e antisismici (soluzioni Saint Gobain Italia) intonacati e tinteggiati. Il pavimento è composto da lastre di travertino e da gres porcellano blu (quest’ultimo utilizzato per delineare la passerella centrale dell’aula). L’illuminazione artificiale è definita da proiettori led. Per il riscaldamento non è stato installato nessun tipo di impianto.
Le soluzioni operate sul piano liturgico e iconografico sono tutte orientate a soddisfare le richieste della committenza, esplicitate nel documento preliminare alla progettazione, consegnato all’equipe di progettazione agli inizi del concorso. Un altro condizionamento importante per l’organizzazione generale dello spazio celebrativo è rintracciabile in una nota metodologica inviata ai progettisti nella seconda fase concorsuale, a seguito di un seminario formativo organizzato dalla diocesi, in cui è disposta la destinazione a concattedrale del nuovo edificio chiesastico. L’aula liturgica è concepita in modo da adunare con una spazialità unitaria e senza interruzioni visive tutto il corpo celebrante gerarchicamente ordinato e ministerialmente distinto attorno ad un centro, costituito dall’altare. Esso, pur essendo posizionato quasi a margine dello spazio assembleare, orientando così verso una direzionalità longitudinale, genera una polarità organizzativa tale da modellare anche i banchi che risultano curvi e disposti radialmente. In questo assetto liturgico in cui centro e direzione si fondono, il modello circumstantes dell’assemblea – già sperimentato da Portoghesi nella chiesa della Sacra Famiglia in Salerno (progettata all’indomani dei lavori conciliari) – è segnato dalla disposizione a semicerchio di un centinaio di posti a sedere, allestiti su 4 file con livelli diversi, riservati ai presbiteri officianti. In tal modo tutta la comunità celebrante è riunita in assemblea attorno alla mensa eucaristica, pur allocandosi in ambiti distinti a seconda dei diversi ruoli e ministerialità.
Descrizione tratta dalla pagina beweb.chiesacattolica.it.
Fotografie degli esterni:
Fotografie degli interni:













