Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1299 pubblicata da Paix Liturgique il 4 novembre, in cui si riporta l’articolo di Père Danziec, pubblicato sulla rivista settimanale Valeurs actuelles il 26 ottobre (QUI).
L’articolo riporta la cronaca della Santa Messa pontificale celebrata sabato scorso, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, secondo il Rito Romano tradizionale.
La cerimonia, che ha riunito una folla immensa di fedeli, è stata autorizzata da Papa Leone XIV: segno di distensione?
Lorenzo V.
Questa mattina, i quotidiani italiani La Verità [QUI: N.d.T.] e Il Tempo [QUI: N.d.T.], solo per citarne alcuni; venerdì, una doppia pagina sul quotidiano La Croix [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]; ieri sera in televisione, un intero servizio nel telegiornale delle 20:00 di Rai 1 [QUI dal minuto 26:45; QUI su MiL: N.d.T.], l’equivalente transalpino del canale televisivo France 2. Ciascuno di questi media ha dato ampio risalto a un evento sorprendente di questo inizio di Pontificato di Papa Leone XIV, che probabilmente lascerà tracce più profonde di quanto uno sguardo distratto e veloce possa immaginare (QUI).
Sabato 25 ottobre è stata infatti celebrata una Santa Messa pontificale dallo statunitense card. Raymond Leo Burke, Patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta, sull’altare della Cattedra di San Pietro, nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Questa celebrazione in latino, secondo la liturgia precedente al Concilio Vaticano II, faceva seguito al 10º Incontro Pax Liturgica organizzato il giorno prima, venerdì 24 ottobre. Da ormai quattordici anni, questa associazione si impegna a riunire nella capitale della Chiesa i battezzati, i sacerdoti e i fedeli che hanno a cuore la Santa Messa tradizionale.
«In origine, abbiamo organizzato questo pellegrinaggio in segno di ringraziamento. Il nostro obiettivo era quello di ringraziare Papa Benedetto XVI per il suo impegno nel ristabilire la pace liturgica in una Chiesa frammentata», spiega don Claude Barthe, cappellano del pellegrinaggio.
Dopo il cambiamento di stile e di orientamento del pontificato di papa Francesco, l’appuntamento si è trasformato in una piattaforma romana, che permette di fare il punto sulla dinamica missionaria della messa tradizionale in tutto il mondo.
Più di centoquindici nazioni rappresentate e numerose famiglie presenti all’appuntamento
Osservando da vicino questo evento, ciò che colpisce è sicuramente il numero dei partecipanti, la loro giovinezza e il carattere cosmopolita del raduno (QUI)! «È davvero adorabile da parte del Vaticano organizzare una Santa Messa per i giovani nella Basilica di San Pietro di Roma», confida con un pizzico di ironia un fedele anglofono.
Al di là della portata mediatica, all’interno della Chiesa, di questo appuntamento annuale dei fedeli legati al mondo tradizionale, questi due giorni testimoniano con forza la vitalità e il carattere internazionale del Rito Romano tradizionale.
A più di sessant’anni dalla riforma liturgica, il suo fascino non accenna a diminuire e sono stati infatti più di tremila i fedeli che hanno preso parte alla grande processione per le strade di Roma, seguita dalla Santa Messa pontificale nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Più di centoquindici bandiere di diverse nazioni sventolavano sopra la folla, senza contare i quasi trecento chierici, provenienti da tutti i continenti, che circondavano il celebrante all’altare. Mai la Peregrinatio ad Petri Sedem aveva riunito così tanta gente. Secondo gli organizzatori, «le aspettative in questo inizio di Pontificato e le speranze legate alla personalità federatrice di Papa Leone XIV sono immense».
Dopo le singolari restrizioni che hanno dovuto subire le celebrazioni nel rito tradizionale (detto «antico» o «rito di San Pio V»), restrizioni introdotte nel luglio 2021 dalla lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II di papa Francesco (che secondo alcuni vaticanisti è stato senza dubbio superato sulla sinistra da gruppi di pressione, di cui solo Roma può vantarsi di essere teatro), sarebbe giunto il momento del dialogo, della pace e, finalmente, della concordia tra i cattolici?
La liturgia tradizionale come possibile punto di unione?
Questo raduno di amanti della Santa Messa tradizionale ha forse offerto un abbozzo di risposta.
Innanzitutto, l’accordo dato dallo stesso Papa Leone XIV affinché due Cardinali, e non dei minori, vi partecipassero attivamente: il card. Raymond Leo Burke, statunitense, eminente canonista, classificato come conservatore, allo stesso tempo manifestamente filiale nei confronti del Papato e attento a un’autentica giustizia liturgica, e il card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente dell’influente Conferenza episcopale italiana, papabile nell’ultimo conclave e personalità solitamente classificata a sinistra.
In seguito, e questo è stato sicuramente uno dei momenti salienti di questo pellegrinaggio organizzato dall’associazione Paix Liturgique [in realtà dal Coetus internationalis Summorum Pontificum, di cui Paix Liturgique fa parte: N.d.T.], questi due attori cruciali dell’ultimo conclave, nonostante le diverse posizioni suggerite dai loro percorsi personali, si sono comunque scambiati lunghi abbracci significativi, prima e dopo i Vespri, celebrati venerdì nella Basilica di San Lorenzo in Lucina, vicino a Piazza di Spagna.
Queste due personalità, che menti troppo cartesiane tenderebbero a contrapporre, si sono così ritrovate su una questione importante per il futuro della Chiesa: la pace liturgica. Nella politica politicante, come nella politica ecclesiastica, ci sono gesti che non ingannano. La liturgia tradizionale come possibile punto di unione e luogo di autentica carità.
Altro fatto degno di nota, l’albanese card. Ernest Simoni, novantasette anni, che ha preso la parola durante la Santa Messa pontificale nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Creato Cardinale nel 2016 da papa Francesco, era stato precedentemente imprigionato per diciotto anni nelle carceri comuniste, tra il 1963 e il 1981. Questo martire vivente del Cattolicesimo non ha esitato a sostenere l’evento con la sua presenza e la sua preghiera.
Il card. Raymond Leo Burke, durante la sua omelia, ha reso grazie a Dio per l’apertura di Papa Benedetto XVI e ha chiesto che, per sua intercessione, «tutta la Chiesa va maturando una comprensione e un amore sempre più profondi per il grande dono della Sacra Liturgia, così come ci è stata trasmessa, in una linea ininterrotta, dalla Tradizione Apostolica, dagli Apostoli e dai loro successori» [QUI; QUI su MiL: N.d.T.].
Il prelato statunitense non ha mancato di salutare i «fedeli che, nel corso dei secoli cristiani, hanno incontrato il Signore e hanno approfondito la loro vita in Lui attraverso questa venerabile forma del Rito Romano». Secondo lui, «non possiamo non ringraziare Dio per il modo in cui questa venerabile forma del Rito Romano ha condotto molti alla fede e ha approfondito la vita di fede di coloro che, per la prima volta, ne hanno scoperto l’incomparabile bellezza».
Queste parole forti del card. Raymond Leo Burke, pronunciate sotto le volte della Basilica di San Pietro in Vaticano, facevano eco alle testimonianze dei convertiti che, il giorno prima, avevano avuto l’occasione di raccontare il loro percorso durante il 10º Incontro Pax Liturgica. In particolare, quella di Pietra Bertolazzi, una brasiliana, proveniente dallo spiritismo e dal protestantesimo, aveva fatto forte impressione.
Da questo evento, i cui temi principali erano senza dubbio la gioventù e la speranza, emerge che la fecondità e il dinamismo delle pedagogie tradizionali della fede non possono che contribuire al bene comune della Chiesa universale. I prossimi mesi diranno se questo sentimento è condiviso anche ai vertici.
