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giovedì 2 ottobre 2025

Suicidio assistito. Gandolfini: «Ecco perché non potrà mai essere il “male minore”»

Non cedere sul diritto alla vita.
«Purtroppo una parte dei parlamentari cattolici, o sedicenti tali, che dovranno valutare questa legge appartengono proprio alla corrente di idee del “male minore”. Io, al contrario, continuo a pensare che - come ci hanno insegnato San Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae e quel grande bioeticista che è stato il cardinale Elio Sgreccia - il male minore non si sceglie, piuttosto si subisce. [...] Purtroppo nel mondo cattolico c’è chi, da una parte, ha le idee un po’ confuse, dall’altra - dando per scontate la buona volontà e le buone intenzioni - non si rende conto che accadrà quanto è già successo con la legge 194/1978 sull’aborto e con la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Solo apparentemente abbiamo creato un argine: nel giro di pochissimo tempo tutto verrà smontato e da questo spiraglio determinato dalla legge arriverà il crollo della diga. È già successo in altri Stati che hanno approvato leggi eutanasiche o sul suicidio assistito ed è già successo con le leggi sull’aborto e sulla Pma che pocanzi ho menzionato».
Luigi C.

29/09/2025 di Luca Marcolivio, Pro Vita & Famiglia

C’è una parte del mondo cattolico, sia nel laicato, sia nel clero e nell’episcopato, che ritiene opportuna l’approvazione di una legge “mitigata” sul suicidio assistito al fine di arginare la deriva eutanasica. Massimo Gandolfini non è tra costoro. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, il neurochirurgo, fondatore del Family Day e portavoce della manifestazione nazionale “Scegliamo la vita”, spiega le ragioni della difesa della vita senza “se” e senza “ma”, ribadendo che la vera priorità del Parlamento dovrebbe essere l’incentivo alle cure palliative, proprio come le decine di migliaia di cittadini che stanno sottoscrivendo la petizione popolare lanciata dalla nostra onlus.

Professor Gandolfini, che ne pensa del disegno di legge del centrodestra sul suicidio assistito?

«La bozza di legge così com’è stata pensata rispecchia l’intento di per sé certamente virtuoso e apprezzabile di raggiungere il male minore. Purtroppo la sentenza della Corte Costituzionale 242/2019 e la legge del 2017 sulle Dat hanno aperto una grossa falla, spianando la strada a pratiche di tipo eutanasico e di suicidio assistito. Quindi, il disegno di legge avanzato dal centrodestra è un tentativo di riparare questi danni. Tuttavia, sono del parere che introdurre (pur con tutte le mitigazioni e la prudenza del caso) la depenalizzazione dell’azione di un soggetto che si rende disponibile a provocare la morte di un’altra persona, attraverso le pratiche del suicidio assistito (che poi si allargheranno a pratiche di omicidio del consenziente), di fatto, sia un gravissimo vulnus nell’ordinamento italiano».

Perché, a suo avviso, questo disegno di legge non è il “male minore”?

«C’è una larga fetta di opinione pubblica che ritiene sia meglio regolamentare giuridicamente il suicidio assistito nella logica del male minore, piuttosto che mantenere l’attuale situazione di far west legislativo. Io la penso diversamente: piuttosto che regolamentare la materia con una legge nazionale è meno dannoso che, come purtroppo accade oggi, resti il singolo tribunale interpellato da chi chiede il suicidio assistito a valutare autonomamente cosa si possa o non si possa fare in base alla sentenza 242/2019. Una nuova legge acquisterebbe un valore universale che di fatto depenalizza la morte assistita, quindi, di fatto la legalizza. La sentenza del 2019 - dal mio punto di vista comunque pessima! - rimane comunque una sentenza da applicare caso per caso e non una legge dello Stato».

Cosa dovrebbe fare, invece, il Parlamento?

«Il Parlamento dovrebbe implementare e, soprattutto, regolamentare in maniera concreta la legge 38/2010 sulla medicina palliativa. Le cure palliative sono la vera risposta alla sofferenza dei pazienti e all’accompagnamento ad una morte dignitosa. Io credo che uccidere un paziente con una pozione venefica non rappresenti assolutamente un accompagnamento dignitoso alla morte. In questo caso non abbiamo a che fare con alcuna morte dignitosa ma con una morte disperata, che può trovare, invece, una risposta virtuosa e umanamente dignitosa ed accettabile nelle cure palliative. Il Parlamento, quindi, dovrebbe varare una legge o implementare e strutturare ancora meglio quella normativa sulla medicina palliativa».

Cosa ne pensa del fatto che parte del laicato cattolico è a favore di questo ddl?

«Purtroppo una parte dei parlamentari cattolici, o sedicenti tali, che dovranno valutare questa legge appartengono proprio alla corrente di idee del “male minore”. Io, al contrario, continuo a pensare che - come ci hanno insegnato San Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae e quel grande bioeticista che è stato il cardinale Elio Sgreccia - il male minore non si sceglie, piuttosto si subisce. Quello che si dovrebbe scegliere è il maggior bene possibile, da identificare, come accennavo, nell’implementazione della medicina palliativa, evitando di aprire le porte alla depenalizzazione o legalizzazione del suicidio assistito. Purtroppo nel mondo cattolico c’è chi, da una parte, ha le idee un po’ confuse, dall’altra - dando per scontate la buona volontà e le buone intenzioni - non si rende conto che accadrà quanto è già successo con la legge 194/1978 sull’aborto e con la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Solo apparentemente abbiamo creato un argine: nel giro di pochissimo tempo tutto verrà smontato e da questo spiraglio determinato dalla legge arriverà il crollo della diga. È già successo in altri Stati che hanno approvato leggi eutanasiche o sul suicidio assistito ed è già successo con le leggi sull’aborto e sulla Pma che pocanzi ho menzionato».