
Festeggiamo il grande S. Francesco, "alter Christus" e patrono della nostra Patria Italia, alla vigilia della sua Festa (I Classe, Bianco).
QUI Corrado Gnerre.
QUI sulla "perfetta letizia" francescana: "“Venendo una volta Santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angeli con frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente il crucciava, […] frate Leone con grande ammirazione il demandò e disse: ‘Padre, io ti prego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta gioia’. E Santo Francesco sì gli rispose: “Quando noi giungeremo a Santa Maria degli Angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e ‘l portinaio verrà adirato e dirà: – Chi siete voi? – e noi diremo: – Noi siamo due de’ vostri frati – e colui dirà: – Voi non dite vero; anzi siete due ribaldi che andate ingannando il mondo e rubando le elemosine dei poveri, andate via – e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame, insino alla notte, allora, se noi tanta ingiuria e tanta crudeltate e tanti commiati sosterremo pazientemente senza turbazione e senza mormorare di lui, […] scrivi che quivi è perfetta gioia. E se noi, pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio, con grande pianto, che ci apra e mettaci pure dentro e quegli più scandalizzato dirà: – Costoro sono gaglioffi importuni, io gli pagherò bene come sono degni – e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto e piglieracci per lo capuccio e gitteracci a terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone; se noi queste cose sosterremo pazientemente con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Leone iscrivi che qui e in questo è perfetta gioia. E però odi la conclusione, frate Leone. Sopra tutte le grazie, e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere sé medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie ed obbrobri e disagi” […]". (I fioretti di S. Francesco, Vita e Pensiero, Milano 1970, pp. 57-60).
Luigi C.
Francesco di Assisi morì il 3 ottobre 1226, secoli dopo San Benedetto (480-547), di cui era un grande ammiratore e devoto. Una volta decise di andare al monastero di Subiaco per venerare San Benedetto.
Questo affresco, di un pittore anonimo del XIII secolo, è la più antica rappresentazione del ‘Poverello di Assisi’ e si trova nella Cappella di San Gregorio nella grotta di Subiaco. Dipinto durante la vita del santo, prima di ricevere le stigmate.
Questo quadro di San Francesco di Assisi si trova in una delle grotte di Subiaco. Mi sembra meraviglioso! Rappresenta un uomo di circa 30 anni. Assisi è nell’Italia centrale (Umbria), ma lui, in questa raffigurazione, sembra più un tipo umano settentrionale; la sua fisionomia rivela qualcosa di germanico, un po’ biondo, occhi chiari, baffi e barba un po’ rosa. La sua mano destra tocca leggermente il braccio sinistro. Notate la forza e la logica nelle linee di quella mano.
Il suo atteggiamento è molto sereno e tranquillo, ma con molta determinazione di volontà. Dalla sua fisionomia notiamo la sua fermezza, i suoi lineamenti distesi, ma senza alcuna morbidezza. Lo sguardo è di una persona riflessiva, in contemplazione. Molta forza di volontà, di qualcuno che desidera ciò che sta contemplando.
Una fisionomia di una purezza impressionante! Un uomo casto per eccellenza, temperante e vigoroso. È comprensibile che gli piacesse leggere storie cavalleresche ai suoi novizi. Prima di diventare francescano pensava di farsi un cavaliere.
Estratti della conferenza tenuta dal professor Plinio Corrêa de Oliveira il 6 luglio 1985. Testo senza revisione dell’autore.