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lunedì 6 ottobre 2025

Quattro Vescovi guideranno un atto globale di riparazione dopo il pellegrinaggio LGBT nella Basilica di San Pietro in Vaticano

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di Edward Pentin pubblicato sulla sua pagina Substack il 3 ottobre, in cui si dà notizia dell’atto che ha avuto luogo durante la Catholic Identity Conference, tenutasi lo scorso fine settimana a Pittsburgh (in Pennsylvania).

L.V.


Quattro Vescovi cattolici guideranno sabato un «atto globale di riparazione» dopo che il mese scorso a un migliaio di attivisti cattolici LGBT è stato permesso di promuovere la loro ideologia nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

L’Act of reparation for the desecration of the Jubilee Year and St Peter’s Basilica by “LGBTQ+” activists [Atto di riparazione per la profanazione dell’Anno Giubilare e della Basilica di San Pietro in Vaticano da parte degli attivisti «LGBTQ+»: N.d.T.] sarà trasmesso in diretta streaming e avrà luogo durante la Catholic Identity Conference che si terrà dal 3 al 5 ottobre a Pittsburgh (in Pennsylvania). L’atto sarà seguito dalla recita del Santo Rosario.

Mons. Athanasius Schneider O.R.C., Vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakistan), mons. Marian Eleganti O.S.B., Vescovo ausiliare emerito di Coira (Svizzera), mons. Robert Mutsaerts, Vescovo ausiliare di ‘s-Hertogenbosch (Paesi Bassi), e mons. Joseph Edward Strickland, Vescovo emerito di Tyler (Texas), guideranno l’atto di riparazione.

Un atto di riparazione è una preghiera, una devozione o un’azione specifica compiuta per riparare a gravi offese contro ciò che è sacro, in questo caso la Basilica di San Pietro in Vaticano. L’intento è quello di offrire una compensazione spirituale per il danno arrecato a Dio e di ripristinare il rispetto per il luogo santo.

Circa mille attivisti cattolici LGBT sono stati autorizzati ad entrare nella Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano il 6 settembre nell’ambito di un pellegrinaggio giubilare (QUI). Indossavano croci con i colori dell’arcobaleno, si tenevano per mano e mostravano slogan offensivi sui loro vestiti (QUI).

Il Vaticano era a conoscenza del fatto che il gruppo avrebbe visitato la Basilica di San Pietro in Vaticano, poiché gli organizzatori del giubileo vaticano avevano pubblicizzato il loro pellegrinaggio nel calendario ufficiale del Giubileo mesi prima (QUI) [QUI su MiL: N.d.T.]. Nonostante lo scandalo, la Santa Sede è rimasta in silenzio, non ha offerto scuse e non ha risposto alle richieste di riconsacrare la Basilica.

In un’intervista del 10 settembre con la giornalista vaticana Diane Montagna, mons. Athanasius Schneider ha descritto quanto accaduto il 6 settembre come (QUI) [QUI su MiL: N.d.T.]:

Nella Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma si è verificato un atto senza precedenti, che può essere descritto, con le parole di Nostro Signore, come «l’abominio della desolazione che sta nel luogo santo» (cfr. Mt 24,15). […]
L’obiettivo dichiarato delle organizzazioni LGBTQ+ che hanno riunito aderenti e attivisti per questo pellegrinaggio giubilare era che la Chiesa riconoscesse e legittimasse i cosiddetti diritti dei gay, compresi gli atti omosessuali e altre forme di comportamento sessuale extraconiugale.
Non c’era alcun segno di pentimento e di rinuncia ai peccati omosessuali oggettivamente gravi e allo stile di vita omosessuale da parte degli organizzatori e dei partecipanti a questo pellegrinaggio. Attraversare la Porta Santa e partecipare al Giubileo senza pentimento, promuovendo al contempo un’ideologia che rifiuta apertamente il Sesto Comandamento di Dio, costituisce una sorta di profanazione della Porta Santa e una beffa nei confronti di Dio e del dono dell’indulgenza. […]
In questo, le autorità responsabili della Santa Sede hanno collaborato di fatto a minare e mettere in discussione la validità del Sesto Comandamento di Dio, in particolare la Sua esplicita condanna dell’attività omosessuale. Sono rimaste a guardare e hanno permesso che Dio fosse deriso e i Suoi Comandamenti fossero sprezzantemente messi da parte.

Il prof. John Rist, considerato uno dei massimi studiosi della Chiesa su Sant’Agostino, ha ricordato al Vaticano che il santo del IV secolo condannò «il peccato di Sodoma più volte come un abominio» (QUI). Sant’Agostino, ha affermato il prof. John Rist, sarebbe «ovviamente stupito e disgustato» nel vedere ciò che è accaduto nella Basilica di San Pietro in Vaticano e considererebbe i responsabili di averlo permesso come traditori di Cristo.

Il testo completo dell’Atto di riparazione sarà disponibile online sul sito della Catholic Identity Conference (QUI).

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