“Caso
Becciu”. La Corte d'Appello rinvia il dibattimento al 3 febbraio 2026, con
prosecuzione i giorni 4, 5, e 6. La presenza della stampa.
Lunedì 6 ottobre, al termine della quarta
udienza del processo d'appello al cardinale Angelo Giovanni Becciu e altre
persone, mons. Alejandro Arellano Cedillo, Presidente della Corte d'Appello
comunicò di aver rinviato l'intero dibattimento al 3 febbraio 2026, con
prosecuzione il 4, 5, e 6 febbraio. Al contempo è stato comunicato che la Corte
si è riservata "di decidere, con separato provvedimento, sul dissequestro
delle somme del fondo ‘Centurion’,
sollevata dall'APSA". La Corte ha concesso alle parti "la data del 7
novembre 2025" per presentare delle memorie illustrative sulle questioni
pregiudiziali, e un successivo termine fino al 28 novembre 2025 per eventuali
repliche. Mons. Arellano Cedillo, ricorda il servizio di Vatican News “aveva
dichiarato l'inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia
Alessandro Diddi rispetto alla sentenza di primo grado del 16 dicembre 2023 nel
processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita
del Palazzo di Londra, di cui il principale condannato era stato il cardinale
che non ha votato in conclave.”
Novità nella copertura stampa del processo d’appello
Ora subentra anche la Sala stampa della Santa Sede
e quindi i giornalisti interessati a far parte del pool devono comunicarlo
direttamente alla Sala stampa vaticana e non più alle mailbox private e
personali dei dirigenti dell'AIGAV.
Il press
point del Papa. Non
male. Un buon inizio che potrebbe aiutare a ulteriori novità nel rapporto di
una parte consistente della stampa specializzata con la Sede Apostolica. Anche
il Papa stesso vuole dare un suo contributo al ricupero di rapporti sani, meno
tossici e dunque più veritieri. Diversi e importanti sono i motivi per cui Papa
Leone, almeno così appare, privilegia un breve incontro personale aperto con i
vaticanisti. Per ora lo ha fatto già cinque martedì, successivi. Accetta qualsiasi domanda. Risponde
brevemente con chiarezza. Si può registrare in video e in audio. Nessun
mistero. Nessun occultamento. Nulla insomma che permetta poi usare e abusare con
le solite oscure formule tipo: “da
indiscrezioni vicine a … giornalisti amici personali … mi è stato detto
nell’incontro …”
Negli anni del pontificato di Francesco, questo
delicatissimo rapporto con i media, vettori e persone, è stato nocivo per il
Pontefice stesso e per la credibilità della stampa. La verità è che sia l’uno
sia l’altro si sono strumentalizzati a vicenda tentando di trarre il massimo
profitto. Purtroppo spesso tutto ciò si è fatto a scapito della verità e della
corretta informazione. Si è arrivato al punto che il “buon” vaticanista è colui
che esegue e non quello che racconta i fatti; quello fa scivolare mezze verità
o manipolazioni e non quello che critica con rispetto e fondamento …
Molti operatori dei media in questi anni hanno
dimenticato che il si rispetta e si ama la Chiesa solo con la verità.
L'ex
Presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, accusato di comprare case in nero a
persone ritenute membri della mafia.
Il 3 ottobre 2019, e cioè sei anni fa, Papa
Francesco fece sapere di aver nominato Presidente del Tribunale Vaticano l'ex
Procuratore capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone in pensione da
pochissimo tempo. Il giudice restò nell'incarico vaticano durante il famoso
processo contro il card. Becciu e altri fino al 31 dicembre 2024. Da subito la
figura di Pignatone è apparsa discussa e discutibile per via di alcune sue
vicende giudiziarie personali, tuttora in corso. Durante i cinque anni di
presidenza del Tribunale Vaticano sembrerebbe che questi processi che lo vedono
imputato siano stati calmierati per motivi diplomatici: non inguaiare un alto
dipendente della Santa Sede per di più di nomina pontificia. Finito l'incarico,
dall’inizio dell’anno, Pignatone ha visto un'accelerazione dei suoi processi.
Pignatone,
anche quando era ancora Presidente del Tribunale Vaticano, era indagato a
Caltanissetta con un’accusa gravissima: favoreggiamento di Cosa Nostra. Pignatone,
insieme all’ex collega Gioacchino Natoli, secondo l’accusa, avrebbero tentato a
far distruggere bobine e brogliacci della famosa inchiesta Mafia&Appalti. Nell’inchiesta
sarebbero emersi i rapporti di Pignatone con i fratelli Buscemi e con Bonura, dai
quali avrebbe acquistato immobili nel primi anni Ottanta. Le case sono state
acquistate da una immobiliare di cui facevano parte Vincenzo Piazza, Salvatore
Buscemi e Francesco Bonura. Alcuni pentiti affermano che facevano parte di una
loggia massonica siciliana.
Nulla di tutto questo è nuovo. Alcune novità arrivano dalle conferme di certe accuse da parte del dr. Pignatone stesso. La questione è un’altra: perché, con quali ragioni serie e consistenti, Papa Francesco - a conoscenza di tutto ciò - ha deciso di nominare nel 2019 Giuseppe Pignatone Presidente del Tribunale del Vaticano? Era inopportuno e rischioso. Eppure Pignatone ha allestito e guidato, con tanto di sentenza a nome del Papa, il processo contro il cardinale Becciu e altre persone attualmente in fase di appello. Non è un dettaglio. Si tratta di un altro tassello del mosaico, piuttosto incoerente e sbrigativo, con il quale si voleva rinforzare l’immagine del “papa giustiziere”, capace di mandare a processo con tanto di defenestrazione un suo cardinale. Con troppa superficialità qualcuno, in modo maldestro, ha voluto trarre beneficio mediatico dall’immagine di un giudice presentato come implacabile e integerrimo?
