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venerdì 31 ottobre 2025

Comunicato convegno “L’ANIMA DI UN SOLO UOMO VALE PIÙ DI TUTTO L’UNIVERSO” — Attualità di S. Tommaso

Riceviamo e pubblichiamo
Luigi C.

PISTOIA. Si è svolto Domenica 18 Ottobre a Pistoia, nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale, un convegno dal titolo L’anima di un solo uomo vale più di tutto l’universo, organizzato da Charlotte ACVP e Brigata del Leoncino in collaborazione con Opzione Benedetto e associaizone Madonna dell'umiltà con compartecipazione del Comun di Pistoia e con il patrocinio di Banca Alta Toscana, per celebrare l’ottavo centenario della nascita e il settecentocinquantesimo anno dalla morte di san Tommaso d’Aquino (nato fra il 1223 e il 1226, morto nel 1274), con l’intenzione di sottolineare l’importanza ancora attuale della sua figura e del suo pensiero .
Sono intervenuti padre Giorgio Carbone, dello Studio Domenicano di Bologna, il sacerdote della Diocesi di Trieste don Samuele Cecotti, vice presidente dell’Osservatorio Card. van Thuan per la Dottrina sociale della Chiesa, la dott. Claudia Navarini, professore ordinario di filosofia morale presso l’Università Europea di Roma, l’avv. Giovanni Formicola, coordinatore di “Opzione Benedetto”.
Padre Carbone ha presentato una sintesi dell’antropologia di san Tommaso, ritenendo l’antropologia base della dottrina sociale: infatti per sapere come regolare la vita in società bisogna aver ben chiaro che cos’è l’uomo. Secondo san Tommaso, l’uomo è unità (sinolo) di anima spirituale e corpo materiale (materia predisposta), animato e informato dall’anima: il corpo si trova in un certo qual modo dentro l’anima, che lo vivifica e lo costituisce finché è in vita; e lo ritroverà poi alla fine del mondo, nella resurrezione dei corpi. L’anima e il corpo sono creati da Dio per ciascun uomo, e, in quanto spirito, l’anima è di una dignità superiore alle altre creature, e l’uomo è inferiore solo agli angeli, che sono puro spirito: questo giustifica il titolo dato al tema del convegno: l’anima di un uomo vale più di tutte le creature che costituiscono l’universo.
Questa dignità eminente conferisce all’uomo uno status per cui le creature sono per l’uomo, non l’uomo per le creature, e sono sottoposte alla sua signoria; la sua posizione eminente costituisce, anche, l’uomo responsabile delle altre creature, oltre che del proprio stesso corpo. Questa concezione dell’antropologia vale anche a destituire di fondamento certe affermazioni come nascere nel corpo sbagliato, che presuppongono un’antropologia falsa e contraddittoria.
La dott. Navarini ha affrontato, dal punto di vista della psicologia, il tema, oggi assai dibattuto, della legittimità del suicidio, nei casi in cui la sofferenza sembra rendere la vita impossibile. Analizzando la fenomenologia del dolore e della sofferenza nell’uomo, la relatrice ha svolto una critica della tesi di chi sostiene che la sofferenza possa giustificare il suicidio, sia perché la sofferenza è connaturata alla vita umana, e, se la vita è cosa buona, sarebbe contraddittorio considerare una sua parte cosa cattiva; sia auspicando che si attuino azioni di sostegno psicologico e di mitigazione del dolore, per consentire una vita dignitosa anche a chi soffre.
Don Cecotti, di fronte alle evidenti criticità della società contemporanea, si è posto la questione se queste possono essere considerate difetti rimediabili della società moderna, o se invece non siano indice di una sua inadeguatezza. Ha sottolineato come la società moderna, nata dall’illuminismo e del liberalismo, sia del tutto antitetica alla concezione sociale tradizionale ereditata dalla cultura classica e dal Cristianesimo: mentre la società tradizionale presupponeva la naturale socialità dell’uomo, la società moderna è nata dalle concezioni secondo cui l’uomo deve stare in società per necessità, e la società nasce da un qualche tipo di contratto sociale, a cui le persone si devono assoggettare: si tratta di una società costruita come un grande meccanismo, regolato da leggi e costituzioni, imposte dall’alto, in cui la legge naturale, iscritta nella natura umana, cede alla legge positiva, escogitata dal potere politico.
Perdendo il nesso con la legge naturale, si separa l’etica dalla politica, e si perde il concetto di bene comune, che suona come puro nome, a favore di quello di bene pubblico. La società tradizionale, invece, è una società organica, non un “meccanismo”; essa nasce dal basso, dall’unirsi degli individui nella famiglia, nei corpi intermedi e nello stato, secondo la naturale tendenza ad associarsi, e si organizza secondo il principio di sussidiarietà e in vista del bene comune. Il relatore si chiede quindi se non sia il caso, se si vogliono superare le criticità che si stanno rivelando nella società moderna, di riconsiderare criticamente il tipo di società in cui si voglia vivere.
L’avv. Formicola, applicando le indicazioni delle precedenti relazioni alla realtà del nostro tempo, ha messo in evidenza i problemi etici, sociali, economici, in cui ci dibattiamo, confrontandoli con la dottrina di san Tommaso, a cui sarebbe necessario ritornare e adottarla come guida per la vita pubblica e realizzare così una società cristiana, in cui sarebbe più facile per gli uomini condurre una vita buona e conseguire la salvezza dell’anima.
Il convegno ha visto una partecipazione qualificata e piuttosto nutrita.