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mercoledì 24 settembre 2025

Minneapolis, Charlotte, Orem. Non riguardano solo l'America, ma tutti noi cristiani

Grazie a Gaetano Masciullo per questa analisi.
"Negli Stati Uniti si sono recentemente verificate tre stragi che hanno profondamente scosso l’opinione pubblica. Questi eventi, però, non riguardano solo l’America: toccano l’intero Occidente, anzi ogni persona di buona volontà".
QUI il video del testo.
Luigi C.

18-9-25

This is the Italian translation of the article published in The European Conservative, September 18, 2025.

Negli Stati Uniti si sono recentemente verificate tre stragi che hanno profondamente scosso l’opinione pubblica. Questi eventi, però, non riguardano solo l’America: toccano l’intero Occidente, anzi ogni persona di buona volontà. Le stragi sono il riflesso di tre grandi crisi che affliggono la civiltà occidentale. Esse rappresentano il punto estremo della Rivoluzione: come frutti che racchiudono i semi della pianta da cui nascono, queste tragedie contengono l’essenza stessa della Rivoluzione, spogliata di ogni apparenza.
La tragedia di Charlotte è avvenuta il 22 agosto 2025, quando un uomo con diversi reati violenti sulla fedina penale ha accoltellato senza motivo, sulla metropolitana e in pieno giorno, una giovane donna ucraina di 23 anni, Iryna Zarutska. La strage di Minneapolis è avvenuta il 27 agosto 2025. Un transessuale ideologizzato, con evidente disturbo mentale (se non peggio), ha aperto il fuoco su bambini che stavano assistendo alla Messa in una scuola cattolica. A Orem, Utah, lo scorso 10 settembre, un cecchino ha colpito a morte Charlie Kirk, la più importante voce del giovane mondo conservatore e cristiano americano. Queste tre stragi riflettono la Rivoluzione dell’Occidente nella sua dimensione sociale, religiosa, politica.

Queste vicende mettono a nudo, anzitutto, un problema che gli occidentali hanno con il concetto di giustizia. I Romani chiamavano ius gladii il diritto e il dovere delle autorità legittime di applicare, in casi circoscritti e ben determinati, la pena capitale contro chi si macchia di delitti tanto efferati da scuotere le fondamenta stesse della convivenza civile. Chi nega volontariamente e deliberatamente il diritto altrui alla vita, perde ipso facto il proprio diritto alla vita. È il principio elementare della giustizia retributiva, riconosciuto da sempre tanto dal diritto naturale, dalla Sacra Scrittura e persino dal Magistero cattolico, che mai ha escluso in assoluto la liceità della pena di morte quando necessaria alla tutela del bene comune. Le cose sono cambiate sotto Papa Francesco, che ha modificato il Catechismo sul tema e ha pubblicato Dignitas infinita.

Siamo oggi sommersi e persino abituati da retoriche illogiche e nauseanti sull’uguaglianza a tutti i costi, le quali finiscono per proteggere i criminali e schiacciare gli onesti. Basta il semplice senso comune per capire che il sistema penale moderno è profondamente ingiusto. Non è giustizia condannare qualcuno a decenni di carcere, semplicemente perché significa far pagare ai cittadini — anche ai familiari delle vittime — il mantenimento del colpevole, usando i soldi pubblici raccolti con le tasse. L’Occidente deve comprendere nuovamente che il compito del corpo giudiziario non è quello di redimere i malvagi, ma quello di rendere giustizia all’oppresso e ristabilire l’ordine turbato dal delitto. Il fine della pena è l’espiazione proporzionata alla colpa.

Quando la colpa è estrema e manifesta, come nel caso dell’omicidio gratuito e brutale di Charlotte, non esiste altra espiazione adeguata se non la pena capitale. In questo, Donald Trump ha ragione. Chi rifiuta questo principio non è misericordioso: è semplicemente ingiusto, perché nega alle vittime e ai loro cari il riconoscimento del loro dolore e, soprattutto, priva la società di un argine necessario contro la barbarie che avanza.

C’è anche un altro aspetto sociale molto grave che emerge, soprattutto dall’omicidio di Kirk, ossia quello del degrado morale che caratterizza le università e gli altri luoghi accademici che dovrebbero essere il cuore del confronto, del dibattito, della crescita personale e sociale. Le università occidentali, in particolare le facoltà umanistiche, sembrano sempre più manicomi. L’indottrinamento ideologico di stampo socialista, a cui gli studenti vengono sottoposti, finisce per alterare la loro percezione della realtà. I risultati sono evidenti: isolamento, depressione, dipendenza da internet e suicidio — tra le principali cause di morte tra i più giovani.

Il leftismo non è a misura d’uomo, ma una perversione dell’intelletto. Si fonda su un collettivismo che, paradossalmente, genera isolamento e consumismo. Due facce della stessa medaglia. Un’ideologia disumana che rende incapaci di gioire del poco, di amare la realtà nella sua immediatezza e semplicità, nel suo essere ordinata e donata.

Si giunge così a un cortocircuito morale e intellettuale: ti uccidono dicendo che sei violento. Vogliono convincerti che affermare il senso comune significhi diffondere odio. Vogliono convincerti che, se vieni ucciso per aver proclamato il desiderio di sposarti, avere figli ed educarli con i valori cristiani, la colpa sarebbe tua. Anche se aspiri soltanto a vivere in un quartiere sicuro, a mandare i tuoi figli in una scuola che insegni a leggere, scrivere e contare — e non ad essere preda di scabrose fantasie sessuali — ti accusano di essere violento.

Un terzo aspetto riguarda l’informazione. Come ho scritto altrove, l’era dell’informazione è anzitutto era della disinformazione. Per esempio, in queste ore, l’uccisione di Kirk viene presentata come il triste epilogo di uno scontro tra fazioni politiche, quando in realtà è stato prima di tutto un atto religioso, un odio diretto contro Cristo e contro chi lo testimoniava pubblicamente. È per questo che la sua voce era pericolosa: perché dimostrava con il dialogo che la verità non si piega ai capricci ideologici.

In Italia, il noto commentatore Roberto Saviano ha paragonato la morte di Kirk all’incendio del Reichstag, che diede legittimità al regime di Hitler. Egli insinua che i conservatori americani useranno questa tragedia per instaurare un regime antidemocratico. Questo è un esempio di puro sofisma. Il pensiero di Kirk si fondava sul primato di Dio, della famiglia e della persona, non sullo Stato onnipotente. Questa è la grande differenza. In realtà, bisogna evidenziare come non sia Kirk ad avere affinità con i fascismi del secolo scorso, bensì proprio i suoi detrattori che in questi giorni festeggiano la sua morte.

Il nazionalsocialismo — come dice il nome stesso — fu una variante del socialismo. E non è forse la Sinistra di oggi a riproporre gli stessi tratti? L’uso dello Stato per imporre un’unica visione attraverso la scuola; la censura delle idee “pericolose”; l’illusione di un’utopia che esclude gli indesiderati; il monopolio delle armi e dell’economia; l’aborto elevato a diritto; l’ecologismo e il transumanesimo imposti come nuove religioni civili. Sono elementi che Hitler già presentava come progresso sociale.

Perché allora la reductio ad hitlerum viene sempre rovesciata contro chi a queste derive si oppone?

Se proprio un’analogia storica va fatta, l’omicidio Kirk è più analogo al delitto Matteotti. Mussolini dichiarò che era “intollerabile che quell’uomo circolasse liberamente”. Leader e influencer progressisti stanno usando in questi giorni le stesse parole nei confronti di Kirk. La guerra civile fredda che divise l’Italia nel ’24 si ripete oggi, sotto nuove forme, in America e in Europa. Dopo il delitto Matteotti, Mussolini trasformò la crisi in occasione per rafforzare il proprio potere. Lo scandalo aveva indebolito il regime, ma il futuro dittatore sfruttò il clima di paura per imporsi come garante dell’ordine e usò la tragedia per consolidare l’autoritarismo e sopprimere le opposizioni.

Un meccanismo simile potrebbe ripetersi oggi con l’omicidio di Charlie Kirk. La Sinistra, che da anni cerca di legittimare restrizioni sempre più ampie alle libertà fondamentali, ha già pronta la narrazione secondo cui, se persino uno dei simboli della Destra e della difesa del diritto di portare armi è stato ucciso da un’arma da fuoco, allora anche i conservatori dovrebbero riconoscere l’utilità di limitarne la circolazione.

Si tratta di un sofisma efficace: sfruttare l’emozione del lutto per introdurre misure che, in condizioni normali, incontrerebbero forte opposizione. Si tratta di una strategia costante della Rivoluzione: trarre dal sangue del nemico un pretesto per accrescere l’oppressione.

Non è detto però che funzioni ogni volta.

Gaetano Masciullo