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mercoledì 10 settembre 2025

Giansoldati. Leone XIV e la politica per rammendare gli strappi di Bergoglio, ritorna Messa pontificale in latino con il cardinale Burke

Grazie a Franca Giansoldati per la ripresa di queste importanti notizie.
Luigi

Franca Giansoldati, Il Messaggero, 0-9-25

Si dice che un Papa bolla e l'altro sbolla. Nel 2021 Papa Francesco usò la mano dura per vietare tassativamente a San Pietro le messe in latino in basilica (erano ammesse solo nelle Grotte, previa autorizzazione, in orari prestabiliti di mattina, limitati a 30 minuti). Leone XIV, invece, dopo un lungo e chiarificatore colloquio con il cardinale americano ultra conservatore Leo Burke (suo elettore) ha di nuovo autorizzato il pellegrinaggio del popolo del "Summorum Pontificum", vale a dire l'annuale pellegrinaggio di quei fedeli orientati all'uso antico della tradizione liturgica, ripristinando una tradizione in vigore negli anni precedenti al divieto. Il segnale è considerato importante.
Di fatto per l'occasione arriveranno in Vaticano i rappresentanti dei fedeli di oltre 100 paesi che desiderano vivere la loro fede cattolica seguendo la liturgia e il catechismo tradizionali. Spechio della politica dei piccoli passi di Leone XIV per ricucire le lacerazioni e gli strappi nel tessuto ecclesiale che erano stati prodotti da Bergoglio e da alcuni suoi collaboratori. Il programma che è stato autorizzato da Papa Leone - oltre ad una solenne messa pontificale all'Altare della Cattedra di San Pietro del cardinale Burke – ha dato il suo assenso a tutto il programma previsto per il pellegrinaggio, e dunque anche per la messa celebrata dal cardinale Matteo Zuppi (venerdì 24 ottobre alle 18:30 a San Lorenzo in Lucina).

COMPLOTTO

Sulla messa in latino e sull'opposizione evidente che era maturata sotto il pontificato precedente, si erano condensati parecchi problemi collaterali, tensioni, incomprensioni affiorate a più riprese negli anni. Bergoglio però era stato irremovibile e tassativo, fino a cancellare tutto il percorso di ricucitura intrapreso da Benedetto XVI per sanare lo scisma tradizionalista dei lefebvriani. In diverse occasioni ebbe a spiegare che i cosiddetti tradizionalisti erano persone divisive e alimentavano «la divisione e la comunione». Per difendere l’unità del corpo di Cristo si vedeva «costretto a revocare la facoltà concessa dai miei predecessori. L’uso distorto che ne è stato fatto è contrario ai motivi che li hanno indotti a concedere la libertà di celebrare la messa con il Missale Romanum del 1962» spiegava Francesco appoggiato in curia a diversi cardinali a cominciare dal cardinale Arthur Roche, inglese e Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.

SONDAGGIO

Siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ultimamente è pure affiorato un sondaggio taroccato che fu utilizzato da Francesco per limitare l'uso della messa secondo il messale del 1962. Dietro le limitazioni alla messa in latino, secondo molti, si nasconderebbe una specie di complotto. E' stata una giornalista americana, Diane Montagna a dimostrare – carte alla mano – che in Vaticano si sarebbe consumata una cospirazione ai danni dell'ala conservatrice della Chiesa – la stessa che per intenderci desidera continuare a celebrare la messa in latino secondo il messale del 1962. In pratica Papa Francesco, in quel frangente, fu portato a firmare il contestatissimo Motu Proprio, Traditionis Custodes, con il quale fu quasi messa al bando la liturgia tradizionale spazzando via il cammino di 'normalizzazione' fatto da Benedetto XVI a partire dal 2007. I documenti che sono affiorati in questi giorni riguardano una consultazione riservata fatta nel 2020 tra i vescovi e promossa dal Vaticano. Le risposte fornite sono stupefacenti: contrariamente a quello che si immagina la stragrande maggioranza dei vescovi si era espressa a favore della messa in latino nelle proprie diocesi, spiegando che la normalizzazione avviata da Ratzinger era da considerarsi una cosa sostanzialmente positiva.

Eppure Papa Francesco decise ugualmente di procedere e girare pagina apponendo la firma sotto la Traditionis Custodes spiegando che le risposte ricevute al questionario avevano rivelato una situazione «che mi preoccupa e mi rattrista – disse - e mi convince della necessità di intervenire». La domanda che ora circola è perchè il Papa precedente fu indotto a credere il contrario quando vi era il risultato di un sondaggio che andava in ben altra direzione?