del Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Roma
Rahner oltre Rahner di Salvatore Vitiello è il frutto maturo di un lungo cammino: certamente del cammino personale e accademico dell’Autore, ma anche, potremmo dire, del cammino teologico-ecclesiale che va dal Concilio Vaticano II ai nostri giorni. Negli ultimi sessant’anni, la Chiesa ha visto formarsi al proprio interno un duplice “fronte”, o meglio, come chiaramente indicato da Benedetto XVI, una duplice, e perfino contraddittoria “ermeneutica conciliare”: quella della discontinuità e della rottura, e quella della riforma, nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa. (cf. Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005).
La prima ermeneutica ha sempre causato confusione nella dottrina e nella vita della Chiesa cattolica, “arruolando” parte della teologia moderna e avvalendosi, da subito, del favore dei mass-media, per i quali le categorie e gli interessi politico-ideologici oscurano la verità rivelata, che è stata affidata alla Chiesa da Gesù Cristo, il Verbo incarnato di Dio Padre, per la fedele e infallibile sua proclamazione a tutti gli uomini, sino alla fine del mondo (cf. Mt 28, 16-20).
La
seconda ermeneutica, al contrario, silenziosamente ma sempre più visibilmente ed
efficacemente, ha
portato frutto: un frutto testimoniato innanzitutto dalla santità degli ultimi
Papi – Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II –, quindi dalla nascita e
dalla diffusione dei nuovi movimenti ecclesiali, infine dallo sviluppo di una
Teologia pienamente fedele al deposito della fede (1 Tm 6,20) e, proprio
per questo, capace di entrare in un positivo dialogo con la modernità e con le
varie istanze che la caratterizzano: in ordine al pensiero scientifico, in
riferimento ai rapporti con l’uomo e la società contemporanea, ed anche
rispetto al grande tema del pluralismo religioso.
La
prima ermeneutica, che fa derivare dottrine mutevoli
dagli stati fluidi di coscienza del soggetto pio, individuale o collettivo (al passo con il
protestantesimo-culturale di F. D. E. Schleiermacher e di A. v. Harnack con il
modernismo-cattolico, dell’inizio del XX secolo), vuole una Chiesa e una
teologia “evolute”, sempre acriticamente al passo coi tempi, totalmente
emancipate dalla Sacra
Scrittura, dalla Tradizione Apostolica e dal Magistero della Chiesa cattolica che
le ha precedute e, in realtà, vuole una Chiesa ed una teologia continuamente
asservite al pensiero dominante.
La seconda ermeneutica è per una
Chiesa fondata nella Rivelazione del Dio
trino in Gesù Cristo, ricca di memoria, consapevole e grata della propria
bimillenaria storia, continuamente rinnovata nei propri membri dall’annuncio
integrale e appassionato del Vangelo e dalla fedeltà ai Comandamenti e alla
verità sull’uomo, inteso come
creatura di Dio e “Uditore della Parola” - è il titolo del testo principale
della filosofia religiosa e della teologia fondamentale di Karl Rahner (1941);
una Chiesa vivificata dal contatto con la Persona di Cristo, presente e
operante nei Sacramenti della fede.
La ricerca e la riflessione dell’Autore
si collocano evidentemente e apertamente in questa seconda ermeneutica, che è l’ermeneutica della Chiesa
cattolica, che Ireneo di Lione sviluppò contro gli gnostici di tutti i tempi e
che è stata richiamata dal Concilio Vaticano II (Dei Verbum 7-10).
Salvatore Vitiello, infatti, si muove
nel chiaro orizzonte della fede ecclesiale, procedendo entro le coordinate
scritturistiche, tradizionali e magisteriali proprie della migliore Teologia
dogmatica ed orientandosi con sicurezza nei sentieri, talvolta tortuosi, della
filosofia moderna e contemporanea. Con questo saggio, tuttavia, l’Autore avanza
una proposta innovativa, decidendo di misurarsi con uno dei pensatori più influenti
e perciò più dibattuti del secolo scorso. L’opera appare
tanto più audace e
profonda, quanto più si considera la mole e la complessità della produzione
letteraria del teologo di Innsbruck, München
e Münster/Westfalen, che vanta oltre quattromila pubblicazioni, di cui
millecinquecento tra saggi e articoli scientifici: basti solo pensare come la
sua opera principale, Schriften zur Theologie, si componga di sedici
volumi, pubblicati tra il 1954 e il 1984, mentre ha contribuito come co-autore
ad opere enciclopediche di rilievo, come il Lexikon für Theologie und Kirche,
di dieci volumi, e Sacramentum Mundi, di sei volumi, che hanno
ulteriormente ampliato l’impatto del suo pensiero teologico. (Cf. Karl Rahner,
Sämtliche Werke, 1-32, ed. Karl Lehmann u.a., Freiburg i. Br. 1995-2018).
Per confrontarsi con una produzione
teologica così imponente, che sembra non aver lasciato inesplorato alcun
trattato teologico, l'Autore ha deciso di adottare un particolare punto
prospettico, rappresentato dal concetto, tutto rahneriano, di Simbolo reale.
Nel corso dell’opera, questa categoria si rivela sempre più “decisiva”, capace
com’è di far convergere, al proprio interno, tanto il complesso impianto
filosofico rahneriano, condensato nella sua prima opera Geist in Welt, quanto quell’altrettanto originale
declinazione teologica del pensiero del teologo di Innsbruck, che va sotto il
nome di “teologia – o cristologia – trascendentale”.
Lo studio si presenta filosoficamente
e teologicamente fondato, chiaro e convincente nelle argomentazioni, aggiornato
sotto il profilo scientifico e aperto ad innumerevoli sviluppi. Nelle tre parti
che articolano il saggio, l’Autore si muove con agilità tra le radici
biografiche, le coordinate culturali e la dimensione spirituale del teologo
gesuita, lasciando che a parlare siano Rahner stesso o i suoi più affezionati
discepoli. Nell’accostarne il pensiero, tanto filosofico quanto teologico, Salvatore Vitiello non si limita a metterne in
luce i rapporti, non sempre adeguatamente fondati, con i principali esponenti
dell’idealismo e dell’esistenzialismo tedesco, con la filosofia trascendentale di Kant e con il tentativo
di sintesi con l'ontologia di San Tommaso (cf. Joseph Maréchal S.J., Le point
de départ de la métaphysique V. Thomisme devant la philosophie critique, 1922),
ma compie un’opera di continua ed instancabile “traduzione” dei passaggi più complessi,
sia per contenuto sia per forma espressiva, del pensiero rahneriano, in modo da
ricostruirne l’originale ontologia simbolica e, soprattutto, le coordinate
filosofico-trascendentali, senza le quali questa stessa ontologia rimarrebbe
ultimamente incompresa ed esposta a pericolose ed ingenue trasposizioni, che
non sono mancate, soprattutto in ambito teologico-sacramentale. Ricostruita con
esattezza la proposta di Rahner
e confrontata con i principali contributi della sua stessa produzione
teologica, ne vengono messe in luce le problematiche, sono proposte con
coraggio accademico alcune importanti correzioni e tracciate le principali
linee di possibile sviluppo.
Pagina dopo pagina, l’Autore mostra di
possedere quella capacità, tanto preziosa quanto rara, di tenere fisso lo
sguardo sul Mistero di Cristo, sorgente sempre viva e oggetto sempre nuovo
della fede e perciò di ogni indagine teologica, per confrontarvi continuamente –
e così soppesare attentamente – ogni risultato della ricerca, al fine di
vagliare ogni cosa, come insegna San Paolo, e trattenere ciò che è buono (1Ts
5,21). Correggendo la struttura del Simbolo reale attraverso la sua verifica,
prima nell’ambito teologico-trinitario e poi in quello ontologico-creaturale, Salvatore Vitiello mostra come l’unica
vera realizzazione del Simbolo reale sia, in realtà, l’Incarnazione del Logos
eterno e, in particolare, il mistero della Sua unione ipostatica, dalla quale
deriva ogni simbolicità creata, ogni approfondimento in chiave trinitaria ed
ogni declinazione e applicazione in chiave ecclesiologico-sacramentale. La
trinitaria e la cristologia rahneriane troveranno nel Simbolo reale un efficace
correttivo e un prezioso antidoto, per quelle aporie irrisolte, dalle quali la
produzione del teologo di Innsbruck non è esente.
Rompendo gli schemi tanto del
progressismo quanto del tradizionalismo teologico, caratterizzati da chiusure
ed unilateralità di segno opposto, l’Autore riaccende un dibattito assopito da
tempo e che sembrava ormai arenato tra gli scogli di un’irriducibile
contrapposizione: lo sforzo (indiscusso) di Karl Rahner per ripensare la “fede
di sempre” in chiave moderna ha prodotto un risultato genuino e affidabile,
oppure frutti parziali e nocivi? Il pensiero rahneriano è conforme alla fede e,
prima ancora, si fonda su presupposti filosofici e teologici adeguati, oppure
diluisce la fede nelle categorie moderne e muove da principi errati e
presupposti non verificati?
Il pensiero del teologo tedesco muove
certamente da istanze legittime e segue intuizioni profonde. Le categorie da
lui elaborate, specie quella di Simbolo reale, posseggono un potenziale
indiscutibile, ma domandano un’opera di rifondazione: dalla filosofia
analitico-trascendentale, che risolve tutta la realtà nella percezione del
soggetto, alla metafisica realista di stampo tomista, che riconduce
ostinatamente il soggetto alla realtà di Dio e del mondo, di Gesù Cristo e della Sua Chiesa.
In sintesi: Rahner sì, oppure Rahner no? La risposta dell’Autore appare chiara, audace e innovativa: Rahner oltre Rahner.

