Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1236 pubblicata da Paix Liturgique il 15 luglio.
L.V.
Le sentinelle continuano per la 199ª settimana le loro preghiere in difesa della Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, in una precedente lettera vi avevo parlato del numero più che allarmante delle ordinazioni. Vi dicevo che il fenomeno non era solo francese, ma anche tedesco, belga ecc.
Incrociando diverse indagini pubblicate il mese scorso o questo mese – le ordinazioni avvengono molto spesso alla fine di giugno o all’inizio di luglio – emerge che la situazione europea è davvero catastrofica, il che non sorprende affatto, dato l’estremo grado di secolarizzazione della società e la resistenza quasi inesistente dell’istituzione ecclesiastica nel suo stato postconciliare.
Secondo l’Annuarium Statisticum Ecclesiæ (Annuario statistico della Chiesa) pubblicato dalla Santa Sede, il numero dei sacerdoti in Europa è in costante calo. I dati più recenti, quelli del 2023, rivelavano che il numero dei sacerdoti in tutta Europa era diminuito dell’1,6 per cento rispetto al 2022, percentuale che con ogni probabilità è aumentata. Nel 2023, sul nostro continente rimanevano solo circa 155.000 sacerdoti, pari al 38,1 per cento del totale mondiale.
Il giovane sito americano The Pillar, un sito molto ben documentato di informazione e investigazione sulla Chiesa cattolica, riassume ciò che si può sapere sulle ordinazioni sacerdotali nei quaranta paesi europei (QUI).
I dati francesi ci sono noti (QUI): 90 nuovi sacerdoti diocesani nel 2025 contro i 105 del 2024. Vi avevo fornito i dati relativi alla Germania: da 24 a 29 sacerdoti in tutta la Germania, con un crollo nel cuore cattolico del Paese, la Baviera, e nelle cinque Diocesi della Renania Settentrionale-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania. Vi avevo detto che in Belgio quest’anno saranno ordinati una decina di sacerdoti diocesani. In Svizzera ci sono circa sei ordinazioni sacerdotali all’anno. In Austria, dove le cifre annuali sono di una ventina, si parla di una modesta ripresa (26 quest’anno, 20 l’anno scorso). Nel 2025 dovrebbero esserci 16 ordinazioni diocesane in Inghilterra e Galles, con più della metà delle Diocesi senza nuovi sacerdoti.
I paesi finora più «ricchi» sono in difficoltà: in Italia meno di 400 nuovi sacerdoti all’anno; in Polonia 206 nel 2025 (diocesani e religiosi) contro i 235 del 2024; in Irlanda e Ungheria, le cifre per il 2025 non sono ancora note, ma il numero dei seminaristi è rispettivamente di soli 74 per le Diocesi irlandesi e meno di 100 per quelle ungheresi.
Il Nord America sta vivendo un destino simile a quello dell’Europa, anche se meno catastrofico, poiché il Cattolicesimo rimane «classico», wojtyłiano. Di conseguenza, in un clima molto cupo, alcune Diocesi stanno comunque registrando una ripresa, come quella di Arlington in Virginia (QUI).
Nel complesso, il numero di nuovi sacerdoti è quasi ovunque inferiore al livello di sostituzione dei sacerdoti che scompaiono. Di conseguenza, molti paesi europei dipendono ormai dai sacerdoti provenienti dall’Africa e dall’Asia. In breve, l’Europa sta diventando un deserto sacerdotale.
La buona salute delle comunità tradizionali in Europa e ancor più negli Stati Uniti è certamente confortante, ma il numero delle ordinazioni che registrano non può compensare il deficit generale. Tuttavia, la loro continua crescita dovrebbe far riflettere i responsabili ecclesiastici, se avessero la forza di strapparsi dal miasma dell’ideologia. Potrebbero così constatare che la grande maggioranza dei giovani che si rivolgono a queste comunità per entrare nel clero avrebbero normalmente integrato i seminari e il clero delle loro Diocesi, e che il loro successo è certamente dovuto alla formazione tradizionale che vi viene impartita, ma soprattutto alla liturgia che è la loro e per la quale formano i sacerdoti che ordinano.
Se in un primo tempo si stabilisse una vera fluidità tra le Diocesi e queste comunità, queste ultime potrebbero diventare vivai di sacerdoti per le Parrocchie dove si accetterebbe di fare spazio alla liturgia tradizionale. E anche in un secondo tempo, queste comunità tradizionali (Fraternità sacerdotale San Pio X, Fraternità sacerdotale di San Pietro, Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote ecc.) nate dalla crisi attuale potrebbero farsi carico dei seminari diocesani, come facevano un tempo le congregazioni specializzate nella formazione del clero (la Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio) o le congregazioni che potevano rendere questo servizio (Congregazione di Gesù e Maria, Congregazione dello Spirito Santo, Congregazione della missione). Paradossalmente, queste comunità tradizionali sono il frutto del Concilio Vaticano II… Potrebbero svolgere un vero ruolo riformatore dopo il Concilio Vaticano II, come hanno fatto le congregazioni che ho citato dopo il Concilio di Trento.
Non siamo ancora a quel punto. Non ancora. Ma non potrei insistere abbastanza sul fatto che, nei Rosari che recitiamo nelle nostre veglie parigine, chiediamo la libertà della Santa Messa tradizionale, ma chiediamo anche il primo frutto di questa libertà: la crescita delle vocazioni sacerdotali. Recitiamo questi Rosari davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nella Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì e il venerdì alle ore 17:00, e davanti alla Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement), la domenica alle ore 18:15.
Echi della veglia: ecco che una famiglia di sei persone con due bambini piccoli si ferma davanti a noi e inizia a discutere in una lingua che non capiamo… poi la signora, senza dubbio la moglie e madre dei bambini, cerca di rivolgersi a noi in un inglese il più incomprensibile possibile, ma da cui si distingue l’espressione «Traditional Mass» ripetuta più volte, che senza dubbio fa eco a ciò che è scritto sul nostro cartello «Liberté pour la Messe Traditionnelle» [Libertà per la Messa tradizionale: N.d.T.]. Cerchiamo con difficoltà di avviare una conversazione, ma dopo pochi secondi siamo salvati non dal suono della campana, ma da una signora affascinante che conosce perfettamente la lingua di Molière e ci dice: «Sono i miei cugini di Bombay in gita in Europa: la settimana scorsa erano a Roma per l’Anno Santo e ieri sera sono arrivati a Parigi per qualche giorno di visita… Sono Cattolici e molto legati alla Santa Messa tradizionale, alla quale assistono ogni domenica a Bombay nella cappella della Fraternità sacerdotale San Pio X. Io non li seguo sempre, ma sono catecumena in una Parrocchia vicino a Corbeil e mi chiedo se non abbiano ragione e se l’autentica fede cattolica si trovi oggi in Francia al di fuori della liturgia tradizionale…».
In unione di preghiera e amicizia.

Bisogna pregare intensamente per le vocazioni sacerdotali. La vigna del Signore ha necessità di avere i suoi servi per far in modo che non venga mangiata dall'erba brutta e selvaggia.
RispondiEliminaAnche rettori e insegnanti capaci di essere tali e non influencer alla ricerca di approvazione e mondanità. I ragazzi che vogliono veramente pregare e servire il Signore vengono esiliati perché troppo "chiusi" cit.
EliminaL’importante è che non finiscano in comunità sempre sul filo dello scisma.
EliminaGruppetti come questo che pretendono, pretendono e pretendono sempre sentendosi nel giusto fanno danni incommensurabili alla Chiesa.
I vescovi devono tenere in considerazioni le vocazioni adulte e non porre dei limiti di età per divenire sacerdoti. Gesu' scelse i suoi primi discepoli senza mettere il paletto dell'età.
RispondiEliminaBisogna stare molto attenti alle "vocazioni adulte", perché ce il rischio serio che la presunta vocazione sia un ripiego di una vita fallita in vari ambiti (lavoro, relazioni, ecc.).
EliminaPerché 20enni che entrano on seminario per non lavorare e avere il posto fisso cosa cambia? Senza tralasciare che molti entrano per la loro omosessualità latente e nascosta.
EliminaMa se nei tempi che a voi piacciono tanto si entrava in seminario a 10 anni!
EliminaTutte saldissime vocazioni, vero?
Ma per favore!
Ormai il modernismo ha distrutto tutto. I giovani non vanno più a messa, pertanto è impensabile che si trovino dei seminaristi nelle chiese vuote di oggi. Occorre eliminare il modernismo rovinoso ed assertivo, il quale ci sta portando alla rovina. Preghiamo e crediamo nel Signore.
RispondiEliminaInvece i seminari tradizionalisti veleggiano con le ordinazioni, vero?
EliminaMa per favore!
L’unica soluzione sono le vocazioni adulte, oggi a 20 anni si è dei post-adolescenti e non si è più in grado di prendere decisioni tanto estreme come quella di vivere una vita di sacrificio per il prossimo. Io ho 36 anni, una realizzazione familiare e lavorativa (ancorché precaria), e non sento di avere la forza per scelte così estreme; non immagino chi è chiamato a farle a 20 anni: che ne capisce del mondo e della vita un ventenne? Io solo ora sto imparando a conoscere certi aspetti della vita umana che fino a non molti anni fa mi erano inaccessibili. Lavoro a stretto contatto con ragazzi dai 18 ai 25 anni, per me sono a tutti gli effetti dei bambini, non c’è alcuna maturità. Chi sembra un po’ più sveglio è allo stesso livello di un liceale di vent’anni fa. Pax vobis. A.
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