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martedì 29 luglio 2025

Spuntoni. "Cattolici e ortodossi russi. Leone rilancia il dialogo"

Leone XIV e il rapporto con gli ortodossi.
"Un terreno comune tra le due Chiese passato in secondo piano negli anni di Francesco e che potrebbe invece riavvicinare Kirill a Leone. Non a caso proprio il dialogo cattolico-ortodosso è stato uno dei temi al centro dell'udienza di ieri al Palazzo Apostolico. L'attuale patriarca russo è per formazione personale filo-romano e vede da sempre nella Chiesa cattolica la principale alleata tra le confessioni religiose contro quella che nei suoi scritti chiamava «l'ideologia neoliberale»".
Luigi C.

Nico Spuntoni, Il Tempo, 27.5-25

L'abbraccio di L'Avana tra Francesco e Kirill risale a nove anni fa, ma ne sembrano passati molti di più. La guerra in Ucraina ha complicato le delicate relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. L'incontro di ieri tra Leone XIV e il «ministro degli esteri» del patriarcato moscovita è il primo tentativo di questo pontificato per ridurre il divario che si è creato dal 24 febbraio 2022 ad oggi. Il metropolita Antonij di Volokolamsk è arrivato al Palazzo Apostolico per portare le congratulazioni di Kirill al nuovo Pontefice. Il presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca è una figura centrale nel dialogo con il Vaticano perchè può contare su un'esperienza personale a Roma e sulla fiducia totale di Kirill di cui è stato segretario. Sul faccia a faccia tra i due pesavano inevitabilmente i precedenti con Francesco all'insegna della spericolata franchezza di un Papa che persino in pubblico non faticava a prendere posizione contro i provvedimenti restrittivi del governo di Kiev nei confronti della Chiesa ortodossa legata al patriarcato moscovita. Più che il conflitto in Ucraina su cui la distanza con la Santa Sede è nota, all'inviato di Kirill premeva assicurarsi la comprensione del nuovo Papa sulla situazione della Chiesa ortodossa ucraina. Infatti dal patriarcato si è fatto sapere che Antonij «ha parlato a Leone XIV della persecuzione a cui è oggi sottoposta la Chiesa ortodossa ucraina». Lo scorso agosto il parlamento di Kiev ne ha votato la messa al bando temendone influenze putiniane. È probabile che il metropolita russo non si sia limitato ad uno sfogo, ma abbia manifestato anche il malcontento per il sostegno che il vescovo cattolico Vitaliy Krivitskiy ha dato al disegno di legge durante la riunione tra il presidente Volodymyr Zelenskyj e i membri del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose. Nella conversazione di ieri è stata trattata anche la questione dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina. La Santa Sede non vuole forzare la mano al Patriarcato moscovita per far cadere le resistenze sulla possibilità che i negoziati russo-ucraini siano ospitati proprio in Vaticano. La diplomazia pontificia lavora con discrezione ma non si fa troppe illusioni sulla possibilità di strappare una vetrina internazionale così importante. Le obiezioni sull'identità ortodossa della Russia sono espressione di una concezione nazionale della realtà ecclesiale che è però estranea al cattolicesimo. Se su questo fronte non bisogna aspettarsi miracoli, è possibile che il pontificato di Leone XIV rilanci il dialogo tra cattolici e ortodossi ripartendo dalla difesa dei cosiddetti principi non negoziabili e dei cristiani perseguitati nel mondo. Un terreno comune tra le due Chiese passato in secondo piano negli anni di Francesco e che potrebbe invece riavvicinare Kirill a Leone. Non a caso proprio il dialogo cattolico-ortodosso è stato uno dei temi al centro dell'udienza di ieri al Palazzo Apostolico. L'attuale patriarca russo è per formazione personale filo-romano e vede da sempre nella Chiesa cattolica la principale alleata tra le confessioni religiose contro quella che nei suoi scritti chiamava «l'ideologia neoliberale». Da Prevost i russi si aspettano di vedere lo stesso slancio ecumenico verso Oriente che dimostrò il suo predecessore Leone XIII nella «Praeclara Gratulationis Publicae» ma senza la sua pretesa di una subordinazione a Roma. Altri tempi: ci sono il Concilio Vaticano II e le «Chiese sorelle» della «Ut Unum Sint» di mezzo. L'agognata unità dei cristiani contro le minacce della secolarizzazione è un traguardo raggiungibile. Se non devono parlare di Ucraina, Papa e patriarca si troveranno spesso d'accordo.