
Ancora sulla rimozione e ri-accesso di MiL da parte di Google segnaliamo che è stato pubblicato su The European Conservative (uno dei più importanti osservatori di Bruxelles dal punto di vista conservatore) un'analisi sulla ormai nota censura di Google.
"Non è da escludere, quindi, che entrambi questi elementi — le critiche a papa Francesco e la difesa della morale sessuale cattolica — abbiano concorso a rimuovere il sito. Ciò, tuttavia, renderebbe ancor più grave il caso: si tratterebbe di una strumentalizzazione ideologica del sistema digitale, in cui alcuni gruppi interni alla Chiesa utilizzano le regole delle piattaforme per colpire voci sgradite, delegando il “lavoro sporco” a meccanismi ciechi e impersonali".
Luigi C.
27-7-25, Gaetano Masciullo
Questa è la traduzione italiana dell’articolo comparso su The European Conservative, 27 luglio 2025.
L’11 luglio 2025, un’importante testata online cattolica italiana è stata rimossa senza preavviso da Blogspot, piattaforma di proprietà di Google. Il blog Messainlatino.it, punto di riferimento per il cattolicesimo tradizionalista in Italia e all’estero, è stato oscurato improvvisamente. I quattro curatori del sito sono intenzionati a fare causa alla nota Big Tech per violazione della libertà di parola e di religione. Tuttavia, al di là del singolo episodio, emerge un problema ben più profondo: le policy adottate da queste grandi aziende, basate su algoritmi automatici, mostrano gravi carenze etiche.
“Spiacenti, il blog è stato rimosso. L’indirizzo non è disponibile per nuovi blog” – Questa è la dicitura laconica che compariva, in lingua italiana, quando si cercava il blog nel motore di ricerca. Nell’email privata del proprietario era giunta una stringata comunicazione: il blog è stato chiuso per hate speech. Non è chiaro, tuttavia, a quali discorsi Google facesse riferimento. La dottrina cattolica è divenuta foriera di odio e discriminazione?
A dire il vero, negli ultimi mesi non erano mancati segnali preoccupanti. Google aveva già rimosso — senza fornire motivazioni — diversi articoli piuttosto delicati: un’intervista a Joseph E. Strickland, tra i vescovi più critici di papa Francesco durante il suo pontificato, in cui spiegava le ragioni per cui la Chiesa non dovrebbe ammettere le donne al diaconato; un saggio sulla storia delle condanne cattoliche alla massoneria; un approfondimento sulla dottrina ufficiale in materia di relazioni omosessuali; e infine, un post di oltre dieci anni fa con un video di Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, in cui esprimeva l’auspicio che papa Benedetto XVI morisse quanto prima.
Tutti questi articoli erano stati poi ripristinati in seguito alla richiesta di ricorso presentata dai gestori del blog. Si era trattato, evidentemente, di un errore dell’algoritmo: il sistema si è limitato a recepire le segnalazioni da parte degli utenti e ha rimosso i contenuti automaticamente, senza verificare se fossero davvero discriminatori. La quantità ha avuto la meglio sulla verità fattuale.
Particolarmente significativo è il fatto che la chiusura di Messainlatino.it sia avvenuta subito dopo un recente scoop giornalistico che ha suscitato forte indignazione in alcuni ambienti della Curia vaticana. La giornalista Diane Montagna aveva infatti reso pubblico un dossier fino ad allora riservato, contenente le risposte dei vescovi al questionario diffuso nel 2020 — su iniziativa della Congregazione per la Dottrina della Fede — presso le conferenze episcopali di tutto il mondo. Lo scopo era valutare l’efficacia pastorale del motu proprio Summorum Pontificum. Nonostante il parere favorevole espresso dalla grande maggioranza dei vescovi a livello mondiale, il documento fu rielaborato in modo tale da giustificare la promulgazione del motu proprio Traditionis Custodes di papa Francesco, orientato in modo diametralmente opposto rispetto alla linea tracciata dal suo predecessore.
Nonostante in Vaticano si neghi ogni interesse nella vicenda, il fermento è evidente. Lo ha dimostrato la tensione durante la conferenza stampa del 3 luglio 2025. Quando la giornalista di CNA, Hannah Brockhaus, ha chiesto chiarimenti a monsignor Vittorio Francesco Viola — responsabile del motu proprio Traditionis Custodes e dei documenti correlati — è intervenuto immediatamente il direttore della Sala Stampa, Matteo Bruni, eludendo la risposta. Ha dichiarato: «Non confermo l’autenticità dei testi pubblicati. Si tratta presumibilmente di parti di uno dei documenti su cui si è basata la decisione, e come tali alimentano una ricostruzione parziale e incompleta del processo decisionale». Un dettaglio significativo: Bruni ha letto la risposta da un foglio già preparato davanti a sé, segno che in Sala Stampa si aspettavano eccome una domanda di questo tipo.
Successivamente, Montagna ha rilasciato ulteriori documenti che mostrano come la ricostruzione sia tutt’altro che parziale.
Tornando al blog, il giorno precedente alla sua rimozione era stata pubblicata un’intervista esclusiva a don Nicola Bux, autore del discusso volume La Liturgia non è uno spettacolo (Verona: Fede & Cultura, 2025). Nel libro, che prosegue idealmente lo scoop di Diane Montagna, Bux ripercorre in chiave storica e teologica tutti gli avvenimenti che hanno portato alla pubblicazione di Traditionis Custodes. All’interno dell’intervista, vi si accusava apertamente papa Francesco di aver falsificato le reali intenzioni espresse dai vescovi.
In questo contesto, l’improvvisa rimozione del blog Messainlatino.it solleva gravi interrogativi. Naturalmente, è difficile pensare che Google abbia deliberatamente deciso di censurare un sito che tratta principalmente di liturgia cattolica. È improbabile, infatti, che un colosso tecnologico come Google si sia svegliato con l’intento di colpire un blog italiano che si occupa di messali, rubriche e storia del culto divino. Piuttosto, quello che emerge è un quadro ben più complesso: il gesto sembra portare i segni di un conflitto interno alla Chiesa stessa, un dissidio che affonda le radici nel pontificato di papa Francesco e che, sotto il Pontificato di Leone XIV, pare avviarsi verso una resa dei conti.
Difficile anche credere che un blog venga rimosso in modo tanto drastico e definitivo senza una serie di segnalazioni reiterate, forse coordinate. È noto, infatti, che le policy di Google e di altre piattaforme simili operano per automatismi algoritmici che reagiscono alle segnalazioni di “hate speech” ricevute in quantità più o meno elevata. Se abbastanza utenti — magari spinti da una comune agenda o sensibilità ecclesiastica — segnalano un contenuto come “offensivo”, l’algoritmo può procedere alla sospensione o alla cancellazione del sito, senza che avvenga alcuna verifica della veridicità o del contesto delle affermazioni.
Questo è il vero grande limite etico che merita di essere evidenziato. Un’azienda privata, responsabile della gestione di uno spazio pubblico digitale, può operare misure così gravi sulla base di criteri puramente quantitativi, senza alcun esame qualitativo né confronto con le fonti? Si tratta di un vulnus inaccettabile per la libertà d’espressione e di religione. È come se un tribunale decidesse una condanna in base al numero di denunce ricevute, e non sulla base dell’effettiva colpevolezza dell’imputato.
Due potrebbero essere le “colpe” che hanno attirato l’attenzione dell’algoritmo censore. La prima è l’accusa di menzogna e manipolazione rivolta al Papa, esplicitata nell’intervista a don Bux e in altri articoli dove si metteva in dubbio persino la trasparenza del processo sinodale tanto decantato dal papa argentino.
La seconda è l’accusa di omofobia, vista la posizione ripetutamente ribadita dal blog circa la condanna del gender nelle scuole e persino nella Chiesa, in continuità con l’insegnamento ufficiale dei precedenti pontefici. Il blog ha più volte denunciato l’influenza di quella che Benedetto XVI e persino lo stesso Francesco hanno definito “lobby gay infiltrata in Vaticano”, con nomi e casi concreti, suscitando inevitabilmente reazioni forti da parte di chi sostiene una Chiesa più “inclusiva” anche a scapito della dottrina.
Non è da escludere, quindi, che entrambi questi elementi — le critiche a papa Francesco e la difesa della morale sessuale cattolica — abbiano concorso a rimuovere il sito. Ciò, tuttavia, renderebbe ancor più grave il caso: si tratterebbe di una strumentalizzazione ideologica del sistema digitale, in cui alcuni gruppi interni alla Chiesa utilizzano le regole delle piattaforme per colpire voci sgradite, delegando il “lavoro sporco” a meccanismi ciechi e impersonali.
La vicenda del blog si è risolta – pare – serenamente il 24 luglio 2025. Dopo un controllo accurato dei contenuti, il team di Blogger-Google ha effettivamente constatato che il sito in questione non diffondeva odio e discriminazione. Nel frattempo, dodici giorni di sospensione si sono trasformati in dodici giorni di ingiusta censura. La causa di Messainlatino.it ha inquietato anche alcuni deputati italiani, che hanno promosso un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, e precedentemente un’interrogazione analoga era stata avanzata dall’eurodeputato italiano Paolo Inselvini presso la Commissione Europea, in quanto la condotta di Google sembra aver violato il Digital Services Act, una (in realtà controversa) normativa dell’Unione Europea entrata in vigore nel 2022, pensata per rendere l’ambiente digitale più sicuro, trasparente e responsabile.
Gaetano Masciullo