Ancora sul ripristino di MiL.
"Dopo diverse settimane di ricorso. Nessuna spiegazione sui motivi della censura né sul ripristino".
QUI l'ntervista a MiL dei giorni scorso.
Grazie a InfoCatolica.
Luigi C.
24-7-25
(InfoCatólica) Come è successo con l'influente Wanderer, Messainlatino è stato «ripristinato» da Google.
Un paio di settimane fa, l'influente blog italiano è stato “eliminato”, senza alcuna spiegazione se non alcuni link alle politiche di Google sull'incitamento all'odio. Probabilmente è stata solo una coincidenza che la campagna per cercare di mettere a tacere il blog abbia coinciso con la scoperta che il sondaggio su cui si basavano le decisioni di “Traditionis Custodes” era completamente contrario a quanto affermato.
Come ha raccontato in un'interessante intervista, il dottor Luigi Casalini, direttore di Messainlatino: «La chiusura è gravissima, c'è un abuso di potere e un'ingiustizia»
In quell'intervista ha precisato:
Quali azioni legali intendete intraprendere?
Abbiamo già inviato una richiesta formale ufficiale a Google tramite il nostro avvocato (vedi allegato). Poi, oggi, 15 luglio, o domani, 16 luglio, presenteremo un ricorso urgente al tribunale competente in Italia.
E come direbbe Max, il Miracoloso in «La principessa promessa», «non è la stessa cosa essere morti per la maggior parte che essere completamente morti» e dopo l'appello la «cancellazione» è stata «annullata».
Come riportato nel loro blog:
Le vere ragioni sono sconosciute. Possiamo solo supporre, basandoci sul fatto che nelle settimane immediatamente precedenti erano state eliminate (ma poi ripristinate) singole voci, sempre con la stessa motivazione vaga, che qualche lettore malevolo (sappiamo di qualcuno che se ne vantava) ci avesse preso di mira, “segnalando” ripetutamente i nostri contenuti. In violazione della legge europea sui servizi digitali, Google non ha implementato un sistema per impedire che la stessa persona, con un minimo di conoscenze informatiche (come sapere come cancellare i cookie), ripeta incessantemente tale comportamento. L'intelligenza artificiale di Google, che evidentemente è molto stupida e rudimentale, deve aver reagito alla quantità di segnalazioni eliminando tutto; probabilmente questo avviene automaticamente quando viene superato un certo numero o una certa frequenza nel tempo di segnalazioni per contenuti inappropriati. Ancora una volta, in flagrante violazione della legislazione europea (e della Costituzione, se riflettiamo che la libertà di pensiero, quando non si commettono reati, è garantita dal suo articolo 21), Google-Blogger non ha dato il minimo preavviso né ha specificato le ragioni e le espressioni incriminate, e tanto meno ci ha permesso di rispondere.
Solo ora, dopo che abbiamo presentato un ricorso urgente in tribunale, il signor Google ha ceduto e, sempre con una breve e-mail priva di motivazioni, ha ripristinato l'intero blog. Tutto, comprese quindi le parti che presumibilmente contengono incitamento all'odio, ammesso che ce ne sia mai stato, nei più di 22.000 post archiviati e pubblicati negli ultimi cinque decenni. Ma non ce n'è nessuna: vi sfidiamo a mostrarci nei commenti dove abbiamo esagerato nell'espressione o nel fervore dimostrativo, tanto da incorrere nella famigerata accusa di «incitamento all'odio» (tale è la traduzione italiana di hate speech, nelle stesse Linee guida di Google-Blogger).
E concludono con una vera e propria dichiarazione di principi, sia in difesa della liturgia tradizionale che nel non piegarsi alle linee guida “woke”:
Caro signor Google e tutti voi là fuori: sappiate che d'ora in poi continueremo a scrivere che «il peccato dei sodomiti» (sì, useremo proprio questo termine) «grida vendetta al cospetto di Dio» e che «l'aborto è un crimine abominevole, al pari dell'infanticidio». Crimine, crimine, omicidio, e chiunque abortisca o provochi un aborto è un assassino, un criminale e un delinquente e merita l'attesa scomunica automatica e il rischio di bruciare all'inferno. È abbastanza odio per te? E se a qualcuno venisse in mente di censurarci per questo, sappia che dovrà censurare anche quelle stesse parole nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 (n. 1867), nella Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (n. 51) e nell'attuale Codice di Diritto Canonico (can. 1397 §2).
