Questa mattina, alle ore 11:30, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Santa Messa in occasione del Giubileo della Santa Sede.
La Santa Messa è stata preceduta, alle ore 10:00, nell’Aula Paolo VI, dalla meditazione proposta da suor Maria Gloria Riva (delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento), con la partecipazione del Santo Padre.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo.
Sorvolando sulla «strana» (diciamo così…) croce processionale, sulla definizione della Messa come «Mensa della Parola e dell’Eucaristia» e sulla citazione del pessimo don Hans Urs von Balthasar (addirittura definito «grande teologo»…), si apprezza il continuo richiamo a Maria che da Gesù è «stata associata alla sua morte redentrice, fonte di vita nuova ed eterna per ogni uomo che viene a questo mondo» e che è «memoria vivente di Gesù».
Molto belle anche le parole rivolte alla Sede Apostolica, che «è santa come lo è la Chiesa, nel suo nucleo originario, nella fibra di cui è intessuta. Così la Sede Apostolica custodisce la santità delle sue radici mentre ne è custodita» e che «vive in maniera del tutto peculiare la compresenza dei due poli, quello mariano e quello petrino. Ed è quello mariano che assicura la fecondità e la santità di quello petrino, con la sua maternità, dono di Cristo e dello Spirito».
In calce pubblichiamo il video della processione attraverso la Porta Santa, il video integrale della Santa Messa, il video con i momenti più significativi del Giubileo della Santa Sede ed alcune fotografie.
L.V.
Basilica di San Pietro
Beata Vergine Maria Madre della Chiesa - Lunedì, 9 giugno 2025
Cari fratelli e sorelle,
oggi abbiamo la gioia e la grazia di celebrare il giubileo della Santa Sede nella memoria liturgica di Maria Madre della Chiesa. Questa felice coincidenza è fonte di luce e di ispirazione interiore nello Spirito Santo, che ieri, Pentecoste, si è riversato in abbondanza sul popolo di Dio. E in questo clima spirituale noi oggi godiamo una giornata speciale, prima con la meditazione che abbiamo ascoltato e ora, qui, alla Mensa della Parola e dell’Eucaristia.
La Parola di Dio in questa celebrazione ci fa comprendere il mistero della Chiesa, e in essa della Santa Sede, alla luce delle due icone bibliche scritte dallo Spirito nella pagina degli Atti degli Apostoli (1,12-14) e in quella del Vangelo di Giovanni (19,25-34).
Partiamo da quella fondamentale, che è il racconto della morte di Gesù. Giovanni, unico dei Dodici presente al Calvario, ha visto e ha testimoniato che sotto la croce, insieme alle altre donne, c’era la madre di Gesù (v. 25). E ha sentito con le sue orecchie le ultime parole del Maestro, tra le quali queste: «Donna, ecco tuo figlio!», e poi, rivolte a lui: «Ecco tua madre!» (v. 26-27).
La maternità di Maria attraverso il mistero della Croce ha fatto un salto impensabile: la madre di Gesù è diventata la nuova Eva, perché il Figlio l’ha associata alla sua morte redentrice, fonte di vita nuova ed eterna per ogni uomo che viene a questo mondo. Il tema della fecondità è ben presente in questa liturgia. L’Orazione “colletta” lo ha messo subito in luce facendoci chiedere al Padre che la Chiesa, sorretta dall’amore di Cristo, «sia sempre più feconda nello Spirito».
La fecondità della Chiesa è la stessa fecondità di Maria; e si realizza nell’esistenza dei suoi membri nella misura in cui essi rivivono, “in piccolo”, ciò che ha vissuto la Madre, cioè amano secondo l’amore di Gesù. Tutta la fecondità della Chiesa e della Santa Sede dipende dalla Croce di Cristo. Altrimenti è apparenza, se non peggio. Ha scritto un grande teologo contemporaneo: «Se la Chiesa è l’albero cresciuto dal piccolo granello di senapa della croce, quest’albero è destinato a produrre a sua volta granelli di senapa, e quindi frutti che ripetono la forma della croce, perché proprio alla croce devono la loro esistenza» (H.U. von Balthasar, Cordula ovverosia il caso serio, Brescia 1969, 45-46).
Nella Colletta abbiamo chiesto anche che la Chiesa «esulti per la santità dei suoi figli». In effetti, questa fecondità di Maria e della Chiesa è inseparabilmente legata alla sua santità, cioè alla sua conformazione a Cristo. La Santa Sede è santa come lo è la Chiesa, nel suo nucleo originario, nella fibra di cui è intessuta. Così la Sede Apostolica custodisce la santità delle sue radici mentre ne è custodita. Ma non è meno vero che essa vive anche nella santità di ciascuno dei suoi membri. Perciò il modo migliore di servire la Santa Sede è cercare di essere santi, ciascuno di noi secondo il suo stato di vita e il compito che gli è stato affidato.
Ad esempio, un prete che personalmente sta portando una croce pesante a motivo del suo ministero, e tuttavia ogni giorno va in ufficio e cerca di fare al meglio il suo lavoro con amore e con fede, questo prete partecipa e contribuisce alla fecondità della Chiesa. E così un padre o una madre di famiglia, che a casa vive una situazione difficile, un figlio che dà pensieri, o un genitore malato, e porta avanti il suo lavoro con impegno, quell’uomo e quella donna sono fecondi della fecondità di Maria e della Chiesa.
Veniamo ora alla seconda icona, quella scritta da San Luca all’inizio degli Atti degli Apostoli, che raffigura la madre di Gesù insieme agli Apostoli e ai discepoli nel Cenacolo (1,12-14). Ci mostra la maternità di Maria verso la Chiesa nascente, una maternità “archetipica”, che rimane attuale in ogni tempo e luogo. E soprattutto essa è sempre frutto del Mistero pasquale, del dono del Signore crocifisso e risorto.
Lo Spirito Santo, che scende con potenza sulla prima comunità è lo stesso che Gesù ha consegnato col suo ultimo respiro (cfr Gv 19,30). Questa icona biblica è inseparabile dalla prima: la fecondità della Chiesa è sempre legata alla Grazia sgorgata dal Cuore trafitto di Gesù insieme al sangue e all’acqua, simbolo dei Sacramenti (cfr Gv 19,34).
Maria, nel Cenacolo, grazie alla missione materna ricevuta ai piedi della croce, è al servizio della comunità nascente: è la memoria vivente di Gesù, e in quanto tale è, per così dire, il polo d’attrazione che armonizza le differenze e fa sì che la preghiera dei discepoli sia con-corde.
Gli Apostoli, anche in questo testo, sono elencati per nome, e come sempre il primo è Pietro (cfr v. 13). Ma lui stesso, anzi, lui per primo è sostenuto da Maria nel suo ministero. Analogamente la Madre Chiesa sostiene il ministero dei successori di Pietro con il carisma mariano. La Santa Sede vive in maniera del tutto peculiare la compresenza dei due poli, quello mariano e quello petrino. Ed è quello mariano che assicura la fecondità e la santità di quello petrino, con la sua maternità, dono di Cristo e dello Spirito.
Carissimi, lodiamo Dio per la sua Parola, lampada che rischiara i nostri passi, anche la nostra vita quotidiana al servizio della Santa Sede. E, illuminati da questa Parola, rinnoviamo la nostra preghiera: “Concedi, o Padre, che la tua Chiesa, sorretta dall’amore di Cristo, sia sempre più feconda nello Spirito, esulti per la santità dei suoi figli e raccolga nel suo grembo l’intera famiglia umana” (Oraz. Colletta). Amen.
Osservando la "strana" (ma io avrei osato qualche aggettivo in più) croce, mi domando: per costoro, Nostro Signore è davvero morto in croce?
RispondiEliminaTi svelo un segreto: una croce così, con il Cristo Re l’ho vista anche in una cappella tradizionalista.
EliminaRegnavit a ligno Deus.
Ricordo anche che, benché sia giusto ricordare e contemplare la Passione redentrice di Nostro Signore, noi adoriamo il Cristo Uomo-Dio vivo per sempre dopo la resurrezione. Non adoriamo un cadavere.
Non vedo niente di eterodosso in quella rappresentazione.
La "strana croce processionale" è la croce offerta ai pellegrini per il Giubileo, portata in processione fino alla porta Santa. Quindi nulla di strano. Ormai le fanno così ora.
RispondiElimina“Non ho mai più incontrato uomini con una formazione teologica e culturale tanto ampia come Balthasar” Benedetto XVI
RispondiEliminaLeone XIV ha due scelte o impugnare il pontificato di Francesco, il che non gli è politicamente possibile o in alternativa inventarsi una ermeneutica della continuità di Francesco con Benedetto come fatto con il Vaticano II. Ed è quello che sta facendo. Certe citazioni, certi riferimenti al suo predecessore servono per giustificare il suo ritorno alla normalità (non dico alla tradizione). Non mi sento di biasimarlo, ma di sostenerlo. Nessuno di noi potrebbe fare meglio di così. W Leone XIV!
RispondiEliminaFaccia tutti i riferimenti che vuole tanto le parole se le porta il vento.Contano le azioni e su quelle c'è poco da discutere. Un Papa così è un miracolo, inaspettato e per questo ancora più bello.W il Papa.
RispondiEliminaMa quindi state dicendo che tutto sommato questo pontificato è sulla stessa linea magisteriale di Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Francesco? Io credevo fosse un ritorno alla Tradizione :-/
RispondiEliminaPerchè pessimo Balthasar?
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