Riceviamo e pubblichiamo.
"Quest’anno celebriamo 100 anni da quando Pio XI nel 1925 istituì la festa di Cristo Re, spiegando, con la Lettera Enciclica “Quas Primas”, che il Regno di Cristo è universale e sociale. Mentre tutti oggi nella Chiesa sarebbero d’accordo nel dire che Gesù è Re di tutto e di tutti (in modo impoverito si dice dell’universo!), forse pochi, molto pochi, aggiungerebbero che questa regalità ha un valore sociale, cioè deve essere visibile e pubblica all’interno della società civile. Cosa implica ciò? Molto. Che si distingua ma non si separi la fede e la morale insegnate dalla Chiesa dall’amministrazione della cosa pubblica; che la fede sia professata apertamente da politici cattolici e magari in un Parlamento: anche lo Stato ha il dovere di adorare Dio; che la Chiesa non si ritiri in una nicchia spirituale, lasciando totale autonomia alle realtà temporali e alla politica; che si faccia ordine quanto alla libertà religiosa, la quale non può essere, come avviene di fatto, fomentatrice del relativismo e del sincretismo religioso all’interno della società. La libertà religiosa non giustifica una libertà illimitata nella scelta e nella professione di qualsiasi religione. Si tratta quindi di affermare che c’è una sola religione vera e rivelata: quella di Nostro Signore Gesù Cristo. Tutto avverrebbe facilmente se si predicasse e s’insegnasse di nuovo che la regalità di Cristo è “sociale”, pubblica e quindi universale. Leone XIII avrebbe molto da suggerire in questo campo".
QUI e sotto il video integrale.
Luigi C.