
Le persecuzione della "chiesa sinodale" e dei bergogliani doc come il card. Repole.
QUI la notizia su MiL: "Torino: il card. Repole caccia due parroci del Verbo Incarnato (perchè "lavorano" troppo e bene e hanno di nuovo tanti fedeli)".
Luigi C.
Eusebio Episcopo, Lo Spiffero, 15-6-25
Con la nomina anche del parroco della parrocchia del Beato Pier Giorgio Frassati nella persona del boariniano doc, don Mauro Gaino, si chiude la triste vicenda della cacciata dei Padri del Verbo Incarnato e si noti che, pur di disperderli, le due parrocchie che da anni lavorano insieme in un tempo in cui si fa di tutto per unire, vengono invece divise. In questa storia esemplare, intrisa di ideologismo e irragionevolezza, l’intero establishment della Curia di Torino sta perdendo autorevolezza e credibilità. Al risentimento dell’ala progressista pellegriniana e fiandiniana – diversi ma uguali – si aggiunge ora quello dei laici impegnati in un serio cammino di santificazione, secondo tutti i temi (non solo quelli a scelta) della Chiesa cattolica e del suo universale Catechismo.
La vicenda, silenziata dai giornaloni e dai cattocomunisti, ha ormai eco nazionale e persino a Roma, dove il vento sta rapidamente cambiando e si respira aria di “liberazione”, non pochi se ne stanno interessando, tenuto conto che le ragioni del «non rinnovo» della convenzione tra la diocesi di Torino e l’Istituto del Verbo Incarnato, sono del tutto risibili. Si parla di una sedicente «mancanza di sintonia» con la pastorale diocesana. Ora, val la pena di ricordarlo, da decenni anche il Seminario vive questa distopica situazione, per cui tante vocazioni sono state allontanate (o bruciate) perché «non in sintonia con la diocesi», con la fatidica frase schizofrenica: «Tu hai la vocazione, ma non per Torino», come se Torino avesse un proprio schema dentro il quale tutti devono necessariamente entrare! Con buona pace della libertà di coscienza, della violenza psicologica e dell’abuso di potere. Anche alcune recenti partenze isolane ne sono infine la prova.
Sono i frutti avvelenati del boarinismo, una tendenza, oggi al comando della diocesi, che non avendo né fondazione culturale, né fascino umano, ha giocato tutto sull’impostazione psico-affettiva, non di rado disorientata e semi-ricattatoria. In questo contesto, chi lavora seguendo la dottrina della Chiesa e portando frutti abbondanti di conversione e santificazione, disturba e spaventa, perché può contagiare, come sempre ha fatto chi attorno a sé spande il bonus odor Christi (2 Cor 2,15) e perché mette in discussione, silenziosamente, un’intera impostazione psico-pastorale: quella della Chiesa «umile» della decrescita felice, tendente alla scomparsa. Con una sola ordinazione sacerdotale nel 2025, per oltre 2 milioni di fedeli, rinunciare all’aiuto dei Padri appare ancor più irragionevole.
Evidentemente bisogna dare spazio a quei laici formati in quell’Istituto diretto da chi, dopo pochi anni da viceparroco, lasciò il servizio pastorale dicendo in pubblico: «La parrocchia mi ha stufato!». Perché la situazione della diocesi di Torino è, per chi non lo sapesse, drammatica, governata da quanti non hanno mai messo mano seriamente al lavoro pastorale, non si sono mai sporcate le mani nel sociale, se non con vaghi proclami progressisti, ed è del tutto sterile vocazionalmente. Allora la domanda vera non è se i Padri siano «in sintonia» con la diocesi, ma se la diocesi sia in sintonia con la Chiesa tutta, e non solo formalmente. Essere cattolici significa infatti essere universali e non chiudersi nelle proprie anguste prospettive e nel proprio nido caldo e autoreferenziale, anche se foderato di rosso o di viola.
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meno male che anche Repole lascerà questo mondo e che abbiamo la certezza che è come un'ombra che passa velocemente.
RispondiEliminaIl caricnale Repole farebbe bene a dimettersi e fare le valige.
RispondiEliminaVergogna
RispondiElimina" qualcuno anche a Roma se ne sta accorgendo" speriamo, sarà vero?
RispondiEliminaLa persecuzione dà sofferenza, ma è anche motivo di grazie se unita alle sofferenze di Cristo. Il Cuore Immacolato di Maria trionferà!
RispondiEliminaOltre a piccate e generiche accuse, non si capisce perché il vescovo dovrebbe essere obbligato a tenere nella sua diocesi dei sacerdoti che non reputa adatti.
RispondiEliminaLa totale insofferenza dei soliti tradizionalisti ad ogni tipo di autorità è il segno più lampante della pluridecennale frattura (per me ormai insanabile) tra questi e la Chiesa cattolica.
Diocesi sciagurata, punta di diamante della secolarizzazione, nel clero, nei fedeli, nella liturgia. Viaggiando in Italia e all'estero faccio il confronto con Torino. Altrove vedo parecchi che ancora si comunicano in bocca, si inginocchiano e genuflettono, si battono il petto al Confiteor, a Torino invece sono segni quasi scomparsi, molti nemmeno si segnano al Vangelo.
RispondiEliminaÈ un processo iniziato negli anni '70 e nessuno vescovo ha mai avuto la volontà o la forza di contrastare.
Andare sotto il palazzo vescovile con forconi e bastoni, oltre ad azzerare l'8x1000... Questa gente và toccata in quello che ha di più caro: la moneta...
RispondiEliminaVergogna
RispondiEliminaCopia Martirologio sul vasoio a colazione può aiutare al Cardinale a far capire 'dov'è che sta'.
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