Dopo i post sui cardinali Tagle, Tolentino de Mendonça, Grech, Hollerich (si vedano qui), oggi chiudiamo i nostri post sui candidati pessimi a questo conclave e lo facciamo con Prevost, su cui avrebbero deciso di puntare i latinoamericani.
Il cardinale Robert Francis Prevost é un nordamericano atipico: nato a Chicago 69 anni fa, studi di teologia in patria e di diritto canonico a Roma; la sua storia è contrassegnata dalle esperienze in Perù (dove si sarebbe avvicinato alla Teologia della liberazione) prima nelle missioni dell'ordine agostiniano a cui appartiene e poi come vescovo di Chiclayo. Di lui si trova poco in rete perché ha carattere schivo e si è sempre trattenuto da posizioni estremiste.
Il suo profilo piacerebbe a molti cardinali “di Bergoglio” perché sintetizzerebbe l'efficienza organizzativa statunitense e la sensibilità pastorale latinoamericana, due pilastri fondamentali per continuare la “rivoluzione sinodale” di Francesco. Combinerebbe il pragmatismo nordamericano con il calore e il colore della pelle latinoamericana, dove si è fatto le ossa e si è temprato come pastore. Inoltre, secondo i suoi sostenitori, saprebbe ergersi come muro di contenimento contro il presidente Trump (di cui conosce perfettamente i meccanismi politici) che non era gradito a Papà Francesco.
A meno di una settimana dal conclave che eleggerà il nuovo Papa, InfoVaticana pubblica integralmente un rapporto documentato che descrive in dettaglio le gravi accuse di insabbiamento di abusi sessuali contro il cardinale Robert Prevost, prefetto del Dicastero per i Vescovi e uno dei favoriti di alcuni settori del pontificato di Francesco, e che Open riprende ed elabora in italiano (e che riproponiamo in calce), al pari di Libero (3/5/2025).
Sul sito
qui Religion digital (blog di
José Manuel Vidal è un prete spretato di sinistra che dirige il blog più noto in Spagna di quella tendenza) si dice che queste accuse sarebbero infondate.
Ad ogni modo Info Vaticana analizza più di 40 pagine di documentazione, testimonianze, cronologie e riferimenti che accusano il cardinale Robert Prevost di aver nascosto casi di abusi sessuali sia in Perù che negli Stati Uniti, durante il suo governo come vescovo di Chiclayo e in precedenza come superiore degli agostiniani.
Le accuse includono il trasferimento senza restrizioni di sacerdoti denunciati, l'omissione di aprire indagini canoniche, la pressione sulle vittime per il silenzio e, più recentemente, il permesso o la promozione di rappresaglie contro l'avvocato canonico che ha assunto la difesa delle vittime.
Qui sempre su Info Vaticana un altro commento molto critico sul Prefetto dei vescovi, il Papa Rosso.
QUI gli altri nostri post sulla Sede Vacante e sul Conclave 2025.
QUI gli altri nostri post sulla morte del Santo Padre Francesco e sui commenti al suo pontificato.
Roberto
Open on Line del 4/5/2025
Tiro a segno sul cardinale Prevost, in pole position fra i papabili. Spunta un dossier che lo accusa di aver coperto gravi abusi sessuali
Due preti abusatori di bimbi a Chicago, le suore peruviane molestate e poi perseguitate dalla diocesi di Chiclayo. Le accuse al "papabile" Prevost (che nega tutto)
Il tiro a segno sul cardinale papabile del momento ora vede nel mirino il cardinale Robert Prevost, nativo di Chicago ma diventato per la prima volta vescovo a Chiclayo, in Perù, e poi nominato da Papa Francesco alla guida del Dicastero per i vescovi. Prevost nell’ultima congregazione è stato tirato a sorte per diventare stretto collaboratore nel governo della sede papale vacante del cardinale camerlengo Kevin Joseph Farrel, irlandese di nascita, poi naturalizzato americano. Agostiniano per qualche anno alla guida del suo ordine, Prevost è considerato un candidato importante dell’ala bergogliana, che potrebbe essere portato dai cardinali dell’America latina e da parte di quelli dell’America del Nord. Per lo stesso motivo è nel mirino dei critici del papato di Francesco. E il tiro a lui diretto arriva infatti da una testata spagnola molto letta dal fronte conservatore, infovaticana.com, che ha pubblicato uno scottante dossier in cui si accusa il cardinal Prevost (che respinge sdegnato l’accusa) di avere insabbiato le denunce per abusi sessuali nei confronti di sacerdoti che avevano collaborato con lui sia negli Stati Uniti che in Perù.
I casi più antichi risalgono agli anni Ottanta e Novanta e riguardano due sacerdoti agostiniani di Chicago accusati di abusi sessuali nei confronti di bambini. Entrambi dopo una campagna stampa che aveva raccolto le denunce presentate dai familiari dei bambini abusati sono stati indagati e condannati dalla giustizia ordinaria americana. Ma per lungo tempo nessun provvedimento nei loro confronti è stato adottato dall’ordine agostiniano, e uno dei due ha vissuto a lungo a fianco a fianco dell’allora superiore Prevost. Alla fine, la diocesi di Chicago non solo ha dovuto riconoscere i casi, ma ha presentato pubbliche scuse alle famiglie delle vittime e ha pagato a una sola delle vittime anche un risarcimento di 2 milioni di dollari. Due avvocati specializzati nelle cause sugli abusi della Chiesa hanno denunciato fra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 per le presunte responsabilità nelle coperture offerte ai sacerdoti condannati sia il cardinale Prevost che il cardinale Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago.
Il secondo caso contenuto nel dossier è ancora più spinoso, e riguarda la diocesi peruviana di Chiclayo nel periodo in cui Prevost è stato vescovo (in rapporti di grande amicizia con l’allora presidente del Perù, l’autocrate Alberto Fujimori), e nel periodo successivo in cui, chiamato a Roma da Francesco, il cardinale è stato anche presidente della Pontificia commissione per l’America Latina, continuando a seguire direttamente le vicende ecclesiali peruviane. Il caso nacque dalla denuncia di quattro suore nei confronti di due sacerdoti, padre Lute e padre Riccardo, che erano stretti collaboratori del vescovo e poi cardinale Prevost. Le suore hanno raccontato una lunga serie di molestie e abusi sessuali iniziate quando due di loro erano bambine, una di 9 e l’altra di 13 anni. La prima denuncia fu fatta proprio a Prevost, che non volle però occuparsi del caso suggerendo alle due suore di rivolgersi alla giustizia ordinaria, cosa che in effetti fecero.
Alle suore però non bastava avere giustizia dallo Stato peruviano, chiedevano di averla dalla Chiesa che stavano servendo. Prevost le incontrò con un sacerdote nell’arcivescovado di Chiclayo e fece loro scrivere una denuncia alle autorità ecclesiastica, regolarmente inviata, ma come si sarebbe poi scoperto mai registrata. La giustizia ordinaria non fece invece il suo corso dichiarando coperti da prescrizione i reati, perché consumati molti anni prima. Non avendo giustizia da nessuna autorità civile o ecclesiale, le suore hanno portato il loro caso all’attenzione della stampa. Di fronte alle domande dei giornalisti l’arcivescovado di Chiclayo ha pubblicato un comunicato stampa in cui si sosteneva che la denuncia delle suore era stata archiviata sulla base del procedimento della giustizia ordinaria, che aveva stabilito la prescrizione dei reati e ritenuto che non ci fossero prove delle accuse nei confronti dei due sacerdoti, sempre difesi dalla Curia.
Il comunicato diocesano però mentiva su un punto: avendo dichiarato la prescrizione la giustizia ordinaria non ha mai esaminato il merito della denuncia delle suore, e quindi non aveva stabilito che le loro accuse fossero infondate. Di fronte alla campagna stampa subito nata, il vescovo Prevost ha comunque trasferito uno dei due sacerdoti in un’altra diocesi, pur consentendogli di esercitare il ministero senza alcuna limitazione. Chiamato da Francesco a Roma, Prevost ha lasciato la carica al successore, il vescovo Guillermo Cornejo. Le battagliere suore sono riuscite a registrare un alto collaboratore del vescovo, che rivelava come davanti a Prevost uno dei sacerdoti accusati avesse ammesso gli abusi compiuti, e per questo fosse stato trasferito fuori dalla diocesi, però senza alcun provvedimento restrittivo. Sempre per il pressing della stampa, il vicario del vescovo ha ricevuto le suore, dichiarando loro che la prescrizione sarebbe stata sospesa e aperto un processo davanti al tribunale ecclesiale della diocesi, a patto però che le due finissero di accusare pubblicamente Prevost.
Il processo è stato riaperto, e la diocesi in un incontro con la stampa ha spiegato di avere interrogato padre Lute, che aveva confessato i fatti di cui era accusato da tre suore, e per questo gli era stato chiesto di non celebrare più messa e di non partecipare ad eventi pubblici. Per il processo in corso si è offerto di fare da legale delle suore un agguerrito canonista, monsignor Ricardo Coronado Arrascue. Il 14 febbraio 2024, poche settimane dopo la riapertura del processo, il vescovo di Chiclayo è stato rimosso dal Papa e al suo posto è stato nominato un vecchio amico del cardinale Prevost, monsignore Edinson Farfán Córdova. Arrascue ha chiesto un appuntamento al nuovo vescovo il 14 giugno 2024 per essere aggiornato del processo, ma non ha ottenuto udienza. Allora ha scritto una lettera al vescovo elencando le omissioni e qualche bugia ufficiale della diocesi sul caso e ipotizzando responsabilità serie del cardinale Prevost. Il 27 giugno il nuovo vescovo ha risposto per lettera sostenendo che la costituzione nella causa dell’avvocato canonista era considerata illegittima per avere presentato nel suo ricorsofotocopie e documenti scannerizzati invece degli originali. Arrascue ha fatto ricorso contro questa decisione allegando in ogni caso i documenti originali della denuncia delle suore. Nessuna risposta. Il 12 agosto il cardinale Prevost è venuto in visita in Perù, ospite per alcuni giorni del vescovo di Chiclayo. Il 24 agosto 2024 la Conferenza episcopale peruviana in un comunicato ha informato che Arrascue non poteva da quel momento esercitare più come canonista, né difendere clienti davanti ai tribunali ecclesiastici. Il 29 agosto 2024 il vescovo della diocesi di Cajamarca, da cui dipendeva il canonista, ha chiesto ufficialmente a monsignore Arrascue di lasciare lo stato clericale, minacciando altrimenti un processo penale e amministrativo nei suoi confronti. Ad oggi le suore abusate non hanno mai ricevuto giustizia.
Sarebbe un'altro dittatore, con la forza del potere, silenzia ciò che non conviene.
RispondiEliminaSono talmente schioccata dal pontificato del suo predecessore e la sua 'gestione' che ho affermato la frase invece di interrogare, e di questo mi dolgo.
EliminaDevo dire anche che sono saltata dalla poltrona quando ho sentito Roberto 'Franciscus'...! Quanta sofferenza accumulata da una semplice fedele per scattare così solo ascoltando, in una nuova situazione, questo nome!
Mettendo da parte il suo ricordo con gratitudine verso il suo predecessore, la sinodalita' e l'amore di Dio verso 'tutti, tutti incondizionatamente', sono stata confortata e donato la speranza quando ho ascoltato il nome da lui scelto, Leone XIV, che abbia ridato solennità al papato con i paramenti, cosciente del ruolo chiamato a compiere, (attendo di vedere se anche le scarpe, con il suo profondo significato, e se ha preso possesso del appartamento papale), il suo saluto 'la pace sia con voi', la pace di Gesù Cristo, però! La presenza nel suo discorso 'scritto', cioè pensato, la presenza, il sentir parlare di Gesù, di Dio e la Madonna nei vari passaggi, come inizio ha rasserenata... Prego per Leone XIV, che Dio dia tutte le forze per raddrizzare la Sua barca e seguire dritta verso di lui (anche di ciò ha accennato, la meta dove Dio ci vuole, il Paradiso), così come ha parlato di seguire la via in fedeltà al Vangelo.
Che Dio e la Madonna lo proteggano, e sia un buon pontificato per la Chiesa universale.
Auguro possa io poter riprendere a dire 'Santo Padre', parole che da 12 anni non ho pronunziato più.
Lei ha una strana idea di cosa significhi essere cattolici. Del resto, i tradizionalisti sono noti per costruire gruppetti e sette attorno al leader preferito.
EliminaEssere 'cattolico' non lo si misura con " l'idea", lo si è o non si è. Sono nata CATTOLICA e tale voglio morire, seguendo l'unico (a suo dir "leader") GESÙ CRISTO nella SUA Chiesa, che è già tracciata da 2000 anni.
EliminaQuella che abbiamo vissuto in questi anni è la chiesa 'secondo' Bergoglio, di cui non solo non esiste vangelo, ma lei ritiene essere 'cattolica'.La Chiesa è tradizione, e proprio chi la nega che è fuori di Essa e non cattolico.
la famosa trasparenza bergogliana.
RispondiEliminaproprio così
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